29 gennaio 2020

Apologia del golf, uno sport da amare

Arnold Palmer, colui che rese il golf il fenomeno mediatico che è oggi negli USA, un giorno disse del suo sport: “E’ apparentemente semplice e infinitamente complicato; soddisfa l'anima e frustra l'intelletto. È allo stesso tempo gratificante e esasperante - ed è senza dubbio il più grande gioco che l'umanità abbia mai inventato.” E’ vero tutto ciò? E’ vero, Vostro Onore.

Per essere semplice, è davvero semplice. Almeno il concetto. Una palla, un bastone (non azzardatevi mai più a chiamarla mazza, si chiama bastone!) con cui colpirla, diciotto buche come obiettivi da raggiungere seguendo un dato percorso nel minor numero di colpi (colpi, non tiri!) possibili. Fine. Nulla di più, nulla di meno.

Due gli avversari da combattere in un giro (giro, non partita!)): il campo e se stessi. Il primo, ricco di ostacoli, cambi di superficie e insidie varie, metterà alla prova le vostre capacità di giudizio, fisiche e tattiche. Il secondo, e in particolare i suoi vizi e magagne tecniche e caratteriali, sarà artefice unico di ogni vostro successo o caduta, miglioramento o tragica debacle.

Una e una sola la regola fondamentale. Che ogni golfista, anche occasionale, dovrebbe stamparsi in fronte ed onorare sempre, e che tra l’altro torreggia sul retro dei libretti delle regole ufficiali da parecchi anni:

“GIOCA LA PALLA COME LA TROVI, GIOCA IL CAMPO COSI’ COM’E’. SE NON PUOI FARE L’UNA O L’ALTRA COSA, FA’ CIO’ CHE E’ GIUSTO. PER FARE CIO’ CHE E’ GIUSTO DEVI CONOSCERE LE REGOLE DEL GOLF”,

a significare che esiste un libricino di “what if…”, per risolvere ogni problema che vi si possa presentare in campo. Problemi, che sia chiaro, generati da fattori totalmente esterni al golf stesso, come ostruzioni non movibili, aree da cui sia oggettivamente impossibile giocare, danni arrecati ad altri o al loro gioco, eccetera.

E’ soddisfacente per l’anima? Ancora una volta, sì. In svariati modi. Il golf pone la cordialità e il rispetto alla base di una comune giornata. Solitamente si formano gruppi di 4 persone, dei più diversi livelli di abilità. Ognuno poi consegna a turno il proprio score, il foglietto del punteggio, ad un altro componente, di modo da stabilire una “marcatura”. Nel golf non esiste l’arbitro. O meglio esiste, ma non è parte attiva dell’azione come nel calcio. Ogni giocatore è arbitro di se stesso.

In più è un gioco che incita al miglioramento della persona dal punto di vista caratteriale, all’onestà e alla severa punizione di ogni comportamento fuori etichetta. Molto “giapponese” come concezione, se vogliamo. I gesti di stizza dopo un errore in campo vengono puniti con colpi di penalità da aggiungere al punteggio. Un singolo errore, anche in eccesso (ci sono passato…), nel conteggio dei colpi sullo score costa la squalifica. Ed anche i piccoli gesti di approvazione di un buon movimento del compagno di gruppo, o incitamento ad un altro in un momento di difficoltà, sono da ritenersi la normalità.

Poi, è uno sport che valorizza la natura e il territorio. Non credete a coloro che dicono che per costruire un campo vengano smembrati ettari di terreno, perché la realtà è l’esatto opposto. Il golf, salvo isolatissimi casi, sfrutta la naturale conformazione del terreno a suo vantaggio, rendendo delle possibili impervietà fattori di sfida. Basta guardare il luogo dove tutto è nato, il Royal and Ancient Golf Club di Saint Andrews, Scozia, dove i bunkers, gli ostacoli di sabbia del percorso, in origine erano covi dove le greggi si riparavano dal vento. In più sono numerosissimi i casi, anche in Italia, in cui vecchie strutture, di incredibile fascino ma abbandonate negli anni, siano state riammodernate e trasformate in Club Houses meravigliose.

Una costante, nella mia vita da giocatore, è stata l’opinione pubblica avversa dei profani, con alcuni postulati semplicemente grotteschi.

Il primo: “Ma è uno sport da vecchi!”. Leggermente generica come descrizione, a mio parere.

Leggendola letteralmente potrebbe paradossalmente essere considerata un complimento. Non sono molti gli sport che possano essere praticati anche a una certa età. Quindi, anche fosse per vecchi, io me ne vanterei. Anche tra i professionisti, non è sempre chi tira più lontano perché più potente a prevalere. Spesso e volentieri i tornei vengono vinti da chi sa sbagliare meno, e nei punti giusti del percorso.

