Domenica 30 Gennaio per celebrare il Giorno della Memoria, ripercorriamo in parte la storia della famiglia Piperno, raccontando attraverso alcuni luoghi una delle tre vicende
conosciute che testimoniano la solidarietà prestata dagli abitanti del comune di Castelnuovo Berardenga nei confronti degli Ebrei perseguitati dal regime nazi-fascista.
Il percorso rievoca infatti la triste odissea della famiglia, alla vana ricerca di un rifugio sicuro sul nostro territorio, al riparo dai rastrellamenti che, sempre più frequenti, si susseguirono in Italia, specie tra il 1943 e la Liberazione.
Partiremo da Villa Monaciano e costeggeremo prima podere Monacianello e poi le rive del lago omonimo da Sud, per raggiungere il primo crinale alla sommità dell’abitato di Pontignanello, che supereremo in direzione Molino dell’Olio; qui ci aspetta il primo dei due guadi del percorso – molto semplice, favorito da un ponticello in assi di cemento -, per poi proseguire in salita verso Podere Miscianello, senza toccarlo.
Si prosegue brevemente in costa su sentiero tracciato verso Podere Misciano e dopo circa 200 metri si piega a destra lungo un sentiero in discesa, a tratti ripido, che ci porta al secondo guado – più impegnativo per superare il torrente Scheggiolla; si risale di nuovo per circa 300 metri, obiettivo Casa Volterrani, che si raggiunge costeggiando un’oliveta sulla destra ed un vigneto sulla sinistra, fino alla sommità, dove incontriamo l’asfalto, a circa 5 km dalla partenza.
Da Casa Volterrani proseguiremo su strada asfaltata per circa 1 km sul crinale di Santa Margherita La Suvera in direzione Nord, costeggiando bei poderi, tra cui il bellissimo Agriturismo La Madonna.
Giunti al sesto km piegheremo su sentiero in direzione podere Misciano, in posizione invidiabile ed ora sottoposto a ristrutturazione, dal quale godremo di un ampio panorama; proseguiremo in direzione Miscianello, anche stavolta senza giungervi, perché poco prima piegheremo verso destra in direzione Molino dell’Olio, quindi risaliremo verso la Certosa di Pontignano, che costeggeremo fino a ricongiungerci
al percorso dell’andata a Pontignanello, poi verso il lago di Monaciano e infine di nuovo alla Villa.
Il percorso segue la direttrice sud-nord, ma a causa soprattutto della ricca orografia presente lungo la tratta, che ha scavato fossi ed il più importante lago del territorio di Castelnuovo (anche se in parte artificiale), si snoda seguendo i sentieri tracciati, per la maggioranza sulla cresta dei relativi crinali.
Ci troveremo alle ore 8:10 presso la tenuta di Monaciano Coordinate 43°21'22.5"N 11°21'24.2"E - 43.356261, 11.356725 per partire alle ore 08,30 dopo le operazioni di accoglienza e l'attivazione delle polizze assicurative per gli ospiti.
È necessario mantenere ancora molto alta l'attenzione al contenimento dei contagi perché il virus, con le sue varianti, è sempre presente e altamente contagioso; per questo vogliamo ricordare brevemente quelle che sono le prescrizioni dettate dalle Linee Guida FIE per la prevenzione della diffusione del virus Covid-19 che consentono di svolgere l'attività in sicurezza: l'evento sarà a numero chiuso per un massimo di 30 partecipanti oltre agli accompagnatori (1 ogni 10 camminatori). Sarà possibile formare più gruppi nell'eventualità del superamento di tale limite.
Durante l'escursione la distanza interpersonale dovrà essere di almeno 2 metri e nelle situazioni che non permettono il mantenimento della distanza di sicurezza si dovrà indossare la mascherina.
