12 marzo 2021

9 marzo

Questa poesia potrebbe essere vista come utopica se letta attraverso gli occhi stanchi della storia del momento.

Chiedo invece al lettore di posizionarsi in una precisa angolazione di pensiero.

Chiedo al lettore di rivoluzionare il significato della parola utopia, in modo tale da non attribuirgli più le caratteristiche di “non-luogo”, di perfezione e di irrealizzabilità.

Chiedo al lettore di approcciarsi alla lettura tenendo bene a mente il concetto rifondato di utopia, visto adesso come un qualcosa a cui tendere, di tipicamente umano, di possibile, di realizzabile e di addirittura certo.

È un viaggio in un futuro che esiste e che per certi versi è già presente ed è tangibile nelle menti di tutti noi.



09 marzo


Rifletto

me stessa sul vetro

della finestra.

Plano

con lo sguardo:

il cielo sorride e decido

di salire

a bordo di una nuvola.


Scarto

una caramella

al gusto di risate colorate

di bambini, che

come palloncini tornano

ad accompagnare gli adulti

a conoscere le stelle.


Pedalo

sull’acqua.

La mia bici è un mulino

che con i suoi raggi

fa rifiorire la luce

nelle menti di pietra dei giovani

dimenticati.


Leggo

gli occhi polverosi

degli adulti, che raccontano

nuove scoperte,

come diari di viaggio,

alla luce di una candela che brucia dentro.


Sprofondo

nei gomitoli di storie

che le nonne cantano ai nipoti

per rivestirli di un maglione di ricordi

di un tempo in cui il nonno

suonava il suo cuore con una chitarra.



Una goccia di pace

si disegna sul mio volto.

Scendo alla stazione Speranza

e torno a riflettermi

nei miei pensieri che

come il ghiaccio

aspettano solo la primavera per sciogliersi.

Camilla Armellini

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camilla.armellini.ilcardellino@gmail.com