Sei nato ad Atene nel 384 a.C. da una famiglia di ricchi industriali (tua madre era forse di origine scitica, come ti rinfacciavano i suoi avversari); sei diventato presto orfano e affidato a un tutore disonesto che ti ha privat del tuo patrimonio; raggiunta la maggiore età, gli hai intentato causa e hai recuperato parte della sua eredità. La questione si è tuttavia trascinata per diversi anni (abbiamo le 5 orazioni composte da te per l’occasione: 3 contro il tuo tutore Afobo e 2 contro il cognato complice, Onetore)
Tuo maestro fu forse Iseo. Fin da giovanissimo hai dato prova di notevole forza di volontà per superare diversi difetti fisici e ti sei appassionato all’oratoria dopo aver assistito di nascoto ad un processo.
Hai iniziato come logografo; di questa tua attività rimangono circa 15 orazioni autentiche per processi privati (molte altre sono spurie)
Sei entrat nella vita politica nel 355/54 a.C. con alcune orazioni in processi di politica interna e con un discorso politico: Sulle simmorie. In essi denunciavi il clima di rassegnazione diffusosi ad Atene dopo la guerra sociale.
Ben presto, intorno al 350, hai cominciato ad interessarti di politica estera e a concentrare la tua attenzione sull’emergere della Macedonia e di Filippo, la cui espansione territoriale minacciava gli interessi ateniesi nella zona di Anfipoli e di Olinto. Hai scritto le tue più famose orazioni: Filippiche e le Olintiche!
Nel 346, comprendendo che era impossibile avere la meglio sui Macedoni, ti sei recato a Pella con l’ambasceria ateniese per trattare con Filippo e in seguito ti sei impegnato perché fosse rispettata la pace che era stata sottoscritta (Pace di Filocrate)
Negli anni della pace lil tuo impegno è volto ad indebolire il partito filomacedone, il cui principale esponente era Isocrate e che chiedeva a Filippo di farsi capo di tutti i Greci.
È di questi anni anche il conflitto col retore Eschine, accusato di essersi fatto corrompere nell’ambasceria del 346.
Il 340 è il momento culminante della tua carriera!
Il popolo ateniese ti riconosce come capo politico e ti onora con la corona d’oro per due anni consecutivi (340 e 339): Atene riprese la guerra contro Filippo dirigendo una lega a cui partecipavano varie poleis; ma che fu sconfitta a Cheronea nel 338.
Nel 336, nell’orazione Per la corona, hai difeso la sua politica e hai ottenuto gli onori solenni nel teatro di Dioniso per i servizi resi allo stato (sconfiggendo Eschine che si era opposto)
Negli ultimi anni della tua carriera sei stato coinvolto in uno scandalo!
Il macedone Arpalo aveva sottratto del denaro ad Alessandro (nel frattempo succeduto al padre Filippo, morto nel 336) e con questo aveva corrotto uomini politici ateniesi. Sei stato accusato di essere uno di questi, condannato a pagare una multa.
Sei andato in esilio a Trezene per sottrarti all’arresto per debiti; ritornato dopo la morte di Alessandro per breve tempo, sei dovuto nuovamente fuggire nel 322 a Calauria, dove sei morto per mano degli uomini di Antipatro.
Hai scritto 61 discorsi (non tutti autentici) 6 lettere e 56 proemi.
I discorsi veri e propri si distinguono in 3 gruppi:
Demegorìe, ossia discorsi assembleari: sono i discorsi 1-17; comprendono le orazioni Sulle simmorie (354 a.C.), Per i Megalopolitani (353 a.C.), Per la libertà dei Rodiesi (351 a.C.), Sulla Pace (346 a.C.), Su Alonneso (343/342 a.C.), Sui fatti del Chersoneso (341 a.C.), Sul trattato con Alessandro (336/335 a.C.), Sull’ordinamento dello Stato (data incerta), oltre alla Risposta alla lettera di Filippo (340/339 a.C.), alle tre Olintiache (349/348 a.C.) e alle quattro Filippiche (rispettivamente 351, 344, 341 a.C. per le prime tre: di datazione incerta).
Discorsi giudiziari per cause di carattere pubblico e di forte interesse politico (i cosiddetti demósioi lógoi ) sono le orazioni 18-26; esse comprendono: Sulla falsa ambasceria (343 a.C.), Contro Androzione (355/354 a.C.), Contro Leptine (355/354 a.C.), Contro Timocrate (353/352 a.C.), Contro Aristocrate (352 a.C.), Contro Midia (347 a.C.), Sulla corona (330 a.C.), Contro Aristogitone 1 e 2 (325/324 a.C.).
Discorsi giudiziari per cause di carattere privato: sono le orazioni 27-59, di cui ben cinque (27-31) riguardano la causa intentata contro i tutori.
A questi vanno aggiunti due discorsi appartenenti al genere epidittico (LX Epitafio , LXI Erotico )Sono probabilmente false le 6 Lettere.
Hai inoltre scritto dei Proemi, spezzoni di discorso da utilizzare come esordi di orazioni.
Hai uno stile potente!
Sai alternare periodi brevi, caratterizzati da domande retoriche anche con interlocutori fittizi e da apostrofi, al pubblico con periodi lunghi. Ti servi della concinnitas, attraverso: parallelismi, correlazioni consecutive, comparazioni. Tuttavia queste strutture sono alternate ad altre che creano inconcinnitas, come la variatio, il chiasmo, i cambi di soggetto. In questo modo, sai creare un’impressione di concretezza ed efficacia, fissando alcuni punti cardine, senza però risultare prevedibile e monotono. Alcune caratteristiche sintattiche già evidenziate, come le apostrofi e le interrogative dirette, ed altri espedienti servono invece a coinvolgere emotivamente l’ascoltatore. Essi sono: l’iperbato, l’interrogativa indiretta, l’uso dell’imperativo, la collocazione del soggetto in fondo alla frase, l’ironia, la reticenza
Hai creato dei veri e propri topoi retorici!
L’esempio degli antenati è uno degli argomenti più usati nei discorsi pubblici, tanto da diventare un vero e proprio topos: Aristotele nella Retorica lo classifica come topos «del più e del meno» tipico in particolare (ma non solo) dell’oratoria epidittica: «si tratta di una tipologia di argomentazione in cui l’esortazione ad assumere atteggiamenti e adottare provvedimenti opportuni e/o ad abbandonarne altri deleteri viene esplicitata attraverso il contrasto tra due “modelli di comportamento” antitetici, di cui uno viene lodato (“più”) – ed è il modello da seguire – l’altro biasimato (“meno”) – ed è il modello da evitare».
Il motivo risulta funzionale a un un tratto tipico della tua oratoria: l’atteggiamento di rimprovero nei confronti degli ascoltatori; il tono pedagogico-ammonitorio nei confronti dell’assemblea popolare.
Ciò comporta:
l’esaltazione e il culto dei grandi politici del passato, Pericle e Temistocle, contrapposti a politici viventi e operanti, qualificato come demagoghi;
il ripensamento dell’esperienza politica del V secolo e del pensiero di Tucidide come chiave per comprendere il presente: tradizione ‘filopersiana’ dei grandi politici da Alcibiade a Conone;
l’affermazione dell’impossibilità per Atene di rinunciare alla politica antimacedone e alla guida di una lega antimacedone;
la connotazione di Filippo e dei Macedoni come ‘barbari’.
Nelle caselle con i tuoi casi, puoi guardare 'dentro te stesso' per conoscere le risposte ai quesiti!
Eccole (memorizzale!)