Chi sono

Appartengo senza dubbio a quella categoria di persone per le quali esistere non è un fatto ovvio.

Fin da piccolo mi sono sempre fatto domande sul vero senso della vita: “io chi sono?” “che ci faccio qui?” “e che cos'è 'io'?” “e che cos'è 'qui'?”

“Molte persone possono passare tutta la vita senza essere sfiorate da queste domande - o, in caso, solo di striscio, per poi continuare per la loro solita strada. Lavorano e studiano, guidano macchine, fanno l'amore, chiacchierano del più e del meno accanto al distributore di caffè, si scaldano perché ci sono troppi stranieri in Patria, programmano le vacanze, si preoccupano per la propria famiglia, per la casa e per il futuro dei propri figli, si impegnano per cambiare il mondo, per avere successo, o vivono nel timore di perderlo, fanno la guerra, guardano con partecipazione programmi televisivi, leggono, sanno che un giorno moriranno ma ci pensano il meno possibile, e tutto questo, non c'è che dire, basta e avanza per riempire una vita.

Ma per un altro tipo di persone non basta. Per loro non funziona così. Potremmo discutere per ore se siano più o meno sagge delle prime, ma il punto non è questo. È che questo tipo di persone non si è mai ripresa da una sorta di stupore che impedisce loro di vivere senza chiedersi perché vivono, qual è il senso di tutto ciò, ammesso che ci sia. Per queste persone l'esistenza è un punto di domanda e anche se non escludono che a questa domanda non ci sia risposta, loro la cercano, non possono farne a meno”.[1]

Io sono fra questi.....

Alfonso

[1] Riprendo (e faccio mia) gran parte di questa riflessione da Carrère Emmanuel, Il Regno, Milano 2015, pag. 39.