Anima/Coscienza

  1. “Le neuroscienze cartesiane non dispongono di una corroborazione empirica per la loro assunzione base secondo la quale l’esperienza cosciente sarebbe un fenomeno neurale. Occorre, dunque, cercare altrove per trovare le fondamenta di questo impegno indiscusso.”

2. “Sappiamo che l’uomo è qualcosa di più di una macchina psichica dai precisi ingranaggi.”

3. “Se guardiamo al cervello, stiamo cercando la coscienza nel posto sbagliato. Dobbiamo estendere la nostra concezione del macchinario della coscienza oltre il cervello, includendo anche la vita attiva che conduciamo nel mondo.”

4. “Il cervello non genera la coscienza nel modo in cui una stufa genera calore. Sarebbe meglio paragonarlo a uno strumento musicale. Gli strumenti non fanno musica, non generano suoni da soli. Essi permettono alle persone di fare musica o di produrre suoni. L’idea di Crick, secondo la quale ciascuno di noi non sarebbe altro che il proprio cervello – o, in termini più semplici, l’idea che la coscienza sia un fenomeno del cervello, così come la digestione è un fenomeno dello stomaco -, somiglia all’immagine fantastica di un’orchestra che suona da sola.”

5. “Spiegare la mente in termini di cellule è come spiegare la danza in termini di muscoli: non è possibile.”

6. “Nessun essere vivente è semplicemente un meccanismo, anche se ogni sistema biologico può essere considerato un sistema meramente fisico e dunque, in un certo senso, meccanico.”

7. “Il soggetto dell’esperienza non è una parte del nostro corpo. Noi non siamo il nostro cervello. Il cervello, piuttosto, è una parte di ciò che noi siamo.”

8. “Al momento, riguardo al problema di come sia possibile che «un vasto sistema di cellule nervose e le molecole che le compongono» possano dare origine alla coscienza, non disponiamo di alcuna soluzione che sia migliore dell’ipotesi per cui occorre assumere l’intervento di un’anima sovrannaturale per spiegare questo mistero.”

9. “Certo, le religioni e lo stesso Cartesio non hanno mai detto che la cosa dentro di noi che pensa e sente è una parte del nostro corpo, un pezzo di carne, come il cervello. Hanno supposto che fosse qualcosa di immateriale, o spirituale, e dunque in questo senso qualcosa di non naturale. Come potrebbe la mera materia (la mera carne) acquisire la capacità di pensare e sentire? Una simile possibilità appare inconcepibile.”

10. “L’assunzione da cui muove la ricerca sulla coscienza è del tutto erronea. La coscienza non accade nel cervello. Questa è la ragione per cui non siamo ancora riusciti a dare una buona spiegazione delle sue basi neurali.”

11. “Il nostro problema consiste nel fatto che abbiamo cercato la coscienza dove non c’è. Dovremmo invece cercarla là dove essa si trova. La coscienza non è qualcosa che accade dentro di noi… L’idea che l’unica indagine propriamente scientifica della coscienza sarebbe quella che la identifica con eventi nel sistema nervoso è frutto di un riduzionismo ormai datato.”

12. “Dopo decenni di sforzi comuni da parte di neuroscienziati, psicologi e filosofi, l’unico punto che sembra rimanere non controverso circa il ruolo svolto dal cervello nel renderci coscienti…è che non ne sappiamo nulla. Anche i più entusiasti delle nuove neuroscienze della coscienza ammettono che, allo stato attuale delle cose, nessuno possiede ancora una spiegazione plausibile del modo in cui l’esperienza…possa emergere dall’azione del cervello.”

13. “La coscienza non è limitata al cervello, perché la coscienza è non-locale, e il nostro cervello facilita piuttosto che produrre la nostra esperienza di coscienza…non vi è alcuna base biologica per la nostra coscienza infinita e non-locale, che ha le sue radici nello spazio non-locale… La morte semplicemente segna la fine del nostro aspetto fisico. In altre parole: noi abbiamo un corpo, ma siamo coscienza. Liberi dal nostro corpo, siamo ancora in grado di avere esperienze coscienti, siamo ancora esseri senzienti…la ricerca scientifica ha dimostrato che la coscienza può effettivamente essere sperimentata indipendentemente dal corpo senza funzione cerebrale.”

14. “Dovremmo prendere seriamente in considerazione la possibilità che la morte, come la nascita, possa essere un semplice passaggio da uno stato di coscienza a un altro. La nostra visione della morte è completamente trasformata dalla quasi inevitabile conclusione che dopo la morte fisica possa persistere la coscienza non-locale in un’altra dimensione in un mondo immateriale, invisibile che abbraccia passato, presente e futuro.”

