Sono nata a Gorizia nel 1969, sul confine fra Italia e Slovenia. Tuttora vivo in questa città. Ho concluso prima gli studi all'Istituto d'Arte di Gorizia, e poi, nel 1993, mi sono diplomata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
In quegli anni la mia pittura era caratterizzata da trasparenze cromatiche e velature sovrapposte. Sperimentavo gli impasti di colore con le tempere all'uovo. Riuscivo ad ottenere tinte trasparenti e brillanti e mi divertivo a combinare gli ingredienti seguendo le ricette tramandate dal passato. Una macchia, una colatura, un'imperfezione, non erano difetti ma casualità che arricchivano il colore di nuove e inattese vibrazioni.
Dopo gli studi ho approfondito le mie conoscenze riguardo alla grafica digitale che, dal 1995, è diventata la mia principale occupazione. Il rigore compositivo, la pulizia della pagina, il nitore del segno che ho appreso in questa professione hanno influito sul mio lavoro pittorico.
Per un lungo periodo nelle mie tele prevaleva la campitura piatta, il taglio netto delle forme, la resa visiva finale simile ad un collage.
I lavori degli ultimi anni sono dei disegni su carta. Ho riscoperto il piacere di tracciare segni sul foglio, di lasciare la mano scorrere liberamente, anche con gesti improvvisi e spontanei, ma sempre all'interno di un ordine che stabilisco, sopra linee guida che orientano la mia mano, come se i disegni fossero esercizi di calligrafia.
Un mio dipinto nasce e cresce come una pianta, inizia da un punto e germoglia. Una forma sboccia da quella precedente ed è l’origine della successiva. C’è un continuo dialogo tra una tinta e l’altra, tra una forma e il suo colore. Vedo la fioritura davanti ai miei occhi, ne sono l’artefice ma nello stesso tempo la spettatrice. Come in una sorta di scrittura automatica, creo nel sogno, ma è la mia mano che opera, il mio sguardo che vede e giudica.
Mascherine ritagliate che determinano le forme a priori, reticoli che costituiscono l’ossatura della composizione, tavolozza ridotta a poche tinte e poche differenze tonali: è l’alfabeto formale della mia pittura. Più esso è limitato, più è la potenziale sorgente di infinite creazioni.
I pochi fonemi di ciascuna lingua, combinandosi insieme, danno luogo alle parole, e le parole, accostandosi una all’altra, costituiscono l’intero patrimonio letterario esistente.
Come i freddi segni su un foglio creano mondi, fanno sognare, parlano a ognuno in modo diverso, emozionano, evocano sensazioni, così l’alfabeto di un pittore dà vita ad un mondo parallelo, dove il paesaggio non è quello che ci circonda e le creature viventi spuntano da luoghi immaginari.
Il limite che mi pongo all’inizio è l’atto razionale da cui parte qualcosa che non si può dire. È l’inizio della germinazione, il seme da cui tutto cresce seguendo un suo corso.
I miei dipinti sono popolati da segni che, letti assieme ad altri segni, danno luogo ad una scrittura. Spesso tratto la tela come fosse la pagina del quaderno di un calligrafo che impara a scrivere tracciando centinaia di volte la stessa linea per acquisire e assorbire in sé la forma.
La ripetizione ha un potere ipnotico. Muovere la mano con regolarità e replicare per centinaia di volte un gesto significa addentrarsi nel lavoro, penetrarlo, concentrare in esso tutta l’attenzione, dedicargli tempo e cura, stabilire un ritmo temporale che sarà poi ritmo visivo.
Corpi, cellule, vegetali, invertebrati, microrganismi, amebe, pesci e uccelli allo stato embrionale: sono queste le forme che abitano il mio immaginario. Forme morbide e sinuose, fluenti come meduse che scivolano generandosi una dall’altra.
Le ho dentro da sempre e, anche quando ho tentato di dare ai miei dipinti una connotazione più figurativa, ricomparivano; e io tornavo sempre là, nel mondo molle dell’invisibile.
Sono affascinata sia dagli astri sia dai microrganismi e soprattutto dal fatto che le forme degli uni e degli altri sono simili e segnano la continuità tra l’infinitamente grande e l'infinitamente piccolo.
A volte, nei miei dipinti, le forme fluenti lasciano posto a circoli di varie dimensioni che occupano le superfici accostandosi tra loro, o nascono uno dall’altro seguendo infiniti movimenti circolari, come orbite di astri che disegnano imperturbabili il loro moto.
Il cerchio, sintesi di tutte le forme, contiene in sé movimenti opposti: la forza centrifuga che proietta la composizione verso l’esterno e la forza centripeta che la concentra al suo interno. La vita che esplode e si ritrae, che fugge e ritorna. Il ciclo creativo che genera e si rigenera, partendo dal centro e tornando nello stesso centro, cuore che pulsa senza fine.
