Informazioni tecniche
Zona montuosa: Prealpi comasche
Località di partenza: Cernobbio (CO)
Località di arrivo: Argegno (CO)
Quota di partenza: 220m slm
Quota di arrivo: 200m slm
Punto più elevato: 1701 m slm (vetta Generoso)
Dislivello positivo totale: circa 2900m
Sviluppo: circa 48km
Sentieri utilizzati: 1, Via dei Monti lariani, con varianti e passando per le cime
Durata dell’escursione: circa 10h 15’
Difficoltà: EE (seconda E solo per la discesa dal Sasso Gordona e per la lunghezza)
Persone presenti: Matteo, Paolo
Mappe: Lago di Como – Lago di Lugano, 1: 50.000 - Kompass 91
Traccia GPS disponibile: gpx
Foto disponibili qui
Condizione dei sentieri
A parte qualche piccola eccezione (si veda la relazione), i sentieri sono ben tenuti, battuti e segnalati, almeno fino alla capanna Giuseppe e Bruno. Da qui verso Argegno si deve un po’ improvvisare, non esistendo un vero e proprio itinerario di discesa senza soluzione di continuità.
Numerosi punti di appoggio lungo il percorso.
Eventuali pericoli
Nessuno in particolare.
L'escursione
Parcheggiamo a Cernobbio in via della Libertà (parcheggio gratuito o a pagamento; da notare che anche i parcheggi a pagamento il mercoledì mattina fino alle 13.00 sono gratuiti; poi costano, come gli altri giorni, 50 centesimi all’ora). Si segue dapprima la strada asfaltata (la stessa via della Libertà) che sale verso Rovenna, ma dopo la prima curva verso destra, si trovano già indicazioni, a sinistra, per il sentiero 1 della VML (Via dei Monti Lariani). Le seguiamo all’interno del paese, lungo alcune scale. Alla fine di uno di questi tratti iniziali, troviamo un primo bivio non segnalato (via Noseda, subito dopo una Chiesa): qui bisogna andare a destra e poi seguire di nuovo le indicazioni. Continuiamo a salire e incontriamo sulla sinistra una nuova scalinata, segnata con un bollino rosso. La prendiamo e alla fine troviamo il seguente bivio: “Prea de buc” a sinistra e “Rovenna” a destra. Andiamo a destra e proseguiamo su stradine e mulattiere, anche se le indicazioni spariscono. Una volta raggiunta Rovenna, troviamo di nuovo un’indicazione gialla per il Bisbino. In ogni caso, se ci si dovesse perdere a Rovenna, bisogna raggiungere la Chiesa in centro, dove sono chiarissime le indicazioni per salire (seguendo di nuovo il segnavia numero 1). Da Rovenna in poi il sentiero è sempre ben segnalato: prima si avvicina e costeggia la strada asfaltata che sale verso il Bisbino, poi se ne allontana. Il sentiero sale in maniera regolare e molto ripida, senza lasciare troppo respirare. Incontriamo prima le case di Scarone (600m slm) e poi quelle di Madrona, dove il sentiero si interrompe e bisogna percorrere qualche centinaio di metri sull’asfalto (850m slm; 50’; 4,2km; 600 D+).
In prossimità di una curva riprendiamo il sentiero, ben segnalato, superiamo una casa e ritorniamo in mezzo ai boschi. Da qui in poi l’esposizione al sole è di gran lunga inferiore, quindi anche la temperatura più piacevole nelle giornate calde. Non è comunque un nostro problema, essendo partiti prima dell’alba. Continuiamo a salire, passiamo per una cappella dedicata a san Carlo (1000m slm) e non abbandoniamo più il sentiero, che pure attraversa ancora un paio di volte la strada asfaltata. Ignorando le deviazioni per il rifugio Bugone, attraversiamo la strada asfaltata, seguiamo il sentiero in mezzo a un bosco di alberi altissimi, raggiungiamo un’abitazione ormai in cresta e troviamo un bivio. Pur non essendo particolarmente segnalato, è evidente la direzione da prendere (verso l’alto e verso destra) e in pochi minuti raggiungiamo prima la fine della strada asfaltata e poi, grazie a una scalinata, la cappella in vetta al Bisbino (1325m slm; 1h 35’; 7,5km; 1070 D+), da cui si gode di una vista meravigliosa sia verso la pianura sia verso le montagne circostanti.
