Il 30 gennaio 1933 Hitler diventò cancelliere della Repubblica tedesca. La nomina, da parte dell’anziano presidente Hindenburg, segnò il momento in cui il nazionalsocialismo raggiunse finalmente l’agognata meta del potere politico. In una sola settimana il partito fu in grado di adottare le prime misure necessarie ad imbavagliare qualsiasi opposizione. Il 1° febbraio, rivolgendosi dalla radio al popolo tedesco, nel suo primo discorso da cancelliere, Hitler dichiarò che i membri del nuovo governo “avrebbero rispettato e difeso i princípi di base su cui era stata eretta la loro nazione. Essi avrebbero considerato il cristianesimo una base della loro moralità nazionale, e la famiglia una base della vita nazionale”. Ma queste dichiarazioni, come evidenziato dall’ottima sintesi di Achille Aveta (link) riportata in altra parte del nostro giornale, non coincidevano affatto con le reali opinioni personali di Hitler, ed erano state pronunciate solo a scopo propagandistico e con fini demagogici. Con riferimento all’antisemitismo - come osserva James Penton, storico dell’Università di Lethbridge in Canada – “I nazisti e altri antisemiti hanno per molto tempo adoperato l’argomento che gli ebrei dominavano gran parte del sistema mondiale degli affari e che essi erano avidi e sfruttatori. Nello scrivere il Mein Kampf a metà degli anni Venti, Hitler fece ripetutamente riferimento a questo argomento”.
Un rapporto della Gestapo del 1937 diceva che, indipendentemente dalla tattica della Chiesa e dai mezzi, legali o illegali, adoperati dai vescovi “non vi può essere pace tra lo Stato nazionalsocialista e la Chiesa Cattolica. Le pretese di carattere totalitario della Chiesa costituiscono una sfida al potere totalitario dello Stato”. In questo contesto diverse comunità religiose adottarono una posizione di attivo sostegno allo stato nazista cercando di accaparrarsene l'amicizia; altri si posero in una sorta di compassato distacco rispetto alle istituzioni statali e cercarono di passare inosservati. Gruppi come la Scienza Cristiana, la Chiesa Neoapostolica e gli Avventisti del Settimo Giorno furono oggetto di vessazioni occasionali; i Mormoni furono tollerati; i Testimoni di Geova (o Bibelforscher) si esposero alla crudele persecuzione del regime. Non poche realtà religiose videro naufragare ogni tentativo di accaparrarsi la benevolenza di Hitler.
Quello che, a distanza di tempo, è veramente difficile da accettare è l’assistere alla denuncia rivolta verso certe organizzazioni religiose da parte di gruppi, come quello dei Testimoni di Geova, i quali si prodigano nel negare ogni loro tentativo di negoziato, sostenendo di aver avuto un atteggiamento diverso da tutte le altre chiese, e dichiarando la loro assoluta neutralità politica al tempo in cui Hitler assunse il potere. Al riguardo James Penton ha scritto: “i Testimoni di Geova vantano il fatto che, nonostante i ripetuti tentativi di sopprimerli… solo loro come comunità religiosa, assunsero una salda posizione contro il nazismo... affermano che i loro fratelli tedeschi si rifiutarono di fare il saluto nazista, non votarono in occasione delle elezioni controllate dai nazisti e non prestarono servizio nelle forze armate tedesche… Tuttavia, critici, tra i quali mi annovero, sostengono che i leaders geovisti cercarono inizialmente un compromesso con il nazismo, e solo quando i nazisti non cedettero alle loro lusinghe essi assunsero una drastica posizione contro il regime”. Il rifiuto a qualsiasi compromesso da parte di Hitler provocò una reazione assolutamente sconsiderata dell’allora presidente mondiale dei Testimoni di Geova, Joseph Rutherford, la quale sfociò in enormi sofferenze, non necessarie, per i seguaci di quel gruppo religioso.
La realtà storica è che i leaders geovisti, esattamente come avevano fatto altri, cercarono in diversi modi di ottenere la benevolenza del regime verso il proprio movimento, spingendosi fino ad utilizzare gli ebrei come capro espiatorio. In uno dei tentativi di conciliazione con il regime nazista, Rutherford dichiarò, nel 1933, in una “Dichiarazione dei fatti”: “Invece di essere contro i principi che sono propri del governo tedesco, noi ci schieriamo decisamente dalla loro parte, e sottolineiamo che Geova Dio per mezzo di Gesù Cristo porterà alla piena realizzazione di tali principi”. E, riguardo agli ebrei, nella letteratura geovista dell’epoca si leggeva: “Sia chiaro, una volta e per tutte, che quegli approfittatori, insensibili, egoisti uomini che si definiscono ebrei, e che esercitano il controllo su gran parte del mondo della finanza mondiale, non saranno mai i governanti di questa nuova terra. Dio non si arrischierà a porre siffatti egoisti in una posizione così importante” (The Golden Age del 23/2/1927, p. 343).
Come i Testimoni di Geova dell’epoca scoprirono ben presto, i nazisti non si lasciarono impressionare da queste e altre dichiarazioni servili, e scatenarono un’ondata di persecuzione che oggi viene strumentalmente propagandata come coerente esempio di martirio religioso.
(Articolo pubblicato sul periodico Zonagrigia.it il 30/01/2018)