15. “Quanto più ci abituiamo a questa idea di una coscienza che va oltre l’organo che chiamiamo cervello, allora più naturale e probabile troviamo l’ipotesi che l’anima sopravviva al corpo.”

(Henri Bergson)

16. “Lo psicologo Harald Walach ritiene anche lui che le esperienze spirituali e religiose possano essere concepite come l’allineamento del singolo individuo con qualche tipo di realtà transpersonale o trascendente. Secondo lui questa interconnessione può essere spiegata come un effetto dell’«entanglement» generalizzato, predetto da un modello teorico analogo a quello della teoria quantistica. L’«entanglement» generalizzato è un modo formale e scientifico di spiegare la spiritualità come l’allineamento di un individuo con il tutto, allineamento che, secondo questo modello, porta inevitabilmente a correlazioni non-locali.”

17. “Il filosofo olistico e saggista Ken Wilber ha lavorato sul concetto di coscienza transpersonale. Nel suo libro «No Boundary» (Nessun confine), Wilber descrive la coscienza infinita, o coscienza unitaria o eterna. Il sé transpersonale, o «il testimone», viene vissuto in unità con tutto ciò che osserva. Ma io non sono identico alle mie esperienze. Ho un corpo, ma io non sono il mio corpo. Ho desideri, ma non sono i miei desideri. Ho emozioni, ma non sono le mie emozioni. Ho pensieri, ma io non sono i miei pensieri. Tutto ciò che rimane è una coscienza pura e indivisa. Questa coscienza trascende l’individuo e connette tutti gli esseri umani con un mondo al di là del tempo e dello spazio.”

18. “Tutta la materia, inclusa quella delle cellule del nostro corpo, delle molecole e degli atomi, è composta dal 99,999% di vuoto o vacuum e questo vacuum viene riempito con energia e informazione che originano nello spazio non-locale, proprio come l’universo intorno a noi è saturato di informazioni e di energia.”

19. “Io dico che il mistero umano è incredibilmente sottovalutato dal riduzionismo scientifico, con la sua pretesa che alla fine il materialismo spieghi tutto il mondo spirituale in termini di comportamento neuronale. Questa convinzione deve essere classificata come una superstizione… Noi dobbiamo riconoscere che siamo esseri spirituali con anime che esistono in un mondo spirituale così come esseri materiali con corpi e cervelli che esistono in un mondo materiale.”

20. “Sulla base delle teorie della meccanica quantistica, Penrose avanza un’ipotesi sulla relazione tra mente e cervello che postula che la nostra coscienza non può essere localizzata nel cervello perché, per ragioni puramente teoriche, il cervello è incapace di produrre la coscienza umana. Secondo lui il cervello può facilitare, ma non causare l’esperienza di una realtà soggettiva. I ben noti neuroscienziati e Premi Nobel Charles S. Sherrington e John C. Eccles e il neurochirurgo Wilder Penfield furono anche dell’opinione che il cervello è più simile a un organismo complicato che registra e trasmette la coscienza che non a un organismo che la produce. Nel suo recente libro il neuroscienziato Beauregard dimostra che un approccio materialistico alla relazione tra mente e cervello non è più sostenibile nella neuroscienza.”

21. “La mente umana è capace di cambiare la struttura anatomica del cervello e l’associata funzione cerebrale. La mente può cambiare il cervello. C’è una indubbia interazione tra la mente e il cervello e non solo nel senso di causa ed effetto. Per questo sarebbe scorretto affermare che la coscienza può essere prodotta solo dalla funzione cerebrale. Come può un prodotto essere in grado di cambiare chi lo produce?”

22. “Beauregard conclude che la fiducia e le aspettative positive possono influenzare le attività neurofisiologiche e neurochimiche nelle aree del cervello che hanno un ruolo nella percezione, nel movimento, nel dolore e in vari processi emozionali. Questo significa che i processi mentali (pensieri, sentimenti, convinzioni e volontà) possono avere una influenza significativa su vari livelli della funzione cerebrale. Egli usa l’espressione «ipotesi della traslazione psico-neurale». Conclude che quando le aspettative di qualcuno vengono manipolate intenzionalmente (attraverso gli stimoli o l’autoregolazione) o non intenzionalmente (mediante il placebo), questo non solo dà luogo a un impatto positivo sul loro senso (soggettivo) di benessere e su una oggettiva riduzione dei sintomi, ma anche conduce a un reale cambiamento biologico del cervello. Il suo recente libro, «The Spiritual Brain» (Il cervello spirituale), contiene un esteso esame retrospettivo di molti studi che hanno mostrato che la mente può davvero cambiare la funzione cerebrale. L’inevitabile conclusione di tutti questi studi sembra essere che la mente è capace di cambiare l’anatomia e la funzione del cervello.”

