"Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali" (don Lorenzo Milani)

INFORMALMENTE

IL GIORNALE DELL' ISTITUTO COMPRENSIVO MICHELANGELO  - BARI

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

UN INCONTRO CON DON LINO MODESTO E CON LA CARITAS: LA SCOPERTA DELL’ALTRO

I capisezione della redazione di Bariseranews hanno intervistato il direttore della Caritas don Lino Modesto. Ne è venuta fuori una interessante chiacchierata che il giornale scolastico "Informalmente" vi invita a leggere perchè ci aiuta a vedere negli occhi l'altro per poter infine guardare dentro noi stessi.....buona lettura!!!

 

La Caritas diocesana è il braccio operativo del vescovo di Bari che, con la comunità diocesana, si fa prossimo alle situazioni di marginalità sia grave, come può essere per esempio quella delle persone senza dimora e sia quelle meno gravi. La diocesi è una sezione di territorio in cui la Chiesa ha diviso le varie regioni e nazioni. Il compito della Caritas è anche quello di sollecitare le comunità della diocesi; quindi, le parrocchie perché vivano anche sul proprio territorio, nel proprio piccolo, questa attenzione alle marginalità.

In questi ultimi anni ci sono state delle situazioni dove la Caritas è intervenuta più volte per aiutare.

Ci sono parecchie situazioni in cui la Caritas interviene. L'evento che ci ha visto molto impegnati in questo ultimo periodo è stata l'emergenza Ucraina. Quindi, allo scoppio della guerra in Ucraina, molti ucraini si sono riversati in Europa e quindi anche in Italia. Molti di loro sono anche giunti qui, in Puglia, nella città di Bari, nella diocesi di Bari. Il nostro impegno è stato quello di organizzare una rete di accoglienza coinvolgendo famiglie e realtà religiose. Pensate che nella città di Grumo Appula siamo riusciti ad avere una disponibilità di 65 famiglie!

L'altra emergenza a cui facciamo fronte come Caritas e che ci impegna particolarmente è quella degli sbarchi al porto di Bari di migranti provenienti dalle rotte del Mediterraneo. Il nostro compito non è tanto quello di “fare” ma soprattutto quello di offrire un volto amico, un volto solidale, un volto di calore umano a chi sbarca. Poi ci sono altre realtà che da tempo ci impegnano come quella dei senza dimora. Abbiamo un dormitorio che ci piace chiamare “centro di accoglienza notturna” dove ospitiamo senza fissa dimora sia italiani che stranieri. Persone che non hanno una casa, per intenderci.

Come funzionano i servizi? Ad esempio consegno i miei indumenti alla Caritas come arrivano a chi ne ha bisogno? 

Rispetto a questo la Caritas attraverso un'associazione di promozione sociale che si chiama Equanima fa una raccolta di indumenti usati con dei cassonetti che solitamente vengono collocati nelle parrocchie o in ambienti dove otteniamo il permesso. Il vestiario raccolto viene selezionato e quello in cattivo stato dato al macero mentre quello in buono stato viene stoccato in un magazzino a Bari dove dei volontari fanno una cernita secondo il sesso, la taglia e l’età. Poi le persone segnalate dalle parrocchie oppure che si presentano hanno la possibilità, con delle tessere sociali a punti, di prelevare gli indumenti che servono.

Che tipo di formazione deve ricevere un operatore della Caritas?

Prima di tutto una formazione importantissima: quella umana, relazionale, perché la missione su cui si si gioca tutta la Caritas è anzitutto un fatto di relazione, un fatto di cuore, un fatto di umanità. Voi sapete benissimo quanto è importante crescere in umanità. No, non possiamo dare per scontato che siamo sempre umani. A volte siamo anche disumani e lo vediamo in contesti di violenza. Allora la prima formazione umana è la formazione alla solidarietà. Poi anche altri livelli di formazione vengono offerti agli operatori: una formazione all'ascolto, perché non basta semplicemente dare qualcosa a qualcuno, è necessario anche saper ascoltare che non è semplicemente sentire. Ascoltare significa assumere la storia dell'altro. Tu assumi la storia dell'altro, il segreto che ti confida l'altro. Non è semplicemente un'informazione che tu metti nel tuo database, ma tocca il tuo cuore. Giusto? La fai tua, magari ci stai anche male oppure gioisci con quella persona. E in questo c'è bisogno di formazione perché se viene spontaneo fra due amici del cuore ascoltarsi non è proprio scontatissima fra me e un estraneo perchè è un ascolto particolare. Altre formazioni più specifiche per i servizi che la nostra Caritas offre son per la gestione dei conflitti nei rapporti fra operatori e persone indigenti perchè anche qui si possono creare delle situazioni di conflitto. Voi sapete bene che il conflitto a volte è inevitabile, ma bisogna saperlo gestire perché non diventi una violenza che si si moltiplica in qualche modo.

Come si finanzia la Caritas?

La Caritas anzitutto è fondata su quello che le parrocchie raccolgono la domenica quando passa il cestino durante la messa, oppure attraverso delle raccolte straordinarie come nella prima domenica di Quaresima in cui si è fatta una raccolta straordinaria per finanziare l'ospedale di Gaza, gestito dalla Caritas e completamente distrutto ed evacuato.

Altri fondi sono quelli dell'otto per mille per la Chiesa cattolica della dichiarazione dei redditi: 1/3 di quella parte va destinata a progetti Caritas quella della diocesi di Bari ha avviato dei tirocini lavorativi per persone anche ultracinquantenni con problemi di indigenza. Poi le offerte liberali della gente.

C'è un'esperienza che secondo lei ha significato qualcosa di importante e le ha trasmesso dei principi nuovi?

Sì, beh, io non vi nascondo che durante il periodo del lockdown ho sperimentato una solidarietà, una generosità nel mio contesto cittadino davvero fuori misura…anzi inaspettata. Mi ha toccato perché a volte l'approccio che abbiamo rispetto agli altri è sempre negativo e di sospetto e invece in queste circostanze io ho avuto modo di toccare con mano che la gente porta dentro anche tante opportunità belle. Questa cosa mi ha toccato, mi ha mi ha fatto ricredere sulle mie posizioni iniziali.

Sono tante o poche le persone che decidono di donare? Perché tutti sanno cos’è la Caritas ma io ne sento parlare poco.

