Fonti in altri autori: storici

Cornelio Tacito, Annales, libro I, capitolo 3

Ceterum Augustus subsidia dominationi Claudium Marcellum sororis filium admodum adulescentem pontificatu et curuli aedilitate, M. Agrippam, ignobilem loco, bonum militia et victoriae socium, geminatis consulatibus extulit, mox defuncto Marcello generum sumpsit; [...]

Nel frattempo Augusto, in supporto alla propria dominazione, innalzò Claudio Marcello, il figlio della sorella, ancora giovane, al pontificato e all’edilizia curule, Marco Agrippa, di nascita umile, buon soldato e suo compagno di vittoria, a due consolati consecutivi, e subito dopo la morte di Marcello lo prese come genero; [...]

Cornelio Tacito, Historiae, libro I, capitolo 15

[...] nunc me deorum hominumque consensu ad imperium vocatum praeclara indoles tua et amor patriae impulit ut principatum, de quo maiores nostri armis certabant, bello adeptus quiescenti offeram, exemplo divi Augusti qui sororis filium Marcellum, dein generum Agrippam, mox nepotes suos, postremo Tiberium Neronem privignum in proximo sibi fastigio conlocavit.

[...] ora, la tua splendida indole e l’amor di patria spinge me, chiamato al comando dal consenso di uomini e dèi, ad offrire il principato, per il quale i nostri antenati combattevano, ottenuto con la guerra, a te, uomo pacifico, sull’esempio del divo Augusto, il quale assegnò un onore vicino al proprio al figlio della sorella Marcello, e poi al genero Agrippa, subito dopo ai suoi nipoti, per ultimo al figliastro Tiberio Nerone.

Svetonio, Tiberius, capitolo 6, paragrafo 4

Nouem natus annos defunctum patrem pro rostris laudauit. Dehinc pubescens Actiaco triumpho currum Augusti comitatus est sinisteriore funali equo, cum Marcellus Octauiae filius dexteriore ueheretur.

A nove anni pronunciò un’orazione in lode al padre defunto davanti ai rostri. In seguito, adolescente, accompagnò il carro di Augusto al trionfo di Azio sul destriero attaccato al carro di sinistra, mentre Marcello il figlio di Ottavia cavalcava quello di destra.


Velleius Paterculus, Historiae Romanae ad M. Vinicium II, 93

Ante triennium fere, quam Egnatianum scelus erumperet, circa Murenae Caepionisque coniurationis tempus, abhinc annos quinquaginta, M. Marcellus, sororis Augusti Octaviae filius, quem homines ita, si quid accidisset Caesari, successorem potentiae eius arbitrabantur futurum, ut tamen id per M. Agrippam securo ei posse contingere non existimarent, magnificentissimo munere aedilitatis edito decessit admodum iuvenis, sane, ut aiunt, ingenuarum virtutum laetusque animi et ingenii fortunaeque, in quam alebatur, capax. Post cuius obitum Agrippa, qui sub specie ministeriorum principalium profectus in Asiam, ut fama loquitur, ob tacitas cum Marcello offensiones praesenti se subduxerat tempori, reversus inde filiam Caesaris Iuliam, quam in matrimonio Marcellus habuerat, duxit uxorem, feminam neque sibi neque rei publicae felicis uteri.

Circa tre anni prima che la congiura di Egnazio fosse scoperta, all'incirca al tempo della congiura di Murena e Cepione, cinquant'anni fa, morì Marco Marcello, figlio di Ottavia, sorella di Augusto, dopo aver dato un magnifico spettacolo in qualità di edile e mentre era ancora molto giovane. Il popolo pensava che, se fosse successo qualcosa a Cesare, Marcello sarebbe stato il suo successore al potere, ma allo stesso tempo credeva che questo non sarebbe caduto in mano sua senza l'opposizione di Marco Agrippa. Egli era, come ci viene detto, un giovane di nobili qualità, di buon carattere e ingegno, e all’altezza del destino per il quale era stato allevato. Dopo la sua morte, Agrippa, che era partito per l'Asia con il pretesto di alcuni incarichi del principe, ma che, come corre voce, si era ritirato, per il momento, a causa della sua segreta inimicizia per Marcello, una volta tornato, sposò Giulia, figlia di Cesare, che era stata la moglie di Marcello, una donna i cui figli sarebbero stati non meno funesti a lei stessa che allo Stato.

Gaius Svetonius Tranquillus, De vita Caesarum II

29-... Quaedam etiam opera sub nomine alieno, nepotum scilicet et uxoris sororisque fecit, ut porticum basilicamque Gai et Luci, item porticus Liviae et Octaviae theatrumque Marcelli.

29- ... Realizzò anche altri monumenti pubblici a nome di altre persone, vale a dire dei nipoti, della moglie e della sorella: è il caso del portico e della basilica di Gaio e Lucio, del portico di Livia e di Ottavia, del teatro di Marcello.

63- Ex Scribonia Iuliam, ex Livia nihil liberorum tulit, cum maxime cuperet. Infans, qui conceptus erat, immaturus est editus. Iuliam primum Marcello Octaviae sororis suae filio tantum quod pueritiam egresso, deinde, ut is obiit, M. Agrippae nuptum dedit exorata sorore, ut sibi genero cederet; nam tunc Agrippa alteram Marcellarum habebat et ex ea liberos.

63- Da Scribonia ebbe Giulia, da Livia nessun figlio, benché lo desiderasse moltissimo. Livia ebbe sì una gravidanza, ma il bambino nacque prematuramente. Maritò la figlia Giulia prima con Marcello, figlio di sua sorella Ottavia, quantunque appena uscito dalla puerizia, poi, quando questo morì, con Marco Agrippa, ottenendo da sua sorella che gli cedesse il genero perché Agrippa era sposato con una delle due Marcelle, dalla quale aveva avuto figli.

66-… Desideravit enim nonnumquam, ne de pluribus referam, et M. Agrippae patientiam et Maecenatis taciturnitatem, cum ille ex levi frigoris suspicione et quod Marcellus sibi anteferretur, Mytilenas se relictis omnibus contulisset, hic secretum de comperta Murenae coniuratione uxori Terentiae prodidisset.

66-… Tralasciando altri esempi, in effetti, (Augusto) avrebbe desiderato meno suscettibilità da Agrippa e maggior discrezione da Mecenate: il primo, per un lieve sospetto di raffreddore e con il pretesto che gli si preferiva Marcello, piantò tutti per ritirarsi a Mitilene; l'altro aveva raccontato alla moglie Terenzia il segreto della congiura di Murena appena scoperta.