Informazioni tecniche
Zona montuosa: Prealpi comasche
Località di partenza: Cernobbio (CO)
Località di arrivo: Argegno (CO)
Quota di partenza: 220m slm
Quota di arrivo: 200m slm
Punto più elevato: 1500 m slm (vetta Pizzo della Croce)
Dislivello positivo totale: circa 2500m
Sviluppo: circa 44km
Sentieri utilizzati: 1, Via dei Monti lariani, con varianti e passando per le cime
Durata dell’escursione: circa 8h 30’
Difficoltà: EE (seconda E solo per la salita al Sasso Gordona e per lunghezza)
Persone presenti: Matteo, Paolo
Mappe: Lago di Como – Lago di Lugano, 1: 50.000 - Kompass 91
Traccia GPS disponibile: gpx
Foto disponibili qui
Condizione dei sentieri
A parte qualche piccola eccezione (si veda la relazione), i sentieri sono ben tenuti, battuti e segnalati, almeno fino alla capanna Giuseppe e Bruno. Da qui verso Argegno si deve un po’ improvvisare, non esistendo un vero e proprio itinerario di discesa senza soluzione di continuità.
Numerose fonti d’acqua lungo il percorso.
Eventuali pericoli
Nessuno in particolare.
L'escursione
Parcheggiamo a Cernobbio in via della Libertà (parcheggio gratuito o a pagamento; da notare che anche i parcheggi a pagamento il mercoledì mattina fino alle 13.00 sono gratuiti; poi costano, come gli altri giorni, 50 centesimi all’ora). Si segue dapprima la strada asfaltata (la stessa via della Libertà) che sale verso Rovenna, ma dopo la prima curva verso destra, si trovano già indicazioni per il sentiero 1 della VML (Via dei Monti Lariani). Oggi però la via del sentiero è chiusa per lavori: rimaniamo quindi sulla strada principale fino a quando troviamo una via verso sinistra che ci riporta all’internop del paese, dove ritroviamo le indicazioni. Alla fine di uno di questi tratti iniziali, troviamo un primo bivio non segnalato (via Noseda, subito dopo una Chiesa): qui bisogna andare a destra e poi seguire di nuovo le indicazioni. Continuiamo a salire, ignorando una deviazione verso sinistra per “prea de Bucc” e, tornati sulla strada principale, la seguiamo fino a incontrare via Monte Santo, che ci permette di raggiungere velocemente la chiesa di Rovenna, dove sono chiarissime le indicazioni per salire (seguendo di nuovo il segnavia numero 1, da via Segantini). Da Rovenna (450m slm; 20’) in poi il sentiero è sempre ben segnalato.
Il sentiero prima sale all’interno del paese, poi incontra una sterrata più larga (prendere verso destra, vale a dire nella direzione che va in salita) che si avvicina e costeggia la strada asfaltata che sale verso il Bisbino anche se poi se ne allontana quasi subito. Il sentiero sale in maniera regolare e molto ripida, senza lasciare troppo respirare. Incontro prima le case di Scarone (600m slm) e poi quelle di Madrona, dove il sentiero si interrompe e bisogna percorrere qualche centinaio di metri sull’asfalto (850 m slm; 55’).
In prossimità di una curva riprendiamo il sentiero, ben segnalato, superiamo una casa e ritorniamo in mezzo ai boschi. Da qui in poi l’esposizione al sole è di gran lunga inferiore, quindi anche la temperatura più piacevole nelle giornate calde. Nel nopstro caso, essenso partiti prima dell’alba (e con molto vento), sentiamo addirittura freddo. Continuiamo a salire, passiamo per una cappella dedicata a san Carlo (1000m slm, 1h 10’) e non abbandoniamo più il sentiero, che pure attraversa ancora un paio di volte la strada asfaltata.
Ignorando le deviazioni per il rifugio Bugone, attraversiamo la strada asfaltata, seguiamo il sentiero in mezzo a un bosco di alberi altissimi, raggiungiamo un’abitazione ormai in cresta e troviamo un bivio. Pur non essendo particolarmente segnalato, è evidente la direzione da prendere (verso l’alto e verso destra) e in pochi minuti raggiungiamo prima la fine della strada asfaltata e poi, grazie a una scalinata, la cappella in vetta al Bisbino (1325m slm; 1h 40’), da cui si gode di una vista meravigliosa sia verso la pianura sia verso le montagne circostanti.
