Traduzioni

Alessandro Fo:

«Ora, su, quale gloria verrà poi alla prole dardania,

quali nipoti l’attendano nati dall’itala gente,

anime illustri che il nostro nome verranno a potrarre,

ti svelerò coi miei detti, e a te mostrerò i tuoi destini.

Vedi, quel giovane a un’asta priva di punta appoggiato:

ha in sorte i luoghi più attigui alla luce, per primo agli eterii

venti deve levarsi, commisto di italo sangue,

Silvio, poi nome albano, che come tua prole ormai estrema

tardi, quando sarai già anziano, la sposa Lavinia

ti alleverà nelle selve, re e d’altri re genitore,

donde la nostra stirpe il dominio avrà su Alba Longa.

A lui vicino è quel Proca che è la gloria del sangue troiano

e poi Capi e Numitore e, te riportando nel nome,

Silvio Enea, che sarà parimenti eccellente nelle armi

e per pietà, se mai otterrà di regnare su Alba.

Quali giovani! Quanta potenza ostentano, guarda,

e vela loro le tempie la quercia, corona civile.

Questi Nomento e Gabi a te, e la città di Fidene,

le Collatine rocche a te questi sui monti porranno,

e Pomezia e Castro di Inuo, nonché Bola e Cora.

Questi nomi saranno, ora son terre prive di nome.

Anzi si associerà per compagno al nonno il Mavorzio

Romolo, che dal sangue di Assaraco Ilia sua madre

alleverà. Vedi come sull’elmo abbia un doppio cimiero

e il padre stesso dei Superi già del suo onore lo fregi?

Ecco che con i suoi auspici, o figlio, la celebre Roma

renderà pari il dominio alle terre e i cuori all’Olimpo

e sette colli, lei una, a sé cingerà con le mura,

oh, felice per stirpe di eroi: quale la berecinzia

madre turrita, sul carro va per la città della Frigia

lieta dei parti divini, cento nipoti abbracciando,

tutti celesti, abitanti tutti le altezze, fra i Superi.


Rosa Calzecchi Onesti:

«E ora la gloria che aspetta la prole di Dardano,

quali nipoti attendiamo dall’Itala gente,

l’anime ricche di gloria, che al nostro nome verranno,

io ti dirò, voglio che tu conosca il tuo fato.

Colui, che vedi, quel giovane che all’asta pura s’appoggia,

è il più vicino alla luce per sorte, e prima nell’aria

celeste nasce, misto d’italico sangue,

Silvio, nome albano, il figlio tuo postumo,

che tardi a te vecchio la sposa Lavinia

alleva tra i boschi, re e padre di re:

per lui su Alba la Longa la nostra stirpe avrà il regno.

A lui vicino ecco Proca, gloria del sangue troiano,

e Capi e Numitore, e chi rinnova il tuo nome,

Silvio Enea, per pietà parimenti e per l’armi

Glorioso, se mai abbia la sorte di regnare su Alba.

Che giovani! Guarda quanta forza dimostrano!

E come le tempie hanno ornate di quercia civile!

Questi Nomento e Gabii e la città di Fidene,

quest’altri sui monti le rocche t’alzeran di Collazia,

Pomezia, e d’Inuo il Castello, e Bola e Cora.

Questi i nomi saranno, terre ora senza nome.

Ed ecco, all’avo compagno va il figlio di Marte,

Romolo, che Ilia madre dà in luce, del sangue d’Assaraco:

vedi tu come s’erge sull’elmo duplice cresta,

e il padre stesso dei superi lo regna già del suo onore?

Sì, figlio, fondata da lui la nobile Roma

Pari alle terre l’impero, all’Olimpo avrà l’animo,

e sette rocche, unica, cingerà del suo muro,

feconda d’eroi: così avanza turrita la madre

Berecinzia sul carro, fra i borghi di Frigia,

feconda di dei, e abbraccia cento nipoti,

celesti tutti, tutti abitanti le vette del cielo.


