antidoping

RIFLESSIONI SULLA SALUTE E SICUREZZA DEI CICLISTI:

Affrontare meno montagne o colli meno ripidi non significa far meno fatica, perché la velocità aumenta e l’affanno resta elevato. Significa solo favorire i passisti e danneggiare i grimpeur.

La lotta al doping non si fa appiattendo i profili altimetrici: sulle vette meno impegnative i corridori salgono comunque con ritmi molto accelerati rispetto al recente passato e le brevi rampe risultano molto faticose, ma di certo non decisive e spesso nemmeno selettive.

Non è una caccia alle streghe: l’antidoping è garantista, presume l’innocenza e tollera addirittura una certa soglia! Come per le smentite fatte dai politici alle loro precedenti dichiarazioni, fanno inorridire certe arringhe difensive di atleti trovati “positivi”: come per molti onorevoli, basterebbe inquisirli per ciò che ciò che dichiarano sfacciatamente dopo (quando affermano che il loro valore fisiologico esatto non è quello individuato dalle analisi, ma quello che loro dichiarano successivamente … e spesso si tratta comunque anch’esso di un parametro fuori norma! Magari il valore sbandierato è - guarda caso! - proprio appena sotto la “soglia tollerata”, però è ben al di sopra della logica medica).

La situazione è drammatica da decenni; cito due articoli vecchi: “la percentuale di ematocrito alto fra i dilettanti è cresciuta più del 50% in due anni” [Avvenire, 14.11.99]; “l’Azienda ospedaliera di Padova ha scoperto che l’11,4% degli studenti che praticano sport usa sostanze proibite, ottenute da genitori, allenatori o medici sportivi” [Corriere della Sera, 23.11.99]. Rocco Crimi, Sottosegretario allo Sport, l'11.5.2011 ha dichiarato: "Nei 13mila controlli annuali anti-doping effettuati in Italia, le percentuali di positività sono 1,5% tra i professionisti e ben il 12,5% tra i non professionisti" [Radio1.rai.it].

Tra l'altro, mentre i professionisti che (sciaguratamente) si dopano sono monitorati da medici (senza morale), gli "amatori" prendono sostanze vietate senza alcun criterio o controllo e quindi danneggiano molto di più la loro salute rispetto ai campioni.

Quindi un'ottima iniziativa sono i controlli a sorpresa per le corse "della domenica": sono gratuiti per gli organizzatori, basta mettersi in contatto con l'ufficio dedicato del Ministero della Sanità ( http://www.salute.gov.it/antiDoping/paginainternaDoping.jsp?id=888&lingua=italiano ).

Il quadro è serio, tragico, ma alcuni fatti hanno amari risvolti umoristici. Il Tour del 2006 partì senza i tre favoriti (Ullrich, Basso e Vinokourov), coinvolti nell'inchiesta spagnola Operación Puerto e venne vinto dallo statunitense Landis che, trovato positivo, fu squalificato a vantaggio di Pereiro. Lo spagnolo, pur "pizzicato" anch'egli dai controlli, non venne privato della vittoria finale (aveva fornito certificazione medica: poteva doparsi con il salbutamolo perché asmatico). E' noto infatti che gli asmatici soffrono a salire le scale, mentre in bicicletta scalano tranquillamente i Pirenei alla velocità di un motorino...

Il doping non si può condannare solo quando un atleta è pizzicato in un controllo, come non si può deplorare l'eccesso di velocità dei veicoli sulle strade solo dopo un grave incidente o quando sentiamo un automobilista multato perché sfrecciava a 180 km/h; vediamo troppo spesso manovre azzardate o infrazioni e troppi pochi controlli.

Ugualmente non ci siamo uniti nel 2012 al coro dei lapidatori di Lance Armstrong: prima i mass media avevano solo parole di elogio per lo statunitense e ora solo espressioni di disprezzo ... Ci vorrebbe severità (tempestiva e non tardiva) per i reati, per i mancati controlli, nonché per gli opportunismi: Lance è stato squalificato quando non portava più i soldi degli sponsor al "movimento". Invece quando Armstrong stravinceva faceva comodo un campione che portava pubblico, audience e fiumi di denaro ... Il texano è stato radiato al termine di un processo sportivo nel 2012: perché nel 2004 l'UCI non lo squalificò e punì invece Filippo Simeoni? Perché l'italiano, nato a Desio e residente a Sezze, testimoniò nel processo sul doping (di giustizia ordinaria) contro Michele Ferrari, medico di Lance radiato nel 2002! Simeoni, nella 18^ tappa del Tour de France 2004, era in fuga con altri compagni fuori classifica e Armstrong (che poi avrebbe vinto quel Tour) si mosse di persona per obbligarlo a desistere. La presenza della maglia gialla nel drappello spingeva il gruppo a inseguire e avrebbe mandato a monte la fuga. Simeoni, ricattato, dovette mollare e abbandonare i compagni in avanscoperta: quelle immagini spietate, trasmesse dalla televisione, furono inequivocabili ma l'UCI sembrò chiudere gli occhi.