Il cerchio, poi, si riduce a punto, traccia quasi invisibile, il più piccolo tra i segni, che al tempo stesso rappresenta tutti i segni. Il punto come texture ossessiva delle superfici, come grana brulicante che copre ogni cosa.
Lo stesso ordine rigoroso che si scorge nelle composizioni concentriche, lo si ritrova anche nella serie dei pittogrammi. Piccole figure prese dal mondo naturale e artificiale affollano queste tele, fittamente ricoperte da ritagli di carta dipinti e incollati.
Queste figure sono pittogrammi che non descrivono la realtà, ma la simboleggiano, la sintetizzano. Le relazioni che nascono tra le figure, determinate dall'ordine in cui sono poste, suggeriscono un racconto per immagini che ognuno può ascoltare mentre osserva.
Mi attrae da sempre manipolare i materiali. Dalla materia possono nascere oggetti, curiosità, architetture, piccoli mondi. Prendo tra le mani un materiale e lo ascolto, mi sorprendo, rispondo, poi inseguo la visione di qualcosa che prima non c'è poi appare...
Ho iniziato a creare oggetti con il legno. Lo tagliavo, lo assemblavo, lo levigavo e lo dipingevo riempiendolo ossessivamente di forme circolari, fitte e variopinte. Oggetti che ricordavano dei rompicapi, enigmi visivi, rebus tridimensionali.
Poi ho scoperto la carta e mi si è spalancato davanti un universo creativo che percepisco illimitato. La carta è carta oppure diventa altro perché si trasforma a seconda di come la si tratta. Le forbici seguono le loro traiettorie e la tagliano, le mani la arrotolano, la colla imbeve le sue fibre e la indurisce come fosse pietra scolpita, il colore la trasfigura, la vernice la lucida. Si trasforma in altro, legno, sasso, ceramica, metallo e se si combina con questi materiali le possibilità creative si moltiplicano.
2018
_Collettiva «Silvia Klainscek, Damjan Komel, Franco Spanò. Slikarstvo kiparstvo fotografija / pittura scultura fotografia», Kulturni Dom, Gorizia
2017
_Collettiva «Sguardi al femminile», espongono: Silvia Klainscek, Massimiliano Sonego, Valeria Marchi, Casello di Guardia, Porcia (PN)
_Collettiva «Fuori rotta», associazione culturale Prologo, Gorizia
2016
_Collettiva «Flora Mirabilis. Visioni della Natura al femminile», Vivai Bejaflor Spazio Arte, Portogruaro (VE)
2015
_Collettiva «Lo spazio del volo», Musei provinciali, Borgo Castello, Gorizia
2013
_Collettiva «Nora Gregor. La figurazione dell’oblio», Musei provinciali, Palazzo Attems-Petzenstein, Gorizia
_Collettiva «Guardare di gusto», Museo Santa Chiara, Gorizia
_Personale «Tavole per un'evoluzione», San Gregorio Art Gallery, Venezia
2012
_Collettiva «Profezie», Musei provinciali, Palazzo Attems-Petzenstein, Gorizia
2011
_Collettiva «Le connessioni dello stivale», Musei provinciali, Borgo Castello, Gorizia
2010
_Personale «Scacchiere», San Gregorio Art Gallery, Venezia
_Collettiva «La materia e il sogno. Opere su Carlo Michelstaedter», Galleria Dora Bassi, Gorizia
_Collettiva «Il ventaglio», associazione culturale Prologo, Gorizia
2009
_Collettiva «Vertigine del sacro», Galleria Dora Bassi, Gorizia
_Collettiva «Rosa. Happening d’arte», galleria Anfora, Terzo D'Aquileia (UD)
2008
_Collettiva «Il bordo», associazione culturale Prologo, Gorizia
_Collettiva «Nasmeh pomladi» (Il sorriso della primavera), aula del Municipio di Nova Gorica (Slo)
2007
_Personale «Scacchiere», associazione Amici di Bambi onlus, Porcia (Pordenone)
_Collettiva «Passaggi», Castello di Gorizia
_Personale, rassegna «(In)contemporanea», sala del ridotto, Teatro Verdi, Gorizia
1994
_Collettiva «Transiti», Dongione Porta Udine, Palmanova (Udine)
1993
_Rassegna di pittura «Primaparete» indetta dal Lion Club Milano, centro all’Antico Oratorio della Passione, Milano
_Rassegna d’arte «Artisti per una cultura di pace. Una scuola per Osijek», indetta dalla Croce Rossa Italiana,
_Galleria d’arte contemporanea «Luigi Spazzapan», Gradisca d’Isonzo (Gorizia)
_Personale, bar «Tortuga», Duino (Gorizia)
1991
_Collettiva «Donne», studio d’arte «Exit», Gorizia
1990
_Personale, galleria d’arte «Il Segno», Cormòns
1989
_Personale, sala mostre centro civico di Lucinico (Gorizia)
1989
_Esposizione d’arte «Bohème 1989», centro San Giorgio, Brazzano di Cormòns (Gorizia)
_Personale, centro culturale «Stella Matutina», Gorizia