Cantate per la notte sacra

Roberta Mameli soprano

Ensemble Talenti Vulcanici

Stefano Demicheli clavicembalo e direzione


Consulenza musicologica Paologiovanni Maione


Programma

Francesco Manfredini (1684-1762)

Concerto grosso Pastorale per il Santissimo Natale op.3 No. 12 in do maggiore
Largo, Largo, Allegro


Giacomo Maraucci (sec. VIII)

Cantata pastorale per soprano con strumenti in do maggiore
Allegretto grazioso, Allegretto, Larghetto


Angelo Ragazzi (1680-1750)
Sonata a 4 XII op. 1 in sol maggiore “Pastorale” per archi e basso continuo
Apparizione (recitativo) – Andata (Allegro) – Adorazione (Vivace) – Canzona – Ritornata (Allegro) – Allegro

Katarzyna Solecka, violino solo


Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Cantata pastorale per la nascita di Nostro Signore “O di Betlemme altera” in la maggiore
per soprano, due violini, viola e basso continuo


Alfonso Maria de Liguori (1696-1787)

La Santa Allegrezza, tarantella per la Natività di Nostro Signore
(arrangiamento di Alessandro Quarta)


Alfonso Maria de Liguori (1696-1787)

Quando nascette Ninno

Arrangiamento di Alessandro Quarta

Una lunga e radicata tradizione appartiene alle molte istituzioni napoletane che tra il Sei e il Settecento si fanno promotrici di sontuosi uffici sacri. Si disegna un itinerario mistico che coinvolge palazzi, oratori, congregazioni, conservatori, collegi, conventi, chiese, confraternite. Si passa dalle suggestioni ispirate alla «notte del Santo Natale» alla dolorosa meditazione dei «tormenti e morte di Gesù Cristo»; dai «trionfi del Divino amore nella grotta di Betlemme» alla «pia rappresentazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo» fino a costituirsi un indice agiografico della fede cittadina.
L’ammaliante catechesi “scenica” attinge, senza alcuna remora, alle soluzioni drammatiche appartenenti, per intonazione e vocazione, ad altri generi. Ospitando strutture formali lontane dalle rigorose e conclamate regole sancite da concili e sinodi, la pratica scenico-religiosa si dispone sui solchi del gusto imperante sino ad annettere, nella propria locandina sacra, sacrileghe e blasfeme presenze prestate da una realtà teatrale quanto mai distante dai “palchi delle stelle”. Il calendario liturgico festivo napoletano è assai fitto e i luoghi di culto non lesinano sulla solennità delle loro festività; la rigogliosa presenza di cantorie conferma la febbrile ricerca di decoro e pompa celebrativa dei singoli ordini sparsi tra le case del Signore. Questi templi armonici, sostenuti dalla munificenza aristocratica e borghese, organizzano funzioni sontuose, per apparati e musiche, non dissimili dall’istituzione arcivescovile e vicereale. «Sceltissime voci, e istrumenti» concorrono a magnificare e lodare, con musiche “nuovissime” scaturite dalle fluenti penne dei maggiori compositori, le venerabili date di un annuario festivo circoscritto, anche, ad una realtà̀ delle singole zone territoriali. Intorno alla nascita del Messia si concentrano non pochi sforzi da parte di quelle istituzioni religiose che intendono sottolineare con magnificenza l’evento allestendo stupefacenti macchine presepiali e organizzando uffici di notevole ricercatezza finalizzati a coinvolgere gli attoniti fedeli. Le chiese cittadine provvedono a una capillare catechesi attraverso linguaggi e stili idonei a “commuovere” e “muovere agli affetti” gli astanti che sollecitati dai codici più consoni si sentono invasi da una spiritualità paradisiaca. In effetti è l’intera città che partecipa alla data memorabile vestendosi di voci e colori conformi alle attese dell’eclettica società; alle stradali novene per l’avvento del Salvatore contraddistinte dai nobili strumenti pastorali fanno da contraltare i sofisticati “concerti” spirituali allestiti nelle abbaglianti navate delle grandiose dimore dell’Onnipotente, e non manca il contributo di una genuina pratica canora delle fasce meno abbienti ma per questo non meno sensibili al fascino sacrale e domestico della lieta data. La pia semplicità – complessa quanto mai nelle intenzioni e negli esiti – si racchiude nell’ispirata operazione promossa da Alfonso Maria de’ Liguori – destinato agli onori degli altari per il suo alto magistero – nelle due “canzoncine” per la natività che rispettivamente soddisfano la lingua “unificante” con Tu scendi dalle stelle e quella nazionale con Quanno nascette ninno, toccando in tal modo i cuori dell’intera umanità con quella “tenerezza” propria destata dalla umile iconografia della celestiale natività.
Da Alessandro Scarlatti a Francesco Mancini, da Carmine Giordani a Gennaro Manna, da Francesco Provenzale a Nicola Sabatino non c’è maestro di cappella che non si sia cimentato con musiche destinate ai servizi del Natale ricorrendo a tutti quei modelli stilistici e formali in voga senza dimenticare quell’allure timbrica e strutturale apportatrice di chiare ascendenze pastorali. Ritmi ternari, andamenti lenti e legati, melodie semplici e idilliache contraddistinguono un repertorio che ancora oggi suggestiona gli ascoltatori di qualsiasi latitudine conducendoci idealmente ad abitare i colorati percorsi presepiali battuti da avi che non disdegnavano di affollare, “oleograficamente”, la Betlemme “immaginaria” in cui era la bella Partenope ad essere la cuna ideale del Redentore abitata da un’umanità̀ riconoscibilissima in cui trovavano diritto di cittadinanza anche i demoni e le maschere.

Paologiovanni Maione