Rispetto alla solidarietà c'è sempre tanto da fare, da sensibilizzare; a volte anche presi semplicemente da distrazioni ci si distrae dall'obiettivo di vivere quella prossimità che poi ci fa veramente uomini. Il mio cane quando c’è da mangiare mangia da solo. Non dice “Lino vuoi favorire?” Gli animali mangiano da soli, anzi meglio non avvicinarsi mentre mangia soprattutto se non si tratta di animali domestici. Invece noi quando mangiamo preferiamo farlo con gli altri. Il mangiare per noi è un'occasione e questo dice che noi abbiamo bisogno di essere prossimi agli altri, di essere vicini agli altri. Però a volte ci possono essere distrazioni. Ieri sono stato a pranzo a casa di mia madre e i miei nipoti, vostri coetanei, durante il pranzo sono stati attaccati al cellulare. C'è sempre il rischio di distrarsi dalla relazione e c'è sempre da sensibilizzare. Quella che voi mi offrite oggi  è un’opportunità e vi ringrazio.

Può un ragazzo come noi essere un operatore Caritas?

Certamente! Potete essere operatori di prossimità. A Bitonto, in un centro diurno per ragazzi con serie difficoltà anche nell'apprendimento, insieme ad operatori ed educatori che provvedono ad accompagnarli nel pomeriggio, alcuni dei ragazzi della parrocchia dedicano un'ora del loro tempo per farsi compagni dei ragazzi che usufruiscono del servizio. Le idee sono sempre ben accette perché magari potete anche voi intuire delle forme nuove che noi non abbiamo ancora sperimentato.

*Si parla di poveri, ma chi sono i poveri oggi?

Sono delle persone! I poveri sono delle persone, hanno un nome, un cognome, una storia, un volto. A volte anche tante sofferenze, tante delusioni alle spalle, perché la povertà non è un fatto di natura, non è una punizione divina. Ci sono delle disuguaglianze create da certi sistemi economici. Una volta ho fatto un esperimento al catechismo con i ragazzi. Ho messo un piattino con tanti cioccolatini quanti erano i partecipanti all'incontro poi ho detto “ragazzi un attimo solo io mi allontano, devo andare a fare un piccolo servizio, voi prendete un cioccolatino” al mio ritorno c'era chi piangeva, chi era imbronciato e così via. Era successo che i più furbi, i più egoisti avevano preso più cioccolatini lasciando altri senza perchè erano contati. La povertà esiste perché ci sono quelli che strafanno, quelli che si appropriano di cose che non sono proprio tutte per loro. C’è chi non si accontenta di una macchina e ne vuole per forza due, di chi non si accontenta di un giubbotto, ne deve avere tre. Quindi i poveri in qualche modo lì genera la nostra società. Poveri di oggi sono purtroppo anche persone che hanno un lavoro, ma che con il loro stipendio, per il costo della vita che si innalza sempre più e gli stipendi sempre più bassi, non riescono ad arrivare a fine mese, quindi si rivolgono ai nostri sportelli.

Per partecipare alle iniziative della Caritas bisogna avere delle qualifiche o delle competenze particolari?

No, no, bisogna avere umanità, bisogna avere cuore. Se volete possiamo

organizzare una serata al centro di accoglienza della Caritas. Ognuno porta qualcosa da mangiare e se qualcuno di voi suona la chitarra……

Nel periodo del lockdown come hanno fatto le persone senza un'abitazione?

Nel periodo del lockdown i senza dimora, quindi quelli che non hanno una casa, sono stati h 24 all'interno delle strutture di accoglienza anche se centri di accoglienza notturna sono aperti soltanto nella fascia notturna quindi dalle 20:00 PM alle 9 del mattino garantendo quindi un posto letto, una doccia, la possibilità di lavarsi gli indumenti, una colazione al mattino. Da quest'anno stiamo organizzando anche cene con parrocchie e gruppi che si organizzano e chiedono di poter condividere un pasto con gli ospiti del centro.

Si avvicina la Pasqua, che iniziative introduce la Caritas?

In realtà nessuna iniziativa particolare per la Pasqua, come anche per il Natale. Io sono un po’ allergico a questo perchè la solidarietà non è di alcuni periodi quell'anno. La solidarietà è un atteggiamento costante, un atteggiamento che deve caratterizzare la vita di ogni giorno. Non è il Natale, la Pasqua che fanno la differenza.

Quali sono i bisogni più frequenti tra coloro che si rivolgono a voi?

I viveri, l'abitazione perché c'è un'emergenza abitativa a Bari. Forse anche accoglienza e compagnia perché la solitudine, purtroppo c’è. Tra i giovani, purtroppo, registriamo anche un problema di fragilità psicologica.

La Caritas aiuta più stranieri o italiani in difficoltà?

Aiuta l'uomo. Non guarda se straniero o italiano. Non è importante questa categorizzazione. Aiutiamo l'uomo. La persona ci interessa.

Cosa possiamo fare nei ragazzi per aiutare chi ha bisogno?

Inventatevelo! Trovo che voi ragazzi e ragazze siete capaci di cose straordinarie e nuove!

Per gli italiani in difficoltà quali sono le problematiche che hanno portato queste persone ad avere bisogno di aiuto?

Le problematiche possono essere state tante nella loro vita, un fallimento economico oppure un fallimento a volte anche familiare. Molti papà separati faticano ad andare avanti perché devono trovarsi un'altra casa, pagare il mutuo nella casa dove rimane la mamma con i figli, devono dare il sostegno economico ai figli. Noi abbiamo dovuto accogliere molti papà separati. C'è anche un fenomeno che stiamo registrando da qualche anno, una eredità nella povertà. Nel senso che io sono povero perché anche i miei genitori erano poveri e perché anche i miei nonni erano poveri. C’è anche l'educazione perché la scuola fa molto, fa molto anche nella lotta contro la povertà, studiare è una lotta contro la povertà perché la lo studio ti dà la possibilità di aprire nuovi orizzonti nella tua vita, anche di tipo lavorativo. Anche la ludopatia è un fenomeno che getta sul lastrico le persone. Poi l’usura e c’è chi è disposto a mettersi nelle mani degli usurai per organizzare il matrimonio o feste per ricorrenze.

Puoi provare a raccontarci un episodio triste e uno felice della sua esperienza con i poveri?

