Domenica 10 Ottobre 2021 il GEB prosegue nel suo progetto di unire le piazze dei centri limitrofi a Castelnuovo.
Nella nostra storia abbiamo percorso Castelnuovo-Siena e Castelnuovo-Asciano, domenica ci spostiamo nel Valdarno per una bellissima traversata fino a Bucine: dal Chianti al Valdarno.
Partiamo dalla Piazza Marconi a Castelnuovo Berardenga e ci dirigiamo a nord calpestando l'antica strada che collegava Siena ad Arezzo fino a raggiungere, dopo aver attraversato l'Ambra, Montebenichi a quota 511 metri, dove potremo ammirare un panorama incantevole che ritrae la Valdambra, le crete senesi fino al Monte Amiata e persino Siena, la quale nelle giornate più terse sembra quasi a portata di mano. Proseguendo il percorso nel bosco di lecci e querce secolari, si arriva al piccolo cimitero di Cennina da cui si scorgono le torri del plurisecolare castello. Qui ci concederemo una meritata sosta per consumare il pranzo al sacco. Ripreso il cammino scenderemo verso San Leolino, un borgo circondato da oliveti, vigneti e secolari cipressi da cui possiamo intravedere il paese di Bucine, meta della nostra traversata.
Si tratta di un percorso di 25 Km con un dislivello di 900 metri, adatto pertanto a chi ha un buon livello di allenamento.
Il raduno è alle ore 8,30 presso piazza Marconi a Castelnuovo Berardenga; partenza alle 8,45. Arrivo a Bucine entro le 18:00 dove saranno a disposizione delle auto per il ritorno a Castelnuovo.
L'evento, a causa delle restrizioni imposte dalle normative anticovid, sarà a numero chiuso per un massimo di 30 partecipanti oltre agli accompagnatori (1 ogni 10 camminatori). Sarà possibile formare più gruppi nell'eventualità del superamento di tale limite. Non saranno stipulate polizze temporanee.
Durante l'escursione la distanza interpersonale dovrà essere di almeno 2 metri; nelle situazioni che non permettono il mantenimento della distanza di sicurezza si dovrà indossare la mascherina.
È necessario prenotarsi all'escursione entro Sabato 9 Ottobre alle ore 14:00 mediante il form Prenota Percorso della settimana
Sabato sera sarà inviata una mail di conferma a chi potrà partecipare con allegato il modulo di autocertificazione da compilare e consegnare alla partenza.
Ad insindacabile giudizio dei coordinatori l'escursione potrebbe essere annullata o subire modifiche per ciò che concerne il percorso o gli orari.
A presto Camminando.
Il Gruppo Comunicazione
Dislivello totale 900 m
È necessario prenotarsi all'escursione entro Sabato 9 Ottobre alle ore 14:00 tramite il form: Prenota Percorso della settimana
Sabato sera sarà inviata una mail di conferma a chi potrà partecipare con allegato il modulo di autocertificazione da compilare e consegnare alla partenza.
Ritrovo
Il raduno è alle ore 8,30 presso piazza Marconi a Castelnuovo Berardenga; partenza alle 8,45. Arrivo a Bucine entro le ore 18:00 dove saranno messe a disposizione delle auto per il ritorno a Castelnuovo.
Regolamento
Chi partecipa all'escursione è tenuto al rispetto del Regolamento Escursioni e delle linee guida della FIE per la ripresa delle attività sociali (vedi documento)
Attrezzatura
Scarponi da trekking con suola scolpita, (alle persone con calzature non idonee sarà inibita la partecipazione in gruppo), bastoncini, Acqua in abbondanza (2 LT), spuntino e pranzo al sacco ricordando che non è consentita la condivisione di cibo o bevande
mascherina, soluzione/gel disinfettante, sacchetto per smaltimento DPI, Autodichiarazione CoViD19 già compilata
Raccomandazioni Particolari
I soggetti allergici o con particolari patologie (cardiache, respiratorie etc), sono invitati, gentilmente, a mettersi in contatto con il coordinatore dell’escursione, prima della partenza, per segnalare particolari esigenze e la presenza di farmaci personali salvavita (Adrenalina etc).
