RECENSIONI

“SACRO E QUOTIDIANO”

Il linguaggio pittorico che Rino Laudani utilizza nelle opere legate al tema sacro, riporta ad una dimensione rinascimentale di matrice veneta, in primis belliniana. L’imponente “Madonna con Bambino e San Giovannino” rievoca la bellezza delle grandi pale d’altare quattrocentesche.

La struttura architettonica aperta che accoglie le figure su uno sfondo paesaggistico dilatato e intriso di acqua, cielo e terra, mostra tutta la forza dell’incarnazione divina antica riproposta in un’epoca attuale, epifania sentitamente interpretata di una natura resa sacra. La precisione fiamminga del dettaglio e l’uso sapiente della linea di contorno oltre ad esaltare la volumetria rigorosa del panneggio della veste della Madonna e del corpo nudo del Bambino e di San Giovannino, attestano una conoscenza profonda delle rispondenze cromatiche, dei trapassi chiaroscurali e timbrici. La ieraticità delle pose e la solidità delle forme imperniate sulla perfezione degli ovali dei volti e sull’esattezza sferica dei frutti descritti – si noti l’arancio, e il ricordo va a Cima da Conegliano- esaltano la dimensione simbolica dell’assunto pittorico, nella convinzione che l’immagine dipinta continua ad essere icona, luogo di incontro tra esperienza umana e spazio spirituale esteso all’infinito.

L’opera “Risurrezione” ci presenta un Cristo che, vincendo la morte, abbandona il sepolcro nel bianco abbacinante di una luce irreale e metafisica, trasfigurazione potente di una dimensione che vanifica il tempo ed apre ad un universo in espansione.

A differenza del “San Girolamo”, dove una severa ambientazione di pietra rievoca l’eremitaggio del Santo nel deserto della Calcide, qui la quasi totale assenza di riferimenti naturalistici, come nel “Cristo” del 2008, isola l’effige in un’aura sacra profondissima che concentra nel volto l’espressione massima dell’incontro tra umano e divino e in questo “sguardo” c’è tutta l’immensità sapienziale del nome di Dio.

La medesima intensità metafisica si coglie nella ricca e varia produzione di nature morte di Rino Laudani. L’acribia del tratto e la veridicità del segno, “scolpiscono” fiori, piante, pesci, di grande efficacia e impatto visivo secondo una monumentalità fuori dal tempo.

In “Cactus”, ad esempio, la descrizione minuziosa ed attenta esalta le qualità tattili del soggetto e il corpo spinoso ci appare con una maestosità rara, degna di uno still life fotografico denso di accenti iperrealistici. Anche le composizioni “Natura morta con broccolo”, “Tre sardine” o “Radicchio, piatto e mela” affascinano per la semplice e robusta fermezza dei soggetti rappresentati nella magia del quotidiano e nell’immobilità di una collocazione spaziale che deraglia qualsiasi sensazione temporale.

Nei dipinti dedicati al paesaggio e nelle opere grafiche, Rino Laudani appare più sciolto e libero, consapevole di una resa più fresca ed impressionistica. Il disegno conferma un’intenzione mimetica felice, una trascrizione fenomenica immediata e una notevole abilità sintetica che induce a percepire le situazioni evocate dalla linea, come nell’icastico“Istinto di sopravvivenza” o nel più raffinato “Scusa” di efficace esito stilistico.

Muovendosi tra “sacro e quotidiano”, Rino Laudani attesta una passione sincera nei confronti di una pittura chiamata a celebrare la realtà in tutte le sue manifestazioni e in tutte le sue autentiche e proteiformi essenze.

Lorena Gava

Insegnante e Critica d'Arte