L'uomo è ciò che mangia

Gli albori della filosofia e lo sviluppo sostenibile.

L’Agenda ONU 2030 presenta numerosi obiettivi e alcuni di questi si concentrano sulla sostenibilità e sull'utilizzo delle risorse naturali. Salvaguardare tutto ciò che ci circonda, ovvero la natura, è fondamentale per il futuro degli esseri umani.

È essenziale, infatti, limitare il rilascio delle sostanze nell'aria, nell'acqua e nel suolo.

Perché fare questo? Fondamentalmente, perché l’aria, l’acqua e il suolo sono gli elementi che hanno dato origine alla vita, elementi considerati essenziali sin dagli albori del pensiero filosofico; già i primi filosofi, definiti naturalisti, sostenevano che l’archè (il principio) stesse nell'acqua o nell'aria.

Il primo che affrontò un discorso simile fu Talete, considerato, secondo la tradizione, il primo “pensatore” della storia. Egli sosteneva che il principio di tutto stesse nell'acqua; aveva notato, infatti, che tutti quanti gli esseri viventi erano formati di acqua. Senza questo elemento, qualunque corpo si sarebbe disseccato e sarebbe morto.

Secondo il goal 12.4, fondamentale sarebbe anche salvaguardare l’aria. Il primo pensatore presocratico, il quale sosteneva che nell'aria ci fosse la vita, fu Anassimene.

Egli pensava che l’aria fosse la materia, grazie alla quale si era creato tutto, perché illimitata, indefinita, molto più dell’acqua di Talete. Infatti, questo suo pensiero potrebbe essere dimostrato dal fatto che una persona morta non respira più, di conseguenza l’aria è il “soffio vitale”.

Questi due pensatori, però, non sono stati gli unici che hanno ritrovato negli elementi naturali l’archè di tutto.

In definitiva, potremmo riassumere il loro pensiero con quello di un pensatore successivo, Empedocle, il quale sosteneva che le “radici” del mondo fossero in elementi come l’aria, l’acqua, ma anche la terra.

Dunque, possiamo affermare che, in un certo senso, inquinare questi elementi significa rinnegare la nostra natura, la nostra origine.

Inquinare è un grande danno per tutti noi, perché tutti entriamo costantemente a contatto con questi elementi: ogni giorno beviamo l’acqua, che è inevitabilmente inquinata; respiriamo l’aria, contaminata dagli scarichi; mangiamo i frutti di una terra che è ricca di rifiuti. Ormai, non possiamo in nessun modo evadere da questo fenomeno.

Aver contaminato l’ambiente significa, inevitabilmente, aver inquinato il nostro essere. Affermava il filosofo tedesco Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia”. Noi, di conseguenza, mangiando qualcosa di inquinato, contaminiamo anche noi stessi.

A causa dell’inquinamento, infatti, il rapporto uomo-cibo è completamente cambiato. Per alcuni, non è possibile più mangiare frutti della terra, perché malsani, oppure addirittura tossici. Altri ancora evitano di mangiare carni, perché anche gli animali si nutrono di alimenti inquinati. Allora, se l’uomo è ciò che mangia, oppure ciò che beve, tutti noi dovremmo salvaguardare questi elementi, perché inevitabili fonti di vita.

In conclusione, si può affermare che tutti noi dovremmo ridurre questa continua smania di creare e produrre, per garantire a tutti una vita migliore attraverso il progresso; non si comprende, invece, che la nostra vita sta peggiorando, perché, in tal modo, si stanno negando alle generazioni future i beni più importanti: l’acqua, l’aria e la terra.

Quindi, come si afferma nel goal 12.8, entro il 2030, dovremmo comprendere come reinstaurare un rapporto di pace e armonia con la natura, come ci suggerivano già i filosofi naturalisti.

di Anna Maria Vivone (III B liceo classico)