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il supporto è una tavella di cotto. La superficie dell'affresco è liscia perché lo strato superficiale di intonaco, il cosiddetto "tonachino", dello spessore di 2 o 3 millimetri, è composto di:
- due parti di grassello di calce
- due parti di sabbia fine lavata
-un quarto di polvere di marmo che, pur rallentando il processo di carbonatazione, rende la superficie liscia al tatto, come in molti affreschi italiani antichi.
NB: queste percentuali e informazioni mi sono state dettate da Federico sull'aereo per Boise, nel 2001, quando ci recammo a Boise (USA) per un lavoro nella casa del regista Michael Hoffman.
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NOTA BIOGRAFICA:
la storia di Carolina Taddei si intreccia in modo profondo con la storia della mia famiglia e di Federico in particolare.
Tutto comincia a Ca' degli Oppi, il paese di mia madre, Gabriella Modenese, dove, negli anni della seconda guerra mondiale, c'è anche Carolina.
Gabriella e Federico non si sono ancora incontrati e non si conoscono.
Gabriella Modenese, che all'epoca doveva avere 18 o 19 anni, e Carolina Taddei sono amiche e si ritrovano alla sera a ballare a casa di qualcuno (forse al Mulino Marcanti). Ballano anche con i soldati tedeschi in libera uscita. E' anche così che Carolina si innamora follemente di Manfred Kistner, un ragazzo che la guerra ha sbattuto lì e che ha un fisico e un volto da divo del cinema. Sarà il grande amore di tutta la sua vita.
Una sera mia madre Gabriella fa una cazzata: prende una foto di Hitler (o di Mussolini) che era incastrata nella cornice di un quadro o di uno specchio, e fa il gesto di pulircisi il culo. Carolina mi ha detto invece nel giugno 2010, che Gabriella ha strappato la foto. In ogni caso pur nella diversità delle versioni, rimane il significato del gesto.
I tedeschi la vedono e si infuriano, vogliono portarla fuori per spararle. Manfred Kistner interviene, prende le sue difese, fa notare la giovane età della ragazza, riesce a calmare i suoi commilitoni e, in sostanza, le salva la pelle.
Alla fine della guerra Manfred si ritira con le truppe tedesche e finisce, per due anni e mezzo nel campo di concentramento americano di Tirrenia.
Tornato a casa, a Lipsia, Manfred si ritrovò ad essere nel settore orientale. Arrivarono a Carolina poche notizie nei primi tempi e poi più nulla per anni. In questo lungo periodo (19 anni) Manfred cercò più volte di fuggire a Berlino Ovest, ma fu sempre ripreso.
Nel frattempo Carolina viene ad abitare in città a Verona e ha il suo negozio di fotografia nella piazzetta dell'arco dei Gavi, a fianco di Castel Vecchio. Frequenta l'accademia Cignaroli e qui incontra Federico, che pure la stava frequentando.
Federico mi ha raccontato spesso delle feste in casa Taddei, con il pianoforte, le romanze del Tosti ("Torna Caro Ideal"...) e l'amore per l'arte e la bellezza che univa gli invitati.
Carolina è l'artefice dell'incontro, a una di questa feste, fra Federico e Gabriella, che si sposeranno nel 1958. Io sono nato due anni dopo, nel 1960.
A chi chiedeva a Carolina se non aveva pensato di sposarsi, di fidanzarsi con qualcun altro, lei rispondeva: "Sento che Manfredo è vivo!" E chiudeva la discussione.
Dopo 19 anni a Manfredo fu permesso di scrivere (inizialmente solo in tedesco) a Carolina.
Carolina con Manfredo tentarono assieme la fuga attraverso l'Ungheria, ma furono scoperti e messi in prigione in Germania. Carolina solo per cinque giorni, Manfred per un altro anno.
A quel punto Carolina riesce a mettere in moto una enorme macchina organizzativa. Andò a trovarlo, mosse tutte le pedine che poteva, andò a Bologna a a far firmare una petizione a Enrico Berlinguer, che fu il primo firmatario della stessa; mosse politici, avvocati, preti, e tutti quelli che poteva.
Il 27 settembre 1969 io avevo da poco compiuto 9 anni. Mio padre portò me e tutta la mia famiglia alla stazione di Porta Nuova a Verona. Lì incontrammo una trentina circa di amici e parenti che erano venuti tutti per lo stesso motivo: aspettare l'arrivo di Manfredo che arrivava con un treno verso sera.
La foto seguente (recto e verso) è stata scattata quella sera a casa di Carolina. Mia Madre, con il vestito a fiori blu, sul quale io appoggio la mano, sorride con una felicità incontenibile. Dietro di lei mio padre, con i baffi e la sigaretta in mano. Dietro a mia madre mio fratello Paolo, con lo stesso maglione blu con il collo a V e, dietro di lui, Carolina (con il vestito a righe arancione e bianche) abbracciata finalmente al "suo" Manfredo con cravatta e maglione azzurro. Gli altri non ricordo più chi sono o erano.
Io allora non sapevo bene tutta la storia ma, negli ultimi mesi di vita, mio padre me l'ha raccontata, dopo aver ricevuto una telefonata di Carolina che aveva saputo del suo ricovero all'ospedale per delle fibrillazioni atriali.
Anche Manfredo aveva problemi simili e un defribillatore sotto cute. Manfredo morirà nello stesso ospedale di mio padre Federico, due settimane dopo di lui. Manfredo e Carolina si erano finalmente sposati, in Germania, nel 1972.
Un mese fa sono andato a trovare Carolina Taddei, questa persona dalla incredibile forza unita ad un'altrettanto incredibile dolcezza. Energia e bellezza allo stato puro. Io gli devo la mia esistenza almeno due volte, come mi ha fatto notare mia figlia Federica: la prima perché, grazie al suo amore per Manfred, mia madre Gabriella non è stata fatta fuori a 19 anni dai soldati tedeschi; la seconda perché è lei cha ha fatto incontrare mio padre e mia madre.
chi volesse saperne di più può consultare tutti i documenti che ho trovato e che ho messo a questo link:
https://sites.google.com/site/elspin3/carolina-taddei
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