Charles Manson, icona del male

Alfonso Coppola

Da qualche giorno la notizia si è diffusa a macchia d’olio su tutti i mezzi di comunicazione: è morto Charles Milles Manson, criminale statunitense famoso per essere stato il responsabile di alcuni dei più efferati massacri della storia degli Stati Uniti d'America. Nel 1969, infatti, Charles Manson finì agli onori della cronaca nera per l’omicidio di Sharon Tate (incinta di otto mesi), moglie del regista Roman Polanski, e di suoi quattro amici che erano in casa dell’attrice. Qualche giorno prima Manson aveva commissionato l’omicidio dell’insegnante di musica Gary Hynman. Gli omicidi furono compiuti dai membri della setta creata dallo stesso Manson, la Manson Family. Gli stessi adepti, qualche giorno dopo il massacro di villa Polanski, uccisero in modo barbaro l’imprenditore Leno LaBianca e sua moglie Rosemary. L’ultimo loro omicidio fu quello di Donald Shea, membro della setta stessa, colpevole solo di avere sposato una donna di colore.

Nel 1967 Manson aveva deciso di divenire un musicista hippy mettendo a frutto le sue capacità musicali. In seguito si era trasferito a San Francisco dove aveva raccolto intorno a sé un gruppo di giovani affascinati dal suo carisma, dalla sua chitarra e dalle sue notevoli capacità oratorie. Per la fine dell’anno il gruppo si mise a vagabondare in un autobus scolastico dipinto di nero e con simboli macabri inneggianti ad un fantomatico “scontro mondiale imminente” e al conseguente sterminio dei ricchi e dei borghesi. In un anno e mezzo Charles Manson e una decina di accoliti girovagarono a bordo del bus per le strade di Messico, Nevada, Arizona e New Mexico, prima di dirigersi in California e insediarsi in zone isolate che circondavano Los Angeles. Prendendo il nome di The Family ("La Famiglia"), o anche The Manson Family, l'uomo riuscì a raccogliere un cospicuo numero di adepti, circa cinquanta persone.

Anche se Charles Manson aveva avuto, nel corso della propria vita, qualche collegamento con il satanismo, le sue attività non potevano essere considerate tipiche del fenomeno satanista come invece venne sostenuto dai media. Il messaggio di Manson era originariamente rivestito di un tono messianico-apocalittico, molto somigliante a quello di tanti sedicenti mistici che arrivavano in quegli anni tra gli hippies. Manson annunciava un’imminente guerra universale fra bianchi e “neri”, durante la quale i “neri” avrebbero sterminato i bianchi, i ricchi e i capitalisti. Dopo aver preso il potere, però, la “razza nera” si sarebbe trovata in difficoltà nel gestirlo. Avrebbe quindi ceduto il comando del pianeta allo stesso Manson e alla sua “Famiglia”. Per contribuire alla riuscita di questo evento, The Family si era posta l’obiettivo di organizzare una serie di azioni di terrorismo urbano, dove la colpa della violenza e degli omicidi contro i ricchi bianchi sarebbe stata attribuita ai “neri”, fomentando inevitabilmente uno scontro razziale. Gli adepti di The Family si sarebbero a questo punto ritirati al sicuro nel deserto, lontani dallo scontro apocalittico, in attesa che i “neri” vittoriosi venissero a cercare quello che sarebbe divenuto, da lì a poco, il loro capo.

La svolta criminale determinatasi in America in seguito ai delitti perpetrati dalla Family di Manson ebbero l’effetto di dare un durissimo colpo al movimento hippie e di stoppare sul nascere la diffusione di un modello pseudo-satanico ancora oggi oggetto di vivaci discussioni. Un dato importante su cui meditare, al di là dei suoi aspetti più spettacolari e cruenti, è che la strage di villa Polanski rappresentò a quel tempo un evento spartiacque, un fatto storico la cui nefasta importanza trascende la mostruosità dei crimini avvenuti. Uno di quegli avvenimenti destinati ad avere ampie ripercussioni sociologiche e a essere reinterpretati e vissuti centinaia di volte per capirne le dinamiche. Non a caso, il regista Quentin Tarantino, in questo periodo sta pensando di realizzare l’ennesima pellicola sulla vita di Charles Manson e, forse per la prima volta, nel ripercorre i tragici avvenimenti che contraddistinsero la sua esistenza, certamente non sentirà la necessità di ricorrere a macabre fantasie per la stesura della sceneggiatura: la realtà sarà più che sufficiente. Manson, infatti, all’interno del disagio di una generazione che non seppe opporsi al processo di criminalizzazione instauratosi subito dopo il massacro, fu il sanguinoso preambolo di quattro importanti ossessioni distintive dell’ultimo ventennio del secolo scorso: il satanismo moderno, il rock satanico, il filone nero delle leggende contemporanee e la fenomenologia dei “serial killer”.

(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 27/11/2017)