XXI SECOLO: L'ERA DELLA DISINFORMAZIONE

Sito realizzato da Rehan Ahmed

Progetto realizzato dalla classe 2C indirizzo elettronico - IPSIA "G. Vallauri" di Carpi (MO)

Progetto realizzato dalla classe 2C indirizzo elettronico - IPSIA "G. Vallauri" di Carpi (MO)

IL MANIFESTO

Pubblicità progresso

Realizzato da Davide Righi, Elisa Francesca Maiorano, Mohamed Ali Zedini, Nicolas Villani.


Il manifesto lo abbiamo disegnato utilizzando l'app per iOS "Procreate"

FAKE NEWS DONALD TRUMP

FAKE NEWS

DONALD TRUMP

Realizzato da Lorenzo Spaggiari.

Fake news

DALLA PARTE DEL DIRITTO

Chi fa fake news è punito?

Realizzato da Pietro Gallesi, Marco Foroni, Antonino Lo Giudice, Manuel Pacillo, Denzel Akkaynak.

IL GIOCO

Vero, o non vero, è questo il dilemma

Realizzato da Ciro Giovanni Paolo Falanga, Sebastiano Calabria, Ouwen Chen, Promise Annoh Duah.

Realizzato da Antonio Carano, Federico Angelo Barchiesi, Gianpierre Caliendo, Ossama Drihem.

"THE BLUE WHALE"

Blue Whale Locuzione inglese (lett. Balena azzurra, in riferimento ai comportamenti apparentemente immotivati di spiaggiamento e morte di questi cetacei) con la quale si designa un gioco di adescamento on line articolato in una serie di cinquanta prove attraverso le quali un tutor indurrebbe un teenager – che accetta di partecipare volontariamente postando un messaggio – a compiere atti di autolesionismo e a intraprendere azioni pericolose per la sua incolumità, che vengono documentate mediante smartphone e condivise in rete sui social, fino all’atto finale del suicidio. Apparentemente sorto nel 2016 in Russia – dove avrebbe indotto centinaia di adolescenti a darsi la morte – come uno dei numerosi gruppi on line dedicati al suicidio, sulla sua reale esistenza sono stati avanzati dubbi circostanziati, e diverse fonti si riferiscono al gioco come a una delle numerose fake news circolanti nel Web. L’aspetto sociologicamente più rilevante del fenomeno, che assume la caratteristiche di una sorta di cyberbullismo estremo che insisterebbe su bassa autostima e fragilità, risiede nel fatto che – sia essa una pratica autentica o invece un’ossessione collettiva che incarna le ansie prodotte da un’esposizione incontrollata ai social network – esso fa perno sulla vulnerabilità dei soggetti coinvolti, appartenenti a una fascia d’età caratterizzata da insicurezza e instabilità emotiva, ciò che contribuisce a spiegare il fenomeno secondario costituito dalla psicosi da Blue whale, diffusasi anche in Italia (dove sarebbero stati segnalati alcuni casi) tra i teenagers e le loro famiglie in ragione del timore dell'adescamento e dell'incapacità di resistere alle insidie estreme del web.


Dalla Treccani