23. “I nostri pensieri possono cambiare la struttura materiale dei nostri cervelli a un livello microscopico, poiché il cervello adatta costantemente se stesso.”

24. “Cercherò di convincere il lettore che questi stupefacenti presupposti di partenza delle ricerche sulla coscienza che affermano che la coscienza è un fenomeno neuroscientifico e che si verifica nel cervello sono dei grossolani errori…la ricerca contemporanea sulla coscienza nella neuroscienza si fonda su basi indiscusse ma molto discutibili. La coscienza non avviene nel cervello…Ciò che determina e controlla il carattere dell’esperienza conscia non è l’associata attività neuronale. È fuorviante cercare i corrispettivi neuronali della coscienza. Tali strutture neuronali non ci sono…L’idea che noi siamo il nostro cervello non è qualcosa che gli scienziati hanno studiato; è piuttosto un preconcetto…L’esperienza e la conoscenza non sono prodotti dal corpo. È una conclusione difficile, ma è una conclusione che è difficile evitare.”

25. “Una connessione non dice niente su quale è la causa e quale l’effetto. Un’esperienza conscia può essere il risultato di un’attività cerebrale, ma anche un’attività cerebrale può essere il risultato della coscienza. Allo stesso modo, una connessione non dice niente sul contenuto di un’esperienza soggettiva. Un accoppiamento esatto tra un’attività cerebrale misurabile e il contenuto soggettivo di una esperienza conscia sembra essere altamente improbabile perché l’attività neuronale non è altro che un modo di codificare le informazioni. L’evidenza di attività neuronale significa solo la presenza di strutture attive. Pensate a una radio: si può accendere una radio ruotando la manopola e poi cercare una certa lunghezza d’onda per ricevere una stazione particolare, ma fare questo non influenza il contenuto della trasmissione. In altre parole, sintonizzarsi su una stazione radio non ha nessuna influenza sul contenuto del programma. Ugualmente, accendere il computer, connettersi a Internet e navigare fino a un sito web non determina il contenuto del sito web. L’attivazione di certe aree del cervello non può spiegare il contenuto dei pensieri e delle emozioni. Una correlazione tra l’attività di certe aree del cervello e certe esperienze consce non riesce a spiegare l’origine della coscienza né del suo contenuto soggettivo.”

26. “Le ipotesi che la coscienza e la memoria siano prodotte e immagazzinate esclusivamente nel cervello resta non provata. Per decenni, gli scienziati hanno tentato senza successo di localizzare i ricordi e la coscienza nel cervello. Non sappiamo se mai ci riusciranno. Attualmente la scienza non può spiegare in che modo certe reti neuronali producano l’essenza soggettiva dei pensieri e dei sentimenti perché fino ad ora nessuno studio neurofisiologico ha identificato una qualche precisa corrispondenza tra specifiche attività neuronali e lo specifico contenuto di ricordi, esperienze, emozioni o pensieri.”

27. “Fino ad oggi non possiamo localizzare nessuna singola regione nella quale l’attività neuronale corrisponda esattamente alla vivida immagine del mondo che vediamo davanti ai nostri occhi.”

(Francis H. C. Crick)

28. “L’ipotesi che la coscienza e la memoria siano prodotte e immagazzinate esclusivamente nel cervello rimane non provata. Non c’è nessuna evidenza diretta che provi se e in che modo i neuroni del cervello producano l’essenza soggettiva della nostra coscienza…l’approccio materialista è carente sotto molti aspetti e non può più essere sostenuto nella sua forma attuale. Sta diventando sempre più evidente che l’attività cerebrale in sé non è in grado di spiegare la coscienza.”

29. “La coscienza, l’esperienza soggettiva di un Sé Interiore, pone una delle più grandi sfide alle neuroscienze. Anche una conoscenza dettagliata delle attività del cervello e delle corrispondenze neurologiche della coscienza non riesce a spiegare come o perché gli esseri umani abbiano delle menti consapevoli di sé.”

