Lettera di Natale (non da così lontano)

Ciao,

Come va?

Quattro righe al volo!

Ovviamente… è arrivato pure Natale.

E sai che pensavo, facendo i pacchettini oggi pomeriggio? Che aveva ragione Branduardi!

Ho capito che il Natale è davvero speciale per due tipi di persone: per coloro che ritornano a casa e per coloro che attendono il ritorno di qualcuno.

La sacralità del Natale sta tutta in quell’incontro, tra chi ritorna e chi attende. Nello stupore di ritrovarsi, nel ripetere i gesti di sempre. Sta nello scoprire che viaggi e rughe, abitudini diverse e nuove tecnologie, lingue straniere e mille altre cose… no non ci hanno cambiato — neanche di una virgola.

Certo, Natale a Napoli… é un’altra cosa. E mi manca. Come ovviamente il sette e mezzo. Certo, la tombola scostumata anche. E l’insalata di rinforzo? Pure. E il capitone (che poi ma chi se lo mangia)? Sì. E gli struffoli… la minestra maritata (meglio se a colazione), pure. Ah!

Ma Napoli é una scusa. Il cibo, è una scusa. I regali, una scusa. Le luci, idem. Ma rincontrarsi no, quello non è una scusa. Lo stupore negli occhi, no. E le risate, quelle di cuore, no.

È quello Natale. Lo è rincontrarsi, è ritornare anche solo per una manciata di ore a casa (ovunque casa sia), è abbracciarsi.

E ho pure capito, che a Natale non ci sono assenze: ci sono solo attese che si sciolgono, ci sono solo distanze che si coprono, ci sono solo ritorni a casa. E ci sono solo sorrisi dolci e forti abbracci: nuovamente ritrovarsi, finalmente. Una sorpresa sempre.

Ecco.

Così, anche se da (non troppo) lontano, dai rispettivi altrove, stasera ci siamo.

Stasera sono al mio posto. E tu al tuo.

È solo che stavolta se sarò io quello che ritorna alla porta o quello che aspetta alla finestra, proprio non lo so. Ma importa veramente?

No. E quello che conta è incontrarsi ancora una volta, è scoprire che sotto la crosta del tempo che passa, alla faccia del noioso registro anagrafico, siamo sempre noi stessi.

E basta uno sguardo per capirlo.

Ecco.

È quasi l’ora — e vado a prepararmi, altrimenti ci perdiamo l’aperitivo.

Ci tenevo a scriverti però, altrimenti per l’emozione mi scappavano le parole.

Intanto un abbraccio fortissimo — gli auguri ce li facciamo dopo con calma quando ci rivediamo,

Luigi

PS Guarda che foto che mi mandano! Ma hai visto che giornata oggi? L’anno prossimo, meglio a Napoli! E mi raccomando, non dimentichiamoci i roccocò!