Noi umani abbiamo una visione ristretta della vita. Sappiamo chi siamo stati ma non sappiamo chi saremo. Questa incognita può generare paura e ostacolo a proseguire il cammino. Nello stesso tempo, proprio perchè il nostro futuro non è determinato, è anche ciò che ci fa osare di migliorare e quindi incentivo a proseguire il cammino.
Vivo quindi il presente nel continuo alternarsi di questi due sentimenti.
Se sto attraversando un momento felice senza paura allora mi adagio facilmente all'idea che quel momento durerà per sempre e che di niente ho più bisogno, cadendo nel tranello della delusione. Se invece sono invaso dalla paura dell'incognita del futuro vivrò sempre in una realtà che non esiste e che non so se mai esisterà, facendo un dispetto al mio presente unico e irripetibile.
Se poi osservo il mio passato in una visione macroscopica di chi già conosce come sono andate le cose, mi accorgo che la vita non è altro che una continua evoluzione di cui rimanerne innamorati. Mi accorgo che parte di quella che nei presenti passati consideravo angoscia non è stata poi così dolorosa e parte di quella che consideravo felicità nascondeva invece molta illusione. Allora tutto ritorna alla sua giusta dimensione; un po' come succede quando si affronta la scalata di una montagna che vista da lontano può far tremare le ginocchia e che invece si può rivelare banale nel momento in cui la si attacca.
I fattori esterni alla mia vita in reltà sono anch'essi parte della mia vita, ma non sono e non devo lasciare che diventino i suoi padroni.
Pur non conoscendo il mio futuro, la mia evoluzione la posso dirigere e controllare fino al raggiungimento del suo stadio finale.
Riuscirò a farlo tanto più quanto meno mi lascerò guidare dalle false felicità legate solo a dei momenti e quanto più sarò fiducioso nel risvolto positivo dell'incognita del mio futuro.
Dunque il problema di fondo è questo: Quali sono i criteri su cui mi baserò per individuare le false felicità e avere la fiducia ferma del risvolto positivo del mio futuro?