L’alimentazione ha un ruolo di primaria importanza sulla qualità di vita e rappresenta lo strumento di prevenzione e cura delle più comuni patologie metaboliche e degenerative.
La domanda e la ricerca di risposte esaustive sulla nutrizione degli animali domestici, sempre più presente nei proprietari degli animali da compagnia al fine di fornire loro maggiore benessere e salute, viene intercettata ancora oggi da interlocutori inesperti o, peggio, non qualificati, che si sostituiscono al Medico Veterinario Nutrizionista nel fornire risposte non di rado prive di fondamento scientifico e basate su punti di vista personali o interessi specifici.
Va da sè che una consulenza nutrizionale non consiste soltanto nel conoscere i prodotti presenti in commercio, ma nell'analizzare in modo critico e analitico le necessità del paziente e nel prescrivere quindi la dieta più appropriata.
Le ultime tendenze nutrizionali stanno spostando l'interesse di molti proprietari verso diete e regimi alimentari non convenzionali, come la dieta Barf (Bones and raw foods) o quella vegetariana o vegana. Motivi? Sostanzialmente il crescente interesse verso alimenti più naturali e la diffidenza nei confronti degli alimenti industriali più tradizionali.
Tutto ciò può essere tradotto nella volontà di assicurare la salute al proprio cane/gatto, nel poter essere coinvolti direttamente nella nella preparazione del pasto con la possibilità di scegliere personalmente gli ingredienti (per es. Ogm free, primo taglio, ecc…), nella ricerca di una dieta priva di additivi, coloranti, tossine o comunque sostanze tossiche.
Diete “casalinghe”
Per assurdo la dieta casalinga potrebbe essere annoverata oggi fra le diete non convenzionali, considerando il fatto che le diete commerciali sono di gran lunga le diete scelte dai proprietari e consigliate dai veterinari generici. La dieta casalinga può essere un'alternativa molto interessante a quella industriale, ma è importante sottolineare che richiede tempo per la preparazione, una maggiore spesa economica e le necessarie conoscenze scientifiche per la formulazione (perchè deve necessariamente essere bilanciata).
Eventuali modifiche di una dieta bilanciata (erroneamente considerate banali), come ad esempio non pesare o sostituire gli alimenti, può provocare eccessi o carenze nutrizionali.
Diete “vegetariane”
La volontà di voler somministrare una dieta vegetariana al proprio cane o gatto è dovuta principalmente a motivazioni etiche, che spingono il proprietario alla condivisione di questo regime nutrizionale con il proprio animale.
Se è giusto che ognuno manifesti eticamente le proprie idee, è altrettando corretto affermare che il compito del professionista è di informare il proprietario sulla fisiologia e le peculiarità nutrizionali del cane e del gatto. Doveroso è sottolineare che le due specie in questione utilizzano le proteine come fonte energetica, in particolare quelle animali ricche di aminoacidi glucogenetici. Inoltre esiste una sostanziale differenza tra cani e gatti, dove i primi risultano maggiormente adattati a una dieta ricca di amidi (carnivori opportunisti, o “modificati”) mentre i gatti rimangono dei carnivori stretti.
Tuttavia l'impiego di fonti vegetali può essere necessaria nell’affrontare con successo alcune patologie, come ad esempio l’urolitiasi da urati, in corso di shunt portosistemici o in alcune patologie epatiche. Ovviamente in questi casi particolari, è fondamentale non solo una scelta oculata delle fonti proteiche e un adeguato bilanciamento della dieta, ma anche controlli clinici ed ematologici appropriati, soprattutto perchè le proteine di origine vegetale rispetto a quelle di origine animale hanno un basso valore biologico, un ridotto contenuto di aminoacidi glucogenetici, un basso contenuto di lisina (aminoacido limitante), un quasi inesistente contenuto di taurina, oltre ad essere frequentemente meno digeribili e meno appetibili.
Diete “BARF” (Bones and raw foods)
Le diete a base di carne cruda (Biologically appropriated raw foods o Bones and raw foods) sono in grande diffusione tra i proprietari di cani e gatti. Una parte importante di questi consumatori è convinta che somministrare una dieta a base di carne cruda, sia casalinga che industriale, con aggiunta di supplementi e vegetali, sia la logica conseguenza della natura carnivora del cane e del gatto.
La base scientifica che supporta la somministrazione della dieta Barf ipotizza una maggiore digeribilità dei nutrient dovuta all’interazione tra gli enzimi presenti nel cibo crudo e quelli digestivi.
Diversamente, sono stati descritti sia rischi nutrizionali che infettivi dovuti all'utilizzo della dieta Barf.