Ci fermiamo qualche minuto a fare qualche foto e poi ripartiamo. Prendiamo una scala che scende dietro la Chiesetta di vetta, in prossimità di un’antenna (e di un cartello con scritto “Zona militare”). Troviamo subito un sentiero più largo, che prosegue in discesa e che ci porta a un parcheggio; seguiamo le indicazioni per la Via dei Monti Lariani (segnavia 1) e velocemente, su un bel crinale, raggiungiamo la strada asfaltata: siamo in prossimità del punto in cui avevamo ignorato le indicazioni per il Bugone durante la salita (anche qui è possibile guadagnare qualche metro con una scorciatoia non segnalata). Incontriamo un edificio che ha funzionato (e forse ancora funziona) come colonia. Anche se di solito resto sulla carrozzabile sterrata che scende con un paio di tornanti e poi si dirige verso il Bugone, decidiamo di seguire il percorso indicato come M.I.T (Moltrasio Imperial Trail) che resta più alto, non è carrozzabile ed è decisamente più carino. Si ritorna sulla carrozzabile proprio in prossimità della Colma di Bugone, dove si trovano l’omonimo rifugio e un faggio secolare (1119 m slm; 1h 55’; 9,5km; 1070 D+).
Proseguiamo sul sentiero, sempre ben battuto, all’interno del bosco. Quando la vista non è ostruita dagli alberi, si possono osservare i versanti svizzeri di Generoso e Sasso Gordona, che appaiono meravigliosi, invitanti e selvaggi. Proseguendo per lievi saliscendi, raggiungiamo il rifugio Murelli (1290 mslm; 2h 20’; 12,5km; 1180 D+). Dal rifugio Murelli si gode una vista mozzafiato sul lago e sulle montagne del triangolo lariano. Dal piazzale del rifugio si può quindi attraversare un prato, in salita, in direzione del Colmegnone (il monte più alto a breve distanza, una croce in vetta); oppure restare sulla Via dei Monti Lariani, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo San Bernardo. Si raggiunge l’Agriturismo su strada asfaltata prima e sterrata poi; lo si lascia sulla sinistra e si prosegue su sentiero che ricomincia a salire ripidamente verso la vetta del Colmegnone. Il sentiero è delimitato da una fila di pietre bianche, visibili anche a distanza; nei pressi della vetta, queste pietre convergono verso ciò che ha tutta l’aria di essere i resti una fortificazione. Raggiungiamo in breve la vetta, con molta soddisfazione (1383m slm; 2h 40’; 12,5km; 1360 D+).
Scendiamo di nuovo all’Agriturismo (questo è l’unico tratto ripetuto dell’intero giro), dove ci fermiamo qualche minuto per acquistare dell’acqua, e proseguiamo senza tornare subito sul sentiero abbandonato qualche tempo prima, in prossimità del rifugio Murelli, ma restando in cresta e puntando all’evidente chiesetta in pietra in cima a quello che scopriremo dopo essere il monte San Bernardo. Da qui si prosegue sempre in cresta, per prati o per boschi, avendo in mente di dover tornare, a un certo punto, sul sentiero principale della Via dei Monti Lariani. Cosa che accade, dopo essere scesi su un sentiero che attraversa un pratone, in prossimità del rifugio Binate (1100m slm; 3h 25’; 16,8km; 1440 D+), da cui si gode una stupenda vista del Sasso Gordona, ormai prossimo.
Scendiamo verso un alpeggio e continuiamo a seguire le indicazioni (San Fedele, rifugio Prabello o Sasso Gordona); nei pressi di una croce, il sentiero da prendere è quello più in basso sulla sinistra. A questo punto ricominciamo a salire in mezzo a un bosco, lungo il fianco destro del Sasso Gordona fino ad incontrare delle trincee. Lasciamo di nuovo il sentiero principale e seguiamo il sentiero che sale lungo queste trincee, con indicazioni per Sasso Gordona e per rifugio Prabello - impegnativo. La salita prosegue sul versante orientale del Gordona; è abbastanza impegnativa ma in fin dei conti breve. Presente anche qualche catena (inutile in questa stagione, perlomeno in salita). Non sempre le indicazioni sono presenti e nei casi dubbi si deve restare sul sentiero che prosegue per “tornanti” (in altre parole, di fronte a un bivio, si prende la direzione da cui si arriva, come in un tornante, appunto). La salita termina proprio ai piedi della croce, posta poco sotto la vetta (1410m slm; 4h 00’; 19km; 1720 D+).