Luca Canali:

«Ora ti svelerò con parole quale gloria si riserbi

alla prole dardania, quali discendenti dall’italica

gente siano sul punto di sorgere, anime illustri

e che formeranno la nostra gloria, e ti ammaestrerò sul tuo

fato.

Quel giovane, vedi, che si appoggia alla pura asta,

ha in sorte i luoghi prossimi alla luce, per primo

sorgerà agli aliti eterei; commisto di sangue italico,

Silvio, nome albano, tua prossima prole,

che tardi a te carico d’anni la sposa Lavinia

alleverà nelle selve, te e padre di te,

da cui la nostra stirpe dominerà su Alba Lunga.

Vicino a lui è Proca, gloria della gente troiana,

e Capi, e Numitore, e Silvio Enea che ti rinnoverà

nel nome, in uguale misura egregio nella pietà

e nelle armi, se mai otterrà di regnare su Alba.

Che giovani! Che grandi forze dimostrano, guarda,

ed hanno le tempie ombreggiate dal premio cittadino della

quercia!

Questi Nomento e Gabi e la città di Fidene,

quelli ti ergeranno sui monti le rocche collatine,

Pomezia e Castro d’Inuo e Bola e Cora.

Questi saranno i nomi, ora sono terre prive di nome.

E all’avo s’accompagnerà il marzio Romolo,

che la madre Ilia partorirà, del sangue

di Assaraco. Vedi come si erge il duplice cimiero sull’elmo,

e già il Padre lo segna dell’onore proprio degli dei?

Ecco, figlio, coi suoi auspici la gloriosa Roma

uguaglierà il suo dominio alla superficie della terra e il suo

spirito all’Olimpio,

e unica cingerà di mura i sette colli, feconda

d’una stirpe di eroi: quale la berecinzia Madre

trascorre turrita sul carro per le città frigie,

lieta del parto di dei, abbracciando cento nipoti,

tutti celesti, tutti abitatori delle vette superne.


Traduzione personale

«Orsù adesso la prole dardania e poi quale gloria ne segua,

quali siano i nipoti dalla popolazione italica,

le anime illustri destinate alla nostra gloria,

le spiegherò a parole ed a te rivelerò i tuoi destini.

Quel giovane, vedi, che si appoggia alla pura lancia,

tiene per sorte i luoghi vicinissimi alla luce, per primo sorge

per l'aria celeste, misto di sangue italico,

Silvio, nome albano, tua prole postuma,

che tardi per te vecchio la sposa Lavinia alleva

nei boschi re e padre di re,

da cui la nostra stirpe dominerà Alba Longa.

E' vicino quel Proca, gloria del popolo troiano,

Capi, Numitore e chi ti rinnoverà col nome

Silvio Enea, ugualmente famoso per pietà ed armi,

se mai riceverà Alba da governare.

Che giovani! Guarda quali forze mostrano!

E portano le tempie adombrate di quercia civica!

Questi ti costruiranno Nomento, Gabi, e la città di Fidene,

questi ergeranno sui monti le rocche collatine,

Pomezia, il castello d'Inuo, Bola e Cora:

Allora questi saranno i nomi, ora son terre senza un nome.

Ancora Romolo, figlio di Marte, si unirà come compagno

al nonno, la madre Ilia della stirpe di Assaraco

lo alleverà. Vedi come sull’elmo abbia un doppio pennacchio,

e lo stesso padre dei Superi lo segna già del suo onore?

Ecco, figlio, coi suoi auspici quella famosa Roma:

eguaglierà l'impero alle terre, gli animi all'Olimpo,

unica si circonderà le sette rocche di muraglia,

fortunata per stirpe d'eroi: come la madre Berecinzia

turrita è portata sul cocchio per le città frigie,

gioiosa per la nascita di dei, abbracciando cento nipoti,

tutti celesti, tutti occupanti le massime altezze.