Inoltre, in ottemperanza alla circolare del Consiglio federale, fino alla fine dell'emergenza epidemiologica Covid-19, la partecipazione alle attività sociali di gruppo è consentita esclusivamente:
-ai possessori delle certificazioni verdi Covid-19 (Super Green Pass / Green Pass Rafforzato)
-ai minori di anni 12
-agli esentati dall'obbligo di Certificazione Verde Covid-19.
Gli accompagnatori provvederanno al controllo delle certificazioni. Assicurarsi di avere a disposizione un'immagine o la copia dello stesso nel caso non ci fosse linea per scaricarlo dalle varie Applicazioni.
Occorre prenotarsi obbligatoriamente entro Sabato 22 Gennaio alle ore 14:00 collegandosi al seguente link: Prenota percorso della settimana
Sabato sera sarà inviata una mail di conferma a chi potrà partecipare, con allegato il modulo di autocertificazione da compilare e consegnare alla partenza..
Abbiamo ormai imparato la procedura per il tesseramento Elettronico F.I.E. che dovrà essere fatto almeno entro il giovedì antecedente l'escursione in quanto non sarà più possibile tesserarsi al mattino prima della partenza.
Riportiamo i passaggi fondamentali:
1. accedere al sito del Gruppo Escursionisti Berardenga e cliccare su "Associarsi"
(dal telefono cliccare sulle tre righe orizzontali in alto a sinistra)
2. accedere al “Form Tesseramento On Line” (raggiungibile anche cliccando su questo link)
3. riempire il form di iscrizione in ogni campo
4. effettuare il bonifico della quota sul conto corrente dell’associazione, che ha il seguente IBAN IT62Z0103071800000000522892, con causale "Tesseramento 2022 - Socio ...."
5. inviare la ricevuta del bonifico per posta elettronica all'indirizzo info.gebsienaatgmail.com con oggetto “Tesseramento 2022 – Socio ...”
Sarà nostra cura attivare la tessera F.I.E per l'escursione, dopo il riscontro del pagamento della quota tramite bonifico bancario.
Ai non tesserati, o ai tesserati in ritardo, attiveremo la consueta polizza temporanea, al costo di 5 euro.
Ad insindacabile giudizio del coordinatore l'escursione potrebbe essere annullata o subire modifiche per ciò che concerne il percorso o gli orari.
A presto Camminando.
Il Gruppo Comunicazione
360 m di dislivello
È obbligatorio prenotarsi all'escursione entro Sabato 29 Gennaio tramite il form: Prenotazione percorso della settimana
Sabato sera sarà inviata una mail di conferma a chi potrà partecipare con allegato il modulo di autocertificazione da compilare e consegnare alla partenza..
Regolamento
Chi partecipa all'escursione è tenuto al rispetto del Regolamento Escursioni e delle linee guida della FIE per la ripresa delle attività sociali (vedi documento)
Attrezzatura
Pendenze medie Fondo sconnesso: sono obbligatori scarponcini impermeabili e con suola scolpita e indumenti di ricambio, bastoncini secondo le proprie abitudini (comunque consigliati).
Ai partecipanti con Scarpe da Ginnastica sarà negata la partecipazione in gruppo.
Mascherina, guanti monouso, soluzione/gel disinfettante, sacchetto per smaltimento DPI.
Raccomandazioni Particolari
I soggetti allergici o con particolari patologie (cardiache, respiratorie etc), sono invitati, gentilmente, a mettersi in contatto con il coordinatore dell’escursione, prima della partenza, per segnalare particolari esigenze e la presenza di farmaci personali salvavita (Adrenalina etc).