Anche qui, il tempo di qualche foto e poi scendiamo sul versante opposto, tratto poco più ripido e attrezzato del precedente e che quindi richiede maggiore attenzione. Il rifugio Prabello è di fronte a noi e lo raggiungiamo facilmente in pochi minuti (1170m slm; 4h 20’; 19,7km; 1720 D+).
A questo punto torniamo indietro, lungo il sentiero che avremmo fatto se non lo avessimo lasciato all’altezza delle trincee. Si ignora quindi il sentiero che prosegue alle spalle del rifugio e torniamo verso le trincee. Tuttavia, incontriamo quasi subito, sulla sinistra, la deviazione per San Fedele e Alpe di Cerano. Prendiamo questo sentiero e velocemente, all’interno di un bosco, raggiungiamo la bell’area verde denominata Pian delle Alpi (950m slm; 4h 40’; 21,6km; 725 D+). Il sentiero che scende nel bosco è evidente anche se si incontrano due bivi non segnalati: al primo, si deve prendere il sentiero che scende verso destra e al secondo, posto proprio alla fine di questa discesa, si va a sinistra.
Da Pian delle Alpi passa la provinciale che da San Fedele porta a Erbonne. La percorriamo interamente fino al bellissimo paesino (circa 3 km su asfalto) che raggiungiamo, felici di poter riempire le borracce alla fontana in pietra (910m slm; 5h 15’; 24,5km; 1750 D+).
Comincia ora il tratto più duro della nostra uscita. Abbiamo già macinato diversi chilometri e metri di dislivello e dobbiamo affrontarne altri 700 per raggiungere la vetta del Generoso. Da Erbonne scendiamo verso la chiesetta, dove incontriamo le indicazioni, già tipicamente svizzere, per il Generoso via Scudellate. Sia attraversa il ponte che separa Italia e Svizzera e che sovrasta le gole del torrente Breggia; si sconfina così in territorio elvetico. Si prosegue nel bosco fino a incontrare una deviazione verso destra. Qui il sentiero comincia a salire in maniera molto rapida. Si sorpassa prima un roccolo e poi si prosegue per boschetti o per prati, raggiungendo e superando dei resti di alpeggi ormai abbandonati. Il sentiero dà sollievo solo poco dopo la metà, quando si attraversa verso sinistra in piano e si può rifiatare un po’. Tuttavia, il pezzo successivo è quello davvero più duro. Siamo ormai sotto il Generoso, vediamo la vetta e la stazione, tuttavia ancora qualche centinaio di metri di dislivello ci separano dalla meta. Matteo sale in scioltezza, io sento una gran fatica e vado un po’ in crisi. Avevo qualche fastidio allo stomaco da un po’ e quindi non ero riuscito a mangiare. Salgo comunque a un passo regolare e quando arriviamo alla stazione decido di riposarmi. Questo momento mi serve anche per decidere che cosa fare: me la sento o no di continuare? Intanto mi copro con delle maniche lunghe, bevo qualcosa e finalmente riesco a mangiare qualcosa. Chiudo anche gli occhi per non più di un minuto ma ho la sensazione di essermi addormentato profondamente. La decisione è presa: zaino in spalla e ripartiamo. Matteo con la solita scioltezza, io meno convinto di lui ma decisamente fiducioso. Più salgo e più tornano sia le forza sia la voglia. Arriviamo in cima e comincia a piovere ma ormai il più è fatto. Siamo felicissimi e cominciamo la discesa per evitare di prendere troppa acqua – cosa che comunque non accadrà (1701m slm, 7h 00’; 29km; 2540 D+).
