Teologia

2. “Vi è un principio di ordine che lavora anche mediante disordine, una crescita di organizzazione che avviene anche mediante caos, un’evoluzione che procede anche mediante involuzioni. La modernità non aveva torto a distruggere l’idea di un’armonia prestabilita, di un universo come un giardino ordinato dove ogni dettaglio è curato e voluto. Non c’è nessuna armonia prestabilita, non c’è nessun disegno già disegnato che cala dall’alto (a meno di voler attribuire a questo disegno che cala dall’alto anche tutto il carico di dolore e di assurdità che pervade la natura e la storia). Al contempo però si deve affermare, a mio avviso, che il processo cosmico mostra una salita dal basso verso l’alto, una crescente tendenza all’organizzazione. Non senza dolore e assurdità, non senza selezione naturale, anzi, grazie al dolore e grazie alla selezione naturale. Ma la crescita verso la progressiva organizzazione c’è, è un dato di fatto.”

3. “Se il Dio personale non si può conoscere razionalmente, è quindi vero quanto dicono molti, ripetendo un pensiero già sorto nell’antichità e tematizzato da Ludwig Feuerbach nell’età moderna, che siamo noi ad aver inventato Dio? È vero per quanto attiene al «concetto», ma questo non implica che la «realtà» cui rimanda il termine Dio sia falsa.”

4. “È proprio per questa impossibilità di com-prendere Dio, perché ne siamo piuttosto com-presi, che è scorretto parlare di «prove» dell’esistenza di Dio. L’esistenza di Dio è per definizione inattingibile dalla mente umana, perché in caso contrario avremmo a che fare con un oggetto finito, e non con la dimensione infinita alla quale rimanda il termine Dio.”

5. “L’errore più comune nel pensare Dio – e che impedisce di comprendere l’effettiva realtà in gioco in tale concetto – è di associare immediatamente al termine «Dio» un essere personale, pensando che ogni ricerca al riguardo sia necessariamente una ricerca su questa entità personale: Dio come un ente, come una cosa distinta da tutte le altre cose, per quanto superlativa. Si tratta dell’errore più diffuso, in base al quale i più ritengono che Dio sia un nome proprio, come Stefano o Caterina.”

6. “L’equilibrio reale che percepiamo tra caso e necessità, contingenza e potenzialità, è a mio avviso coerente con la volontà di un Creatore paziente e sottile, pago di raggiungere i propri scopi attraverso il disvelamento di un processo e disposto perciò ad accettare un certo grado di vulnerabilità e precarietà che sempre caratterizza il dono della libertà per un atto d’amore.”

7. “Keith Ward… considera assolutamente improbabile che solo la selezione naturale abbia prodotto l’essenza razionale; per spiegare l’intero processo sarebbe più facile ammettere l’ipotesi di un influsso invisibile di Dio attivo in ogni momento o che determina passivamente. Il biochimico e teologo di Oxford Arthur Peacocke, altrettanto stimato riguardo al dialogo scienze naturali-teologia, si è dato molta pena per spiegare l’influsso di Dio sull’universo, e quindi la sua speciale provvidenza, con le categorie della fisica.”

8. “Un’idea troppo esteriore e antropomorfa starebbe a significare che Dio, come un signore e un re, «controlla» e «governa» gli eventi, anche quelli apparentemente casuali, persino i processi subatomici indeterminati. Che ne sarebbe allora in questo caso degli sperperi e dei vicoli ciechi dell’evoluzione, delle specie estinte e degli animali e degli uomini morti miseramente? E dell’infinita sofferenza e di tutta la cattiveria in questo mondo e nella storia universale? A ciò una simile concezione di un Dio-signore non ha alcuna risposta… Lo spirito di Dio non opera nel mondo dall’alto verso il basso o dall’esterno come motore immobile nel mondo. Esso agisce piuttosto come la realtà dinamica più vera «dall’interno», nel processo ambivalente di sviluppo del mondo, che esso rende possibile, predomina e porta a termine. Esso opera non dal di sopra del processo universale, bensì nel doloroso processo universale; «dentro», «con» e «tra» gli uomini e le cose. Esso stesso è l’origine, il mezzo e lo scopo del processo universale!”

9. “La scienza, in questo problema che è al di sopra di tutta l’empiria, non è sostanzialmente in grado di offrire una «motivazione ultima». Per questa «ricetta» di una genesi di questo mondo, una legge metaempirica di tutte le leggi naturali, è «competente» la filosofia e ancora di più la «religione». Essa è in grado di riconoscere e interpretare la grande connessione che sussiste tra i diversi livelli del nostro universo – la connessione tra il microcosmo e le particelle elementari, gli atomi e le molecole e le diverse forme di vita, le cellule, gli organismi, fino al macrocosmo dei pianeti, delle stelle, delle galassie e dell’universo in toto.”

10. “Come dovette «essere» lì tutto proprio «esatto» dal big bang in avanti, affinché tale vita potesse un giorno nascere! Ci ricordiamo delle costanti naturali: la carica dell’elettrone «e», il quanto di energia di Planck «h», la costante di Boltzmann «k», la velocità della luce «c»… E come là nello spazio dovette essere tutto tarato precisamente (in nessun caso non sempre simmetricamente) in modo che dopo miliardi di anni la vita potesse un giorno nascere: la messa a punto esatta dell’energia e della materia, delle forze nucleari elettromagnetiche, della forza di gravità e l’energia per reazione nucleare nel nostro sole… Si sviluppò tutto questo quindi del tutto «casualmente» verso la vita, verso l’uomo? Ecco ciò che è più sorprendente ancora: sulla nostra terra si poté sviluppare infine dal regno animale, dopo miliardi di anni, persino la vita con lo «spirito»: l’uomo.”

11. “Ma che cos’è la luce? Un’onda elettromagnetica che si espande con la massima velocità – una realtà ancora piena di segreti anche per i fisici, che sembra avere caratteristiche contraddittorie, mostrandosi a volte come onda, a volte come particella quantistica. Una «coincidentia oppositorum» come abbiamo visto: due immagini, un’immagine ondulatoria e una delle particelle, che si escludono e comunque si completano. Il grande fisico atomico danese Niels Bohr, insegnante di Heisenberg e di un’intera generazione di fisici («l’interpretazione di Copenhagen»), ha introdotto a questo proposito il famoso concetto di «complementarietà»: servono entrambe le immagini opposte, per descrivere il segreto della luce. E questa complementarietà di immagini e concetti opposti serve a parafrasare il segreto di Dio.”

12. “Credere oggi nel creatore del mondo non significa, quindi, credere a un qualsivoglia mito e neppure immaginarsi Dio quale creatore del tutto umano, come lo ha dipinto per esempio l’impareggiabile Michelangelo da artista sulla volta della Cappella Sistina. Qui finiscono tutte le rappresentazioni… Oggi nell’orizzonte della cosmologia scientifica, credere nel creatore del mondo significa dire di sì con una fede illuminata al fatto che l’universo e l’uomo non rimangono senza spiegazione rispetto alla loro origine, che essi non sono insensatamente gettati dal nulla nel nulla, ma che sono pieni di senso e di valore in quanto totalità, non caos, ma cosmo, poiché essi hanno in Dio la propria causa prima, il proprio autore, creatore, una sicurezza prima e ultima.”

Note