- Gli attacchi


Le origini e l'800


In precedenza e poi accanto al loro utilizzo come attrezzi sportivi, gli sci sono stati utilizzati nei secoli come strumento di spostamento, caccia e guerra sui terreni innevati del nord dell'Europa e dell'Asia; gli attacchi piu' semplici e diffusi per questi usi di "utility" erano composti da semplici bande o lacci in fibre animali o vegetali, assicurati allo sci o attraverso una fessura passante tra i suoi lati (mortasa) o mediante staffe piu' o meno inchiodate ai fianchi.


A meta' '800 appare l'attacco Osier in radici di betulla intrecciate, attribuito a Sondre Norheim - falegname norvegese di Morgedal nella regione del Telemark, che divenne la prima figura di rilevanza internazionale nell'innovazione stilistica e nelle competizioni di sci - strutturato su un vincolo anteriore che cinge la punta della calzatura piu' un secondo vincolo che la cinge posteriormente e ne evita la facilita'di fuoriuscita; esso puo' essere considerato il primo attacco sportivo e il suo sistema di forze rimarra' alla base del funzionamento degli attacchi da sci per piu' di un secolo!

In seguito si passo' all'attacco in giunco e cuoio che in luogo delle radici intrecciate utilizzava un piccolo bambu' ricurvo accoppiato ad un sistema di lacci in cuoio (anche brevettato da un tal Gunnerius Schou nel 1880); muniti di codesti attacchi furono i primi sci che dalla Scandinavia si diffusero nel resto dell'Europa, cosi' come quelli utilizzati da Adolf Kind ed i suoi amici, considerati i pionieri dello sci in Italia nel 1896, sulle prealpi torinesi e in val Susa; con essi vennero fatti anche i primi esperimenti del corpo degli Alpini (e anche dei Bersaglieri sul Moncenisio).




I primi vent'anni del '900

A inizio '900 si diffusero anche attacchi cosiddetti "a suola" che sfruttavano l'elasticita' di una lunga pedana sulla quale veniva fissato lo scarpone, prima il Balata (chiamato anche "Sole and Cap") ed in seguito l'Ellefsen.

Dal 1894 Fritz Huitfeldt, norvegese, introduce il primo attacco con puntale metallico; esso, con continue piccole migliorie, diventera' poi il piu' utilizzato in Europa fino alla fine degli anni '20.

L'attacco che porta il suo nome e' caratterizzato da una robusta staffa in ferro passante nella mortasa dello sci, ripiegata ai lati dello scarpone e chiusa da un cinghietto che assicura la punta dello scarpone; la cinghia posteriore, che va a cingerne il tacco, attraversa anch'essa la mortasa; una delle versioni dell'attacco prevedeva una cinghia molto lunga con anelli intermedii che cingeva lo scarpone piu' volte. Dal 1904 questo tipo di attacchi e gran parte degli altri cominciarono a montare sulla cinghia posteriore la fibbia Hoyer-Ellefsen a leva con snodo eccentrico, che permetteva di serrarla con un semplice movimento, mantenendone la lunghezza preimpostata.

Con attacchi Huitfeldt erano gli sci in dotazione alle truppe alpine italiane nella I Guerra Mondiale.

Sulle Alpi orientali invece l'evoluzione fu diversa in quanto si affermarono attacchi a pedana metallica basculante con molla di freno, piccoli gioielli di tecnica, considerando l'epoca; tali tipi di attacchi, grazie all'eliminazione del gioco laterale del piede rispetto all'asse dello sci, hanno permesso lo sviluppo di specifiche tecniche di discesa alpine su pendii ripidi e nevi dure, fino ad allora affrontati cercando di adattare ad essi la tecnica norvegese, piu' indicata per pendii piu' dolci e nevi morbide.

L'austriaco Mathias Zdarsky, primo grande innovatore dell'Europa continentale dell'attrezzatura e della tecnica dello sci, brevetto' l'attacco Lilienfelder nel 1896, con una molla longitudinale incassata anteriormente nello spessore dello sci; alcuni anni piu' tardi Georg Bilgeri, gia' suo allievo e ufficiale dell'esercito austo-ungarico, introdusse la sua versione di attacco, piu' leggero e con molla trasversale, che ebbe notevole successo commerciale e divenne poi l'equipaggiamento standard delle truppe da montagna austriache nella I Guerra Mondiale; Zdarsky allora, cercando di tornare protagonista in materia, creo' nuove varianti alleggerite dei suoi attacchi, una per l'esercito e una, chiamata Wiener, per il mercato civile; con la stessa impostazione dei modelli austriaci in Germania usci' l'attacco Gobel.

Nel medesimo periodo e negli anni immediatamente seguenti vennero alla luce innumerevoli tipi di attacchi, diversamente diffusi nelle varie zone d'Europa; tra i quali Beauclair e Schuster-Hoek, con le cinghie in cuoio fissate anteriormente;

Mueller e Schuster, che riunivano in se' puntali con molle con una parte posteriore a cinghia;

Houm e Weber, che utilizzavano sistemi che mettevano in tensione la cinghia posteriore mediante leve metalliche anteriori, in posizione centrale oppure laterale.