In questa escursione sarà presente il nostro Defibrillatore portatile
LA STORIA DELLA FAMIGLIA PIPERNO RACCONTATA DA LAMBERTO
Tratto da: Monaciano 1943 - Ma di tutto questo possiamo raccontare la storia - YouTube ed altre interviste
La famiglia Piperno è sempre stata molto unita: due fratelli, Giacomo e Adolfo, avevano sposato due sorelle, Nella e Vanda Sed, e una terza sorella, Vera, aveva sposato Silvio, Piperno anche lui, ma di un altro ramo. Tutti quanti, con i loro figli e con l’anziana nonna Clotilde (madre di Giacomo e Adolfo), si troveranno nel convento di Santa Brigida a Roma, in Piazza Farnese, nel tardo autunno del 1943, ma l’antefatto si svolge a Castelnuovo Berardenga.
L’attività economica dei fratelli era in comune: erano infatti commercianti di tessuti all’ingrosso. Adolfo morì molto giovane, nel 1936, così Giacomo, mio padre, si prese sulle spalle anche la famiglia del fratello, come si usa nelle famiglie ebraiche.
Prima della promulgazione delle leggi razziali del 1938, i Piperno erano italiani e nazionalisti: il padre della nonna Clotilde era stato decorato per aver partecipato alla terza guerra di indipendenza del 1866 e successivamente Giacomo Piperno era andato ufficiale volontario nella prima guerra mondiale. L’adesione al fascismo fu quindi spontanea, come in molte altre famiglie di religione ebraica, dunque le leggi razziste del 1938 furono un brusco risveglio.
La famiglia Piperno poté comunque continuare l’attività commerciale, grazie all’aiuto di una ditta cliente che offrì il suo nome come copertura.
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, il 10 giugno 1940, si temevano i bombardamenti delle città italiane da parte degli Alleati. Fu così che la famiglia cominciò a pensare di acquistare una casa in campagna per trasferirvi anziani, donne e bambini e, in caso di necessità, anche gli uomini. Un fratello dell’anziana nonna Clotilde aveva una casa nei pressi di Siena, fu così che le ricerche si spostarono in quella zona.
Prima fu acquistata una casa - riadattata in seguito – poi si arrivò all’acquisto di una più ampia tenuta, Monaciano. L’acquisto fu possibile perché l’azienda era già una società anonima, quindi, almeno ufficialmente, non risultava come proprietà ebraica. Nessuna scelta fu più fortunata, perché Monaciano fu il luogo della prima salvezza.
I 100 GIORNI TOSCANI
La famiglia Piperno si trasferì da Roma a Monaciano a fine luglio del 1943, qualche giorno dopo il 25 luglio, giorno in cui Benito Mussolini fu messo in minoranza in occasione della seduta del Gran Consiglio del Fascismo: la situazione politica era molto instabile, così fu deciso il trasferimento a Monaciano. A Monaciano tra gli altri vi era l’agente agrario della fattoria, Ettore Bonechi, che in seguito sarà riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem.
Già appena dopo l’acquisto della tenuta, iniziò a far arrivare del cibo a Roma e noi ragazzini lo vedevamo come una specie di angelo.
Fu solo più tardi, dopo l’8 settembre ’43, quando l’esercito tedesco invase l’Italia centrosettentrionale e le SS iniziarono le razzie e la deportazione degli Ebrei, che si poté conoscere la vera natura di Ettore ed il suo naturale ed innato senso di giustizia.
Giunse a Monaciano la terribile notizia del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma (16 ottobre 1943): restare nella grande villa di Monaciano sembrò imprudente, così le famiglie si divisero fra alcune case coloniche più appartate, ma ancora all’interno della proprietà, tra cui Casa Volterrani.
Ma non era finita.
Il 4 novembre Bonechi ci recò di notte la notizia che il giorno dopo i nazifascisti avrebbero arrestato tutti gli ebrei di Siena: bisognava trovare un nascondiglio più sicuro, ancora più nascosto e al di fuori della proprietà di Monaciano.
Ettore trovò una casa semiabbandonata in una tenuta non lontana in località Le Macie (oggi agriturismo Terre di Seta, proprietà Della Seta Pellegrini) col benestare del fattore suo amico, il signor Sollecito Parri, e del proprietario, il Conte Terrosi Vagnoli dello Scelto (i cui eredi sono ancora proprietari della Villa di Fagnano a Vagliagli).