La discesa si svolge lungo il sentiero che inizia dalla parte opposta rispetto al sentiero da cui siamo arrivati. Questo tratto è impegnativo perché il sentiero scende molto velocemente per gradoni naturali (possibilità di aiutarsi con le catene) e finisce poi nel cosiddetto “sentiero alto” che da Orimento sale verso il Generoso. Alla fine del tratto attrezzato, si prende verso sinistra e si comincia il bellissimo e panoramico tratto di cresta. Mentre scendiamo, notiamo anche delle indicazioni per la modesta cima della Piancaccia e, anche per convincermi di essere definitivamente uscito dalla crisi, riprendo a salire senza smettere di correre. Si tratta comunque di una deviazione minima. Tornati sul sentiero alto, continuiamo a scendere fin quasi alla conclusione della cresta. Qui si si trovano indicazioni verso sinistra per il sentiero che prosegue all’interno di un bel bosco di conifere. Ricomincia il tratto boschivo, particolarmente apprezzato nelle giornate di sole. Si scende velocemente fino a raggiungere Barco dei Montoni (tavoli per pic nic e griglia) e da qui, seguendo verso destra, si prosegue in direzione Orimento. All’altezza di una pozza, sulla destra, si trovano indicazioni per Orimento che fanno tagliare la strada scendendo velocemente nel bosco. Il sentiero è molto bello, sempre all’interno del bosco (ricordo, all’inizio dell’estate, l’abbondante e colorata presenza di maggiociondoli). La discesa termina a monte di Orimento, nei pressi di un ponte, dove si dividono “sentiero alto” e “sentiero basso”. Le baite di Orimento sono solo a qualche centinaio di metri verso sinistra e le raggiungiamo senza problemi, imbattendoci peraltro nei bellissimi “cavalli del Bisbino”, ormai di stanza qui. (1270m slm, 7h 50’; 33,3km; 2570 D+).
Ci fermiamo una decina di minuti per bere qualcosa, prima di rimetterci in marcia. La prossima tappa, e ultima salita, è il Pizzo della Croce. La salita si svolge per pratoni lungo la cresta del Pizzo. Si superano tre gobbe, con la seconda che termina presso il rifugio monte Crocione (stazione d’arrivo di uno ski lift) e la terza che termina in vetta (presenti croce, bandiera italiana e altare in pietra). Bella la vista sul Generoso stesso, sul Lago di Como, sulla val d’Intelvi e sulle montagne del lecchese (1500m slm; 8h 15’, 35km; 2780 D+).
Per scendere, proseguiamo in direzione opposta a quella della salita. Si continua a scendere lungo la cresta fino a una spalla di fronte a una croce. Invece di salire verso la croce, si prende sulla sinistra una strada larga e sterrata che scende lungo le pendici del Pizzo. Quando ci ritroviamo sotto al rifugio monte Crocione (in alto a sinistra), diventa visibile (in basso a destra) il tetto della baita Giuseppe e Bruno (1180m slm; 8h 40’; 37,5km; 2800 D+).
Da qui in poi per scendere bisogna affidarsi un po’ alle indicazioni, un po’ all’intuito e un po’ ai suggerimenti delle persone incontrati. Visto che le possibilità di discesa possono essere numerose, mi preme soprattutto indicare a grandi linee il percorso. Innanzitutto si deve raggiungere Casasco, poi Veglio, poi Cerano, quindi Dizzasco e, passando per Biazzeno e Rovasco, Muronico. Da qui si scende verso Argegno lungo il sentiero indicato che unisce la stessa Argegno a Pigra. Per quanto riguarda il nostro percorso, nello specifico, esso si è svolto in questo modo: dalla capanna Giuseppe e Bruno scendiamo lungo la strada asfaltata e incontriamo quasi subito, sulla destra, le indicazioni di un sentiero, che seguiamo. Torniamo sulla strada asfaltata all’altezza delle “Tre Croci” e restiamo sull’asfalto finché non vediamo un evidente sentiero, sempre sulla destra. Proseguiamo in questo modo fino ad arrivare, alla fine di un prato, a un punto in cui è invece necessario abbandonare le indicazioni. Queste infatti ci porterebbero di nuovo verso Pian delle Alpi (destra) mentre noi