In fitoterapia, il punto d’incontro è rappresentato da una ghiandola spiccatamente e unicamente maschile: la prostata.
Situata immediatamente al di sotto della vescica svolge, come tutte le ghiandole del nostro organismo, delle funzioni essenziali nella produzione, nella conservazione e nella secrezione di particolari sostanze.
Attraverso di essa passa un sottile canale di 10 – 12 cm che, partendo dalla vescica, ha lo scopo di condurre l’urina verso l’esterno durante l’atto della minzione.
Fino ai 40 anni sono piuttosto rari i fenomeni di malfunzionamento della prostata o degli annessi anatomici immediatamente vicini.
Superati i 50 anni, circa 1 uomo su 2 presenta i sintomi tipici di una patologia definita IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA, locuzione utilizzata per descrivere un ingrossamento anomalo della prostata.
Più l’uomo invecchia e più è probabile che sviluppi tale patologia: dopo i 60 anni l’incidenza sale al 60% fino a raggiungere l’80% dopo i 70 anni.
La sintomatologia tipica è caratterizzata da: poliuria (urinare con maggiore frequenza); nicturia (urinare piú volte durante la notte); pesantezza in corrispondenza della vescica.
L’ingrossamento della prostata causa infatti il restringimento del tratto di uretra che l’attraversa. Questo fenomeno determina una riduzione del transito dell’urina dalla vescica verso l’esterno, un po' come farebbe un liquido una volta applicata una certa pressione con le dita ai bordi di una cannuccia. Come conseguenza, la vescica non si svuoterà del tutto durante la minzione e, dopo poco tempo, si percepirà nuovamente lo stimolo ad urinare.
Ma perché la prostata ingrossa?
Come ogni parte del corpo umano la prostata è costituita da cellule. In condizioni fisiologiche esiste un perfetto equilibrio tra la morte delle cellule esistenti e la generazione delle nuove. Questo meccanismo, orchestrato dal DNA contenuto in ciascuna cellula, è molto delicato e se anche leggermente alterato può causare fenomeni patologici severi. Ciò è quello che accade nel caso dell’ipertrofia prostatica: il numero di nuove cellule generate supera di gran lunga quello delle cellule che muoiono. E’ come se, pavimentando una superficie, continuaste ad aggiungere mattoni anche dopo aver completato lo spazio disponibile. Il risultato? Un aumento dello spessore del pavimento determinato dal sovrapporsi di più strati di mattoni.
Dunque, sia i farmaci che le sostanze naturali utili a trattare l’Ipertrofia Prostatica Benigna avranno in comune la capacità di impedire un eccessivo accumulo di cellule prostatiche.
E il pomodoro?
Probabilmente, se pensate ad un pomodoro, una delle prime cose che vi verrà in mente è il suo splendido colore rosso. Il responsabile di tale colorazione è un pigmento chiamato LICOPENE, sostanza nota in ambito scientifico come potente antiossidante. Biologicamente, infatti, la sua funzione non è semplicemente quella di determinare la tonalità cromatica tipica di questo frutto: la sua attività principale è quella di proteggere le cellule che costituiscono il pomodoro dai possibili effetti nocivi causati dalle radiazioni solari. In altre parole il licopene evita che il DNA, contenuto all’interno delle cellule del pomodoro, possa subire dei danni capaci di determinare delle alterazioni funzionali.
Un simile effetto antiossidante si esplica a livello della prostata: il DNA delle cellule prostatiche sarà maggiormente protetto da danni ossidativi che possono verificarsi in conseguenza a stress, abitudini di vita, condizioni ambientali o altro.
Ma non solo. E’ accertato che il licopene sia in grado di contribuire a regolare il numero di cellule della prostata che devono andare in contro a morte al fine di definire un corretto equilibrio con le cellule di nuova generazione.
Ma allora è sufficiente mangiare buone quantità di pomodoro per assicurarsi l’azione protettiva donata dal licopene?
La risposta è no. Affinché si registrino degli effetti degni di nota a livello della prostata è necessario assumere quotidianamente circa 10 mg di licopene per alcuni mesi. Tale quantità di pigmento si potrebbe ricavare dall’assunzione di circa 1 kg di pomodoro al giorno! Tra l’altro la quantità di licopene non è mai identica tra un pomodoro ed un altro e, per altro, è fortemente influenzata da vari fattori, primo fra tutti il grado di maturazione.
Dunque, è sempre fondamentale utilizzare degli integratori contenenti una quantità definita di licopene. Tale quantitativo deve essere chiaramente indicato in etichetta. Ma attenzione a saper leggere correttamente il giusto valore!
Nella maggioranza dei casi il licopene è inserito negli integratori come estratto secco ricavato da un vegetale (generalmente il pomodoro ma non sempre). Ciò significa che a partire da una o più parti della pianta o del frutto si ricava, con particolari tecniche, una polvere che contiene una quantità specifica di sostanza attiva. Ad esempio parlare di “estratto secco di pomodoro titolato al 10% in licopene” vuol dire che in 100 g di polvere sono contenuti 10 g di licopene. I rimanenti 90 g saranno altri componenti che, tranquilli, sono benefici per l’organismo e il più delle volte migliorano l’attività della sostanza d’interesse.