In questa escursione sarà presente il nostro Defibrillatore portatile
Note storiche
Il Castello di Cennina
Il castello sorge su di un’altura a 477 metri e domina la Valdambra, Nel medioevo era un importante luogo di guardia sul transito tra il Valdarno e la Valle di Montaperti nel senese e quindi verso Roma, lasciandosi alla sinistra Arezzo. L’origine è probabilmente etrusco-romana e il suo sviluppo è da far risalire all’epoca Longobarda. L’attuale borgo murato è disposto attorno al castello feudale del XII° secolo.
Il castello, nelle forme molto vicine alle dimensioni odierne, fu costruito nel 1167 dal conte ghibellino Brandaglia Alberigo d’Uguccione alla cui famiglia appartenne anche durante il XII° secolo, sebbene la zona risultasse sotto il controllo dei conti Guidi, ma in seguito dovette più’ volte cambiare feudatari: Cennina fu occupata a vicenda dai Tarlati, Ubertini e gli stessi Conti Guidi, di cui i Brandaglia dovevano essere dei comitali. La Valdambra, della quale Cennina era il punto più strategicamente importante, era terra di confine fra Firenze Siena ed Arezzo, e il castello fu di conseguenza assediato, distrutto e ricostruito più volte, coinvolto nelle guerre fra la guelfa Firenze e le ghibelline Siena ed Arezzo. Nel 1307 Cennina fu distrutta per mano dei senesi. Nel 1360, dopo alterne vicende, Cennina entra definitivamente a far parte del territorio fiorentino, che stabilì nella valle un proprio avamposto fortificato. Come molti sanno Firenze pensò anche di costruirvi una “Città Nuova” chiamata “Il Giglio Fiorentino”. Dopo quasi un secolo, nel 1447, sempre in mano ai fiorentini, subì un devastante assedio da parte delle truppe Aragonesi, alleate di Siena. Nonostante la dura resistenza fu espugnato, ma dopo soli quindici giorni fu riconquistato e rafforzato. L’ultima occupazione militare di Cennina avvenne nel 1529, ne fu autore l’esercito del principe d’Orange di passaggio sulla strada verso Firenze. Il borgo di Cennina è racchiuso dai resti di un’imponente, per spessore e consistenza, cinta muraria. Sui ruderi svetta il possente cassero a pianta rettangolare con la bella porta d’accesso al cortile interno con al centro il pozzo, attorno al quale sono sorte diverse case rurali, quasi tutte erette nei secoli scorsi utilizzando le pietre del castello. Sulla destra della bella piazzetta sorgono i resti del Palazzo, residenza del castellano, in parte restaurato e adibito ad abitazione privata. E’ ancora facilmente riscontrabile quello che era il perimetro delle mura: sul lato di nord-est sono praticamente intatte, a sud-ovest possiamo notare la torre d’angolo crollata, ora adagiata sul terreno. Dai suoi resti si deduce che era quadrata e aperta sul fronte interno come la torre orientale della vicina Rocca di Civitella in Val di Chiana. Tanto le mura del cassero quanto quelle della cinta sono in bozze di pietra squadrata legate da malta di calce,mentre all’interno e all’esterno delle medesime murature si hanno non pochi rifacimenti con elementi in cotto e misti,risalenti a ristrutturazioni databili al Trecento. Allo stesso periodo risalgono anche le casette che si affacciano sulla piazza della Cisterna
Oggi l’edificio è stato sapientemente restaurato e ha ripreso nuova vita per merito di un gruppo di studiosi, che ha qui creato un centro turistico e culturale, promuovendo rappresentazioni teatrali, conferenze, concerti e esposizioni di notevole livello culturale.
Montebenichi
Di origini antichissime, su di una collina che separa il Chianti dal Valdarno vi è Montebenichi. Un borgo ben conservato, nel quale ogni passo al suo interno fa rivivere la sensazione di trovarsi in un’autentica località tardomedievale.
Toponimo e castello ebbero origine da un insediamento longobardo, di cui oggi restano poche tracce se non alcuni tratti di cinta muraria e le vestigia di una torre; queste ultime sono ben visibili quando si giunge nel borgo, dopo aver oltrepassato case coloniche “leopoldine” contornate da querce secolari ricche di charme e pregiatissime dal punto di vista storico. Teatro di scontri per la sua posizione al limitare del territorio senese e quindi contestato dalle Repubbliche di Firenze e Siena, nel 1478 vi fu uno degli eventi più cruenti e disastrosi della Valdambra: saccheggiato ed incendiato dagli aragonesi di Carlo V, ciò che rimase dell’antico fortilizio furono poche macerie e soltanto ad inizio del XVI° secolo subì la ricostruzione, con la conformazione urbanistica che oggi conosciamo.
