Informazioni tecniche
Zona montuosa: Grigna meridionale, Prealpi lecchesi
Località di partenza: Piani Resinelli (LC)
Quota di partenza: 1280mslm
Quota di arrivo: 2184mslm
Dislivello positivo totale: circa 1200m
Sviluppo: circa 11,5 km
Sentieri utilizzati: Sentiero dei morti fino al Rosalba; sentiero Cecilia per la vetta; cresta Sinigaglia in discesa
Durata dell’escursione: 3h
Difficoltà: EEA (alcuni tratti attrezzati ed esposti lungo il sentiero Cecilia e sulla cresta Sinigaglia)
Persone presenti: Paolo
Mappe: Lecco - Valle Brembana, 1: 50.000 - Kompass 105; Le Grigne, Resegone di Lecco e Legnone, 1:35.000 – Globalmap
Traccia GPS disponibile: kml
Foto disponibili qui
Condizione dei sentieri
La salita si è svolta in ambiente ormai estivo, senza alcuna presenza di neve sui sentieri utilizzati (anche se un po’ di neve è ancora visibile). I sentieri attrezzati sono tutti in buono stato: al Rosalba qualcuno diceva che alcuni cavi erano rovinati ma personalmente non mi sembra di aver riscontrato alcun problema. Devo però aggiungere che non tocco mai le catene, quindi potrei non essermene accorto. Per sicurezza, meglio informarsi prima sullo stato degli stessi (per esempio, chiamando il rifugio Rosalba o Porta, oppure chiedendo nei numerosi forum, siti o gruppi facebook dedicati).
Nessuna presenza di acqua, se non al Rosalba e ai Resinelli.
Eventuali pericoli
Alcuni tratti lungo il sentiero Cecilia e la cresta Senigaglia sono esposti; nel caso si soffra di vertigini o non ci si senta sicuri sui passaggi aerei, forse meglio evitare o affrontare insieme qualcuno più esperto il sentiero.
L'escursione
Dalla superstrada Milano-Lecco (ss 36) si prende la variante per la Valsassina (ss 36bis) e, alla fine dei tunnel, per i Piani dei Resinelli. Dopo 14 tornanti si raggiungono i Resinelli. Si può lasciare l’auto presso il parcheggio davanti al “Forno di Grigna”(1280m slm).
Il programma prevede di salire al rifugio Rosalba, puntare poi alla vetta e scendere dalla parte opposta, fino a tornare al punto di partenza. Mi dirigo quindi verso l’attacco del sentiero dei morti: dal parcheggio vado verso la Chiesetta, giro a destra e poi subito a sinistra in via “alla carlanta”, passo sotto “La baita di Laura” e proseguo su questa strada per circa 800m, fino a incontrare una via sulla destra segnalata con tre cartelli (via alle betulle, mi pare, a altre due). Prendo questa strada e proseguo fino ad arrivare a un nuovo bivio, dove la strada asfaltata continua sulla destra mentre una sterrata (segnalata come “strada privata”) continua sulla sinistra. Prendo la sterrata, che attraversa inizialmente un piccolo campo (sembra il giardino di una casa, senza traccia), ma poi torna nel bosco. All’interno del bosco la traccia è evidente e ogni tanto si intravedono anche dei segni colorati sugli alberi, nonostante in generale qui le indicazioni scarseggino. Il punto più critico, dopo circa due km dalla partenza, è un ulteriore bivio: su una roccia ci sono alcuni segni e qualche freccia, senza indicazioni e poco chiara. Di fronte, una ripida discesa. Una traccia di sentiero evidente sale sulla destra, ma si tratta della direzione sbagliata. Bisogna invece scendere sulla sinistra e dopo pochi metri si incontra finalmente il primo cartello direzionale (1200m slm; 15’).
A questo punto, diventa tutto semplice. Seguo le indicazioni: il sentiero continua a tagliare in basso la montagna, attraversando anche un canalone. Ignora una deviazione per delle vie di arrampicata e raggiungo l’attacco del Sentiero dei morti (1270m slm; 25’).
Scelgo questo sentiero perché sale ripidamente dell’alternativa, vale a dire il sentiero delle foppe, comunque molto spettacolare - e che anzi consiglio. Anche perché il Sentiero dei morti è meno frequentato e non sempre è ben tenuto (in questo caso, qualche albero e ramo che ogni tanto rendono leggermente difficoltoso il passaggio). Il sentiero sale velocemente e all’interno del bosco, che abbandona a un’altezza di circa 1400m slm. Da qui in poi l’escursione sarà interamente sotto il sole. Salgo costantemente e finalmente intravedo dei pannelli solari che mi fanno capire la posizione del rifugio. Mancano ancora alcune centinaio di metri di dislivello ma le sensazioni sono buone. Salendo, osservo sulla sinistra l’evidente traccia del sentiero delle foppe, mentre sulla destra si ergono i bastioni tipici della Grignetta, con numerose vie di arrampicata. Poco soto il rifugio, il Sentiero dei morti e quello delle foppe si uniscono di nuovo. Da qui in poi, è possibile salire sia per tornanti o direttamente con alcune scorciatoie più dirette che tagliano i tornanti stessi. Il sentiero è, in alcuni tratti, pieno di pietre e quindi un po’ scivoloso. Dopo poco tempo arrivo al rifugio (1730m slm; 55’).