Un episodio felice riguarda amico albanese: Leonard. É venuto fuori con le sue forze e con il nostro aiuto da una situazione di indigenza. Adesso ha una sua casa e un lavoro. A maggio verranno in Italia sua moglie e i suoi figli, si potrà ricongiungere con la sua famiglia. Per me questa è un'esperienza bellissima. Un’altra riguarda un nostro operatore del centro che è stato ospite del dormitorio e poi ha scelto di dare una svolta alla sua vita e si è affidato. Poi ha trovato una donna di cui si è innamorato, ha avuto una figlia che ha chiamato Aurora perchè iniziava una nuova vita. Poi da quel matrimonio sono nati altri due figli. Non vi nascondo che invece ciò che mi mette sempre un po’ molta tristezza è quando giro per Bari e vedo agli angoli delle strade persone che dormono sotto un cartone perchè hanno scelto di non farsi più aiutare.

Una persona che si sente sola ed entra a far parte della Caritas aiutando altri starebbe meglio sentendosi parte di un qualcosa di più grande?

È una bella domanda. Ti ringrazio perché è un mio sogno che coloro che ricevono un aiuto da parte della Caritas possano in qualche modo anche rendersi essi stessi soggetti attivi e questo risolverebbe davvero tanti problemi, perché a volte non c'è soltanto una carenza di cibo, di lavoro di casa, c'è proprio una carenza di relazioni che non permette il riscatto. Stiamo provando a mettere su questa cosa anche nelle realtà parrocchiali.

Se una persona assistita dalla Caritas commette un reato cosa accade?

Chiunque commette dei crimini deve rispondere davanti alla giustizia. Siamo in uno Stato. Ma questo non toglie la possibilità alla Caritas di credere di scommettere sulla persona anche quando sbaglia. Ecco perché ci sono anche progetti, per esempio per persone che attualmente si trovano in carcere. La Caritas guarda la persona anche rispetto a chi ha sbagliato. Pur riconoscendo l'errore e pur riconoscendo che è giusto che una persona sia sottoposta a uno Stato di diritto, tuttavia non smette di guardare al volto di quella persona, di tendere la sua mano.

Che tipo di aiuto offre la Caritas alle famiglie bisognose?

A volte gli alimenti, opportunità di lavoro come tirocini lavorativi, paghiamo le bollette del gas, della luce, dell'acqua ed altri svariati bisogni fondamentali.

Possiamo secondo lei diventare piccoli messaggeri di buone pratiche?

Si, assolutamente sì, io vi consiglio di dire che è bello impegnarsi per gli altri, che fa felice fare il bene. Purtroppo fare il male fa male, lo dico sempre, anche ai miei ragazzi, in parrocchia? Ce ne accorgiamo delle piccole cose, se io do una sberla a qualcuno, se io offendo una persona poi ci sto male, in fondo in fondo non mi aiuta a crescere, non mi aiuta a diventare più donna, più uomo, più ragazzo, più ragazza. Invece il bene fa felice. Provate a spendervi per qualcuno, per un progetto grande. Io sono stato in India per un mese, sono andato a Calcutta ed ho assistito a una cosa spettacolare. Ho visitato le strutture delle suore di Madre Teresa ed ho notato che in quelle strutture c'erano giovani da tutte le parti del mondo che mettendosi al servizio degli ultimi manifestavano sui volti una gioia indescrivibile. Quindi fare il bene fa bene, fa sorridere, ci fa crescere, fa esplodere la vita.

Oltre a beni materiali, sono stati organizzati dei gruppi d'ascolto dove qualcuno raccontava la propria storia?

Si, assolutamente, sono i cosiddetti gruppi di aiuto per persone per esempio con dipendenze varie, da sostanze stupefacenti e molto spesso questi gruppi di aiuto non sono altro che incontri come quello che stiamo facendo noi: uno si racconta e l'altro ascolta e se nel viso vive lo stesso bisogno questo dà un suggerimento, un incoraggiamento.

 Isabella, Dario, Diletta, Claudia

Classe seconda e terza

LETTURA

Il giorno 13 marzo alcune classi prime e seconde hanno incontrato l’autore Manlio Castagna, scrittore dei libri da noi letti Draconis Chronicon, Dedalo e Darma.

Personalmente ritengo che l’incontro sia stato molto interessante e divertente.

A primo impatto mi chiedevo come lo avrei vissuto e devo dire che per me è stato molto esilarante, perché Manlio ha raccontato molti avvenimenti della sua infanzia e successivi in maniera molto comica. Anche le domande che gli venivano poste erano molto interessanti e anche il suo modo di rispondere rendeva tutto più curioso.

Questo incontro me lo aspettavo noioso, ma non è stato così.

Tutto si è concluso con la firma dei libri, l’autore mi ha anche detto che il mio nome lo avrebbe ispirato per qualche personaggio dei suoi prossimi romanzi.

A parer mio questo è stato l’incontro più interessante che io abbia mai fatto.

Marco

Classe prima

Mercoledì 13 marzo ho avuto l’occasione di incontrare Manlio Castagna. All’inizio pensavo che sarebbe stato un incontro noioso, ma in realtà si è rivelato super divertente! Egli ci ha subito chiesto di dargli del tu e ci ha raccontato alcuni aneddoti della sua adolescenza molto divertenti. L’incontro è stato estremamente entusiasmante e interessante! È durato circa un’ora e mezza, che è passata molto in fretta!

L’autore ha trovato il modo migliore per interagire con noi ragazzi della scuola media.

All’inizio ha presentato due suoi libri: “Dedalo e Dharma” e “Draconis Chronicon”. Ho letto con molta serenità quest’ultimo, durante le vacanze natalizie. Infatti, secondo me, è stato molto bravo a narrare gli eventi. Mentre lo leggevo, sembrava di essere nel Medioevo con Trotula, Barliario, Shabbatai, Mercuriade e Ligea.

Ho avuto anche l’opportunità di porgli la seguente domanda: “Quali sono i vantaggi e gli

svantaggi di essere uno scrittore?”. Lui ha risposto in modo molto spontaneo, semplice e accattivante. Per lui un vantaggio è che si viene pagati per fare qualcosa di cui si è molto appassionati, uno svantaggio è che quello dello scrittore non è un lavoro molto duraturo, perché i libri devono sempre essere letti da molte persone. Ha poi parlato molto del libro “Dedalo e Dharma”. Mi ha incuriosito molto, infatti lo comprerò.

