Aprile ‘20

Aprile ‘20

Aprile ‘20 is a poem I wrote about my life during the Covid-19 outbreak and the lockdown. It's made of notes I wrote in March and April 2020.

Published on this page in July 2020.

It is only in Italian.

La pagina rosa dice che

per le prossime settimane

il sale avrà più sapore.

Tutto più incerto e volatile

in ‘sti strani giorni (ma dài?).

Intrichi d'infografiche,

tanto per semplificare.

~

Ogni sera, dopo la doccia

tiepida, faccio col dito un cerchio

sulle piastrelle madide di goccioline

e pulite. E tiro dentro

un sorriso con due occhietti buoni.

Poi scivolo a letto, steso

vicino al tuo calore. E dormo.

Sembra poco. Non lo è.

~

La seconda batosta

- di quelle da "una volta nella vita" -

che si becca in fronte

la nostra generazione del millennio.

Voglio essere ancora giovane

e vivo - dopo questa.

~

S* perde il lavoro al primo giorno di contratto.

D* partecipa a due funerali in video streaming.

L* partorisce sola nell’ospedale transennato.

~

Apri l’ombrello dei tuoi abbracci,

qui piovono notizie come sassi.

~

Segni come timbri

sulle facce di chi lavora in ospedale.

Vestizioni, raccolte fondi,

pubblicità con istruzioni baritonali.

~

Spiringuacchi sull'agenda vuota.

Colonne in frantumi

e timpani e cornicioni.

Un idillio di marmi antichi

divelti, coi pennarelli.

E scrivo più del normale,

le solite cose banali.

~

Mi lego ai racconti di sconosciuti.

Parlo con chiunque al telefono.

Ore di videochiamate (io?).

Sento papà quasi ogni pomeriggio.

~

Fortezza Bastiani. Bollettino delle 18.

Si panifica, si suona, si piange.

Si guarda fuori: nessuno.

~

Dal formicaio di Twitter

mi sale addosso l’ansia.

Ieri virologi, oggi climatologi,

domani esperti di fisco e/o

commercio internazionale.

Giovedì vorrei gli gnocchi.

~

Uno scroscio di applausi e pentolame

dai balconi per graffiare

queste serate troppo silenziose.

Aspettando il rumore di una buona novità.

~

Tengo il respiro

e ti bacio senza ragione.

Le mani strette ancora umide,

un filo di sapone.

Dal cortile profumo

di fico e di lavanda:

il vento forte anticipa l’estate.

Giochi di luce tra nubi ingrossate e alte.

Lavoriamo in cucina,

io e te di fronte. Ci guardiamo

nell’abbaglio azzurrino degli schermi.

Compagni di banco - e fidanzatini.

~

Faccio pure yoga - dentro casa.

Tutto storto, ora espiro piano.

Cane. Vacca. Cobra.

M’inarco sul lato, ora l’altro.

Imparo a apprezzare l’immobilità.

~

Perse nella sciacquatura

di perifrasi e spiegoni

particelle di verità da isolare

manco fossimo al CERN.

Certi, sotto ciuffi 3D e cerone,

hanno rughe profonde

più della coscienza.

~

Scribacchio. Lavoro. Non esco

da un mese. Seguo una routine.

Sto sullo sgabello.

Pure la cervicale prende tempo.

Conto fino a ventuno.

~

La gattina dei vicini spunta alla finestra.

Ti chiede una carezza per colazione.

~

Nel ritaglio di cielo terso mattutino

fa strano un falco sospeso.

Il bel velo del silenzio urbano.

L’aria innaturalmente fresca.

Faccio piano ché ancora dormi.

~

Che tempi! E pagano pure

chi ritirasse i bidoni di greggio

per l’estate. Ma vedo meglio

due sdraio, un ombrellone,

sfilatini mozzarella e crudo,

e un fazzoletto di Tirreno pulito.

~

Leggiamo le curve.

Contiamo i giorni e i percento.

Questi puntini sono vite,

come la nostra.

~

Ci spediscono mascherine

con le uova di cioccolato

e un pensiero gentile: "A presto!".

~

Il Papa dice messa nel deserto di San Pietro.

L’inutile notifica del volo cancellato per Napoli.

~

C’è un occaso

(come dovrebbe - o no?)

in quest’occaso.

Ma fuori albeggia

e afferro la caffettiera.

~

Certe sere conto gli anni a peso.

Ti fermi un attimo e il cervello

sforna in automatico bilanci - da cestinare.

Vecchie trasmissioni su YouTube

per prendere sonno.

~

Quale mese era il più crudele?

Sia chiaro - non sono migliore di ieri,

Ma nemmeno troppo stanco.

~

Una lista di canzoni anni 80:

penso a mamma com’era.

E faccio pulizie. Butto via

carte ormai inutili e parole

rimaste nelle penne rinsecchite.

~

Ricopio 'sto scarabocchio

per i prossimi scartafacci: un promemoria.

Ascolto podcast arretrati.

Sfrondo l’elenco “Leggerò”.

~

E si va avanti. Insieme tu e io.

La valigia di sempre alla porta.

Voglia di viaggi, di concerti,

Di cene con gli amici. E poi vorrei

fosse tutto più facile, domani,

pure l’amore, pure la verità.

Così stiamo - aprile ‘20.