Disteso sul versante biellese della Serra Morenica più grande d'Europa, che separa il biellese dal canavese, il centro di Magnano si allunga ai piedi di una collinetta su cui sorge il suo ricetto, nucleo abitativo originario. con un territorio molto vasto, ha tre frazioni: San Sudario, Broglina e Piletta, oltre ad un gran numero di cascine sparse un pò dovunque. Oggi conta circa 380 abitanti ma ai primi del novecento ne aveva oltre 2000; Zimone, Cerrione e Zubiena, i comuni limitrofi sul versante biellese distano alcuni chilometri, come Bollengo sul versante canavesano.Magnano non ha mai ospitato nessuna industria ed i magnanesi si sono sempre sostenuti con l'agricoltura o praticando alcuni lavori artigianali: magnani(fabbri), da cui originò il nome del paese, vasai e sopratutto muratori.La terra non è delle più fertili: argillosa con molte pietre ereditate dal lavorio del ghiacciaio. Nonostante questo un tempo era ben poco il bosco, che attualmente ricopre la maggioranza del territorio: da un censimento del ministero dell'agricoltura del 1935, quando la popolazione, già in calo, assommava ancora ad un migliaio di persone, possiamo sapere che in magnano si trovavano 652 bovini, 35 equini, 56 suini, 25 caprini, 3 ovini. A fronte di 500 ettari di bosco (35 dei quali però erano a castagneto fruttifero) si trovavano circa 150 ettari di prato a pascolo. Si seminavano frumento ( 20 h ), segale ( 21 h ), granoturco ( 88 h ). I vigneti coprivano 92 ettari di terreno, dai quali si produceva un vino di non grande qualità, che comunque soddisfaceva i bisogni locali (quando la grandine non devastava il raccolto...).Tra gli alberi da frutto venivano censiti in parti pressoche' uguali meli. peri, noci, peschi e gelsi: si allevavano quindi i bachi da seta, che venivano venduti presumibilmente a Ivrea ( nel 1895, per esempio, risultavano esserci 30 allevatori che producevano 400 chili di bozzoli). Non vengono menzionati i noccioli, che evidentemente solo in anni più recenti sono diventati una coltura tradizionale del luogo. Tra fine ottocento e fino al secondo dopoguerra del novecento le difficoltà sempre crescenti per mantenere le famiglie numerose con il lavoro dei campi, il richiamo delle industrie nascenti e l'emigrazione verso Nord e Sud America, Francia e Svizzera hanno progressivamente svuotato il paese: oggi molte case restano chiuse per aprirsi nei mesi estivi o nei week end, quando tornano i proprietari, che spesso sono figli o nipoti di chi lasciò Magnano per cercare lavoro altrove, segno evidente di un forte attaccamento alle proprie radici. allora le stradine del paese tornano a riempirsi di bambini come un tempo, quando vi erano ben tre scuole tra Piletta, capoluogo e San Sudario. Negli ultimi anni anche il "trend" negativo dei residenti sembra essersi interrotto, se pur con molta lentezza: qualche nuovo abitante si aggiunge annualmente alla lista della popolazione residente, l'età media però rimane molto alta. Magnano ospita ormai da diversi anni tre importanti realtà, che se pur molto diverse tra loro hanno contribuito a far conoscere il nome del paese a livello internazionale: il Biella Golf Club "Le Betulle", considerato il miglior "green" italiano, sul quale si disputano spesso gare internazionali; L'associazione "Musica Antica a Magnano" ed il suo Festival: ideata da Bernard Brauchli, nato in svizzera ma nipote di emigrati magnanesi, porta ogni estate in paese una serie di concerti e di stage sul tema tenuti da musicisti di fama provenienti da tutto il mondo; infine il Monastero di Bose, centro ecumenico ormai conosciutissimo e visitato da migliaia di persone durante l'anno, nonchè da molti studiosi per la sua biblioteca ricca di preziosi testi sacri. Sembrerebbe quindi che Magnano possa trovare nel turismo (non di massa certamente, ma di nicchia, come si suole dire...) la possibilità di migliorare il proprio futuro, occorrerebbe trovare le risorse necessarie.....