Ci fermiamo qualche minuto a mangiare e poi ripartiamo, tornando verso il basso lungo la carrozzabile: troviamo subito una scorciatoia segnalata per il rifugio Bugone, che ci permette di tagliare la strada asfaltata: quando la riprendiamo, siamo in prossimità del punto in cui avevamo ignorato le indicazioni per il Bugone durante la salita (anche qui è possibile guadagnare qualche metro con una scorciatoia non segnalata). Il rifugio Bugone si raggiunge velocemente, prima in discesa e poi continuando a livello (1119 m slm; 2h). Notevole il faggio secolare nei pressi dello stesso rifugio.
Si prosegue sul sentiero, sempre ben battuto, all’interno del bosco. Quando la vista non è ostruita agli alberi, si possono osservare i versanti svizzeri di Generoso e Sasso Gordona, che appaiono meravigliosi, invitanti e selvaggi. Proseguendo per lievi saliscendi, raggiungiamo il rifugio Murelli (1290 mslm; 2h 35’).
Il sentiero prosegue sempre allo stesso modo: saliscendi su tratti sterrati, o in alcuni casi addirittura asfaltati (tutti questi rifugi in precedenza erano caserme della guardia di finanza). In poco tempo raggiungiamo il rifugio Binate (1100m slm, 3h), da cui si gode una stupenda vista del Sasso Gordona, ormai prossima.
Scendiamo verso un alpeggio e continuiamo a seguire le indicazioni (San Fedele, rifugio Prabello o Sasso Gordona); nei pressi di una croce, il sentiero da prendere è quello più in basso sulla sinistra. A questo punto ricominciamo a salire in mezzo a un bosco, lungo il fianco del Sasso Gordona e incontriamo sulla destra alcune deviazioni (che ignoriamo) e sulla sinistra alcune trincee della prima guerra mondiale (ne troveremo altre proprio verso la vetta del Sasso Gordona). Torniamo a scendere per un breve tratto, ignoriamo la deviazione a destra per San Fedele e l’alpe di Cerano e raggiungiamo finalmente il rifugio Prabello (1170m slm, 3h 35’).
Saliamo subito al Sasso Gordona (1400m slm, 3h 55’) Si tratta probabilmente della salita più impegnativa. Sono presenti catene ma non sono necessarie. La pendenza è molto elevata e alcuni tratti sono esposti: è scalabile in ogni caso da chiunque. Sulla vetta, una croce e una vista meravigliosa.
Scendiamo, ritorniamo al Prabello e, per non tornare sui nostri passi, sperimentiamo un sentiero ben battuto ma non segnalato che a destra del Prabello prosegue sul suo retro. Speriamo che ci porti verso Erbonne e in effetti lo fa, ma a costo di un allungamento di diversi minuti (e metri) della strada. Entriamo in territorio svizzero, raggiungiamo una casa nei pressi del passo Bonello e prendiamo la strada larga a destra (indicata come percorso ciclabile) che prosegue comodamente verso il basso, fino a incontrare la provinciale che porta a Erbonne. La percorriamo interamente fino al bellissimo paesino (circa 3 km su asfalto) che raggiungiamo, felici di poter riempire le borracce alla fontana in pietra (910m slm, 5h 15’).
Il sentiero che porta verso Orimento parte nei pressi del ponte per Scudellate. A destra della chiesa comincia il sentiero, che è ben battuto e a tratti anche segnalato. Il sentiero sale per boschi e porta a Orimento abbastanza velocemente (1270m slm, 6h). Qui ci fermiamo per un piccolo pranzo, prima di rimetterci in marcia (la sosta dura circa trenta minuti ed è l’unica che non conteggio nei tempi dell’escursione che riporto nella relazione).
La prossima tappa, e ultima salita, è il Pizzo della Croce. La salita si svolge per pratoni lungo la cresta del Pizzo. Si superano tre gobbe, con la seconda che termina presso il rifugio monte Crocione (stazione d’arrivo di uno ski lift) e la terza che termina in vetta (presenti croce, bandiera italiana e altare in pietra). Bella la vista sul Generoso stesso, sul Lago di Como, sulla val d’Intelvi e sulle montagne del lecchese (1500m slm; 6h 30’).
Per scendere, proseguiamo in direzione opposta a quella della salita e dopo un breve tratto nel prato, torna evidente la tracci di sentiero. Si continua a scendere lungo la cresta fino a una spalla di fronte a una croce. Invece di salire verso la croce, si prende sulla sinistra una strada larga e sterrata che scende lungo le pendici del Pizzo. Quando ci ritroviamo sotto al rifugio monte Crocione (in alto a sinistra), diventa visibile (in basso a destra) il tetto della baita Giuseppe e Bruno (1180m slm, 7h).