(David J. Chalmers)

30. “Il fenomeno resta inspiegato se viene considerato dal punto di vista dell’attuale pensiero scientifico che ritiene la coscienza un sottoprodotto dei processi neuronali…Il fatto che esperienze chiare e lucide fossero riportate durante un periodo in cui il cervello era privo di attività…non concorda assolutamente con gli attuali principi scientifici.”

31. “I dati suggeriscono che in questo modello di arresto cardiaco, la NDE (esperienza di premorte) insorga durante lo stato di incoscienza. Questa è una conclusione sorprendente, perché, quando il cervello è così compromesso che il paziente è addirittura in coma profondo, le strutture cerebrali che sottendono all’esperienza soggettiva e alla memoria devono essere gravemente menomate. Esperienze complesse, come sono quelle riportate nelle NDE, non dovrebbero verificarsi o essere conservate nella memoria. Da pazienti simili ci si aspetta che non abbiano esperienze soggettive…quando le componenti cerebrali che generano l’esperienza conscia e sottendono alla memoria sono compromesse dall’anossia cerebrale.”

32. “L’evento paradossale di una consapevolezza lucida e ampliata e di processi di pensiero logico durante un periodo di perfusione cerebrale assente, fa sorgere domande particolarmente sconcertanti sulle nostre attuali conoscenze della coscienza e sulla sua relazione con la funzione cerebrale. Come hanno concluso altri ricercatori: un sensorio integro e processi percettivi complessi, durante un periodo di apparente morte clinica, mettono in dubbio il concetto che la coscienza sia localizzata esclusivamente nel cervello.”

33. “Alcuni elementi delle NDE (esperienze di premorte), specificatamente la coscienza lucida e le percezioni verificabili durante la perdita o il grave danneggiamento della funzione cerebrale, mettono in crisi la teoria dominante della relazione tra coscienza e cervello, che vede la coscienza come un prodotto della funzione cerebrale. Questo è il motivo per cui tanti scienziati si stanno impegnando per comprendere le NDE e anche perché la ricerca su questo argomento può essere vista come una minaccia per il dogma scientifico. Gli scienziati fanno tutto quello che possono per spiegare le NDE con l’aiuto delle teorie e dei modelli esistenti e spesso finiscono per dare un resoconto parziale e semplicistico delle NDE nel tentativo di far quadrare ogni aspetto del fenomeno con i sistemi esistenti.”

34. “L’esperienza universale di una coscienza chiara e ampliata durante un periodo di incoscienza, con pensieri lucidi, emozioni e ricordi fin dalla prima infanzia e a volte con la percezione di trovarsi in un punto al di fuori e al di sopra del corpo senza vita, solleva dei quesiti fondamentali. Non assomiglia né a un sogno e nemmeno alle storie incoerenti che a volte vengono raccontate al risveglio da un coma con danni cerebrali e nemmeno ad allucinazioni. Non assomiglia agli effetti collaterali dei farmaci o ai ricordi della nascita. Ma allora cos’e?”

35. “Anche l’idea che durante la vita la coscienza non sia confinata nel corpo e nel cervello non è nuova. Recentemente ho visto un disegno di Robert Fludd, un medico e filosofo inglese del diciassettesimo secolo, che credeva che il nostro intelletto, con tutti i suoi processi mentali, i nostri ricordi e le emozioni, i sogni e le visioni, sia in gran parte localizzato fuori dal nostro cervello.”

36. “Come è possibile che le persone osservino la loro rianimazione da una posizione al di sopra del loro corpo inanimato? Come possono avere dei pensieri chiari e conservare dei ricordi senza un corpo fisico? Come è possibile che incontrino e riconoscano parenti deceduti? Come è possibile avere una panoramica della propria vita o delle preveggenze in pochi minuti, come se il tempo e le distanze non esistessero in questo altro mondo ultraterreno?”

37. “Noi non possiamo sottrarci alla conclusione che la coscienza infinita è sempre stata e sempre sarà, indipendentemente dal corpo fisico. Non c’è inizio e non ci sarà mai una fine per la nostra coscienza. Per questa ragione dobbiamo prendere in seria considerazione il fatto che la morte, come la nascita, possa essere un semplice passaggio da uno stato di coscienza a un altro, e che durante la vita il corpo abbia funzioni di interfaccia o di cassa di risonanza.”

38. “Tutti i risultati delle ricerche che non possono essere spiegati dal punto di vista predominante sono classificati come anomalie, perché minacciano il paradigma esistente e mettono a rischio le aspettative da esso suscitate.”

