La Bibbia aveva ragione

di Alfonso Coppola

«Non esiste nella storia dell’umanità un altro libro che abbia esercitato una così profonda e decisiva influenza nello sviluppo di tutto il mondo occidentale e che abbia avuto una così vasta diffusione come il “Libro dei libri”, la Bibbia. Tradotta in 1120 lingue e dialetti, oggi, dopo due millenni, essa non dà alcun segno di stanchezza nel suo prodigioso cammino». Così, nel 1955, Werner Keller introduceva quello che poi sarebbe diventato un vero e proprio best seller, La Bibbia aveva ragione. Un testo che si proponeva di raccogliere ed elaborare una certa mole di materiale archeologico a sostegno dell’attendibilità storica di alcuni eventi raccontati nelle Sacre Scritture.

In effetti, la Bibbia è realmente parte della nostra vita, più di quanto noi possiamo immaginare. In un articolo, apparso su La Stampa del 9 marzo 2002 (“Aspetti la manna dal cielo…”), G.L. Beccarla indicava, ad esempio, proprio nella Bibbia, “il libro che ha ‘prestato’ più parole, più modi di dire, alla lingua che parliamo”. Basti pensare a frasi come, “aspettare la manna dal cielo”, “essere il beniamino”, “vendersi per un piatto di lenticchie”, “è una vera babele”, “lavarsene le mani”, “scagliare la prima pietra”, “folgorato sulla via di Damasco”, e così via. È anche vero, però, che nonostante da una parte all’altra del testo biblico possa esserci un intreccio ampio e svariatissimo di fatti storici, spesso la nostra ricerca di riscontri oggettivi risulta vana. Questo perché siamo in presenza di una storia filtrata da una mentalità molto diversa dalla nostra. Un filtro che fa in modo che più i fatti si collocano lontano dalle epoche remote della storia, tanto più ci riesce difficile ricollocarli nella loro giusta prospettiva. I fatti più lontani del passato sono spesso tramandati attraverso un alone di simbolismo e di poesia, attraverso il quale gli autori hanno desiderato disvelare gli ultimi destini della storia umana. Qualche volta però, per la gioia degli storici, le cose vanno diversamente. Un recente esempio è il ritrovamento, risalente a circa un mese fa, di un sigillo di 2.700 anni fa, della dimensione di una moneta, avvenuto nella spianata antistante il Muro del Pianto durante una campagna di scavi. Come ha reso noto il Dipartimento Israeliano per le Antichità, la particolarità che ha entusiasmato gli archeologi è l’iscrizione riportata sul sigillo, la quale riporta in ebraico la scritta “appartenente al governatore della città”, e che sembrerebbe confermare l'esistenza di quella che era la più alta carica amministrativa dell'epoca, più volte riferita dalla Bibbia, ma finora mai testimoniata da reperti archeologici. La "moneta" raffigura due uomini in piedi che indossano abiti a righe fino alle ginocchia e che si fronteggiano "a specchio". Gli studiosi sostengono che il manufatto sia appartenuto realmente ad un Governatore di Gerusalemme.

L'annuncio della scoperta è stato fatto dalle stesse autorità, che l’hanno definita "unica e significativa". Nella Bibbia i governatori della città di Gerusalemme vengono menzionati due volte (nel libro dei Re e nel secondo libro delle Cronache) e, “questo reperto” - conclude l'archeologa Shlomit Weksler-Bdolah – “supporta proprio l'esistenza di un governatore in città, 2.700 anni fa".

Il ritrovamento è significativo in quanto, nel momento in cui ci troviamo di fronte a risultati delle esplorazioni che concordano con le relazioni bibliche, abbiamo non solo una conferma, ma entriamo anche in possesso di dati oggettivi che illuminano situazioni storiche alla base dell’Antico Testamento e dei Vangeli, e che fanno risaltare le vicende e le sorti del popolo d’Israele, sia nel colorito dell’epoca, sia nei contrasti e nei conflitti politici, culturali ed economici dei regni, teatro degli avvenimenti narrati nelle Scritture.

(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 04/03/2018)