orai dobbiamo scendere a Casasco e quindi andiamo a sinistra, ricongiungendoci con la strada asfaltata che arriva dalla Capanna Giuseppe e Bruno (via Terragni). Lungo questa strada sfruttiamo scorciatoie naturali che si intravedono nei prati o tra le case: quando una scorciatoia ci ispira, la prendiamo (e fortunatamente ci azzecchiamo sempre). Arriviamo così a Casasco d’Intelvi, dove chiediamo ulteriori indicazioni per Veglio. Ci viene suggerito di raggiungere il centro anziani (“Il ronco”). Alla sinistra del centro, scende una mulattiera (tenere la sinistra) che raggiunge il centro di Veglio. Dal centro del paese (un parcheggio, ma probabilmente anche piazza del municipio), si scendono diverse rampe di scale in direzione di via alla Costa. Alla fine della seconda rampa, si gira a sinistra e poi a destra (indicazioni da qui). Via alla Costa porta fino a Cerano. Quando si incontra di nuovo la provinciale, la si attraversa, si prende via Vittorio Emanuele e la si segue fino alla fine (arco e fontana con testa d’aquila). Di fronte alla fontana parte una mulattiera che in pochi minuti porta a Dizzasco. Si arriva a Dizzasco nei pressi del campo sportivo, dopo avere superato un meraviglioso ponte in pietra. Bisogna ora risalire fino alla provinciale che da San fedele porta ad Argegno e quindi cercare la chiesa o il cimitero (chiedere indicazioni). A sinistra del cimitero si prosegue attraversando le frazioni di Biazzeno e Rovasco fino a incontrare, sulla destra, una mulattiera che scende verso Muronico (indicazioni). Raggiunto il paese, lo si attraversa e si trova una nuova mulattiera (indicata) che porta fino ad Argegno (200m slm; 10h 15’; 47,5km; 2900 D+). Anche in mancanza di indicazioni, comunque, Argegno è ormai visibile e la si raggiunge senza problemi.
Punti di appoggio
Molti i punti ipotetici di riferimento (i rifugi Bugone e Murelli, il bar in vetta al Bisbino, le case a Rovenna, Madrona ed Erbonne, l'agriturismo San Bernardo, il rifugio Prabello, la baita Orimento e la Capanna Giuseppe e Bruno), ma di fatto, data probabilmente l'ora e il periodo, solo alcuni erano aperti. Consiglio quindi di verificare sempre giorni e orari di apertura nel caso si desideri avere qualche punto di appoggio.
Materiale necessario
Oltre al tradizionale, consigliati i bastoncini, per chi li usa. Data l’ora di partenza, necessaria una frontale per la prima ora abbondante.
Note e commenti vari
Splendida escursione che, seguendo con alcune variazioni la VML (via dei monti lariani, segnavia 1), porta da Cernobbio fino al cuore della valle d’Intelvi prima e di nuovo al lago poi, nei pressi di Argegno. Si affrontano e si superano le vette di Bisbino, Colmegnone, san Bernardo, Sasso Gordona, Generoso e Pizzo della Croce.
Escursione già effettuata nel 2014 ma con alcune differenze; nell'ordine: il sentiero per il rifugio Bugone, la salita al Colmegnone e al San Bernardo; la salita al Sasso Gordona da un versante diverso per evitare di svolgere due volte lo stesso tratto; la salita al Generoso da Erbonne, la scoperta di una mulattiera tra Casasco e Veglio.
La traccia del percorso risulta di 46,5km su un dispositivo e di 50 su un altro. Diciamo quindi che siamo intorno ai 48km. Il dislivello invece è omogeneo: 2900 metri. Potrebbe essere utile uno schema con i tempi parziali, previsti e realizzati:
Nel tempo totale sono considerate tutte le pause "naturali", vale a dire i riposi, le foto, le bevute, etc; sono state escluse solo una pausa al San Bernardo, quando abbiamo comprato dell'acqua e quella a Orimento, dove abbiamo consumato diverse bevande. In totale, circa venti minuti.
Il passo tenuto è stato spedito ma non ho mai corso in salita. I tempi vanno comunque almeno raddoppiati se si ha un passo normale o si decide di non correre mai.
Infine, da Argegno a Cernobbio si può tornare con l'autobus (linea Como interurbana C10 o C20)