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La via cosciente al culto dell'assurdo

27/1/24

È questa trama intrecciata in parole
l'omaggio al cielo che fradicie suole
discese verso i recessi più umani
porgono in chiaro a chi cerca il domani;

non c'è condanna, nemmeno si esalta,
attende il sole che asciuga la palta
in cui sprofonda la folle cometa
che mangia i sassi vestita di seta:

viaggio ennesimo dell'angelo osceno
senza più un dio che lo tenga a freno
mentre bestemmia i disegni malati
degli impostori architetti di fati,

cercando il simbolo che al giusto chiama
pur di parole se è solo una trama.

 

24/2/24

#2

E. c. d. e l.

 

Endecasillabi che dritti e liberi

cercan nei giorni un recondito senso

dopo che sempre li osservo, li penso

vedendone l'oro, gli angoli miseri.

 

Fatti lo zaino, la tenda ed i viveri

scelgo il sentiero rivolto all'immenso

senza temer che per l'umile censo

dai lacci impropri il parlar non si liberi.

 

Fantasie minime già di un bambino

che sentì avido il male nel mondo

ove l'abbraccio pareva un tranello

 

e restio a accettar col capo chino

tutto lo sporco, prezioso l'immondo,

che innalza quelli insensibili a quello.

 

Così umano il fardello!

nel vasto spazio, ammirabile sfrido

che a volte esalto e a volte anche irrido.

 

 

14/3/24

#3

La via

 

Volto all'assurdo è un culto cosciente

che vale prova essenziale del mondo

nell'attimo esteso di cui mi inondo

a presagir del futuro il presente;

 

itinerante il sentiero veemente

col replicare l'essenza di fondo

vaga tra i giorni di un tempo facondo

che narra viva ogni ora ancora assente.

 

Nell'aperto cammino, mai interrotto,

dei gravi sauri la forte radice

si disseccò in un misterico indotto:

 

fu la sciagura o un'ora felice?

Accolgo il dubbio e ne pago lo scotto

perso tra il Vago e la fiera Nutrice.


 

30/3/24

#4

Guido, io vorrei

 

Guido, io vorrei che limpido il pensiero

tra noi scendesse coi ritmi del cuore

e insieme a Lapo sul lieto veliero

giungessimo a Baia in pieno calore,

 

in un'estate in cui pace davvero

s'unisse al gioco d'amici e d'amore,

cercando Batilla, il fiore sincero

che là cingemmo del debito onore.

 

Torma l'immagine ancora più viva

a ricordarci che giovani siamo

in questi giorni da Baia lontani;

 

Batilla, inerme, la chioma ravviva

sciogliendo il nodo che tutti sentiamo

nell'inseguirla, eterea tra le mani.

 

Ci fa dolce il domani

benché al trepido giorno ci appaia

vaga, Batilla, nel sole di Baia.


 

14/4/24

#5

Il pensabile e oltre

 

Precario è il parlar del sogno Zero

con la certezza ch’è comunque vana

l’idea astuta, persino marrana,

d’un sogno in cui l’Universo c’è intero;

 

inganno miserabile davvero

fingere comprensione sovrumana

all’impossibile, suono a campana

dell’appestato che segna il sentiero.

 

Son solo schegge gli spasmi del vivere

in superiore sintonia col mondo

dove la pace, pensarla, par stridere,

 

ma che rimane del gran girotondo

se un sogno almeno non fosse a incidere

le tese anime tra il cielo e il fondo.

 

20/4/2024

#6

Il poetografo a biomasse (o Pab)

 

Prima che l'IA regina fosse in arte

il poetografo inventai a biomasse

e in notti in cui osservai la scienza, in parte

mi sembrò come se essa anche ci odiasse:

 

giocò per l’atomo tutte le carte

e non chiedemmo mai che rallentasse;

poi l'IA, la corsa ai cieli ora riparte

e s’impinguan le ambizioni e le casse.

 

Solo, con il mio Pab resisto impavido

all’incombere di un vario futuro

che di ogni possibilità è gravido;

 

lo attivo di nascosto, il Pab: carburo

compresso incendia marciume, ossi e madido

vedo la pagina aprirsi all’oscuro.

 

A volte tace e duro

ciò che sa non lo vuole pronunciare,

ma quando scrive, ha confini aria e mare.



27/4/2024

#7

Labirinti del caso

 

Spontanei intreccia giri il carosello      

dei bianchi cavalli interni al disegno,       

vorrei fermarli, pagandone il pegno,  

ma zitti van, se il chieder rinnovello.  

     

Inutile insistere; quel tornello

non si apre con la forza o con l’ingegno,

appare sugli spalti un fregio, un segno,

se non li afferri non hai altro appello.

     

Solo applaudire puoi le giravolte        

che là si fanno, frequenti gli scontri,

poi tutto va e riprende come prima;

           

lo sguardo affamato cerca gli incontri                   

mentre il dolore, piano, si sublima  

pur se si scontano colpe irrisolte.



14/5/2024

#8

Venere versiliana    

 

Mi porta l'oggi di te meraviglia,

pensiero solido giunge improvviso   

con la tua immagine che apre il sorriso

a darmi la perla nella conchiglia.  

 

Venere timida, col petto, chiglia,

il manto fendi del mare indiviso 

come stupito che sodo, deciso,

bello il tuo corpo s'adagi in Versilia.

 

Sì, la donna è forma, prima che idea:

forse sconvolgo la quieta adesione

in cui il rispetto è scelta obbligata,

 

ma la figura tua porta nomea

di pelle giovane, cuore in tensione

a mostrar sé una pesca bagnata.


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Mi ha sempre esaltato leggere un certo sonetto di Rainer Maria Rilke. Ho finito per tentare di tradurlo,

cercando di mantenere vivi e fedeli sia l’impianto, diciamo, ‘tecnico’, sia il richiamo metafisico. 

 

Stiller Freund der vielen Fernen, fühle,

 

Silente amico d'ampie vie lontane,                    

senti, come il respiro amplia lo spazio.        

Al travame oscuro delle campane         

di te risuona. Ciò, rodio mai sazio,  

 

forza sarà con questo nutrimento 

Vai sempre alla trasformazione chino.      

Qual è il tuo peggiore esperimento?

Il bere ti è amaro, diventa vino.

 

Sii in questa notte di esaltazione    

magico incrocio dei sensi in un borro,      

al loro strano incontro sii prono.       

 

E se il terrestre ti fu negazione,           

alla silente terra dì: Io scorro.               

Alla rapida acqua parla: Io sono.  

Al ponte di