L’argomento è piuttosto vasto e di conseguenza si rimanda alla lettura della letteratura scientifica o al colloquio con il proprio nutrizionista veterinario per ben comprendere le varie sfaccettature dei problemi e dei rischi possibili e degli eventuali reali benefici nel perseguire una dieta crudista a confronto con altri tipi di dieta.
Diete commerciali
“Alimenti completi” e “alimenti complementari” costituiscono le due categorie di alimenti in commercio per cani e gatti. Le due diciture presenti obbligatoriamente in etichetta devono essere le prime ricercate in quanto l’alimento “completo” è quello che soddisfa I fabbisogni giornalieri, quello “complementare” no (fanno parte di quest’ultima categorie gli snack e molti inscatolati umidi per gatti).
Le dichiarazioni obbligatorie riguardano (genericamente):
- L’indicazione di chi produce e commercializza il prodotto e un “contatto”
- La specie (cane/gatto) e la categoria (cucciolo/adulto/senior…) di destinazione
- Se il prodotto è indicato per “particolari fini nutrizionali” (supporto alla funzione renale, cardiaca, ecc.)
- Le istruzioni per l’uso corretto
- Le indicazioni della data di conservazione
I mangimi completi si dividono a seconda dell’umidità presente in “umidi”, “semiumidi”, “secchi”; la percentuale di umidità deve essere dichiarata solamente quando supera il 14%.
Che cosa contiene una crocchetta? Nella lettura di una etichetta è obbligatoria la descrizione della quantità percentuale di proteine, grassi, ceneri, fibra grezza. Quello che non è descritto è la quantità di carboidrati, che va calcolata sottraendo a 100 gli altri costituenti (compresa l’acqua che nel caso di una crocchetta assumeremo convenzionalmente come presente al 10%).
Questi elementi derivano ovviamente dagli ingredienti utilizzati. Semplificando sappiamo che gli ingredienti da cui derivano le proteine possono essere di origine animale o vegetale, i grassi di origine animale o vegetale, la fibra grezza esclusivamente di origine vegetale (generalmente la quota si riferisce quasi totalmente alla fibra insolubile), I carboidrati quasi totalmente da alimenti vegetali.
Gli ingredienti utilizzati nel petfood sono per una grandissima parte costituiti da sottoprodotti di origine animale e vegetale. Il “sottoprodotto” è ciò che nell’industria alimentare e nei macelli “avanza” nei processi di utilizzo e trasformazione e che necessariamente deve essere utilizzato in maniera alternativa (oppure smaltito con evidente spreco e con altri processi che comporterebbero comunque problematiche di ordine ambientale). I sottoprodotti di origine animale (SOA) sono divisi in 3 categorie: la categoria 3 è quella a rischio sanitario praticamente nullo ed è l’unica alla quale si può riferire l’industria del pet food per la produzione appunto di alimenti destinati a cane e gatto. Prima di tale utilizzo però, i SOA di categoria 3 devono essere sottoposti a trasformazione in appositi impianti (industrie del “rendering”) per ottenere un prodotto conforme a caratteristiche igienico-sanitarie ben definite dall’attuale legislazione e dalle quali ne usciranno come “proteine animali trasformate”.
Quando in un’etichetta troviamo descritto come ingrediente il pollo o il manzo o il…sappiamo che altro non è che “proteina trasformata di manzo o di pollo o di…”. La derivazione è quel processo sopra descritto. In questo modo si migliora la sostenibilità nutrizionale, garantendo che una quota di proteine di qualità non vada persa e un corretto bilancio aminoacidico e minerale ottenuto sul nuovo prodotto finale (o almeno questo è l’obiettivo finale prefissato nella produzione del pet food).
La percezione corrente che un “sottoprodotto” sia un derivato pericoloso per la salute è motivo di diffidenza di alcuni proprietari verso il mercato del pet food. In realtà è tutto regolamentato da rigide normative a garanzia della salute nostra e dei nostri animali e i SOA altro non sono che “scarti alimentari” di ingredienti che riempiono le nostre tavole ogni giorno, e che quindi sono sottoposti a identici controlli igienico-sanitari.
Diverso è quando in etichetta viene descrita la presenza di “carne fresca di…”. Questa definizione garantisce la presenza di “muscolo scheletrico fresco”, che in sostanza è carne separata meccanicamente dallo scheletro e non sottoposta ad alcun trattamento tranne il mantenimento della catena del freddo. C’è da sottolineare che nel caso in cui in un prodotto estruso fosse indicate la presenza di carne fresca, nella percentuale descritta bisognerà calcolare almeno il 70% di acqua e che nel corso del processo di produzione tale quota sarà persa (a seguito del trattamento termico).
