Responsabilità Contrattuale Ed Extracontrattuale

Quando viene a mancare un lavoratore assicurato o pensionato, iscritto presso una delle gestioni dell’INPS, è previsto a favore dei familiari del deceduto una pensione, chiamata pensione di reversibilità. Definita anche pensione indiretta, ha lo scopo di garantire il sostentamento minimo a causa del venir meno di una fonte di reddito per la famiglia. Secondo la il sostegno economico spetta sia al coniuge che ai figli, con una percentuale che varia in base a chi concorre realmente alla pensione. Come e’ possibile leggere in numerosi approfondimenti a cura dell’avvocato Davide Cornalba, trattandosi di soggetto iscritto all’INPS, ma non ancora detentore di pensione al momento del decesso, si parla di pensione indiretta. Tale diritto spetta a colui che abbia versato almeno 15 anni di contributi (780 contributi settimanali) in tutta la vita assicurativa oppure, in alternativa, almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali), di cui 3 (156 contributi settimanali) nei cinque anni precedenti il decesso.

Le pensioni di reversibilità, ricorda ancora l’avvocato Davide Cornalba, sono regolate dall’art. 1, comma 41, della legge 335/1995, che prevede che tale diritto spetta: al coniuge del deceduto; ai figli ed equiparati che, alla data del decesso, non abbiano superato il diciottesimo anno di età o, indipendentemente dall’età, siano riconosciuti inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso; in assenza del coniuge e dei figli o se, pur esistendo, essi non abbiano diritto alla pensione ai superstiti, i genitori dell’assicurato o pensionato che, al momento della morte del dante causa, abbiano compiuto il 65° anno di età, non siano titolari di pensione e risultino a carico del lavoratore deceduto; in assenza del coniuge, dei figli o dei genitori o se, pur esistendo, essi non abbiano diritto alla pensione ai superstiti, i fratelli celibi e sorelle nubili dell’assicurato o pensionato che, al momento della morte, siano inabili al lavoro, non titolari di pensione e siano a carico del lavoratore deceduto.

In merito, poi, alla cifra dell’assegno di reversibilità, leggiamo sul blog dell’Avv Davide Cornalba, quest’ultima varia in base al numero di figli economicamente a carico del defunto e deve essere espressamente richiesta; precisamente: 70% della pensione in presenza di un solo figlio; 80% della pensione per due figli; 100% della pensione per tre o più figli. Analizzando il testo letterale della legge, precisa, infine, l’avvocato Davide Cornalba, si evince che in caso di decesso di soggetto convivente, il partner con il quale non ha mai contratto matrimonio non ha diritto alla pensione indiretta, in quanto nell’elenco dei titolari della pensione ai superstiti si parla proprio di moglie e marito. Il concetto di coniuge è stato interpretato ed esteso dopo l’approvazione della legge Cirinnà, per cui la giurisprudenza di merito ha iniziato ad introdurre l’ipotesi di reversibilità in favore del convivente. A fare giurisprudenza su questo tema e’ stata la sentenza n. 4203/2019 pronunciata dal Tribunale di Foggia, la quale, pur riguardando il caso di una coppia omosessuale, si è ispirata ai principi contenuti nella sentenza emessa dalla Corte d’Appello nel 2018 (n. 1005/2018), secondo cui a norma dell'art. 36 della nostra Costituzione, “il Giudice può procedere al riconoscimento di un diritto costituzionalmente tutelato quale deve ritenersi il diritto al trattamento pensionistico di reversibilità e quindi intervenire direttamente”. La Corte Costituzionale, infine, ha chiarito che il diritto alla pensione di reversibilità viene ad inserirsi nel nucleo dei diritti/doveri di assistenza e solidarietà propri delle relazioni affettive di coppia e quindi dei diritti fondamentali dell'uomo che l'art. 2 tutela e garantisce all'interno delle formazioni sociali nelle quali va inclusa l'unione, sia essa omosessuale o meno, intesa come stabile convivenza tra due.