13 novembre 2020

Focused, empathetic and strong


Sicuramente quello che stiamo vivendo sarà ricordato come l’anno più terribile del XXI secolo. Coronavirus, guerre, attacchi terroristici, problemi climatici, presidenti americani che non se ne vogliono andare… guardandola da questo punto di vista, come darvi torto.

Ma se spostiamo l’attenzione dall’altra parte del globo, rimarremmo felicemente sorpresi nel trovare uno spiraglio di luce.

Jacinda Ardern è nata il 26 luglio 1980 ad Hamilton, in Nuova Zelanda. Laureatasi nel 2001 in Scienze della comunicazione all’Università di Waikato, inizia la sua carriera politica come ricercatrice di gabinetto della prima ministra Helen Clarke. Nel 2008 viene eletta presidente dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista (IUSY). Successivamente, nel 2017, entra a far parte della camera neozelandese e il 1° agosto dello stesso anno, viene eletta come leader del gruppo parlamentare laburista caratterizzato da idee politiche di stampo socialdemocratico, di centro-sinistra e con tendenze progressiste. Alle elezioni del 23 settembre 2017, il partito capitanato da Ardern conquista 14 seggi aggiuntivi per un totale di 46 seggi alla camera, dando inizio ad un governo di minoranza. Ardern in quel periodo aveva 37 anni: la più giovane donna al mondo a capo di un governo. Il 21 giugno 2018 diventò anche madre, dando alla luce la piccola Neve Te Aroha. Il 17 ottobre 2020 Jacinda Ardern è stata votata nuovamente dal suo popolo per guidare la nazione, raccogliendo il 49,1% dei voti e 64 seggi su 120.

I neozelandesi hanno deciso di confermare la loro scelta per la guida del Paese soprattutto dopo aver visto la giovane politica destreggiarsi magistralmente nella gestione della pandemia da Coronavirus. Ardern, fin da subito, dimostrò fermezza nel prendere le decisioni necessarie e chiarezza nel comunicare le motivazioni di tali scelte. Imponendo un lockdown totale e informando costantemente la popolazione tramite dirette Facebook sull’andamento dell’emergenza, la Nuova Zelanda ad oggi conta 25 morti e meno di 20.000 casi totali su una popolazione di 5 milioni di abitanti.

Un ulteriore aspetto che ha convinto gli elettori neozelandesi a dare fiducia ad Ardern è sicuramente la “diversa” identità del Parlamento che ha deciso di creare. Viene definito dagli esperti “uno dei parlamenti più inclusivi al mondo” per quanto riguarda questioni di genere, minoranze etniche, rappresentanza indigena e comunità lgbt. Vanushi Walters è la prima deputata neozelandese originaria dello Sri Lanka, Ricardo Menéndes è il primo deputato neozelandese dell’America Latina e infine Ibrahim Omar, primo deputato neozelandese proveniente dall’Africa. Il 10% dei parlamentari sostiene la comunità lgbt: il ministro della finanza, Grant Robertson e le due ministre, Ayesha Verrall e Kiri Allan, sono dichiaratamente omosessuali. Altro fiore all’occhiello di questo parlamento è il fatto che la maggioranza dei parlamentari sia nata tra il 1981 e il 1996, persone giovani, che rappresentano d’altronde, la popolazione neozelandese, una tra le più giovani al mondo.

È notizia di qualche giorno fa, che Ardern abbia designato il nuovo ministro degli esteri. Anche questa volta ci lascia a bocca aperta: una donna Maori, Nanaia Mahuta. Il popolo Maori è di origine polinesiana, ma è principalmente diffuso in Nuova Zelanda. Maori significa “normale”: utilizzato in passato per distinguersi dagli invasori britannici, oggi è divenuto il nome della popolazione indigena originaria di questa terra. La lingua maori viene tutt’oggi insegnata, a fianco all’inglese, in tutte le scuole del paese.

Mahuta fu in precedenza parlamentare del collegio elettorale di Hauraki-Waikato ed è nipote della regina Maori; inoltre rivestì le cariche di Ministro per lo Sviluppo dei Maori e Ministro per il Governo locale nello scorso mandato Ardern. Nonostante il legame ben collaudato tra le due, in molti sono rimasti stupiti la prima volta che videro entrare in parlamento Mahuta, prima donna ad avere un tatuaggio sul mento, tipico della tradizione Maori, che dà informazioni sugli antenati, la storia e lo status della persona che lo porta. In una conferenza stampa a Wellington, molti giornalisti domandarono a Ardern le motivazioni che la spinsero a designare Mahuta. La prima ministra rispose che, oltre ad aver maturato esperienza politica nello scorso mandato, Mahuta è dotata di una particolare facilità nell'intessere relazioni con le persone, qualità fondamentale per intrattenere rapporti con l’estero.

Diversi studiosi notano nella Ardern qualità che pochi altri politici mondiali hanno: approccio pragmatico nell’affrontare le avversità, risolutezza nel prendere decisioni, chiarezza di comunicazione con il popolo ed empatia.

La cosiddetta “jacindamania” non ha contagiato solo la Nuova Zelanda, ma il mondo intero. Molti esperti consigliano ai governi occidentali di prendere ad esempio il nuovo ed intelligente modello politico della neozelandese. Io consiglio invece ai lettori di tenere d’occhio in questi tempi bui la ministra Jacinda Ardern, portatrice di ideali e valori sani, di inclusione e di accettazione della diversità di ognuno, che ci fanno ben sperare in un futuro migliore post pandemia.


Camilla Armellini

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