Le varie famiglie si divisero: alcune decisero di far rientro a Roma, pensando che nascondersi in una grande città sarebbe stato più facile e che, spostandosi verso Sud, ci si sarebbe avvicinati alla linea del fronte e all’avanzata degli Alleati.
Ma la famiglia di Ugo, un altro fratello di Giacomo, prese invece un’altra strada: la moglie era di Torino e da quella città fu inviato, dai suoi genitori, un incaricato a prelevare la famiglia, per portarla nel Nord e di là farle attraversare il confine svizzero.
Bonechi li accompagnò a Montevarchi, dove consegnò loro la sua carta di identità e quella della cognata.
Altre persone hanno aiutato la famiglia in quei momenti: il professor Mario Bracci, che viveva nella Certosa di Pontignano adiacente a Monaciano e che ci ha seguito, consigliato, avvisato di quanto succedeva a Siena; il commissario di polizia Giuseppe Gitti, che con la sua testimonianza ha fatto pervenire i documenti falsi presso l’ufficio postale di Siena (questi primi documenti furono distrutti all’arrivo a Roma, successivamente ne furono fatti altri) ed ha accompagnato parte della famiglia nella Capitale con due auto della Questura. Ma anche tutta la popolazione di Monaciano e di Siena che con solidarietà attiva e passiva ci ha protetto.
LA STORIA A ROMA
A Roma, una donna, portiera in uno stabile, mise a disposizione l’appartamento di una famiglia trasferitasi al Nord. In quell’immobile Vanda era conosciuta. La sistemazione poteva risultare molto pericolosa. Fu così che un’amica ci presentò come sfollati a madre Paola, che allora dirigeva la foresteria del convento delle suore del SS Salvatore di Santa Brigida. (...) In totale eravamo 13 persone. Ai primi di gennaio la beata Maria Elisabetta Hesselblad chiamò Vanda e con tono tranquillo, ma deciso, la invitò a confessare per quale motivo una famiglia che non parlava un dialetto meridionale, ma con documenti del Sud, si era rifugiata nella foresteria del convento. Commossa da questo incontro, Vanda dichiarò che non era possibile dire una cosa non vera a una persona di tale carisma. Fece bene poiché, dopo essere stati accolti come sfollati, fummo subito trattati come fratelli; la beata Maria Elisabetta riunì tutti gli uomini, che si pensava fossero più esposti, in un’unica stanza al primo piano, da cui si arrivava prima in chiesa se fossero venuti i nazifascisti e in cui aveva predisposto un nascondiglio; si seppe solo dopo che fece tutto questo aiutata solo da madre Riccarda Beauchamp Hambrough per non coinvolgere le altre consorelle in modo da non renderle responsabili. Ma oltre all’affettuoso aiuto diede qualche cosa che vale quanto la vita. A Vanda che l’interrogava circa il nostro comportamento verso la religione cattolica, di cui noi seguivamo le preghiere per non essere scoperti, disse di seguire le leggi della nostra religione. Fu così restituita la dignità a uomini cui era stata tolta nel 1938 dallo stillicidio di leggi e disposizioni che vietavano ogni giorno qualche cosa di più fino all’ingresso nei campi di sterminio. La notte del 4 giugno 1944 giunsero a piazza Farnese numerose camionette piene di soldati. Pensammo che fossero tedeschi. Invece parlavano francese: erano i soldati di Charles de Gaulle venuti a prendere possesso dell’ambasciata francese accanto al convento. Capimmo di essere finalmente salvi. (...) La nostra famiglia ha avuto la fortuna di trovare molte persone che hanno aiutato, ma nessuno come la beata Elisabetta e madre Riccarda che ci hanno salvato la vita e restituito la dignità.