Arianna

Classe prima

Atomica e dintorni

Vichi De Marchi presenta “Nato a Hiroshima”

Il 5 marzo a scuola, in auditorium, abbiamo incontrato l’autrice del libro “Nato a Hiroshima”, un romanzo storico ambientato in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale. Vichi De Marchi si è presentata raccontandoci come è diventata una scrittrice e come è arrivata a scrivere questo libro. Ci ha spiegato, quindi, che lei prima di dedicarsi alla scrittura per ragazzi, ha lavorato come giornalista per un quotidiano nazionale e poi per l’ONU, in particolare per la FAO. Per questo ha girato il mondo. Poi, ha spiegato com’è nato il libro. Lei ha accolto la proposta dell’editore.

Inizialmente era molto titubante, perché non era sicura di riuscire a trattare un argomento come questo. Poi, però, ha iniziato a informarsi con documenti di ogni tipo: libri, documentari, film e filmati su You Tube. Alla fine ha deciso di accettare la proposta. La scelta più difficile per lei è stata proprio quella di capire da che prospettiva raccontare la vicenda di Hiroshima. Piano piano ha deciso di raccontarla dal punto di vista di una vittima. Lei, infatti, ci ha spiegato che questa sua scelta non è stata casuale ma, leggendo le dichiarazioni dei sopravvissuti, è entrata in empatia con loro e ha fatto proprio l’argomento. L’autrice ha ammesso anche che, in un primo momento, aveva pensato di parlarne dal punto di vista del pilota, infatti aveva studiato tutto di quella persona grazie a interviste e documenti. Riguardo al pilota dell’aereo che ha sganciato la bomba su Hiroshima ci ha raccontato dei particolari che ci ha fatto riflettere e anche incuriosire.

Successivamente ha chiesto a noi da che punto di vista l’avremmo scritto. A quel punto sono emerse tantissime ipotesi.

Sollecitata da alcune domande, Vichi De Marchi ci ha fatto comprendere come si scrive un romanzo storico: ci ha letto delle fonti che lei ha usato e il passo del suo libro ispirato alla fonte letta. Così ci siamo accorti che l’autrice non aveva inventato quasi nulla nella sua ricostruzione storica, ma semplicemente aveva aggiunto dei particolari verosimili, funzionali alla narrazione. Nel libro, per esempio, si parla di un ospedale della “Croce Rossa”, che anche nella realtà è esistito e molti, in quegli  attimi di terrore, vi trovarono rifugio.

Una ragazza ha chiesto se ci sarà un seguito del romanzo. L’autrice ha risposto di no. Un altro ragazzo ha chiesto, invece,  se ritenga che possa essere di nuovo utilizzata la bomba atomica. Lei, che ha seguito come giornalista la cosiddetta corsa agli armamenti durante la guerra fredda, ha detto che spera che ciò non accada mai. A quel punto ha anche detto di essere contraria al possesso e all’utilizzo della bomba atomica e ci ha spiegato che esistono due diverse posizioni rispetto a questo problema. Alcuni che credono che la bomba atomica sia dannosa e bisognerebbe eliminarla, nessuno Stato dovrebbe averla; altri che credono che possederla possa servire da deterrente al suo utilizzo e contribuisca a mantenere un certo equilibrio tra gli Stati.

In chiusura Vichi De Marchi ha presentato il suo nuovo romanzo: “Chiamami Giulietta”, anche questo ispirato a una storia vera. Poi ha salutato gli studenti e ha firmato le copie del suo libro.

Diletta

Classe terza

Incontro con l'autrice del libro i "I Kirai"

Mercoledì 15 maggio 2024 nell’auditorium del nostro Istituto si è svolto l’incontro con una delle autrici del libro “I Kirai e le Cinque Energie”. Per prima cosa, l’autrice si è presentata con il suo vero nome e ci ha svelato l’origine dello pseudonimo “Viola Marchesi”: lei e la co-autrice del libro l’hanno scelto perché entrambe avevano scritto un libro la cui protagonista è una ragazza di nome Viola, mentre il cognome Marchesi si riferisce al cognome di un personaggio di un libro che avevano letto.

Svelato il mistero dello pseudonimo, la conversazione è continuata chiedendo agli alunni in quale Kirai si rispecchiassero di più. I cinque ragazzi protagonisti del libro scoprono infatti di essere i Kirai, cioè i protettori delle cinque energie: speranza, gioia, amore, curiosità, coraggio. La maggior parte di noi studenti ha scelto il Kirai della curiosità. L’ho scelto anch’io perché mi piace molto imparare cose nuove.

Ha anche chiesto di quale Nemesi avessimo più paura ed io ho pensato al pregiudizio, perché mi preoccupa molto il giudizio degli altri nei miei confronti. Le Nemesi, nel libro, sono spiriti cattivi che si contrappongono alle cinque energie positive disseminando: disperazione, dolore, odio, pregiudizi, panico.

Subito dopo, sono stati mostrati i lavori svolti: cartelloni composti da disegni fatti dagli alunni di alcune classi. Io ed una mia compagna di classe abbiamo presentato il nostro cartellone.

Quando abbiamo finito di mostrare e spiegare i cartelloni, per soddisfare le nostre curiosità abbiamo iniziato a fare delle domande all’autrice su: i temi del libro, il suo insegnamento, i personaggi e l’ambientazione. Infine, l’autrice ha autografato i libri di tutti gli studenti scrivendo a ciascuno una dedica.

Giorgio

Classe seconda

__________________________________________________________________________________________


Il 15 maggio 2024, nell’auditorium dell’Istituto Comprensivo “Michelangelo”, alcune classi hanno incontrato una delle due autrici del libro “I Kirai e le Cinque energie”.

L’autrice ha raccontato che si sono ispirate ai cartoni animati che vedevano da piccole: quei cartoni animati spesso non avevano un finale e a lei piaceva immaginarlo e scriverlo.

Così è cominciato il suo sogno, che adesso è diventato il suo lavoro.

Lei e la coautrice hanno scritto il libro durante il periodo di chiusura per l’emergenza sanitaria del Covid-19.

Ci ha detto che è importante scrivere in due, perché quando c’è un calo di idee, ci si aiuta.

