Conferme di lettura


Sicuro? Ma sì. Sicuro sicuro? Sì. Sicurissimo? Sì sì.

Ogni tanto mi pare di riuscire a compiere poche cose, senza aver bisogno di un sì, preferibilmente con un sorriso incoraggiante. Non vedo ciò come qualcosa di circoscritto solo a me, lo vedo e lo critico anche a familiari che mi stanno attorno. Essere sempre sul chi va là aspettando una conferma è frustrante. Aspettare un’approvazione significa dipendere, è difficile fare a meno di un «sì giusto» o un «sì non male», accompagnato da un po’ di tremarella di trepidazione, è naturale quanto insidioso abituarsi a chiedere sempre.

L’ultima parola è tua, io non c’entro

Pretendere conferma vuol dire un po’ anche delegare, riversare. Il significato è: ora tocca a te, se confermi - e non è detto che tutto sia a posto quindi non crederci - la colpa di eventuali errori sarà solo tua. E’ comodo, finisci tu per me. Alla fine è un po’ fare le cose a metà; il sigillo io non lo metto perché non sono sicura, mettilo tu. Quel sigillo chiude, definisce, suggella. Quanto cambiamo un nostro scritto quando sappiamo che quella è l’ultima lettura?


«Conferme di lettura: Se disattivato, non potrai inviare o ricevere le conferme di lettura. Le conferme vengono sempre inviate per le chat di gruppo». Quando le spunte diventano blu, hai recepito, è un cenno magari non deciso, ma io lo interpreto come voglio. Hai confermato (come se avessi letto l’informativa sulla privacy e avessi premuto «accetto»), la mia responsabilità svapora. Ora parte un’altra attesa, ciao.


Dimmi tu

Ma è semplice farsi confermare qualcosa, è più facile che non buttarsi a capofitto da soli, rende sicuri e gratificati. Però quella conferma, che noi facciamo diventare legge, è magari data velocemente e controvoglia dopo tanti assilli e può trasformarsi gradualmente mentre viene formulata, per affrettare i tempi.


Il prescelto

Cerco volontariamente conferme in chi penso possa consigliarmi, qualcuno che ispiri fiducia. Dimmi (con un movimento verticale della testa) che in fondo ciò che sto facendo non è male, potrebbe essere una richiesta. Sarò suscettibile a ciò che risponderai.


Oppure te

Oppure mi devo rivolgere a qualcun altro. Che approva o disapprova perché deve, ma non ne ha nessuna voglia, io non l’ho scelto e lui non mi ha scelto. Lo fa con la bocca in linea retta, sulla punta della lingua ha un «ahff» che trattiene e ha gli occhi un po’ troppo strabuzzati. Poi, ricordando il suo potere, li socchiude, falsamente concentrato. Un suo cenno di assenso sarebbe una grazia, il suo dissenso non mi stupirebbe più di tanto, ma di solito si tiene neutro. Non ha ascoltato nulla, neanche lui si può sbilanciare.


Comunque sono ancora sensibile a conferme e a dissensi. Quindi recepisci bene ciò che chiedo, le tue spunte devono essere azzurro intenso. Se io credo che siano azzurro intenso, aspetto una risposta sincera. Presta attenzione a cosa mi rispondi, se non sei sicuro puoi anche non dire nulla, così prima o poi finalmente smetterò di chiedere, magari per il tuo bene, o magari per il mio.


Ilaria Berlanda

Scopri tutte le pubblicazioni dell'autrice