18 dicembre 2020

Due natali solitari

Quante volte, nelle ultime settimane, abbiamo sentito frasi come «Questo Natale sarà diverso da tutti gli altri» o «si stanno prendendo misure senza precedenti»? In un contesto molto diverso, si leggevano queste stesse parole nelle testate giornalistiche del 1918. Mentre la prima guerra mondiale si avvicinava alla fine, l'influenza Spagnola si abbatteva sul mondo. Un virus particolarmente contagioso, trasmissibile per via aerea proprio come il COVID-19, che si diffuse in tutti i continenti, arrivando a fare addirittura più vittime del conflitto stesso. In 18 mesi, quasi un terzo della popolazione mondiale fu infettato, con un tasso di mortalità eccezionalmente elevato che non risparmiò gli individui più giovani. In totale, si contano quasi 50 milioni di vittime in tutto il mondo.

Seppur di origine incerta, si sa che la diffusione della Spagnola avvenne nei campi di addestramento militari e negli alloggi sovraffollati delle truppe. La malattia si propagò prima negli Stati Uniti, paralizzando le città americane, poi in Europa e negli altri continenti. La continua circolazione di truppe e soldati facilitò drasticamente la contaminazione. Per evitare il panico tra i combattenti e la popolazione, furono censurate tutte le informazioni riguardo al virus. La Spagna non belligerante non era soggetta alla censura militare e fu quindi l'unico paese a pubblicare informazioni a riguardo. Di conseguenza l’influenza prese il nome di «spagnola».

La Spagnola colpì in modo particolarmente duro gli Stati Uniti, tuttavia il dibattito riguardo alle festività in famiglia non fu discusso con la stessa attenzione di oggi. All’epoca, infatti, c’era un altro evento che occupava i titoli di giornale: la fine della prima guerra mondiale. I soldati stavano tornando a casa e la vittoria alleata era un motivo per festeggiare. L’allora presidente Woodrow Wilson, durante l’annuale discorso del Ringraziamento, nemmeno menzionò la pandemia: "Quest’anno abbiamo un motivo speciale e commovente per essere grati e per gioire. Dio ci ha dato la pace nel Suo compiacimento.» Il giorno della vigilia di Natale 1918, il New York Times riportò che migliaia di soldati sarebbero stati accolti nelle case di New York e invitati a partecipare a balli e feste. Il virus non impedì alla gente di riunirsi e festeggiare la vittoria Alleata di persona, nonostante fossero proprio i viaggi nazionali e internazionali dei soldati a giocare un ruolo importante nella diffusione dell’influenza.

Quell’inverno spietato lasciò dietro di sé una scia di sofferenza in tutti gli Stati Uniti. La settantaduenne Ruth M. Lux ha deciso di condividere numerose lettere di famiglia, donando così una diretta testimonianza della Spagnola negli USA. Non molto tempo prima di Natale, mentre la pandemia stava avendo ripercussioni devastanti nell’Iowa rurale, la nonna della signora Lux, Rebecca Tinti, visitò alcuni vicini di casa che si erano ammalati. Alla fattoria di famiglia ne trovò sette, tra cui un neonato, e una bambina di 6 anni costretta a prendersi cura di tutti. La signora Tinti intervenne per aiutare, ma non poteva evitare la tragedia. "Il padre ha avuto una ricaduta e ha continuato a peggiorare. Morì una settimana dopo", ha scritto in una lettera datata gennaio 1919. "Rimasi fino al funerale, che era il giorno prima di Natale." Un altro parente, John Tinti, nel febbraio 1919, scrisse «Sono stato per tre settimane occupato a fare le faccende dei vicini e a seppellire i morti. Ho aiutato ad allontanare più persone quest'inverno che in tutta la mia vita. È stato davvero terribile».

Testimonianze simili sul Natale di 102 anni fa costellano gli Stati Uniti. In Milwaukee, per tentare di contrastare la pandemia, lo shopping natalizio fu limitato. I consumatori furono incoraggiati a comprare i regali di mattina, e ai bambini sotto i 15 anni fu vietato entrare nei negozi. I grandi magazzini di Schuster, riconoscendo le difficoltà durante la pandemia, scrissero: "Sei uno dei tanti che non può occuparsi dello shopping natalizio a causa della malattia in famiglia? Chiamaci, ti invieremo qualsiasi cosa regalo desideri." Non esattamente Amazon, ma probabilmente la cosa più vicina ad esso nel 1918. Le scuole furono chiuse, inaugurando l'equivalente del 1918 della didattica online: »I bambini sono tenuti a fare i compiti ogni giorno," scrisse un giornale locale, "e alcuni invieranno il loro lavoro per posta agli insegnanti."

A lasciare il segno fu Dr. George Ruhland, commissario sanitario di Milwaukee dal 1914. Affidabile, diplomatico e appassionato di salute pubblica, Ruhland era il Dr. Anthony Fauci di allora. Consigliò ai cittadini d’indossare una maschera, lavarsi le mani, stare lontano dalla folla ed evitare le persone che starnutiscono: norme molto familiari alle nostre orecchie. Un'altra direttiva di Ruhland non ha invece una controparte moderna: per ridurre l'affollamento sui tram, esortò gli automobilisti a raccogliere la gente "in piedi agli angoli delle strade desiderosi di andare o di ritorno dal quartiere degli affari." Il commissario non esitò ad inveire contro dei concittadini che si rifiutarono di cooperare, ospitando feste per giocare a carte nelle loro case. Feste di cui Ruhland si lamentò: «Questo è ingiusto. Significa cercare piacere privato quando è in gioco la salute della comunità».

Nonostante le misure di precauzione, nello stato il Natale fu tragico e silenzioso come nel resto degli Stati Uniti. Per molte famiglie, le norme cautelari arrivarono tardi. Il primo dicembre un giornale locale pubblicò un’"intervista" con Emma, Kate e Louise Knepfel, tre sorelle così piccole da condividere un letto singolo in ospedale. Si stavano riprendendo dall'influenza spagnola, ignare che la malattia aveva portato via entrambi i genitori solo cinque giorni prima. "Stiamo aspettando Babbo Natale," disse Emma al giornalista, "perché ci porterà una bambolina, un coniglietto, una macchinina e forse porterà alla piccola Louise un trenino giocattolo." Kate, di tre anni, continuava a chiedere della mamma "perché sa quando Babbo Natale verrà da noi."

Scene strazianti come questa furono tristemente frequenti quell’anno. Brittany Hutchinson, del Chicago History Museum, ricorda la tragica somiglianza tra questi due Natali: «Ogni volta che sento qualcuno dire che questi sono tempi senza precedenti, dico no, non lo sono. È tutto già accaduto nel 1918, con conseguenze ben più tragiche». I nostri antenati sopravvissero ad una pandemia per poi riprendere le loro vecchie vite o iniziarne di nuove. E noi faremo esattamente lo stesso.

Elena Ricci

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