Il messaggio che vogliono dare attraverso il loro libro è l’importanza dell’amicizia: si sono ispirate ad una serie, “W.I.T.C.H.”, che parla di cinque ragazze che si uniscono per sconfiggere il male.

Claudia R.

Classe seconda

________________________________________________________________________________________


La mattina del 15 maggio 2024 alcune classi hanno partecipato ad un incontro con l'autrice del libro "I Kirai e le cinque energie". Il libro parla di cinque amici che devono combattere le nemesi e di come queste, per contrasto, mettano in risalto la luce che c’è in ognuno di noi. Si vuole evidenziare il valore dell’amore, del coraggio, della speranza, della curiosità e della gioia: queste sono le energie dei Kirai. Le Nemesi rappresentano le nostre paure: disperazione, pregiudizio, odio, panico e dolore. Una delle paure più grandi delle persone è la disperazione: se siamo disperati non riusciamo a fare nulla. Gli amuleti nel libro sono degli oggetti che aiutano a combattere le energie negative: nella vita reale noi dobbiamo scegliere se assecondare le Nemesi e farle crescere o “rinchiuderle “in un angolo e tenerle a bada. Possiamo cercare gli amuleti quanto vogliamo ma potrebbero essere proprio davanti a noi senza che riusciamo a vederli; il “caso“ ci mostrerà l’amuleto al momento giusto. Non dobbiamo pensare troppo quando prendiamo una decisione: quello che ci dice il cuore è il più delle volte la cosa giusta per noi. Fare una scelta non è sempre facile: chiediamo sempre consigli agli altri e la nostra scelta è condizionata; è sempre meglio cercare dentro di noi le risposte. Se dovessimo sbagliare sapremo che quella non è la strada giusta per noi.

Martina S. & Viola

Classe prima

Cartelloni eseguiti dalla classe 1A

Cartelloni eseguiti dalla classe 2C

Progetto Libriamoci

Nell’ambito del Progetto Libriamoci e delle attività promosse dalla Rete delle biblioteche scolastiche della Puglia per il centenario della nascita di Italo Calvino, la nostra Scuola, in collaborazione con la Biblioteca “Il Giardino dei libri” dell’IISS Giulio Cesare ha presentato l’iniziativa “Omaggio a Calvino” proponendo letture tratte da “Marcovaldo” e “Le città Invisibili”. Le studentesse dell’Istituto Giulio Cesare hanno interpretato e animato con leggerezza e ironia i racconti “Funghi in città” e “La cura delle vespe” mentre i ragazzi e le ragazze delle classi terze della Michelangelo hanno accompagnato le proprie letture e riflessioni sulle Città invisibili con rielaborazioni grafiche, alcune fedeli al testo letterario, altre ispirate ai disegni dell’architetta peruviana Karina Puente, altre, infine, sono il frutto di suggestioni e visioni personali. Grazie al prezioso contributo dei docenti di Arte, i disegni, apprezzabili singolarmente, risultano nell’insieme ancora più sorprendenti per bellezza e armonia, accomunati dalla tricromia di bianco, nero e oro. Di seguito il link del video che riproduce i momenti più salienti dell’iniziativa e mostra gli elaborati degli studenti e studentesse a cui va il nostro grazie.

Omaggio a Calvino (clicca) 

LEGALITÀ

La mafia in Italia

E’ il 20 Marzo 2024 e lo Stato decide di avviare le indagini sulla possibilità di compravendita di voti per le elezioni amministrative passate della regione Puglia e dunque di infiltrazioni mafiose nella gestione politica.

Ma che cos’è la MAFIA?

La Mafia è un’organizzazione criminale che indica un qualsiasi organizzazione di persone dedite ad attività illecite, segrete e durature.

Inizialmente, con il termine Mafia ci si riferiva a Cosa Nostra (Sicilia), anche se storicamente si ritiene che la prima società mafiosa italiana sia la Camorra (Campania).

La Mafia subì vari cambiamenti nel corso degli anni: infatti, negli anni ’60, si passò dalla mafia “agricola” a quella “urbano-imprenditoriale”. L’accresciuta ricchezza delle famiglie accumulata con i traffici illeciti fece diventare la mafia una vera e propria potenza finanziaria in concorrenza con lo Stato italiano. Questa ostilità portò alle uccisioni di uomini politici, poliziotti e magistrati che si opponevano alle organizzazioni mafiose, tra i quali si ricordano il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

Ogni famiglia della mafia è strutturata tipicamente con una articolazione dettagliata e definita di ruoli: si parte dal Boss affiancato da un Consigliere, per poi arrivare a ruoli sempre più dettagliati.

Teo

Classe seconda

I tentacoli della mafia nel tacco d’Italia

A Bari, è scoppiato uno scandalo che riguarda i voti delle scorse elezioni del Consiglio comunale. Le principali testate giornalistiche riferiscono di una presunta compravendita di voti. A quanto pare, alcuni politici avrebbero stretto patti con le mafie locali per far votare alcuni specifici candidati. Ma partiamo dall’inizio: cos’è la mafia? Si tratta di un’organizzazione criminale, con radici in Sicilia, Calabria e Campania, sviluppatasi anche nel Nord d’Italia, in Europa e, poi, in tutto il mondo. Ciò che interessa ai mafiosi è il potere economico, cioè i soldi che ricavano commettendo atti illegali, come il traffico di armi, di esseri umani e di droga. I mafiosi fanno anche affari con i politici, in modo tale da ottenere favori in cambio di voti. Inoltre, la mafia può arricchirsi anche con il cosiddetto “pizzo”, una sorta di “tassa” che i mafiosi chiedono ai vari commercianti, minacciandoli di distruggere i loro locali oppure di morte. La mafia è nota anche per le numerose manifestazioni violente contro coloro che l'hanno combattuta con coraggio e intelligenza. Gli attentati più famosi sono quelli contro i due magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, causati dalla mafia siciliana “Cosa Nostra”, organizzati dal boss mafioso Salvatore Riina, detto Totò.

Ritornando ai nostri giorni, si sospettano infiltrazioni mafiose all’interno del Comune di Bari e di altri comuni limitrofi, oltre che nella Regione stessa: il voto di scambio con politici corrotti avrebbe permesso a clan locali di intervenire illecitamente nella gestione di alcune fra le principali aziende municipalizzate tra cui l’AMTAB.

