Non ne abbiamo la più pallida idea!

di Alfonso Coppola

Qualche tempo fa leggevo un saggio, scritto a quattro mani da Paolo Flores D’Arcais e Vito Mancuso dal titolo: Il caso o la speranza? Un dibattito senza diplomazia, edito da Garzanti. Flores D’Arcais è filosofo di tutto rispetto, esponente di spicco del fondamentalismo ateo in Italia; Vito Mancuso è stato docente di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano e l’Università degli Studi di Padova. Coerentemente con il sottotitolo del libro, i due intellettuali affrontano, nel vero senso della parola, senza diplomazia, la madre di tutte le questioni: l’esistenza di Dio.

Nel libro Flores D’Arcais afferma: “Per quanto riguarda Dio, allora. Noi sappiamo tutto. Dal primo istante, o meglio dall’istante immediatamente successivo al Big Bang, fino alla comparsa di Homo sapiens e alla sua avventura che anche tu e io stiamo ora vivendo, ciò che è avvenuto ha una spiegazione che prescinde da Dio. Dio è perfettamente superfluo: ciò che è avvenuto con il Big Bang, le galassie, il sistema solare, la nascita della vita, l’evoluzione dai procarioti ai mammiferi, fino alla «scimmia nuda» che tutti noi siamo, contraddistinta dalla neocorteccia e dal cammino eretto, è spiegato dal sapere scientifico. Ignoto rimane ancora solo quel frammento di frammento di istante, un secondo alla meno 33, che è talmente infinitesimo che in realtà non riusciamo neppure a pensarlo, a immaginarlo. Che prima o poi la scienza ci sveli cosa è accaduto in quell’attimo talmente impalpabile che lo possiamo chiamare attimo-zero, nulla toglie al fatto che comunque l’intero svolgimento del cosmo e della storia del pianeta Terra è stato indagato e spiegato dalla scienza prescindendo da Dio. Insomma, come rispose il grande astronomo Laplace a Napoleone, Dio è un’ipotesi superflua”.

È lo stesso Mancuso che, incredulo, più tardi replica: “Da Socrate ai nostri giorni la grande filosofia si chiude con l’ammissione della docta ignorantia, sulla quale ai nostri giorni Jaspers ha scritto: «Il sapere supremo della filosofia si esprime come ignoranza, non però l’ignoranza iniziale che si supera a vantaggio del sapere, ma quell’ignoranza che si compie a fondamento di ogni sapere, e solo ai limiti del sapere stesso» (La fede filosofica di fronte alla rivelazione, Longanesi, 1970, p. 645). È preoccupante, o forse solo ridicola, la tua affermazione sul nostro sapere tutto rispetto ai grandi interrogativi della filosofia e della teologia”.

Sappiamo tutto, Flores D’Arcais l’aveva già affermato qualche anno prima in un altro libro in cui dialoga col cardinale Angelo Scola dal titolo, Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede. In quell’occasione aveva affermato “Sappiamo tutto: Sappiamo chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Veniamo dall’intera storia dell’evoluzione, cosmica e poi terrestre.” Interessante è quanto aggiunge poi in maniera ancor più incisiva: “un tempo le dispute filosofico-teologiche su fede e ragione erano esplicite, si andava alla radice. Oggi, per paura di ferire la sensibilità di chi ha fede, l’ateo è spesso reticente”. Vale a dire che i possessori di tanta scientifica “onniscienza” eviterebbero di dare sfoggio della propria erudizione solo per non offendere, nel corso della discussione, i credenti “ignoranti”.

Ma, veramente sappiamo tutto sulle questioni cruciali come, ad esempio, da dove viene il cosmo, la nostra specie, la nostra essenza, la nostra autocoscienza? Ma davvero il professor Flores D’Arcais è in grado di spiegarci l’origine della vita? Davvero la biologia del ventunesimo secolo sarebbe venuta a capo del mistero dei misteri?

Lo scienziato Robert Lanza, professore presso la Wake Forest School of Medicine, e Robert Berman, docente di astronomia al Marymount Manhattan College, in un loro scritto dichiarano: “Fino a poco tempo fa, pensavamo di sapere di che cosa fosse composto l’universo, ma ora sappiamo che il 96 per cento dell’universo è formato da materia oscura e da energia oscura, e praticamente non abbiamo idea di che cosa siano. Accettiamo il Big Bang come un fatto assodato, nonostante la necessità sempre più impellente di modificarne la teoria per adattarla alle nostre osservazioni … il mondo, nel suo complesso, non è quello descritto nei libri di scuola. Per diversi secoli, dal Rinascimento più o meno, ha dominato un’unica visione della struttura del cosmo. Questa visione ci ha svelato aspetti sconosciuti della natura dell’universo e portato a innumerevoli applicazioni che hanno trasformato ogni aspetto delle nostre vite, ma è un modello che ormai ha raggiunto la fine del proprio ciclo ed è necessario sostituirlo con un paradigma radicalmente differente, che rifletta una realtà più profonda, finora ignorata”.

La fisica moderna ha letteralmente sconvolto la visione classica del mondo, rimodulando i concetti fondamentali, come quelli di spazio, tempo, energia e materia, fino a ipotizzare iperspazi che si estendono ben oltre le tre dimensioni percepite. Una rivoluzione che ha portato alla ribalta anche il problema della relazione mente-cervello-realtà, ormai fin dall’inizio del secolo scorso. Tutto questo, e molto altro ancora, è stato sintetizzato in un bellissimo libro, pubblicato recentemente da Longanesi, dal titolo: Non ne abbiamo la più pallida idea, un bestseller internazionale tradotto in 25 paesi, scritto da Daniel Whiteson, fisico delle particelle con un PhD in fisica conseguito a Berkeley, il quale collabora con il progetto ATLAS del Cern, che è stato al centro della scoperta del bosone di Higgs, e che insegna fisica sperimentale delle particelle all’Università della California, e da Jorge Cham, che ha un PhD in robotica conseguito alla Stanford University, divulgatore e fumettista molto apprezzato, creatore di PhD Comics, nota e pluripremiata striscia a fumetti che tratta temi di divulgazione scientifica e vita accademica.

Con uno spirito appassionante, facilità divulgativa, ironia, ma allo stesso tempo con rigore (il libro contiene un’appendice tecnica per chi voglia approfondire i temi trattati), gli autori ci accompagnano nei meandri dei misteri dell’universo, sulla cui nascita scrivono che “dire che è successo in circostanze misteriose è probabilmente la madre di tutti gli eufemismi”, ed affrontando enigmi del tipo: “di cosa è fatto l’universo?”, “cosa sono la materia e l’energia oscura?”, “cos’è la massa, lo spazio, il tempo”, “che cosa è successo durante il Big Bang?”. “Un viaggio di scoperta appassionato e divertente, che ci mostrerà l’universo sotto una nuova luce: un’immensa distesa di territori ancora enigmatici e selvaggi, tutti da decifrare”.

Nel leggere il libro di Whiteson e Cham non ho potuto fare a meno di mettere insieme le due cose. Il “Sappiamo tutto”, affermato con così tanta convinzione dal filosofo Paolo Flores D’Arcais, e quanto dichiarato invece dai due citati, autorevoli autori: “Sappiamo davvero poco del mondo in cui viviamo, di come ha avuto inizio, di cosa è fatto e di come finirà. Ci chiediamo da dove vengano lo spazio e il tempo, se siamo soli nell’universo e come funzionano le leggi della fisica quando vengono applicate all’infinitamente piccolo e all’infinitamente grande, ma la verità è che … non ne abbiamo la più pallida idea!

(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 08/04/2019)