Canzone per Cincinnato

Canzone per Cincinnato (Song for Cincinnatus) is a short poem I wrote in 2015.

The personification of Rome sitting on a column. The Wellcome Collection.

Canzone per Cincinnato

Nelle notti insonni e lucide,

è un lampo il bove bianco che

t'alleviava dal solco faticoso.

Ora altro suolo (più arido, duro di marmo)

dissodi e semini ogni giorno. Scarso aiuto

e messe poca. Buone braccia esauste.

La senilità o l'amarezza

ti piega, Cincinnato?


Oltre le mura di Tarquinio, l'intrico

di sterpi è asilo per vecchi lupi.

Dentro, il popolo puerile

(timpani e flauti) corona

su podi e capitelli - accanto ai templi -

statue fragili di tribuni

pronte già a cadere.


Chi s'unisce oggi al malumore

- come a memoria spenta -

stette ieri lietissimo ai trionfi.

Ognuno rimpiange

un qualunque uomo antico e

depreca la stagione viva

quasi fosse estranea.

Mentirono dunque le sibille?

E i vaticini, tutti vani? E falsi gli auguri?

Le glorie di Roma non avranno luogo?

E s'avvia agli onori in questa rovina

una genìa che sparge frasi vuote dai rostri!

E i comizi – il nemico in marcia,

la carestia o la furia dal cielo –

sanno solo differire. Se non fuggono,

chiamano soccorso: tanto,

venisti loro incontro una seconda volta.

Quanta pazienza hanno i sassi del foro?


Non l'aria torrida, ma l'argento fine

della corazza t'opprime il petto, Cincinnato.

Se questa è l'urbe eterna e il suo germe,

forse meglio il Tevere placido

sparga pietoso fino al Tirreno

fango e canne e rane.

O offendo così gli dèi benigni,

che questi colli spogli vollero prosperi?


Tengo allora accesa

la speranza di una futura età felice? Ma altrove,

in molti siamo lontani dall'asfissia di Roma.

Sparsi per gli ampi porti d'Egitto,

i ricchi monti d'Atlante, la lineare Atene,

le umide selve dei Germani,

la convulsa Babilonia. O altrove ancora.

Superate le colonne d'Ercole,

anche s'innesta la vite. E voci amiche

chiamano per nome, in lingue altre.

Il mondo non è la biglia di gesso

che ci raccontavamo all'ombra dei faggi

del Gianicolo: là il cuore tremava

per la bellezza (che non so dire). Ma ora?


Domani, ripresa la vita agreste,

lenti i passi nel calmo orto - e vigile

(la Patria è debole nella tempesta) -

quando t'avanzerà un pensiero,

lancialo oltre il dirupo e la siepe:

incrocerà a metà tragitto il mio, Cincinnato.