La questione di Dio

di Alfonso Coppola

Thomas Nagel è uno dei più eminenti filosofi americani viventi. Professore emerito di Filosofia e Diritto presso la New York University, è tra i pensatori che più ha contribuito alla riflessione sui rapporti tra coscienza e realtà oggettiva. Qualche anno fa Nagel, ateo convinto e personalmente scettico in materia religiosa, ha provocato un grosso scalpore nel mondo scientifico dando alle stampe il libro Mente e Cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa, pubblicato in Italia nel 2015, per i tipi di Raffaello Cortina Editore.

Proprio a partire dalla mente Nagel sostiene, come scrive nell’introduzione all’edizione italiana del libro Michele Di Francesco, che “la visione materialistica e oggettiva del mondo proposta dalla scienza moderna semplicemente non offre margini per una spiegazione dell’esistenza dei fenomeni coscienti”. Questo, secondo il suo punto di vista, insieme all’insufficienza del neodarwinismo di rispondere alle questioni fondamentali poste dalla biologia, cioè l’origine della vita e la sua evoluzione verso organismi sempre più complessi. Scrive, infatti: “Per molto tempo ho trovato difficile credere a una spiegazione materialistica del modo in cui noi e gli organismi simili a noi abbiamo avuto origine, compresa la versione comunemente accettata del funzionamento del processo evolutivo. Quanti più dettagli apprendiamo sulle basi chimiche della vita e sulla complessità del codice genetico, tanto più incredibile diventa la spiegazione storica standard”.

L’enormità delle improbabili coincidenze contrarie al semplice caso ci costringerebbe a ritenere, quindi, che “nella storia della natura sono al lavoro anche principi di tipo diverso, principi sull’aumento dell’ordine che sono, per quanto riguarda la loro forma logica, teleologici piuttosto che meccanicistici”.

Inoltre, nel libro Nagel giunge ad affermare che “oltre agli argomenti filosofici, esistono anche ragioni empiriche per dubitare del riduzionismo biologico e che, da questo punto di vista, gli argomenti critici dei sostenitori del «disegno intelligente», invece che demonizzati, dovrebbero essere serenamente valutati, anche da chi, come lui, contrappone alle dottrine teistiche una visione atea e immanente dell’origine della vita e della mente”.

“Certamente”, conclude Di Francesco, “il testo si avvicina pericolosamente al confine che separa indagini filosofiche e ricerca empirica e che bisognerebbe varcare con infinita prudenza. Tuttavia … offre molti spunti di riflessione e segnala una (possibile?) «falla» in un ampio settore del naturalismo contemporaneo; un settore che … produce un grande impatto sull’opinione e sulle politiche pubbliche”. È una proposta, quella di Nagel, a riconoscere i limiti di una visione riduzionistica del mondo, ancora molto diffusa, che pone la materia a fondamento di tutta la realtà e che rappresenta un primo passo nella ricerca di possibili alternative.

Dal canto suo, la Teologia ritiene che debbano essere proprio tali argomenti ad indurci nell’insistere ad interrogarci sulla necessità della religione. Come scrive Vito Mancuso, nel suo saggio Dio e il suo destino, “il fatto che dalla polvere primordiale sia scaturita la mente e la sua possibilità di intelligenza e libertà, e che sia scaturito il cuore e la sua possibilità di cura e tenerezza, e che sia scaturito il desiderio di legare questa mente e questo cuore alla sorgente primordiale da cui provengono e in cui torneranno, è ciò che, a mio avviso, rende ancora plausibile la quaestio de Deo”.

(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 04/03/2019)