Gli anni tra le due guerra mondiali (1920-1945)

Negli anni '20 si cercano soluzioni per evitare di praticare la fessura passante tra i lati dello sci: una soluzione la riduce di diametro, facendoci passare solo la cinghia posteriore e utilizzando puntali a staffa fissa avvitati sui lati; un'altra soluzione, attribuita al norvegese Marius Ericksen , prevede il puntale metallico fissato con viti sul dorso dello sci e la cinghia posteriore attaccata direttamente ai bordi delle ganasce, le quali inizialmente vengono avvitate in posizione fissa e spesso coperte nella parte centrale dalla pedana poggia-scarpone inchiodata sullo sci (essa poteva essere di una specie di linoleum formato da canapa ricoperta da resina, di lamierino metallico o di celluloide); in seguito tale pedana viene accorciata e la larghezza delle ganasce diviene regolabile grazie a precisi meccanismi a cremagliera e nel punto di unione del puntale con le cinghie compaiono appositi leveraggi per incrementare sul piede la trazione diagonale verso il basso; tali attacchi verranno poi chiamati di tipo Alpina, il modello forse piu' venduto, sebbene ve ne fossero molti modelli di produttori diversi, ciascuno con i suoi specifici particolari, sia nei puntali come le alette premisuola, basculanti del Gresvig o fisse del Thorleif, sia nelle cinghie posteriori alle quali la semplice chiusura a leva veniva spesso sostituita con l'archetto in lamiera metallica Jordell o la molla Bildstein.

In alcuni modelli la cinghia posteriore o i vincoli a molla metallici, come nell'attacco Thiering, verranno agganciati ad appositi incavi arretrati rispetto al puntale, producendo cosi' un maggiore bloccaggio del tallone in accordo alle nuove tecniche di sciata sportiva che erano state introdotte dalla scuola dell'Arlberg di Hannes Schneider, abbandonando lo stile Telemark in favore dei Christiania.

Nel 1932 lo svizzero Guido Reuge brevetta l'attacco Kandahar con cavo a molla metallico e leva anteriore di serraggio, assolutamente innovativo grazie alla sua robustezza e alla sua versatilita': infatti, oltre a eliminare la fragilita' e i giochi delle cinghie in cuoio, permette sia di procedere a tallone libero sia di bloccare maggiormente il piede, inserendo il cavo nelle apposite guide lungo i fianchi dello sci; la sua diffusione diverra' progressivamente inarrestabile, facendolo diventare standard assoluto del mercato, nelle diverse varianti di ganasce e molle.


Nella II Guerra Mondiale le truppe da montagna tedesche ed americane erano gia' dotate di sci con attacchi Kandahar, quelle italiane invece utilizzavano d'ordinanza uno specifico attacco a ganascia fissa in varie misure che aveva ancora la concezione dei modelli precedenti.

Per i primi sci specifici da sci nordico, che - riproponendo gli sci lunghi e stretti della tradizione finlandese in misure piu' contenute - cominciavano a differenziarsi da quelli da sci alpino, apparvero i primi attacchi privi di cinghie che trattenevano lo scarpone solo in punta, o mediante alette laterali richiudibili e placchette fissate sulla suola dello scarpone, come il Bergendahl e il Madschuss, o con meccanismi a leva e ganci fissati sulla punta dello scarpone, come il Beetschen e il BBB ( Bjoernstad Bern Bindung);

alcuni anni piu' tardi viene creato dal norvegese Bror With l'attacco Rottefella (letteralmente "trappola per topi"), semplice e leggero, che verra' diffusamente utilizzato con modifiche minime per piu' di cinquant'anni.




Gli anni '50-'60


Alla diffusione generalizzata dei Kandahar si affiancarono poi gli attacchi a cinghia lunga, sviluppati nel periodo d'oro dello sci francese (longues lanieres); alla cinghia semplice vennero anche aggiunte parti a molla come nell'attacco Ruade e poi in quelli con talloniera a piastra girevole.

Tuttavia la frequenza degli incidenti causati dalla "bear trap", come veniva chiamato il Kandahar nei paesi anglofoni, e dagli apparecchi a cinghia lunga era molto alta; cio' porto' a sviluppare soluzioni che consentissero, parzialmente o totalmente, lo sgancio della scarpa dallo sci quando sottoposta a violente sollecitazioni.

Da un lato apparvero puntali di sicurezza da abbinare agli attacchi a cavo: dopo la prima esperienza del Hvam Saf-Ski, si diffusero i primi modelli di marche che divennero poi molto conosciute come Look, Salomon, Marker, Tyrolia, Geze, Ramy, Cober e altre;

dall'altro lato alcuni attacchi con pedane sganciabili ed alcuni altri con sia puntale che talloniera a sgancio ma che necessitavano di apposite placche metalliche da fissare preventivamente agli scarponi, come Cubco e Miller.




Gli anni '70


Dall'inizio degli anni '70 attacchi con sufficientemente affidabili sganci di sicurezza su puntale e talloniera che agivano direttamente sulla suola degli scarponi, ormai divenuta totalmente rigida, soppiantarono le soluzioni precedenti;


uscirono poi modelli particolari di attacchi che ebbero diffusione in ambiti limitati, come Burt e Spademan;

all'inizio degli anni '80 apparve anche il curioso Nava Skiing System che permetteva di sciare con comodi stivali imbottiti.