l'entrata

Descrizione

Tranfaglia: Tu dicevi che sui Lager c’era scritto “Il lavoro rende liberi” e che questa scritta era percepita…

Levi: …da noi come una feroce ironia, ma è probabile che non lo fosse da parte di chi l’ha scritto.

T.: In che senso non lo era?

L.: Nel senso che l’ideologia ufficiale nazista credeva veramente che il lavoro fosse liberatorio, nel senso che ti integra col Vaterland, col paese in cui vivi. È l’unica via per cui il cittadino che non è guerriero può contribuire alla forza del paese.

T.: Questo riguardava la classe operaia tedesca, riguardava i tedeschi. Senonché questa ideologia del lavoro aveva risvolti assai diversi per quanto riguardava invece i popoli che venivano in contatto con i cittadini del Reich.

L.: Certamente. Dal nostro punto di vista si assisteva a una stratificazione estremamente… in cinque, sei livelli. L’operaio tedesco era per noi inaccessibile. Non si vedeva quasi… erano molto pochi. Erano al fronte la maggior parte degli operai tedeschi. Nel Lager si rifletteva una stratificazione evidentemente voluta, con lo strato superiore che era quello degli operai volontari francesi e anche italiani. Poi venivano i prigionieri di guerra alleati, poi venivano i prigionieri di guerra slavi, russi e polacchi. E poi l’ultimo stadio, quello dei paria, era quello degli ebrei.

Frammento tratto dall’intervista rilasciata da Primo Levi per la Rai il 22 maggio 1981.


Entrata principale del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

L'area di interesse del campo arrivò a ricoprire, dal dicembre 1941, la superficie complessiva di circa 40 chilometri quadrati. Auschwitz I era un Konzentrationslager (campo di concentramento). Auschwitz II (Birkenau) Era il Vernichtungslager (campo di sterminio).

Corridoio del campo di concentramento di Auschwitz.

I prigionieri entrando dal famoso cancello dovevano percorrere questo lungo corridoio che ai loro occhi sembrava infinito.