Questo fa comprendere che non bisogna mai abbassare la guardia contro la mafia e che è necessaria la vigilanza democratica dei cittadini onesti per lo sviluppo futuro di un territorio e dei suoi abitanti.

Dario

Classe seconda

Disegno di Lara

Classe seconda

LAVORO MINORILE

"Il lavoro minorile o sfruttamento minorile è definito come una qualsiasi attività lavorativa che evita lo studio e la libertà nella fase minorile, della dignità e influisce negativamente sullo sviluppo psico-fisico".

Esso è sviluppato maggiormente nell’Africa sud-sahariana. Al momento nel mondo ci sono 152 milioni di bambini e adolescenti vittime dello sfruttamento minorile. 

I lavori più praticati dai lavoratori minori sono: l’agricoltura, in miniera, nei servizi e nelle industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione.

Il periodo in cui il lavoro minorile è più diffuso è in estate.

Secondo la maggior parte delle persone è sbagliato perché non aiuta i bambini nella loro crescita in modo sano. Per questi bambini ovviamente non porta molta felicità essere costretti a lavorare al posto di giocare o studiare.

Quindi dare una mano a sconfiggere il lavoro minorile non sarebbe sbagliato soprattutto nei confronti dei bambini che ne vengono sfruttati.

Fabiola

Classe seconda

Disegno di Bianca

Classe seconda

MUSICA

In questo periodo scolastico dopo aver studiato e compreso l’argomento della “musica aleatoria” ovvero la musica casuale, spiegata dal nostro insegnante di musica, abbiamo registrato dei video dove eseguivamo lo spartito del brano 4’33” del musicista John Cage.

In questo brano il musicista amplia il concetto di musica mettendo in evidenza che un’opera musicale è fatta non solo di suoni, ma anche di silenzi e di quei rumori che, casualmente, possono intervenire durante un’esecuzione. L’artista affida un nuovo ruolo all'interprete e gli lascia il compito di completare le sue opere, proprio  attraverso delle azioni aleatorie......eccone qui un esempio:


La musica aleatoria (clicca)  

La guerra di Piero

La guerra di Piero (1964) è sicuramente una tra le canzoni più belle di De André. Si ispira ad una testimonianza dello zio (sopravvissuto al conflitto mondiale). Narra la storia di un soldato che vive le atrocità della guerra rimanendo UOMO. Di qui infatti il titolo “La guerra di Piero”. Egli si fa largo tra le frontiere nemiche, ma alla vista di un soldato proprio “con il suo stesso identico umore”, ( ma la divisa di un altro colore) decide di non sparare e di guardarlo negli occhi. Questo gesto però gli costa la vita perché, proprio come dice De André, “non ricambia la cortesia”.

La storia si conclude con la realtà di Piero che muore senza riuscire a chiedere perdono e vede la sua vita scappare via in un solo momento. Egli immagina Ninetta (la sua ragazza), simbolo d’amore e vita, non pronuncia parole troppo gelate per sciogliersi al sole e rimane sepolto in un campo di grano.

Si comprende il tema universale e senza tempo di questa canzone e la guerra come distruzione e odio e, di conseguenza, la morte di migliaia di soldati di qualsiasi bandiera in ogni tempo per una causa che non sentono e per volere dei potenti.

Isabella

Classe terza

CIVILTÀ, COSTITUZIONE e STORIA

LA PREOCCUPANTE SITUAZIONE DEI MIGRANTI IN LIBIA


"Gli Special Rapporteurs delle Nazioni Unite e l’ONG Seawatch hanno dichiarato che ogni anno migliaia di migranti clandestini vengono intercettati nel Mediterraneo e riportati in Libia dalla Guardia Costiera del Paese"

Una volta tornati in Libia, i migranti vengono rinchiusi in campi di detenzione, da cui possono emanciparsi solo pagando un cospicuo riscatto. 

Esseri umani nati liberi, privati di ogni diritto e costretti a subire ogni giorno torture, abusi e angherie: ma perché? Qual è la loro colpa?!?

Esseri umani costretti a vivere in spazi angusti senza cibo né acqua per giorni, in promiscuità senza poter comunicare col mondo esterno: ma perché? Qual è la loro colpa?! 

I campi di detenzione sono gestiti dal Ministero dell’Interno libico e al loro interno ci sono milizie armate che “sorvegliano” i prigionieri, esseri umani nati liberi e privati di ogni dignità.

Detenuti contro la loro volontà, spogliati della loro identità alla mercé di gente armata senza scrupoli, di politiche di palazzo spietate.

E i “palazzi” sono in Italia, sono nei civilissimi Stati europei, sono quelli dell’Unione Europea dove si aggirano i complici, i mandanti - fintamente ignari - degli abusi!

L’Italia nel 2017 ha stipulato un accordo, riconfermato nel 2022,  che prevede il sostegno tecnologico e finanziario della Guardia Costiera libica utile a rendere efficaci le intercettazioni dei barconi dei migranti e a proteggere i nostri confini. 

Come si può affidare ad uno Stato come la Libia, nota per la sua instabilità politica, per la tratta degli esseri umani e il contrabbando, un compito così delicato e complesso quale è il sostegno alla protezione e alla gestione della migrazione?!?

L’UE, invece, ha stanziato oltre 57 milioni di euro per la “Gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia”, fornendo mezzi per poter sorvegliare le coste e monitorare al meglio le partenze.

L’isola di Malta, a metà strada tra la Libia e l’Italia, è anch’essa complice di queste politiche spietate. Il suo governo, infatti, evita l’attracco dei barconi di migranti che arrivano nell’area di ricerca e di soccorso maltese. Respinge i migranti sulle coste libiche, pur nella consapevolezza della sorte a cui destina chi si trova su tali imbarcazioni.

L’ONU ha formalmente accusato Italia, Unione Europea e Governo Libico di essere colpevoli di grave violazione dei diritti umani, e ha chiesto di trovare immediate alternative di cogestione dei migranti in arrivo dalla Libia.

Il sostegno alla protezione, al contenimento dell’immigrazione clandestina si è, dunque, trasformata in un vero e proprio business: la Libia si arricchisce con i finanziamenti europei e coi riscatti dei prigionieri, mentre l’Italia e i Paesi dell'UE si illudono di potersi "liberare" dell’onere di controllare altrimenti l’immigrazione che preme ai confini.  