Riguardo le fonti di carboidrati ultimamente è in forte crescita la produzione di prodotti “grain free”, spesso scelti dai proprietari con la sensazione (percezione) di acquistare un prodotto privo di carboidrati. In realtà questi prodotti contengono fonti di carboidrati "alternativi" quali legumi, patate, tapioca, o altri vegetali che possono apportare anche maggiori quantità di amidi e quote proteiche modificando il pool aminoacidico presente fornendo proteine di minor valore biologico. Inoltre I prodotti “grai free” frequentemente “scontano” spesso una maggior presenza di grassi nella formulazione.
Nella composizione (descrizione), le materie prime possono essere indicate per categorie (cereali, carni e derivati, pesci, legumi, grassi animali, ecc…) oppure per singolo elemento (maiale, mais, grasso di pollo, ecc…), e l’elenco deve essere in ordine decrescente di quantità (cioè il primo alimento è quello presente in quantità maggiore, e poi via via a scalare)
Le materie prime utilizzate possono essere più o meno note ma l'origine e la qualità di queste materie non è possibile saperla. Allo stesso modo non sappiamo esattamente la qualità degli integratori mineral-vitaminici utilizzati.
Gli additivi aggiunti possono appartenere a diverse categorie. I “tecnologici” vengono utilizzati per migliorare la “performance” del prodotto (ad es. conservanti, stabilizzanti, emulsionanti, antiossidanti, ecc.); gli “organolettici” influenzano la percezione sensoriale (colore, odore e sapore); I “nutrizionali” sono sostanzialmente le vitamine e gli oligoelementi; i “zootecnici” come i prebiotici/probiotici.
Quante chilocalorie fornisce un prodotto? Questa informazione non è obbligatoria in etichetta e se non presente sarà compito del Veterinario (meglio se qualificato in nutrizione del cane e del gatto) effettuare il calcolo sulla base delle informazioni “analitiche” in etichetta.
Altro? Alcune “diciture” non sono normate e frequentemente lasciano il tempo che trovano, perchè non sono supportate da nessun riscontro scientifico o tracciamento («premium» e «superpremium», «olistici», «human grade», «naturali», «made in Italy», ecc…)
Salvaguardia dell’acquirente (e ancora di più del consumatore)?
• REGOLAMENTO (CE) N. 767/2009 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 13 luglio 2009 che regola le norme sull’etichettatura (e successive modifiche Paragrafi II, IV, VI, VII, VIII, regolamento (UE) 2279/2017)
• REGOLAMENTO (UE) 2017/1017 DELLA COMMISSIONE del 15 giugno 2017 (che modifica il regolamento (UE) n. 68/2013) concernente il catalogo delle materie prime per mangimi
• REGOLAMENTO (UE) N. 939/2010 DELLA COMMISSIONE del 20 ottobre 2010 tolleranze ammesse per l’etichettatura riguardante la composizione delle materie prime per mangimi
• REGOLAMENTO (CE) N. 1831/2003 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 22 settembre 2003 sugli additivi destinati all'alimentazione animale
• DIRETTIVA 2008/38/CE (con integrazioni e modifiche successive) del 5 marzo 2008 che stabilisce un elenco degli usi previsti per gli alimenti per animali destinati a particolari fini nutrizionali
FEDIAF: Fédération Européenne De l’Industrie des Aliments pour Animaux Familiers
http://www.fediaf.org/self-regulation/nutrition/
In prima pagina recita:
“L'industria utilizza e contribuisce agli studi di ricerca pubblicati dalle autorità riconosciute a livello internazionale, dall'American Association of Food Control Officers (AAFCO) e dal National Research Council (NRC) della National Academy of Sciences negli Stati Uniti. Inoltre, l'industria ha linee guida nutrizionali interne per gatti, cani e conigli.”
“… l'industria segue questi risultati nella produzione di un'ampia gamma di prodotti e ricette sotto controllo biochimico, batteriologico e organolettico.”
In pratica?
• Interpreta le leggi vigenti in materia di etichettatura e fornisce le linee guida applicative
• Fornisce un codice di buone pratiche e lo aggiorna ogni anno
In conclusione…
Scegliere un alimento appropriato per il proprio animale è diventata oggi impresa non facile, subissati da informazioni frequentemente confusionarie e spesso poco scientifiche, provenienti dai canali più disparati e da voci spesso poco qualificate. Il consiglio finale resta sempre di leggere accuratamente ciò che si acquista, non avventurarsi in diete “fai da te”, affidarsi quando se ne vuole sapere di più ad un Veterinario Consulente in Nutrizione del cane e del gatto