Mozart trascrive Bach

da padre in figlio

23 luglio 2022 | ore 20.30
Chiesa di San Rocco a Chiaia

Furibondo String Trio
Liana Mosca, violino
Gianni De Rosa, viola
Marcello Scandelli, violoncello

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Programma

W.A. MOZART/J.S. BACH
Adagio e Fuga n° 1 in Re minore
(dalla Fuga 8 in re minore BWV 853, Clavicembalo ben temperato II)

Adagio e Fuga n° 2 in Sol minore

(dalla Fuga 14 in fa diesis minore BWV 883, Clavicembalo ben temperato II)

Adagio e fuga n° 3 in Fa maggiore
(dalla Fuga n°13 in fa maggiore BWV 882, Clavicembalo ben temperato II)

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Adagio e Fuga n° 4 in Fa maggiore/re minore

(adagio e dolce in fa maggiore, dalla Sonata per Organo III)

Largo e Fuga n° 5 in Mi bemolle maggiore/do minore
(Largo e Fuga dalla Sonata per organo II BWV 526)

Adagio e Fuga n° 6 in Fa minore
(Largo e Fuga dalla Sonata per organo II BWV 526)

Il concerto odierno ci trasporta a uno snodo cruciale della storia della musica occidentale. Vienna, anni Ottanta del Settecento. Li inaugurano due eventi epocali: il 30 novembre 1780 assume i pieni poteri l’imperatore Giuseppe II, sovrano fra i più interessati alla sfera musicale; il 2 maggio si trasferisce in città Wolfgang Amadé Mozart. Entrambi i personaggi segneranno la storia della musica di quel decennio, di cui delimiteranno anche il termine, congedandosi dalla scena del mondo rispettivamente il 20 febbraio 1790 e il 5 dicembre 1791. Proprio a Vienna negli anni dell’affermazione dello stile classico riveste una particolare importanza un fenomeno imprevisto: l’assimilazione del linguaggio musicale di Johann Sebastian Bach. Chiariamo subito un equivoco: Bach non era all’epoca un perfetto sconosciuto, come talvolta si crede. La riproposta della Passione secondo Matteo nel 1829 sotto la bacchetta di Mendelssohn segnala la riscoperta del Bach vocale (le passioni, le cantate ecc.), davvero sostanzialmente ignoto per ragioni legate a quel genere di musica, manoscritta e privo di circolazione. Le opere strumentali, specialmente quelle dedicate alla tastiera, la cui stampa lo stesso Bach aveva curato in vita (ad esempio, le quattro parti della Clavier-Uebung), erano invece perfettamente note. Lo stesso padre Martini scriveva da Bologna a un suo corrispondente il 14 aprile 1750, tre mesi prima della morte del compositore: «Stimo superfluo voler descrivere il merito singolare del Sig. Bach […] solam.te dico che stimo difficile trovare un professore che lo superi, perché oggi giorni egli può giustam.te vantarsi di esser uno de primi che corrano per l'Europa ».

Ciò che accade a Vienna è però un fenomeno nuovo. Già dal 1737 Bach era stato attaccato per una quella che era stata avvertita come un’inopportuna deviazione «dal naturale all’artificioso», colpevole di «oscurare la bellezza con un eccesso di arte». La vocazione alla semplificazione e alla naturalezza dell’incipiente stile galante aveva condannato la scrittura bachiana come irrimediabilmente fuori moda. Mezzo secolo più tardi si avverte l’esigenza di compensare l’accattivante, affettuosa affabilità messa a punto dallo stile galante con la solidità estetica d’una nuova complessità, accantonata nel cuore del Settecento. La composizione viene concepita con una serietà d’intenti e una progettualità ignote dalla generazione di Bach, grazie al ricorso al cesello d’un gioco contrappuntistico che innerva ogni dettaglio: un pensiero contrappuntistico diffuso che costituisce il fondamento del Classicismo viennese di Haydn, Mozart e poi Beethoven. L’epicentro di questa rivoluzione è la Vienna degli anni Ottanta, in cui un ruolo preminente spetta al cenacolo promosso nella residenza cittadina del barone Gottfried van Swieten, prefetto della Biblioteca imperiale, presidente della Commissione per l’educazione e la censura, e già ambasciatore a Berlino; compositore dilettante, Swieten è in stretti rapporti con Carl Philipp Emanuel Bach, autore dei libretti dei grandi oratori tedeschi di Haydn e dedicatario della Prima sinfonia di Beethoven. Grande estimatore di quella che oggi chiameremmo “musica antica”, l’aristocratico teneva delle riunioni domenicali dedicate all’esecuzione di musica di Handel, Bach e dei figli di quest’ultimo: appuntamento che rappresentò un’esperienza fondamentale per Mozart. L’assimilazione della scrittura bachiana col suo contrappunto rigoroso passava in particolare attraverso il processo della trascrizione e dell’adattamento per un organico diverso, per le diverse combinazioni della musica da camera, tanto congeniali allo stile classico e ai suoi autori. In quel contesto Mozart trascrisse per quartetto d’archi, probabilmente nel 1782, cinque fughe dal II libro del Clavicembalo ben temperato (K. 405).