Passo molto più tempo del previsto al rifugio (vedi i commenti di seguito) e poi riparto. Prendo il sentiero che sale sulla sinistra del rifugio (spalle alla porta d’ingresso) fino a un primo colletto. Qui si trovano due tracce (di cui una che scende) ma anche delle indicazioni, che quindi seguo. Da qui in poi cominciano i tratti attrezzati, che rendono un più divertente e tecnica l’escursione. Se si ha un minimo di esperienza di roccia, il mio invito è quello di non toccare mai le catene, nemmeno in discesa. Rinunciare alle sensazioni e al piacere trasmessi dalla roccia attraverso le mani, per dirla come una pubblicità, “fa godere solo la metà”! Continuo fino a superare prima il colle Garibaldi (indicazioni presenti ma il cartello è divelto) e quindi il colle Valsecchi, dove credo cominci il sentiero Cecilia vero e proprio. Bisogna fare attenzione nel primo tratto del sentiero, per la presenza di alcuni tratti su roccia friabile e perché sopra il sentiero corre la cresta Segantini, itinerario alpinistico molto frequentato e per questo a rischio di “scariche”. A un bivio non vedo una catena e scendo troppo, poi guardandomi indietro capisco l’errore e risalgo. Nel frattempo, mi intrattengo con un gruppo di due italiani e un tedesco che, a gesti, cercano di comunicare. Risolvo la situazione parlando in inglese col tedesco, che era incorso nel mio stesso errore e punta anche lui alla vetta. Gli spiego l’itinerario e gli dico che lo sto facendo anche io, ma non mi offro di camminare con lui perché comunque sostiene di essere preparato. Il sentiero attraversa la montagna e ogni tanto perde quota. Spettacolare la discesa in un canalino (catene): da qui in poi si risale, sempre su sentieri tradizionali, fino a incontrare la cresta Cermenati (2000m slm; 1h 50’).
L’ultimo tratto di salita prima della vetta è un po’ ghiaioso: utile fare attenzione se qualcuno ci precede (per non prendere sassi in testa) o ci segue (per non fare male a qualcuno). Prima della vetta, infine, si guadagna qualche metro con un tratto facile attrezzato (catene non obbligatorie). In vetta, la tipica croce e un bivacco davvero originale (2184m slm; 2h 10’).
Scattate alcune foto e mangiato qualcosa, scendo lungo la cresta Sinigaglia. Il sentiero parte dietro il bivacco, inizialmente con diversi tratti attrezzati. Si prosegue superando prima alcuni saliscendi, sempre attrezzati, e poi il bivio per il canalino Federazione, vale a dire il punto di partenza delle traversata alta. Infine, quando ormai di fronte agli occhi è evidente la croce sulla vetta dei Magnaghi, trovo sulla sinistra la discesa per il “saltin del gatt”, un brevissimo tratto con corda e staffe molto esposto ma divertente. Dopo qualche metro in discesa, il sentiero si biforca (cartello indicatore). Un tratto più esterno diventa cresta Sinigaglia, mentre un tratto più interno scende a ridosso dei Magnaghi, verso il sigaro Dones (inconfondibile colonna), e poi taglia tutto il versante sudest della Grigna, verso la cresta Cermenati, attraversando il canalone Porta. Proseguo lungo la cresta Sinigaglia e scendo prima per roccette e poi per pratoni, senza troppa difficoltà, fino al rifugio Soldanella. Da qui, in pochi minuti, torno ai Resinelli su strada asfaltata (1280m slm; 3h).
Punti di appoggio
Il rifugio Rosalba (1730m, sempre aperto durante la stagione stiva), il bivacco all'arrivo, i rifugi Porta e Soldanella al ritorno, e in ogni caso i tanti altri rifugi e locali ai Piani dei Resinelli.
Materiale necessario
Nessuno oltre a quello tradizionale per escursioni.
Note e commenti vari
I tempi sono da considerarsi al netto delle pause e con un andamento decisamente veloce, se non di vera a propria corsa in montagna. A passo normale, le mie indicazioni sono le seguenti: Resinelli – Rosalba: 2h; Rosalba – vetta: 2h; vetta – Resinelli: 1h 30’.
Mentre salivo e mi rendevo conto di essere abbastanza veloce, ho cominciato a pensare che se ne avessi avuto ancora un po’, alla fine, avrei potuto ripetere la cima per la classica Cermenati (andata e ritorno) che di solito mi impegna per circa un’ora e mezza. Uno sguardo verso la cima però, completamente coperta di nuvole scure quando meno di cinquanta minuti prima era pulitissima, mi ha convinto a non provarci nemmeno (due settimane prima avevo trovato la grandine).
Bel giro che permette di gustare diversi ambienti tipici della Grignetta. Il piacere maggiore dell’escursione oggi è stato però quello umano. All’arrivo in Rosalba, mi accorgo che da sentiero diverso sta arrivando, contemporaneamente a me, anche la mia amica Annarosa. Bello vedersi in montagna, ancora più bello vedersi per caso! Passiamo una buona mezz’ora insieme a Mauro, il rifugista, a chiacchierare del più e del meno e poi proseguiamo, ognuno per i propri obiettivi. Inoltre, all’arrivo decido di passare a trovare Laura Ferrari, del rifugio “La Baita di Laura”, con cui mi ero scambiato qualche messaggio su facebook e che finalmente ho potuto conoscere di persona. Persona molto simpatica e dolce, davvero accogliente: abbiamo parlato del più e del meno ma specialmente di corsa in montagna.