Appunti di scrittura

Breve guida alla scrittura

ACCENTI

A, i, o, u, in italiano hanno sempre accento grave (à, ì, ò, ù). Sulla e l’accento può essere

acuto (é) o grave (è).

Portano l’accento acuto (é) tutte le congiunzioni composte da «che»: affinché,

benché, dopodiché, giacché, nonché, perché, poiché ecc. Portano accento acuto anche: mercé, né (congiunzione negativa), (pronome personale), tutti i composti di «re» (viceré) e «tre» (trentatré) e i passati remoti (come poté).

N.B. Il pronome «» non deve essere accentato quando seguito da «stesso»,

«medesimo» o «stante».

Porta l’accento grave (è) un numero limitato di nomi comuni e propri, nonché di interiezioni: ahimè, caffè, thè o tè, cioè, lacchè, Giosuè, Noè, Mosè ecc…

Sui monosillabi, in caso di ambiguità, l’accento è d’obbligo. Si scrive:

(verbo dare) / da (preposizione)

(avverbio di luogo) / la (articolo)

(avverbio di luogo) / li (articolo)

(avverbio) / si (pronome)

(sostantivo) / di (preposizione)

Le maiuscole vanno accentate, non apostrofate (È).

N.B. È si scrive:

- Su Windows digitando Alt+0200.

- Su Mac digitando Option+Shift+E

APOSTROFI

Hanno l’apostrofo alcuni imperativi come fa’, da’, sta’, va’, di’. Il troncamento di bene va apostrofato: be’.

N.B. Alcune interiezioni come «boh!», «bah!», «mah!» esigono l’h finale;

Il troncamento di poco: po’.

Il troncamento di modo: «a mo’ di» L’aferesi di questo/a: ‘sto / ‘sta

D EUFONICA

Si cerca di limitarne l’uso il più possibile.

Va usata per evitare l’incontro di due vocali uguali: rapido ed efficiente, propenso ad amare.

Quando la parola che segue è straniera va considerata la pronuncia effettiva.

N.B. Va evitato in ogni caso l’uso di od.

CORSIVO

Si usa il corsivo per segnalare

i titoli di libri italiani e stranieri, le testate di quotidiani e i periodici, i titoli di opere d’arte, di film e di programmi televisivi,

le onomatopee (toc! toc!),

le parole straniere non di uso comune, le parole da mettere in rilievo.

N.B. in un testo tutto corsivo, vanno passate in tondo tutte le parole la cui grafia sarebbe normalmente in corsivo.

Si usa il corsivo anche per segnalare i pensieri. In tal caso il corsivo annulla l’esigenza di qualsiasi tipo di virgoletta (‘ ’, “ ”, « »).

N.B. La narrazione in prima persona è già intesa come un pensiero, sia che sia al tempo presente, sia al passato. Di conseguenza non richiede l’uso del corsivo.

Entrai all’interno della chiesa. Che meraviglia! Non avevo mai visto degli affreschi così belli.

Luca mi aveva deluso. Pensavo davvero che fosse una persona diversa.

Entro all’interno della chiesa. Che meraviglia! Non ho mai visto degli affreschi così belli.

Luca mi ha deluso. Pensavo che fosse una persona diversa.

DIALOGHI

I dialoghi vanno sempre inseriti fra virgolette basse, dette caporali (« »).

N.B. Per aprire e chiudere i caporali si digita:

- su Windows digitando Alt+0171 e Alt+0187;

- su Mac digitando Option+ 1 e Option+Shift+1

Ogni battuta di dialogo va a capoverso nuovo, al cambiare dell’interlocutore:

«Ci vediamo domani?».

«Assolutamente sì!».

Uso delle virgolette

«Non vado in cerca di guai - disse Harry seccato -. Di solito sono i guai che trovano me».

PUNTEGGIATURA

Mai usare il punto alla fine dei titoli.

I puntini di sospensione devono essere soltanto tre e va usato l’apposito carattere tipografico «…».

SPAZI

Mai inserire due o più spazi bianchi consecutivi.

Ogni segno di interpunzione vuole uno spazio dopo e nessuno prima.