Mozart, appunto. La sua relazione con i pezzi in programma questa sera non è in realtà accertata. Le trascrizioni per trio d’archi di un Adagio, un Largo e cinque fughe da diverse fonti bachiane (i due libri del Clavicembalo ben temperato, L’arte della fuga e una Sonata a tre per organo) e da una fuga del primogenito maschio di Bach, Wilhelm Friedemann, accompagnate a quattro introduzioni lente originali, non ci sono pervenute attraverso autografi mozartiani, bensì tramite fonti secondarie, databili tra il 1785 e il 1800. La nuova edizione del catalogo Köchel delle opere mozartiane è pertanto orientata a confutarne l’autenticità – né peraltro questi lavori compaiono negli opera omnia mozartiani. Ma importa davvero che la mano che ha guidato la trascrizione, invero piuttosto libere, di queste pagine bachiane sia quella di Mozart? L’interesse andrà piuttosto ricercato nella predisposizione dei numerosi, agguerritissimi musicisti attivi a Vienna (è stato fatto anche il nome di Johann Georg Albrechtsberger, maestro di Beethoven) verso l’assimilazione del contrappunto bachiano (interessante la circostanza che in area viennese le copie manoscritte coeve del Clavicembalo ben temperato comprendano solo le fughe, prescindendo dai preludi), la tensione a confrontarsi con quel modello, aggiornandolo nel pensiero armonico e nello stile, ricreandolo per l’uditorio e la sensibilità di tempi nuovi. Una temperie culturale, questa, cui Mozart – autore o meno di queste pagine – fu protagonista e che produsse musica vitalissima, ancora in grado di parlare in termini eloquenti al pubblico di oggi con il linguaggio convincente di una bellezza frutto di tre generazioni di compositori del Settecento.

Raffaele Mellace

per Associazione Culturale La Cappella Musicale


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Furibondo String Trio

Il trio d’archi “Il Furibondo” si costituisce nel 2011 a Milano per iniziativa di Liana Mosca (violino), Gianni de Rosa (viola) e Marcello Scandelli (violoncello). I tre musicisti collaborano abitualmente con ensemble leggendari della musica antica come “Il Giardino Armonico” e “Le Concert des Nations”. Affrontano un repertorio che spazia dal Barocco, con strumenti d’epoca, fino al Novecento storico. “Furibondo” riprende il termine con il quale Giuseppe Tartini definì lo stile esecutivo del grande violinista Francesco Geminiani. Fin dall’esordio il trio si è posto ai vertici dell’interpretazione musicale con la registrazione delle Fughe di Bach trascritte da Mozart incise per l’etichetta discografica Stradivarius. Da allora sono molti gli importanti passaggi radiofonici e i concerti in Italia e in Europa, tra cui quelli per le Settimane Musicali Meranesi, Ceresio Estate a Lugano, Milano ArteMusica, Paesaggi Musicali Toscani, Rencontres Internationales Harmoniques a Ginevra. Tre nuovi CD sono stati recentemente pubblicati: per la casa discografica “SOLOmusica” i Trii di Max Reger op 77b e 141b, con il contributo scientifico del Max-Reger-Institut di Karlsruhe; per l’etichetta Da Vinci i quartetti di Federigo Fiorillo con il flautista di Lello Narcisi. Per la casa Accent musiche di Haydn, Wagenseil e Gluck con l’arpista Margareth Köll e il flautista Marcello Gatti.

INFO

Biglietto intero € 10

Biglietto ridotto € 7 (under 25, over 65)

Biglietto Studenti € 5 (studenti di Conservatori e Università)

Biglietti acquistabili in prevendita online su Azzurro Service, nei punti vendita certificati di seguito indicati

Concerteria, via Schipa;
Azzurro
Service, Feltrinelli – Piazza dei Martiri

o al botteghino scrivendo una mail a info@talentivulcanici.it indicando nome, cognome, recapito telefonico, numero di prenotazioni.