La notizia è recente, anche se tutto è iniziato nel mese di marzo 2015 quando, a Goito, in provincia di Mantova, un membro della comunità Sikh viene fermato dai vigili e viene multato perché, nella sua cintura, aveva il kirpan, un coltello di circa 18 centimetri racchiuso in un fodero molto elaborato. Il Sig. Singh prova a spiegare, senza successo, al vigile che il kirpan è un simbolo obbligatorio per la sua religione, così come lo è per gli ebrei la kippah, o come il velo sul capo per le donne islamiche. Niente da fare, da quel giorno è stato avviato un procedimento di contravvenzione secondo la legge 110 del 1975.
Il 15 maggio 2017, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di porto, senza giustificato motivo, di un coltello, che per i Sikh rappresenta uno dei simboli di fede più importanti. Una soluzione netta: l’osservanza di una regola religiosa nell’esibire un simbolo della propria fede, non giustifica il porto del kirpan, in quanto, per la legge italiana, il porto di un’arma come il coltello può essere giustificata solo se corrisponde a “regole relazionali lecite”.
Secondo la Corte, l’integrazione degli immigrati nella società di accoglienza deve essere condizionata all’obbligo di conformare i propri valori e la propria condotta con le leggi dello stato in cui si intende risiedere. In altri paesi come Canada, India e Gran Bretagna, ad esempio, l’utilizzo del kirpan è invece del tutto lecito. In queste realtà vi sono esponenti politici di primaria importanza, come il Ministro della difesa canadese, Harjit Sajjan, che sono di religione Sikh.
È una decisione, quella della Corte di Cassazione, più che legittima, ma che pone una questione di grande interesse. In Italia ci sono circa 70 mila Sikh che lavorano soprattutto nel settore agro-alimentare e nell’industria lattiero-casearia. È grazie a loro, fondamentalmente, se produciamo il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano.
Sono presenti soprattutto in Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Veneto e Piemonte. A Sud di Roma vivono stabilmente quattrocento indiani di religione Sikh, con un centro di culto in un Tempio nelle vicinanze di Aprilia. A Novellara, in provincia di Reggio Emilia, con una casa colonica trasformata in gurdwara, è stato inaugurato il 1° ottobre 2000 un nuovo Tempio Sikh alla presenza dell'allora presidente della Commissione Europea, Romano Prodi.
In Italia ci sono circa 20 gurdwara aperti a tutti. Uno dei principali dettami del Sikhismo è, infatti, l’apertura agli altri, perché «Dio accoglie tutti», a prescindere dalla fede religiosa, dalla nazionalità o casta. Inoltre, accanto ad ogni tempio Sikh c’è sempre un langar, cioè una cucina- ristorante dove chiunque arrivi potrà essere nutrito gratuitamente e, se lo chiede, anche essere ospitato.
Jaspreet Singh, vicepresidente della Sikhi Sewa Society, ha proposto al Ministero dell’Interno una riduzione delle dimensioni del kirpan, che fortunatamente non sono fisse, per cercare di trovare un compromesso che consenta ai fedeli comunque di portarlo. Nella sua richiesta ribadisce che non si tratta di un’arma di offesa. Che il kirpan è una cosa sacra, come il crocifisso per un cristiano, e che non ci sono casi registrati al mondo in cui un Sikh battezzato abbia usato il kirpan con scopo offensivo.
Intanto, il 06 giugno 2017, l’ANSA ha riportato la notizia di un ex poliziotto di Cremona, Roberto Rossi, il quale avrebbe trovato una soluzione al problema. Avrebbe infatti progettato un kirpan legale, il Kirpan Legal Worldwide, “che rispetta la normativa in materia di armi, con un logo, un codice alfanumerico identificativo sul fodero e sulla lama, e che è associato ad una tessera identificativa tipo “badge” che riporta tutte le indicazioni distintive. Il kirpan “legale” sta per essere consegnato al Tempio di Pessina Cremonese (Cremona), il più grande d’Europa, ed è stato ufficializzato da Kang Sukhdev, presidente della Indian Sikh Community Italy.
Come i rispettivi termini delle lingue indiane, il termine punjabi sikh significa “allievo”. Il sikh, dal punto di vista religioso, è colui che crede in un unico Dio, Sat Guru, il “Vero Maestro”, e che segue i Guru che ne rivelano gli insegnamenti. Mentre nella religione induista si chiama Guru qualunque maestro o guida, per i Sikh i Guru sono invece ben determinati. Il primo è Dio in quanto Sat Guru; vengono poi i dieci capi della fede sikh, dal fondatore Guru Nanak (1469-1539) fino a Guru Gobind Singh (1666-1708); vi è infine l’Adi Granth, il “Libro Originario” onorato come Guru Granth Sahib, la sacra scrittura dei sikh, nominato ultimo Guru dopo la morte di Guru Gobind Singh. In esso è confluita tutta l’autorità dei Guru e, nelle sue pagine, lo spirito dei “Dieci Guru” si rende perennemente manifesto. É custodito al centro del sacro lago di Amritsar, nel Punjab, all’interno del maestoso e bellissimo Harimandir, il “Tempio d’Oro” concluso nel 1601 e considerato simbolo della religione Sikh e più importante luogo di pellegrinaggio dei fedeli.
La santa comunità Sikh, la Khalsa, venne fondata nel 1699 dal Guru Gobind Singh. I membri, cui vengono impartite precise regole, sono tenuti all’osservanza delle cinque kappa, ovvero: Kesh, peli e capelli non tagliati, segno dell’accettazione della volontà di Dio; Kangha, il pettine, segno del controllo spirituale; Kirpan, il pugnale, segno della volontà di difendere la verità; Kara, il braccialetto metallico al polso, segno dell’unità con Dio e col Guru; Kachh, particolare indumento intimo, segno della forza morale.
Gli esseri umani sono legati alla karma o karam, la legge morale delle cause e degli effetti che si manifesta nella rinascita. Lo stadio finale è l’assoluta beatitudine, o sachkand, aldilà delle parole e del ciclo delle nascite.
(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 20/06/2017)