I CONFINI brutta parola frutto di logiche militari, di ideologie nazionaliste e sovraniste più che di politiche internazionali e sovranazionali di mutuo soccorso, di cooperazione e di sviluppo.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza …”: questo è un orizzonte e non un confine!!!!!

Costruiamo ORIZZONTI qualificanti per tutti?

Gabriele

Classe terza

Contro i femminicidi, l’educazione fa la differenza

"Anche il 2023 ha superato quota 100"

Mi riferisco ai femminicidi. La morte di Giulia Cecchettin, una ragazza piena di sogni e speranze alla quale è stata tolta la vita per una gelosia malata, possessiva, sembra aver scosso l’opinione pubblica. Anche questo caso di cronaca denuncia che il problema non è mai il vestito o la gonna troppo corta di una donna, ma la mancanza di educazione e di rispetto da parte di un uomo. Nessuna merita uno schiaffo, una spinta, un pugno o un insulto. 

Nessuna. Eppure molte donne subiscono e non denunciano. Cosa fare per non morire per mano di un uomo? Qualcuno ritiene che non bisognerebbe permettere alla propria figlia di vestirsi come vuole o che bisognerebbe insegnarle a proteggersi. Ma non sarebbe meglio insegnare al proprio figlio il rispetto, fargli capire quanto una parola possa distruggere e uno schiaffo far sentire l’altra “sbagliata”? L’educazione può fare la differenza. Il cambiamento di mentalità deve partire in primis dalla famiglia. Tuttavia, l’idea di introdurre un’ora di educazione all’affettività nelle scuole potrebbe aiutare quei bambini che magari hanno dei genitori insensibili a questo problema. Sì, i bambini. Perché questa proposta avrebbe senso nelle scuole elementari e medie, quando si imparano le basi anche delle relazioni. Il rispetto si può imparare, ad ogni età. Non è difficile da capire. 

L’unica cosa davvero difficile da capire è come si possa far finta di niente, come si possa aspettare l’ennesima morte ingiusta per agire. Purtroppo Giulia Cecchettin non è stata l’ultima vittima di violenza. Ce ne sono state altre tre dopo di lei e chissà quante altre donne continuano a subire ogni giorno violenze fisiche e psicologiche.

Ciò che voglio è un cambiamento. Voglio non dover sentire più notizie di morti strazianti dovute all’incapacità di accettare un rifiuto. Voglio che tutti capiscano e facciano il possibile per attuare un cambiamento, perché per fare la differenza non basta la mobilitazione di tutte le donne, ma è necessaria anche quella di tutti gli uomini.

Bianca

Classe terza

Disegno di Giulia

Classe terza

Lettera a sostegno delle donne e… degli uomini

Cari lettori,          

ci tengo a trattare un argomento che in questo periodo ci tocca molto: la violenza sulle donne. Voglio parlarne sia perché (ahimè) è sempre alla ribalta della cronaca, sia perché purtroppo ho avuto la brutta esperienza di vivere questo problema in famiglia, e poi, essendo una ragazza, queste situazioni mi terrorizzano un po’.

Con questa lettera rivolta a voi, lettori e lettrici, voglio condividere alcune idee riguardanti delle azioni che tutti potremmo intraprendere per provare a risolvere questa piaga sociale. Innanzitutto io ne parlerei molto a scuola per far capire alle ragazze come si dovrebbero comportare in certe situazioni in modo da non cadere “in trappola”, e ai ragazzi che ci deve essere sempre rispetto per gli altri. Farei degli esempi che magari possano far comprendere la gravità di alcuni comportamenti. Sempre in ambito scolastico si potrebbero organizzare nelle scuole superiori dei corsi di auto-difesa per le ragazze, in modo che, se dovessero essere attaccate,  sappiano bene come difendersi. Secondo me, è importante far capire alle donne che non devono farsi ingannare dai “finti sentimenti” e che al primo episodio di violenza devono denunciare e non subire.

Potremmo anche diffondere un messaggio su questo problema attraverso i social media, che possono essere utili perché, avendo una grande capacità di influenzare le persone, riuscirebbero facilmente a informare su cosa fare se si è vittima di violenza (o se si conosce qualcuno che lo è).

Grazie per aver prestato attenzione a questa lettera. Spero abbiate capito nel profondo il suo significato e che diventiate voi stessi artefici del cambiamento. 

Claudia

Classe prima

SPORT

Sognando le Olimpiadi

Intervista a Gabriele, giovane promessa del nuoto italiano. Frequenta la classe 3^ alla scuola media “Michelangelo” e da diversi anni pratica nuoto a livello agonistico. Quest’anno ha raggiunto degli importanti risultati nella sua categoria. Gli abbiamo rivolto qualche domanda. 

Gabriele, quando ti sei assicurato la qualificazione ai campionati italiani giovanili di nuoto di Aprile? 

Nel weekend del 3-4 Febbraio, quando con l’Olimpica Salentina (la società sportiva di cui faccio parte) ho partecipato al trofeo “Sis Roma” ad Ostia. Ho gareggiato per i 100 metri farfalla e i 100-200 metri dorso con l’obiettivo di superare i tempi - limite per partecipare ai campionati nazionali.

Per quale specialità ti sei qualificato alle competizioni nazionali di nuoto?

Al meeting di Ostia ho ottenuto la qualifica solo per i 100 metri dorso. È stato un risultato inaspettato e veramente emozionante per me. Inaspettato perché ho migliorato di 3 secondi il tempo dei 100 dorso (per nulla scontato), invece mi sarei aspettato di qualificarmi più nei 100 farfalla, dato che durante gli allenamenti mi ero concentrato più per questa gara. Ma sono stato contento e ho preso queste gare come punto di riferimento per migliorarmi ancora.

Hai partecipato ad altre gare dopo Ostia? Quali sono stati i risultati?

Domenica 18 febbraio ho partecipato al meeting “Meridiana Cup” a Taranto e ho migliorato di 1 secondo il tempo dei 100 farfalla che avevo fatto ad Ostia ottenendo la qualifica per Riccione. Nel weekend del 25-26 febbraio sono stato a Campobasso con la squadra e ho gareggiato per i 200 farfalla e i 200 dorso.

Dopo esserti qualificato come ti sei preparato per le competizioni nazionali?

Per arrivare alle gare in buona forma, mi sono allenato molto per i “criteria” nazionali. La prima fase è stata molto dura, ma quando si stavano avvicinando le gare, gli allenamenti sono diventati meno intensi. Poi ho dovuto seguire un’alimentazione equilibrata e ho dovuto rispettare i tempi del riposo.

