La visita guidata

Dopo oltre venti edizioni il Comitato del Presepe, affiancato dal Comitato del Castello, vive una realtà diversa da quella dei primi anni, vive quasi motu proprio, i giovani di loro iniziativa sono venuti, hanno ampliato il gruppo, hanno apportato nuove forze vitali e in un’ottica davvero ottimistica si pensa di dare prova nelle prossime giornate di festività di un lavoro davvero ben fatto e rinnovato! Del resto l’afflusso notevole di turisti provenienti da ogni parte dell’Umbria e d’Italia ci ha confermato che la manifestazione ha trovato ormai la sua giusta collocazione tra i vari presepi che popolano la terra umbra e senza apparire troppo immodesti possiamo trarre la conclusione positiva che la nostra rappresentazione riesce ad emozionare e a coinvolgere i visitatori.

Peculiarità del presepe di Arrone è l’ambiente medioevale ed unico in cui si snodano le varie scene, il Castello è infatti un’antica rocca che porta intatto il sapore del tempo passato con i suoi vicoli, le case in pietra, le vecchie mura, la chiesina di età romanica,con affreschi restaurati di recente della metà del quattrocento e, infine, la torre cinquecentesca che dall’alto dei suoi 17 metri domina tutta la vallata della bassa valnerina. L’ingresso per il presepe coincide con l’antico arco in pietra che chiudeva la cinta muraria. Nella zona della torretta d’avvistamento antistante l’arco, un primo punto di ristoro dove numerose donne, in abiti arabi, preparano gustosissime pizzole dolci o salate e i visitatori hanno l’opportunità di scaldarsi e di prepararsi alla salita che porta al successivo arco, dove due guardie romane bloccano il passo per permettere un ingresso guidato all’interno del castello. Anche qui prima dell’arco c’è un altro punto di ristoro a base di "vin brulè", bevanda calda fatta con vino e spezie e offerta da un rude mercante e da un’ancella di rara bellezza!

Dopo una breve attesa le guardie danno il via e il gruppo formatosi sale per la Chiesa di San Giovanni Battista, dove si svolge la scena dell’annunciazione. Ogni scena è accompagnata da musica e parlato così da creare un percorso interamente fasciato da note armoniose che creano una scia magica che avvolge e incanta i visitatori. Nella chiesa, sullo sfondo dell’abside, Maria lavora in silenzio quando all’improvviso Le appare un angelo che, tra giochi di luce e colori, sembra apparire dal nulla ad annunciarle la nascita di Gesù, la scena nella sua semplicità è molto coinvolgente ed emozionante sì da spingere gli spettatori ad applausi spontanei!

Il gruppo percorre poi la via dei Mestieri dove, in vecchie cantine, in case disabitate e dirute, si svolgono antichi arti: il falegname con i suoi lavoranti, il fabbro, il vinaio, il ciabattino, il contadino che macina le olive, il fornaio che pulisce il grano e prepara il forno per cuocere il pane.

Alla fine della via si apre uno scenario suggestivo, sotto l’imponente torre, sulle vive rocce rose dal vento, pastori che guardano il gregge mentre dall’alto scende una copiosa neve che copre col suo manto bianco gli animali e le capanne, lì accanto pastori che cuociono bruschette alla brace di focolari all'aperto, mentre in alto una guardia romana osserva attenta la scena.

Nella via principale del castello, dominata dalla parte frontale della torre, viene rappresentato l'antico mercato arabo con bancarelle ricche di stoffe colorate, di lane purpuree, denso di mercanti e donne affascinate da oggetti in coccio, in ferro, in rame, in legno e dai profumi inebrianti delle spezie, della frutta e di tutte le cibarie del tempo. Qui troviamo la danzatrice del ventre che tra morbidi cuscini e veli esibisce le sue grazie ai visitatori mentre un pifferaio seduce e incanta un temibile serpente ed una maga, seduta ad un tavolo con una palla di vetro azzurra e con profumi d’incenso e fiori legge la mano ai visitatori ed offre loro un pizzico di fortuna e qualche perla di saggezza. In questa didascalia di colori e suoni si incontrano Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, che, usciti dalla torre dove un censore romano li ha fatti firmare per il censimento, si avviano stanchi verso un’affollatissima locanda per riposarsi dal lungo viaggio intrapreso.

Uscendo dal mercato si trovano giovani donne che lavorano la creta per farne bellissimi vasi e ancora un vinaio che mesce il vino a ualche viandante stanco; e poi ancora troviamo le tessitrici della lana che con l'antico telaio formano abilmente un tessuto variopinto mentre una anziana donna dipana la lana nell’arcolaio e le ricamatrici mettono in mostra delicati lavori.

All’inizio di via della torre la guida farà sostare per un momento i visitatori per prepararli ad una nuova scena, la discesa dell’angelo alla capanna della natività. Dall’alto un angelo, bella ragazza del gruppo speleologico dei Pipistrelli, scende armoniosamente spandendo intorno a sé una magica scia dorata mentre un raggio luminoso dall’alto del campanile lo inquadra con una potente luce fino a quando lievemente si posa davanti alla capanna della natività. Il bambino Gesù dorme sereno in una mangiatoia sotto gli sguardi amorosi di Maria e Giuseppe e su di loro vegliano il bue e l’asinello.

Il giorno 6 gennaio, inquadrati anch’essi da un raggio di luce, arrivano i Magi con i loro doni oro incenso e mirra e si inginocchiano ai piedi di Gesù bambino, intorno un canto di cornamuse e il vociare allegro dei bimbi che guardano con stupore la magica scena della quale essi stessi sono partecipi.

Il Presepe di Arrone non finisce con la natività, nelle stanze del centro museale del Castello, si rappresenta la vita di Gesù nelle sue tappe più significative, il suo ingresso al tempio e la sua missione nel mondo espressa nella eucarestia dell’ultima cena. Dapprima, Gesù, da bambino, spiega ai rabbini la parola di Dio e poi nella grande stanza a botte si svolge la rappresentazione dell’ultima cena, ispirata a quadri famosi cinquecenteschi. In un’atmosfera religiosa il Cristo, posto al centro, dà il pane e versa il vino ai commensali mentre i visitatori in silenzioso raccoglimento ascoltano il parlato e la musica di fondo, rapiti e emozionati dall’intensità della scena, tanto che tutti escono commossi e partecipi.

Oltre agli applausi questo atteggiamento di partecipazione emotiva è il più bel risultato che possiamo ottenere dopo tante fatiche e lavoro.