Da qui in poi per scendere bisogna affidarsi un po’ alle indicazioni, un po’ all’intuito e un po’ ai suggerimenti dei locali incontrati. Visto che le possibilità di discesa possono essere numerose, mi preme soprattutto indicare a grandi linee il percorso di discesa. Si deve raggiungere prima Casasco, poi Veglio, poi Cerano, quindi Dizzasco e, passando per Biazzeno e Rovasco, Muronico. Da qui si scende verso Argegno lungo il sentiero indicato che unisce la stessa Argegno a Pigra. Per quanto riguarda il nostro percorso, nello specifico, esso si è svolto in questo modo: dalla capanna Giuseppe e Bruno scendiamo lungo la strada asfaltata, fino a incontrare, dopo un paio di tornanti, delle indicazioni verso destra. Scendiamo attraversando un prato. Alla fine di questo prato, le indicazioni proseguono verso destra ma noi dobbiamo scendere a Casasco e quindi andiamo a sinistra, ricongiungendoci con la strada asfaltata che arriva dalla Capanna Giuseppe e Bruno. Lungo questa strada sfruttiamo scorciatoie naturali che si intravedono nei prati o tra le case: quando una scorciatoia ci ispira, la prendiamo (e fortunatamente ci azzecchiamo sempre). Arriviamo così a Casasco (850m slm, 7h 30’), dove chiediamo indicazioni ma il massimo che otteniamo è di raggiungere la strada principale per Veglio (indicazioni stradali).
Continuiamo comunque a tagliare come in precedenza e, una volta raggiunta Veglio, una postina ci indica via della Costa per scendere a Cerano. Dal centro del paese (un parcheggio, ma probabilmente anche piazza del municipio), si scendono diverse rampe di scale in direzione di via alla Costa. Alla fine della seconda rampa, si gira a sinistra e poi a destra (indicazioni da qui). Via alla costa porta fino a Cerano (500, 8h). Quando si incontra di nuovo la provinciale, la si attraversa, si prende via Vittorio Emanuele e la si segue fino alla fine (arco e fontana con testa d’aquila). Di fronte alla fontana parte una mulattiera che in pochi minuti porta a Dizzasco. Si arriva a Dizzasco nei pressi del campo sportivo, dopo avere superato un meraviglioso ponte in pietra. Bisogna ora risalire fino alla provinciale che da San fedele porta ad Argegno e quindi cercare la chiesa o il cimitero (chiedere indicazioni). A sinistra del cimitero si prosegue attraversando le frazioni di Biazzeno e Rovasco fino a incontrare, sulla destra, una mulattiera che scende verso Muronico (indicazioni). Raggiunto il paese, lo si attraversa e si trova una nuova mulattiera (indicata) che porta fino ad Argegno (200m slm, 8h 30’). Anche in mancanza di indicazioni, comunque, Argegno è ormai visibile e la si raggiunge senza problemi.
Punti di appoggio
Molti i punti ipotetici di riferimento (i rifugi Bugone e Murelli, il bar in vetta al Bisbino, le case a Rovenna, Madrona ed Erbonne, il rifugio Prabello, la baita Orimento e la Capanna Giuseppe e Bruno), ma di fatto, data probabilmente l'ora e il periodo, solo le baite Orimento e Giuseppe e Bruno erano aperte. Consiglio quindi di verificare sempre giorni e orari di apertura nel caso si desideri avere qualche punto di appoggio.
Materiale necessario
Oltre al tradizionale, consigliati i bastoncini, per chi li usa. Data l’ora di partenza, necessaria una frontale per la prima mezz’ora.
Note e commenti vari
Splendida escursione che, seguendo con alcune variazioni la VML (via dei monti lariani, segnavia 1), porta da Cernobbio fino al cuore della valle d’Intelvi prima e di nuovo al lago poi, nei pressi di Argegno. Si potrebbe arricchire la passeggiata salendo anche al generoso (circa 90/120 minuti in più).
La velocità dell’escursione non ci privato della possibilità di due incontri davvero piacevoli: la signora Felicina, a Erbonne, che alla nostra richiesta di indicazioni ci ha accompagnato per un tratto, per poi salutarci e tornare “alle sue faccende”; e la signora Betty di Cerano, che ci aveva dato preziose indicazioni per la discesa e che abbiamo incontrato proprio sotto casa sua, chiacchierando davvero amabilmente per qualche minuto.
La traccia del percorso è ottenuta con l'unione di due tracce intermedie. Per qualche ragione, le due tracce singole misurano 35,5 e 8,5 km, ma la loro somma è misurata dal programma a soli 40km. Ho scelto di indicare come sviluppo la somma matematica delle due, che mi sembra più coerente.
I tempi vanno almeno raddoppiati se si decide di non correre mai.