Salendo i metri che ci separano dal borgo, si fa incontro della certa testimonianza sul popolamento di Montebenichi, cioè la Pieve di Santa Maria Assunta in Altaserra, un edificio sacro di origine paleocristiana contornato da cipressi e olivi, riedificato nel corso del XII° secolo: un luogo di fede intrigante che funge da perfetta premessa al centro abitato che ci attende più in alto, al suo interno la parrocchia conserva ancora oggi una fonte battesimale ed un’acquasantiera in pietra scolpita rispettivamente del 1596 e del 1574.
Una volta all’ingresso di questo delizioso borgo si staglia palazzo Stendardi, posto di fronte ad un’altra chiesa in stato di abbandono (la chiesa della Madonna del Conforto, luogo in cui è ben conservata una immagine della veneratissima Madre Misericordia), immerso tra pini neri, cipressi e dei graziosi giardini, qui si può leggere del celebre Gregorio Stendardi detto Goro da Montebenichi, capitano di ventura militante delle truppe di Giovanni dalle Bande Nere definito allo stesso tempo “manesco attaccabrighe” e valoroso capitano al servizio di Francesco Ferrucci, fedele al punto tale da fare scudo con la propria persona nel tentativo di salvare il suo capitano.
Oggi a ricordare le sue gesta rimane questa residenza degli Stendardi, discendenti del prode capitano, il cui patronato rimase su Montebenichi fino al 1860. Altrettanto caratteristico è l’edificio che domina piazza Gorizia, nucleo centrale ove risiede un bel pozzo antico: si tratta del Castelletto originariamente cassero della fortezza, ristrutturato in delle raffinate architetture neogotiche dal pittore Salvadore Malesci, è possibile ammirare le stupende decorazioni sulla facciata, il suo giardino e alloggiarvi dato il suo rivolgimento in lussuoso e raffinata casa vacanze.
Al di fuori delle mura del borgo, si fa conoscenza della vera Toscana: dolci colline, vigneti e oliveti, strade bianche e muretti a secco identificano il paesaggio in un connubio perfetto tra natura e lavoro dell’uomo.
A testimonianza della vocazione olivicola, non solo di Montebenichi ma di tutta la Valdambra, vi è l’Olivone di Montebenichi, detto anche “Il Noccolo”, che prima della gelata del 1985, l’anno prima, questo straordinario albero millenario produsse 260 kg di olive, un record imbattuto.
L’Olivone insieme agli oltre 30 genotipi autoctoni di olivo della Valdambra costituiscono le stupefacenti biodiversità olivicole di questa terra.
San Leolino
Salendo verso il centro abitato si scorge la cinta muraria del castello, con la sua corona di cipressi. Entrando dalla parte del castello, in questa “terra murata”, percorrendo la stretta via Ugo Foscolo si arriva sulla corte della canonica, in cui si affaccia la casa di Quirina Mocenni Magiotti, che il poeta Ugo Foscolo chiama “Donna Gentile”, in una lettera a lei indirizzata. Infatti dal 1802 al 1847 Quirina scrisse, proprio da San Leolino, numerose lettere al poeta Ugo Foscolo, con il quale ebbe una relazione sentimentale. Inoltre Quirina, nobil donna senese, oltre all’amicizia con il poeta Ugo Foscolo, fu animatrice di un importante salotto frequentato da alcune figure di spicco della rinascita culturale durante gli anni del Granduca Pietro Leopoldo come Silvio Pellico, Giuseppe Mazzini e Vittorio Alfieri.
La raccolta delle olive e dell’uva sono per San Leolino, come del resto per altri borghi della Valdambra, momenti magici, in cui si può vivere quella “ruralità diffusa”, che caratterizza il territorio del Comune di Bucine. Infatti accanto all’agricoltura di eccellenza praticata soprattutto da aziende vitivinicole ed olivicole si affiancano attività rurali “amatoriali”, che contribuiscono a preservare e a mantenere il paesaggio, con i terrazzamenti, sorretti dai tradizionali muretti a secco, restituendo così al visitatore paesaggi armoniosi ed immagini di straordinaria suggestione.