Glossario

HIBAKUJUMOKU (被爆樹木)

è il termine giapponese per indicare un albero che è stato esposto al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki nel 1945 ed è sopravvissuto oppure ha rigermogliato dalle sue radici. Il termine è composto da hibaku (被爆) che significa "bombardato, esposto a radiazione nucleare" e jumoku (樹木) con il significato di "albero" o "bosco".

KINTSUGI (金継ぎ)

Kintsugi è un’antica tecnica giapponese per il restauro della ceramica. Il suo nome deriva da “Kin” oro – “tsugi” ricongiunzione. Secondo una delle leggende più accreditate, ebbe origine nel XV secolo d.C., quando Ashikaga Yoshimasa, ottavo shogun di Ashikaga, dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita, la inviò in Cina per farla aggiustare. Le riparazioni purtroppo avvenivano con legature metalliche poco estetiche e per niente funzionali. L’oggetto sembrava ormai perduto, ma il suo proprietario provò ad affidarlo ad alcuni artigiani giapponesi che, sorpresi dalla tenacia dello shogun nel riavere la sua amata tazza, decisero di provare a trasformarla in un gioiello riempiendo le crepe con lacca e polvere d’oro.

SUMI-E (墨絵)

si indica uno stile pittorico monocromatico dell'Estremo Oriente che utilizza solo inchiostro nero, il bastone d'inchiostro, in varie concentrazioni. Questa tecnica nacque in Cina durante la dinastia Tang (618-907), consolidandosi con la dinastia Song (960-1279). Fu introdotta in Giappone a metà del XIV secolo da alcuni monaci buddisti Zen, crescendo in popolarità fino al suo periodo di massimo splendore, nell'era Muromachi (1338-1573). Come nell'arte della calligrafia, l'artista prepara il proprio inchiostro (il bastone d'inchiostro) polverizzando delle barrette contro un'apposita pietra, oppure può utilizzarne di pronti. I pennelli sono simili a quelli per la calligrafia, fatti di bambù con peli di capra, bue, cavallo, pecora, coniglio, martora, tasso, cervo, cinghiale o lupo. La punta del pennello è assottigliata, caratteristica indispensabile allo stile sumi-e. Ogni pennello produce degli effetti diversi: quelli piccoli di peli di lupo possono fare linee sottili, quasi come quelle delle biro; quelli di pecora, del tipo chiamato grande nuvola, assorbono acqua ed inchiostro in grande quantità, lasciando sulla carta una traccia di inchiostro con una miriade di sfumature che vanno, gradualmente, dal grigio al nero. Le linee tracciate non possono più essere cancellate o modificate: questa tecnica infatti richiede concentrazione, pratica e un grande talento

KAMISHIBAI (紙芝居)

Il Kamishibai, traducibile come "spettacolo teatrale di carta", è una forma di narrazione che ha avuto origine nei templi buddisti nel Giappone del XII secolo, dove i monaci utilizzavano gli emakimono per narrare ad un pubblico, principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti morali. La tecnica del kamishibai è rimasta nelle tradizioni del Giappone per secoli, ma ha conosciuto un momento di splendore negli anni fra il 1920 ed il 1950. Il Gaito kamishibaiya, o narratore, si spostava da un villaggio all'altro in bicicletta ed utilizzava battere due pezzi di legno collegati da un cavo comunemente chiamato hyoshigi, per annunciare il proprio arrivo nei villaggi. I bambini che avevano comprato caramelle dal Gaito kamishibaiya si potevano assicurare i migliori posti di fronte al palco. Una volta che si era formato un pubblico, il Gaito kamishibaiya iniziava a raccontare le proprie storie servendosi di un set di tavolette di legno sulle quali erano disegnati i vari passaggi della storia che avrebbe raccontato. Le storie erano spesso seriali, e nuovi episodi venivano raccontati ad ogni visita al villaggio. La rinascita del Kamishibai itinerante può essere associata con la grande depressione degli anni venti, e con la possibilità che rappresentava per i tanti disoccupati, molti dei quali erano la conseguenza dell'avvento del cinema sonoro (molti Kamishibaiya erano stati in precedenza narratori "Benshi" nelle sale del muto, dando voce ai protagonisti e commentando le vicende sullo schermo), di guadagnare piccole somme di denaro[3]. L'usanza del kamishibai è stata quasi del tutto soppiantata dall'arrivo della televisione negli anni cinquanta, benché sia stata recentemente rilanciata nelle biblioteche e nelle scuole elementari giapponesi.

WA (倭)

Il giapponese Wa (倭? "Giappone, giapponese", dal cinese Wō 倭), è il più antico nome del Giappone registrato. Gli scrivani cinesi, coreani e giapponesi scrissero regolarmente Wa o Yamato "Giappone" con il carattere cinese 倭 fino all'VIII secolo, quando i Giapponesi lo trovarono inappropriato, sostituendolo con 和 "armonia, pace, equilibrio".

NIHONSHU (日本酒)

Il sakè è una bevanda alcolica tipicamente giapponese ottenuta da un processo di fermentazione che coinvolge riso, acqua e spore koji. Per quanto venga spesso chiamato "vino di riso", il processo di produzione è più simile a quello della birra che a quello del vino, e si tratta a tutti gli effetti di una bevanda alcolica ottenuta per fermentazione. Nella lingua giapponese, la parola "sakè" ha il generico significato di "bevanda alcolica", mentre il sakè nell'accezione sopra descritta è definito propriamente nihonshu in giapponese.

HIKIKOMORI (引き籠もり)

Un hikikomori è una persona che ha scelto di limitare o ridurre la propria vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento. Tale scelta può essere indotta da fattori personali e sociali di varia natura, tra cui la grande pressione verso l'autorealizzazione e il successo personale a cui l'individuo è sottoposto fin dall'adolescenza nella società giapponese. Il termine hikikomori può riferirsi sia al fenomeno sociale che agli appartenenti a tale gruppo sociale. Il fenomeno, presente in Giappone già dalla seconda metà degli anni 1980, dagli inizi del XXI secolo ha incominciato a diffondersi anche negli Stati Uniti e in Europa.

ORIGAMI (折り紙)

dal verbo oru = piegare e kami = carta) sta ad indicare la tecnica che serve a piegare un foglio o più fogli di carta di varie dimensioni in modo da ottenere, senza l'ausilio di forbici o colla, modelli di piante, oggetti, animali, scatole, fiori, elementi decorativi e tutto quanto la fantasia riesce a suggerire. Forma d’arte, gioco stupendo, passatempo ideale, l’origami trova sempre più applicazioni nella vita sociale ed economica della nostra epoca. La pubblicità, la grafica, la moda, la scenografia, il design sono alcuni dei campi dove l’origami trova la sua espressione. La formazione al senso estetico, l’educazione alla manualità, la creazione di figure geometriche, lo sviluppo dell’espressione sono alcune delle finalità che si possono raggiungere grazie alla pratica dell’origami.