39. “Durante la vita nel nostro corpo muoiono 500.000 cellule ogni secondo, 30 milioni ogni minuto e 50 miliardi ogni giorno. Queste cellule vengono completamente rimpiazzate nelle 24 ore e, in questo modo, una persona ha un corpo completamente nuovo ogni due anni. La morte cellulare non coincide pertanto con la morte fisica. Nel corso della vita, i nostri corpi cambiano costantemente da un secondo all’altro. Eppure noi non lo sentiamo e non ce ne accorgiamo. Come possiamo spiegare la continuità di questo corpo che cambia costantemente?... La coscienza svolge un ruolo fondamentale in questa differenza. E qui sorge la domanda: noi essere umani «siamo» i nostri corpi oppure «possediamo» i nostri corpi?”

40. “Le affascinanti immagini del cervello danno quindi innanzitutto solo informazioni sul «dove» si svolgono il pensare, il volere, il sentire, ma non – così constatiamo – sul «come» essi si realizzano, né tanto meno su «cosa» siano i loro contenuti.”

41. “I biologi possono spiegare come funzionano la chimica e la fisica del cervello. Ma nessuno sinora sa come si arrivi all’esperienza del sé e come il cervello produca significati.”

42. “Non si può osservare né il libero, né il non libero arbitrio, poiché non conosciamo alcun correlato neuronale della libertà. La libertà è di certo anche un costrutto del cervello, come tutti i comportamenti e i pensieri che l’uomo produce, ma è anche e soprattutto un fenomeno che si è sviluppato storicamente, politicamente e socialmente, che non si lascia ricondurre solo a processi cerebrali.”

43. “Tutto il progresso non finirà in un trionfo del riduzionismo neuronale. Anche se una volta o l’altra dovessimo aver spiegato tutti i processi neuronali, che nell’uomo sono alla base della compassione, del suo essere innamorato o della sua responsabilità morale, tuttavia l’indipendenza di questa «prospettiva interiore» resta mantenuta.

44. “Non esiste nell’uomo una realtà «anima», indipendente e contrapposta al corpo, tanto quanto non esiste un corpo mosso in modo puramente meccanico o incoscientemente. L’una e l’altra idea sono astrazioni. L’unica realtà è l’unità di quella creatura vivente chiamata uomo che muove se stesso ed è in relazione con il mondo.”

Note

  1. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 177, di Alva Noë

  2. «La nuova psicologia», trad. it. in «Scritti psicologici del 1886», Università degli Studi di Siena, Siena, 1984, pag. 30, di John Dewey

  3. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 70, di Alva Noë

  4. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 69, di Alva Noë

  5. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 52, di Alva Noë

  6. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 42, di Alva Noë

  7. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 8, di Alva Noë

  8. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 6, di Alva Noë

  9. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pagg. 5 e 6, di Alva Noë

  10. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. 5, di Alva Noë

  11. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. XIV, di Alva Noë

  12. «Perché non siamo il nostro cervello» Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010, pag. XIII, di Alva Noë

  13. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pagg. 308 e 309, del Dr. Pim van Lommel

  14. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 308, del Dr. Pim van Lommel

  15. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 307, del Dr. Pim van Lommel

  16. Le osservazioni del Dott. Walach sono tratte da: «Spirituality: The Legacy of Parapsychology» in «Archive for the Psychology of Religion», 31 (2009), pp. 277-308, citato in «Coscienza oltre la vita» La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 296, del Dr. Pim van Lommel

  17. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pagg. 295 e 296, del Dr. Pim van Lommel

  18. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 282, del Dr. Pim van Lommel

  19. «Evolution Of The Brain: Creation Of The Self», Routledge, 1989, pag. 241, di John Carew Eccles, edizione italiana: «Evoluzione del cervello e creazione dell'io», Armando Editore, 1995

  20. Le riflessioni di Roger Penrose sono contenute in «Shadows of the Mind: A Search for the Missing Science of Consciousness», Oxford University Press, 1996, Estratto da «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 213, del Dr. Pim van Lommel

  21. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 212, del Dr. Pim van Lommel

  22. «Mind does really matter: Evidence from neuroimaging studies of emotional self-regulation, psychotherapy, and placebo effect», April 2007, “Progress in Neurobiology” 81(4): 218-236, doi: 10.1016/j.pneurobio.2007.01.005, di Mario Beauregard. «Toward a Non-materialist Science of Mind», di Mario Beauregard and Denyse O'Leary, in «The Spiritual Brain: A Neuroscientist's Case for the Existence of the Soul», San Francisco, CA: Harper One, 2007, pagg. 125-180, Estratto da «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pagg. 209 e 210, del Dr. Pim van Lommel