Merita un particolare elogio l'opera di Ivano Fanini, [quanto segue è tratto da Wikipedia:] "personaggio simbolo della lotta al doping nel ciclismo. In particolare fu il primo presidente di società ad avere il coraggio di uscire dall'omertà e parlare a viso aperto di un argomento difficile e scomodo come il doping." Il 24-05-2018 è stato invitato a partecipare alla seduta del Consiglio del IX Municipio di Roma.

La PREVENZIONE è fondamentale: sia per evitare il doping, sia per evitare le disgrazie. Non si possono sottovalutare i problemi e accorgersene solo dopo che si verificano i casi di positività o i decessi a seguito di cadute (non scarichiamo le colpe sulla fatalità).

Riguardo alla sicurezza, i percorsi vanno scelti con maggiore attenzione ai pericoli e vanno predisposte adeguate protezioni.

La tutela dei lavoratori deve valere anche per gli atleti. E' inammissibile che i corridori debbano rischiare la vita senza adeguate protezioni: se "sport" significa andare in discesa a velocità superiori a quelle di una moto o di un'autovettura (nella prova olimpica 2016, il mezzo della televisione non riuscì tenere la scia di Vincenzo Nibali) allora andrebbe dato ai corridori l'equipaggiamento che spetta ai centauri. Essendo tali imbottiture e tale casco incompatibili con il notevole riscaldamento corporeo di un ritmo forsennato nelle ascese, allora le corse devono avere il traguardo in vetta. Perché è assurdo chiedere ai ciclisti di spremere cuore e polmoni in salita per staccare gli avversari di pochi secondi e poi esigere che nelle picchiate rischino la vita come funamboli a velocità folli su un battistrada largo appena 2 centimetri! A Rio de Janeiro, sia Nibali sia Annemiek van Vleuten erano in testa alle rispettive corse a 5 cerchi ma in quelle terribili curve la loro probabile medaglia si è trasformata in una doppia frattura della clavicola per l'italiano e in una lesione spinale con commozione cerebrale per l'olandesina. La vita va tutelata, non è merce da barattare con uno spettacolo che potrebbe apparire sadico!

Comunque, noi riteniamo che le gare vadano vinte in salita e non dimostrando doti acrobatiche in discesa. Quindi, per evitare discese troppo pericolose (pensiamo ad esempio a quella verso Ovaro nella 14^ tappa del 2011), basterebbe spezzare la tappa in 2 semitappe, concludendo ogni frazione in vetta alla montagna (in quel caso: in cima al Crostis al mattino e sullo Zoncolàn al pomeriggio).

Jean Jacques Lozach, relatore della Commissione d’inchiesta sul doping, il 24/07/2013 al Senato francese ha denunciato che l’uso di prodotti proibiti riguarda soprattutto il calcio e il rugby. Ma ha elencato SOLO i nomi dei ciclisti che hanno usato l’Epo al Tour de France del 1998, per la mancanza di collaborazioni e di indagini da parte delle federazioni mondiali degli altri 14 sport (in primis calcio e rugby, come detto) in cui le prestazioni sono alterate da pratiche pseudo mediche [“Avvenire” 25/07/2013 pag.27].

Il prof. Fabio Pigozzi, presidente della federazione internazionale di medicina sportiva e membro del foundation board della Wada (agenzia mondiale antidoping) e della commissione medica Cio, si è dimesso il 12.10.2015 dalla commissione per la vigilanza e il controllo sul doping (istituito presso il ministero della Salute, appena 4 mesi prima). Ha dichiarato: "Nelle ultime settimane sono venuti a mancare per me i presupposti di questo lavoro, lascio un incarico che rischiava di perdere qualsiasi sostanza".

29.10.2011, 11.11.2012, 15.12.2013 , 18.11.2015, 08.08.2016 e 04.11.2018 Matteo e Marco Cerisola