9 marzo
Questa poesia potrebbe essere vista come utopica se letta attraverso gli occhi stanchi della storia del momento.
Chiedo invece al lettore di posizionarsi in una precisa angolazione di pensiero.
Chiedo al lettore di rivoluzionare il significato della parola utopia, in modo tale da non attribuirgli più le caratteristiche di “non-luogo”, di perfezione e di irrealizzabilità.
Chiedo al lettore di approcciarsi alla lettura tenendo bene a mente il concetto rifondato di utopia, visto adesso come un qualcosa a cui tendere, di tipicamente umano, di possibile, di realizzabile e di addirittura certo.
È un viaggio in un futuro che esiste e che per certi versi è già presente ed è tangibile nelle menti di tutti noi.
09 marzo
Rifletto
me stessa sul vetro
della finestra.
Plano
con lo sguardo:
il cielo sorride e decido
di salire
a bordo di una nuvola.
Scarto
una caramella
al gusto di risate colorate
di bambini, che
come palloncini tornano
ad accompagnare gli adulti
a conoscere le stelle.
Pedalo
sull’acqua.
La mia bici è un mulino
che con i suoi raggi
fa rifiorire la luce
nelle menti di pietra dei giovani
dimenticati.
Leggo
gli occhi polverosi
degli adulti, che raccontano
nuove scoperte,
come diari di viaggio,
alla luce di una candela che brucia dentro.
Sprofondo
nei gomitoli di storie
che le nonne cantano ai nipoti
per rivestirli di un maglione di ricordi
di un tempo in cui il nonno
suonava il suo cuore con una chitarra.
Una goccia di pace
si disegna sul mio volto.
Scendo alla stazione Speranza
e torno a riflettermi
nei miei pensieri che
come il ghiaccio
aspettano solo la primavera per sciogliersi.
Camilla Armellini