Per chiarire, ecco due esempi di etichetta:
Sebbene ad uno sguardo superficiale si potrebbe pensare che l’etichetta n. 2 sia relativa ad un prodotto più concentrato rispetto all’etichetta n.1, in realtà non è così: i due prodotti contengono esattamente la stessa quantità di licopene e, dunque, a parità di altri componenti l’utilizzo dell’uno è sovrapponibile a quello dell’altro.
Basta soltanto il licopene?
Certamente l’utilizzo del licopene può rappresentare una buona strategia per trattare i sintomi dell’insufficienza prostatica benigna. Tuttavia è auspicabile che sia associato ad altre sostanze attive al fine di affiancare e potenziare l’effetto. Una consolidata associazione, supportata da vari studi, è quella con la Serenoa repens, una specie di palma originaria degli Stati Uniti dai cui frutti si ricava un pool di sostanze particolarmente indicate per il benessere della prostata. La Serenoa repens, detta anche Sabal serrulata, rappresenta uno dei più antichi rimedi per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna e deve i suoi effetti a delle sostanze appartenenti alla categoria degli acidi grassi. Anche in questo caso bisogna porre attenzione alla lettura dell’etichetta: per gli effetti sulla prostata ciò che importa è proprio il quantitativo di acidi grassi contenuti nell’integratore. In genere la Serenoa può essere presente in forma di estratto secco o in forma di olio. Nel primo caso, solitamente, l’apporto di acidi grassi non supera il 45%; nel caso dell’olio, invece, il quantitativo può essere pari o superiore al 90%. Per ottenere buoni effetti sulla prostata, la quantità di acidi grassi da Serenoa repens da assumere giornalmente si aggira tra i 320 e i 400 mg.
Altra sostanza particolarmente utile, in associazione a Serenoa e Licopene, è il Selenio. Similmente al Licopene anche questo minerale esplica infatti effetti antiossidanti, antiproliferativi ed antinfiammatori. Tanto negli integratori quanto nei cibi, il selenio si trova legato ad altri componenti che, a seguito di digestione, libereranno una certa quantità di elemento in forma pura. Per tale motivo in etichetta potrebbe essere presente il nome del composto di partenza: ad esempio “selioniometionina” oppure “seleniocisteina”. Per assicurarsi dei buoni effetti sulla prostata la quantità di selenio puro desiderabile, preferibilmente in associazione a Serenoa repens e Licopene, si aggira attorno ai 50 mcg al giorno. Tale quantitativo è in genere assicurato da quantità di seleniometionina o seleniocisteina comprese tra 10 mg e 50 mg.
Test IPSS
Per valutare la gravità dei sintomi urinari legati ad un ingrossamento della prostata, è stato messo a punto un questionario costituito da 7 domande. Per ciascun quesito è possibile rispondere con un numero da 0 a 5 a seconda della frequenza o gravità con cui un dato sintomo si è presentato nel corso dell’ultimo mese. Il punteggio finale indicherà la gravità della sintomatologia e può essere di supporto al paziente, per avere contezza della propria salute, e al medico per definire la più corretta strategia terapeutica. Il test IPSS (International Prostatic Symptoms Score) è infatti l’unico questionario riconosciuto per la valutazione di tale sintomatologia. È chiaro, comunque, che la sua esecuzione non sostituisce in alcun modo il parere medico.
Curiosità
Nel corso della storia vari personaggi illustri si sono confrontati con i sintomi dell’Ipertrofia Prostatica Benigna. Attestazioni di alterazioni della funzionalità della prostata esistono a partire dagli antichi egizi per proseguire, attraverso gli anni, interessando imperatori, uomini d’arte, religiosi: da Nerone a Michelangelo, da Bonifacio VIII a Ronald Reagan, passando per Pio XII, Voltaire e Richelieu.
Curioso è l’episodio che interessò negli anni ‘60 l’allora Presidente della Repubblica francese Charles de Gaulle che, alla vigilia di una trasferta in Messico, assistette ad un drammatico peggioramento della sintomatologia associata alla sua Ipertrofia prostatica. Sebbene fosse necessario un intervento chirurgico, si decise di posticipare l’operazione per assicurare al Presidente di partecipare all’importante missione diplomatica che si apprestava a svolgere e si prescrisse di tamponare utilizzando un catetere. Quando De Gaulle seppe che l’invenzione di quest’ultimo era di uno statunitense, si rifiutò di utilizzarlo in quanto la sua ideologia era profondamente antiamericana. Si risolse servendosi di un catetere della stessa tipologia ma di fattura francese e la vicenda rimase per diversi anni segreto di Stato.