L'estratto


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LE SIGARETTE

“Gli anni dopo la guerra si potrebbero raccontare con le sigarette, ambasciatrici contrabbandate

di un benessere sconosciuto che veniva promettente da lontano.” Guido Sperandio.


Riccardo si addentra nel cuore del centro storico di Napoli, alla ricerca di emozioni. Ma nello stesso tempo è guardingo. Se ne dicono tante, meglio stare in guardia. A un certo punto si ferma ad ammirare un ponte, posto proprio in mezzo alla città, e nello stesso tempo si sente strattonare per la giacca. Si gira di scatto, convinto che stiano per rapinarlo. Ma è solo un bambino. Una creatura con uno splendido sorriso. Dopo un attimo di imbarazzo, risponde anche lui con un sorriso e si mette la mano in tasca per cercare qualche spicciolo. Ma il bambino lo blocca:

- È bell’assai sto ponte! Unn’è ‘o vero signò?

- Si, è veramente bello. Risponde stupito Riccardo. Poi chiede curioso: Come si chiama?

- Io mi chiamo Gennarino e chisto è ‘u ponte da Sanità. Che po’ s’avisse chiammà Ponte Maddalena Cerasuolo. Risponde con un sorriso sornione il bambino.

- Piacere, io mi chiamo Riccardo. Risponde compiaciuto e poi chiede: perché si dovrebbe chiamare Maddalena Cerasuolo?

- Quan’ c’era a guerra, i tedeschi che si stavano ritiran’ lo volevano distruggere. Ma i partigiani riuscettero a salvarlo e fra questi c’era anche la signora Maddalena Cerasuolo.

Riccardo ascolta affascinato il bambino, e solo per sentirlo parlare gli chiede ancora:

- Ma quanto è lungo?

- Se non mi sbaglio aviss’ essere centodiciotto metri. Collega via Santa Teresa Degli Scalzi a corso Amedeo Di Savoia.

- E quando è stato costruito?

- Io nun ero ancora nat’. Risponde Gennarino come se stesse cercando di ricordare.

Riccardo scoppia in una risata che aveva cercato inutilmente di contenere. Gennarino con un sorriso da marpione continua:

- È stato costruito vers’ i prim’ann’ e l’ottocento.

Dopo una breve pausa Gennarino chiede:

- Signorì, voi fumate?

- Vuoi una sigaretta? Sei troppo piccolo per fumare!

- No, ve la voglio offrire io ‘na bella sigaretta.

- Davvero? Tu a me?

- Venite!

Gennarino gli fa cenno di seguirlo e Riccardo, rapito dai modi gentili del bambino, non può rifiutare. Poco dopo raggiungono l’atrio di un portone ed entrano. Nell’atrio c’è una signora seduta su una poltrona in vimini. Sembra una matrona. Capelli nerissimi, la classica permanente che gli permette di avere una bella testa di riccioli, senza doversi preoccupare di passare notti insonni con i bigodini in testa. Labbra pittate rosso ciliegia. Veste un lucido abito nero, con fiori di rosa stampati in rilievo.

- Chista è zia Teresa.

- Molto piacere signora, sono Riccardo. Complimenti, ha un nipote proprio in gamba.

- Grazie, me lo dicono tutti.

- Zi’, pe piaciri puoi offrire ‘na bella sigaretta al signore?

- Certamente. Risponde la zia.

Poi porge una sigaretta a Riccardo. Appena la mette in bocca, prontamente Gennarino gliel’accende. Mentre Riccardo inizia a fumare:

- Buona vero? Chiede Gennarino.

- Ottima.

- Signorì, mia zia fa venì chist’ sigarette direttamente dall’America. Sigarette ca song e meglie. ‘O sann tutti quant’! E u bell è che le dà a metà prezzo, rispett’ a chelle italiane.

- Davvero signora?

- Certamente! Gennarino tiene ragione. Cheste so’ sigarette americane originali! Controlli il pacchetto!

La signora consegna un pacchetto di sigarette che Riccardo, tra un’aspirata e l’altra, gira e rigira tra le mani come a volerne misurare il peso dell’originalità. A quel punto Gennarino lo incoraggia:

- Approfittatene signorì! Se nun v’avessero piacè le potete tornare indietro.

Riccardo, conquistato dalla simpatia del bambino e dagli occhi languidi della silenziosa signora, compra due stecche di sigarette. Paga e lascia anche una lauta mancia al bambino. Poi saluta e se ne va, contento dell’esperienza fatta.

Teresa rivolta al nipote: «Bravo Gennarì!» Nello stesso tempo pensa compiaciuta che, con quello che gli dà per ogni pacchetto venduto, più le mance, il bambino guadagni più di lei e ne è contenta. Sua sorella ne ha tanto bisogno.

Riccardo fa l’agente di commercio ed è rimasto colpito da come Gennarino, senza saperlo, sfrutti egregiamente le sue armi migliori per guadagnare la fiducia dei clienti: il sorriso e l’innocenza.

Gli adulti non resistono alla simpatia dei bambini. Inoltre, Gennarino li stupisce con le sue conoscenze e con i suoi modi, che nulla hanno a che vedere con un bambino di dieci anni che vive in un quartiere ritenuto difficile. Il bambino agisce con destrezza, come un vero venditore professionista. Quando cerca di adescare un cliente, non dichiara subito le sue intenzioni, aspetta prima di guadagnarne la fiducia e poi gioca le sue carte. Un altro bambino avrebbe subito detto: «Signore vuole comprare sigarette di contrabbando? Costano poco.» I potenziali clienti si sarebbero spaventati e avrebbero declinato l’offerta, perché la parola “contrabbando” è sinonimo di illegalità e spaventa. Gennarino non parla mai di contrabbando, ma di sigarette americane, più buone di quelle italiane e non fa riferimento al prezzo, ma dice solo che costano la metà. Infine, non nomina mai il verbo vendere, ma offrire, e quando incoraggia all’azione, subito dopo tranquillizza l’acquirente con la possibilità del reso, nel caso il prodotto non fosse gradito.

Il ragazzo avrebbe un eccellente futuro nel campo della vendita.