Ciò detto, specie ad alti livelli, il golf è uno sport che richiede uno sforzo fisico considerevole, sia nello swing (il movimento del colpo) che negli spostamenti in campo (circa 7 chilometri a giro). E’ anche da poco ritornato a far parte delle Olimpiadi! Non sono forse argomenti sufficienti? Anche i golfisti sono atleti, signore e signori. Tocchiamo con mano, prima di denigrare!

Il secondo: “Costa tantissimo”. Vero solo in parte, per chi non vuole approfondire. Gran parte dei costi del golf coprono le lezioni iniziali e un’assicurazione annuale. La benzina per raggiungere il campo non differisce da quella che si usa, ad esempio, per raggiungere la montagna per una camminata, o il mare.

Il potersi permettere il godimento del campo infatti, è subordinato a un permesso conferito esclusivamente da un maestro professionista. Questo pensiero differisce molto da altri sport, come lo sci ad esempio, dove se impari da solo e acquisti il materiale, paghi ed entri. Le lezioni col maestro garantiscono un minimo livello di preparazione ai fruitori e una migliore esperienza a tutti, riducendo drasticamente i rischi sul percorso.

Il discorso sul costo eccessivo regge fino a un certo punto. E’ chiaro che nel processo di miglioramento personale c’è anche il gradino “attrezzatura migliore”, e lì si paga dazio. Ma lo stesso si può dire per ogni altro sport minimamente competitivo (ciclisti all’ascolto, confessate!). E come chiusa, segnatevi questo. Un anno di golf può costare meno di una settimana di sci, se si sa dove andare. Non so se ho reso l’idea.

Il terzo: “Ma lo sai che è uno sport maschilista?!”, tipica esclamazione che sorge quando si scopre che GOLF è un acronimo per Gentlemen Only, Ladies Forbidden (solo per uomini, vietato alle donne). Parecchio fastidioso, per quanto mi riguarda, visto che è stato uno dei primi sport a permettere a donne professioniste di competere nel circuito maschile, a prevedere nella costruzione dei campi specifici accorgimenti perchè entrambi i generi godano di un livello di sfida adeguato, e via dicendo.

E infine l’ultimo: “ma è noioso!”. Spoiler alert, lento non significa noioso. Abbiamo visto cosa può succedere con un’attivita “a basso ritmo” se qualcosa spinge ad informarsi meglio. Pochissimo tempo fa, tra l’altro. So che avete visto “La regina degli scacchi”. E so anche che siete parte del boom di interesse che ha subito questo gioco. Io lo so.

C’è da fare un discorso puramente filosofico. Ammetto che da guardare in televisione possa risultare leggermente “a basso ritmo”, specialmente alla lunga, ma da praticare, il golf è un balsamo per corpo e mente. Offre una separazione totale dagli stress di tutti i giorni, costringendo il cervello a concentrarsi intensamente su altro, e una validissima possibilità, casomai fosse una giornata particolarmente negativa dal punto di vista del gioco, di godersi aria aperta e natura incontaminata. Paesaggi stupendi e silenzi assordanti sono all’ordine del giorno, e nella stragrande maggioranza dei casi un qualunque incontro avvenuto sul campo avviene con persone squisite, a cui basta semplicemente trascorrere una giornata tranquilla con altri, per poi tornare a casa e ritrovare il ritmo.

La pratica del golf è particolarmente adatta specialmente a chi cerchi un percorso di crescita personale. Certo col tempo si creeranno gruppi di conoscenze, anche solo per ritrovarsi per chiacchiere a tempo perso al circolo, ma l’intento primario è indurre a lavorare sulla propria sensibilità. In un contorno dove tutto è ormai condiviso, questo sport produce angoli di selezionata solitudine, e dialogo con noi stessi. Certo che è allo stesso tempo snervante, perché le cose a cui pensare per non incappare in missili terra-aria mal direzionati sono innumerevoli. Ma alla lunga i benefici a livello mentale controbilanciano e non poco.

Nonostante questa sua natura prettamente individuale però, è in un evento a squadre che il golf raggiunge l’apice della sua qualità. Quello che rappresenta l’eccezione alla regola, diviene il teatro più importante a livello mondiale. Il solo evento a squadre presente in calendario si eleva a uno dei momenti sportivi più seguiti del mondo, secondo solo al Superbowl e alla finale dei Mondiali di Calcio. Quello a cui ogni bimbo che inizia a giocare sogna di raggiungere. La Ryder Cup vede affrontarsi i 12 migliori giocatori Statunitensi e i 12 migliori europei. Si svolge ogni due anni, e nel 2023 verrà ospitata a Roma, al Golf Marco Simone. Mi sembra ci possano essere gli estremi per avvicinarsi a questo sport, nel prossimo biennio, in Italia.

Tutto questo parlare è ancora troppo poco per convincervi che il golf sia effettivamente il più grande gioco che l’umanità abbia mai inventato. Io ne sono convinto da ben molto tempo, ma per capirlo effettivamente serve l’esperienza in prima persona. Diventerà un’ossessione. Ve lo posso assicurare. Una di quelle buone.

Buon gioco!


Tommaso Nista

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