  23. «Il cervello infinito». Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello, Edizioni: Ponte alle Grazie, 2014, di Norman Doidge

  24. «Perché non siamo il nostro cervello». Una teoria radicale della coscienza, Raffaello Cortina Editore, 2010, di Alva Noë

  25. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 194, del Dr. Pim van Lommel

  26. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 193, 194, del Dr. Pim van Lommel

  27. Citato in «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 193, del Dr. Pim van Lommel

  28. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 187, del Dr. Pim van Lommel

  29. Citato in «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 187, del Dr. Pim van Lommel

  30. «A Long-Term Prospective Study to Investigate the Incidence and Phenomenology of Near-Death Experiences», in “a Welsh Intensive Therapy Unit.”, Network Review (Scientific and Medical Network) n° 90, Spring 2006, pagg. 23-25, di Penny Sartori

  31. «A qualitative and quantitative study of the incidence, features and aetiology of near death experiences in cardiac arrest survivors», in “Resuscitation” 48 (2001), pag. 151, di Sam Parniaª, D.G. Wallerª, R. Yeatesª, P. Fenwickᵇ - ª University Medicine, Southampton General Hospital, Tremona Road, Southampton SO16 6YD, UK; - ᵇ Institute of Psychiatry, De Crespigny Park, London S.E.5 8AZ, UK.

  32. «Incidence and correlates of Near-Death Experiences in a cardiac care unit», General Hospital Psychiatry, 25(4), July 2003, pag. 275, di Bruce Greyson, M.D.

  33. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 123, del Dr. Pim van Lommel

  34. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 123, del Dr. Pim van Lommel

  35. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 95, del Dr. Pim van Lommel. La citazione di Robert Fludd è tratta da: «Robert Fludd And The End of the Renaissance», Routledge, 1988, di W.H. Huffman. Il disegno di Robert Fludd, riportato a pag. 96 del libro di Pim van Lommel, ha per titolo: «L’analisi Cabalistica della Mente e dei Sensi», Oxford Science Archive, Oxford, Gran Bretagna, 1617, Ristampato con il permesso di HIP Art Resource, NY

  36. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag. 33, del Dr. Pim van Lommel

  37. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag.13, del Dr. Pim van Lommel

  38. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pag.10, del Dr. Pim van Lommel

  39. «Coscienza oltre la vita». La scienza delle esperienze di premorte, Edizioni Amrita, Torino, 2016, pagg. 7 e 8, del Dr. Pim van Lommel

  40. «L’inizio di tutte le cose». Creazione o Evoluzione? Scienza e Religione a confronto, Rizzoli, Milano, 2006, pag. 221, di Hans Küng

  41. «Der Mensch ist nicht frei. Ein Gespräch», in C. Geyer (a cura di) «Hirnforschung und Willensfreiheit», Zur Deutung der neuesten, Experimente, Frankfurt/M. 2004, pag. 26, di Wolfgang Prinz

  42. «Hirnforscher als Psychoanalytiker», in C. Geyer (a cura di) «Hirnforschung und Willensfreiheit», Zur Deutung der neuesten Experimente, Frankfurt/M. 2004, pag. 28, di Niels Birbaumer

  43. «Das Manifest. Über Gegenwart und Zukunft der Hirnforschung», In «Gehirn und Gesit. Das Magazin für Psychologie und Hirnforschung», n. 6/2004, pag. 37. Il manifesto è sottoscritto dai professori: Prof. Dr. Hannah Monyer, Prof. Dr. Frank Rosler, Prof. Dr. Dr. Gerhard Roth, Prof. Dr. Henning Scheich, Prof. Dr. Wolf Singer, Prof. Dr. Christian E. Elger, Prof. Dr. Angela D. Friederici, Prof. Dr. Christof Koch, Prof. Dr. Heiko Luhmann, Prof. Dr. Christoph von der Malsburg, Prof. Dr. Randolf Menzel.

  44. «Was ist der Mensch?», Die Anthropologie der Gegenwart im Lichte der Theologie, Göttingen, 1981 (sesta edizione), pagg. 35 e seguenti, Tradotto in italiano per i tipi di Morcelliana Edizioni con il titolo «Che cosa è l’uomo?», L’antropologia contemporanea alla luce della teologia, Brescia, 1974, di Pannenberg Wolfhart