1. Al Pride manifestiamo l’orgoglio per libertà di chiunque di essere e amare, eterosessuali cisgender compresi. Tutte le lettere della sigla LGBT+ hanno la stessa dignità nel nostro corteo, tutte le identità e orientamenti sono libere di poter rivendicare le proprie istanze .
2. Non ci sono regole per partecipare, se non quella di rifiutare qualunque forma di esclusione, discriminazione o sfruttamento, così come qualunque categorizzazione o stereotipo imposti . Per questo il nostro spezzone è libero anche da sessismo e razzismo, oltre che, naturalmente, da omobitransfobia, per poter costruire insieme un’alleanza tra corpi meticci e liberi.
3. Ripudiamo le norme di decoro che accusano il Pride di carnevalata, essendo proprio in nome del decoro che leggi come il decreto Minniti-Orlando permettono episodi gravi come l’arresto delle due donne trans a Napoli, gli innumerevoli interventi repressivi contro i migranti e le misure “antidegrado” contro i senza tetto.
4. Riteniamo che l’omobitransfobia si combatta con la Conoscenza, per questo vogliamo abbattere ogni forma di tabù sul sesso nei luoghi della formazione, inserendo finalmente nelle scuole un’educazione sessuale non eteronormata che educhi al piacere libero e consapevole.
5. Essere eterosessuali cisgender non può essere un privilegio: non è possibile che nel 2019 una coppia che non rispetta questi canoni non abbia accesso ad alcuni diritti. Anche le coppie LGBT+ devono poter acquisire gli stessi diritti di una coppia eterosessuale qualora desiderassero ufficializzare il proprio rapporto davanti alla legge.
6. Rivendichiamo eguali diritti civili per chiunque, a prescindere dall'orientamento sessuale e dall'identità.
Pensiamo però che non si possano scindere i diritti civili dai diritti sociali, visto che la precarietà lavorativa, la povertà e lo sfruttamento sono condizioni che determinano per chi è esposto a discriminazioni una qualità di vita ancora più misera. Per questo rivendichiamo anche un sistema di welfare universale, a cui possano accedere tutt* e che riconosca tutte le forme di famiglie. Allo stesso modo vogliamo dire chiaramente che non parlano a nostro nome aziende e imprese che si dicono “gay friendly” e che però non tutelano o che, ancora peggio, sfruttano i propri lavoratori.
7. Non permetteremo che le nostre battaglie vengano strumentalizzate da chi vuole guadagnarci in termini politici o economici senza la minima intenzione di appoggiarle davvero (fenomeno che prende il nome di Pinkwashing). Nonostante sia chiaro a tutti che la legge Cirinnà sia solo un primo passo non bastevole, per quanto importante, abbiamo visto sparire dai programmi elettorali dei maggiori partiti le rivendicazioni dei soggetti LGBT+: per questo il Pride non può essere una passerella elettorale né tanto meno un momento in cui basti essere uno sponsor (facendosi pubblicità) per dirsi sostenitori delle nostre battaglie.
8. Per noi tutti i corpi hanno la libertà di esprimersi come vogliono al Pride senza dover attenersi ad alcuna forma di stereotipi o canone di bellezza. Rifiutiamo ogni forma di censura, ad esempio sui corpi non perfetti o sui capezzoli femminili. Per questo nel nostro nessuno deve sentirsi a disagio rispetto al proprio corpo e a come esprime la sua libertà attraverso di esso.
9. Il nostro corteo è antifascista e rifiuta ogni forma di estremismo religioso. Troppo spesso forze di questo stampo condizionano in maniera discriminatoria spazi come scuole e ospedali, oltre a perpetrare aggressioni squadriste anche nei confronti dei soggetti LGBT+.
10. Il Pride ha il potere di rendere visibile gli invisibili attraversando la città. Per questo abbiamo intenzione di passare per i quartieri periferici della città, ribadendo che i soggetti LGBT+ esistono ovunque.