Quali erano le tue aspettative per le gare di Riccione?

Volevo migliorare i miei tempi e volevo scalare dei posti nella classifica. 

All’inizio della gara che cosa hai provato? Eri più agitato o più concentrato?

Anche se questa è stata la mia prima gara nella piscina di Riccione, non ero in ansia, grazie al supporto dei miei allenatori e dei compagni di squadra. Ero carico, ma non mi sentivo al massimo delle mie potenzialità e ho fatto alcuni errori tecnici nelle virate. Nonostante questo ho fatto dei buoni tempi.

Quando è apparso sul tabellone il tuo punteggio, cosa hai provato?

In un primo momento ho pensato di non aver ottenuto un buon punteggio, ero deluso. Ma vedendo che molti miei avversari avevano fatto delle performance peggiori e, considerando che per me era la prima volta, dopo essermi confrontato con i miei allenatori, mi sono ricreduto. Poi, tutti i miei compagni più grandi mi hanno detto che anche loro alle prime gare nazionali non hanno fatto tempi ottimali, perché non è facile l’approccio a un ambiente nuovo. Questo mi fa ben sperare.

Cosa ti “porti a casa” di questa esperienza?

Innanzitutto la prestazione eccellente di alcuni atleti, nei quali sono riuscito a vedere dei futuri campioni, che prossimamente andranno alle Olimpiadi. In futuro vorrei diventare come loro. So che non è facile, ma questa gara mi ha spronato a fare di più. E poi mi sono divertito con i miei compagni di squadra. È stata una bellissima esperienza, che ricorderò per sempre. Ringrazio i miei compagni, gli allenatori e soprattutto i miei genitori, che mi sono sempre vicini. Direi che tutti sono importanti e ti aiutano a vincere. Da soli non si vince!

Diletta e Gabriele

Classe terza



MONDO GIOVANI

Disegno di Giulia

Classe terza

Il primo amore

Gli adolescenti non possono provare un sentimento forte come l’amore, sono ancora troppo piccoli e immaturi.... Questa frase è spesso ripetuta dagli adulti. In realtà, questo sentimento si manifesta nella sua forma più intensa proprio in questa fascia d’età. Il primo amore nasce sempre inaspettato, ed è anche il più bello, quello che ci permette di crescere e che nessuno mai scorda".


Essere innamorati è una delle sensazioni più belle per gli adolescenti, poiché ciò che si prova è totalmente nuovo. Quando la persona che ti piace, ti guarda, ti senti andare le guance a fuoco e, appena ti viene a parlare, senti “le farfalle nello stomaco”. Dentro senti qualcosa che non smette di muoversi dalla gioia. Tutto ciò ci rende felici, ma anche ansiosi poiché abbiamo sempre un’enorme paura di sbagliare, anche su una minima cosa che magari per gli altri è insignificante, mentre secondo noi potrebbe rovinare tutto quello che stiamo vivendo. Infatti, come in ogni situazione, troviamo degli aspetti positivi, ma anche negativi. Proprio per questo, dopo la fase iniziale, si inizia ad avere paura che tutto possa finire o ci si sente inadeguati. Si insinuano dei dubbi. E se il mio sentimento non fosse ricambiato? E se non fossi io la persona adatta? Certo, qualcuno potrebbe pensare che non sono questi i veri problemi della vita e che non cade il mondo per una delusione d’amore adolescenziale. Però, se questi dubbi crescono, una sensazione di vuoto si fa strada dentro di noi e ci facciamo un sacco di paranoie. Quando poi questo amore finisce ti senti crollare, come se niente avesse più la stessa importanza, come se tutto fosse inutile e senza senso. Passa un po’ di tempo e ci si riprende e, invece di provare odio nei confronti dell’altra persona, si capisce che provare emozioni negative è impossibile perché ci si è amati e l’affetto resta anche se la storia è finita. L’esperienza può essere bella o brutta, ma rimarrà sicuramente indimenticabile perché ti avrà fatto capire tante cose e ti avrà fatto vivere momenti ed emozioni uniche nel loro genere. Infine, ricordiamo che il “primo amore” non è sempre quello che provi per la prima persona con cui ti fidanzi, come tutti pensano, ma è quello che provi per la prima persona che ti ha mostrato e ti ha fatto provare il vero amore.

Come dicono tutti, il primo amore non si scorda mai: o te lo sposi o te lo porti dietro per tutta la vita!

 Bianca e Giulia

Classe terza

Disegno di Chiara

Classe terza

QUANTO UN RAPPORTO POSSA CAMBIARE…

"Nessuno di noi può prevedere il futuro, cambiare il passato e tantomeno viaggiare nel tempo" 

Ogni tanto gli avvenimenti imminenti che ci accadono ci fanno venir voglia di cambiare il passato, ognuno di noi almeno una volta nella sua vita ha desiderato cambiare il passato, magari per avere una diversa incidenza  sul futuro.

Esistono litigi e incomprensioni che cambiano i rapporti, in bene e in male: esistono i litigi che fortificano e quelli che radono al suolo… Io sono una persona impulsiva, ogni tanto presa dall’ira non ragiono piu e supero i limiti, poi  magari me ne pento ed è per questo che mi piacerebbe “sbloccare” il potere di viaggiare nel tempo!

Quando capita di vedere una persona che non è più nella nostra vita, ma che conosciamo molto bene,  fa male prendere coscienza che la sua vita non è più affar nostro, va così male che vorremmo cancellarla per non provare più niente…oppure desidereremmo avvolgere il nastro  e tornare indietro per percorrere altri passi ed effettuare altre scelte.

Ma sapete… non si può, non si può costringere una persona a restare con noi , non si può forzare un rapporto, non si può aggiustare tutto, non si può cambiare il passato e tantomeno rimanere ancorati ad esso. Ho imparato a mie spese che va bene anche così, che è tutto nella norma, va bene non riuscire a superare un momento,  va bene sentire la mancanza di una persona nella nostra vita, va bene continuare a tenerci.

Mi è capitato di sentirne tante di storie su quanto un  rapporto possa cambiare, mi è anche capitato di veder le persone ferite dopo questo cambiamento o addirittura come un cambiamento  influisca sulla persona.  Quando si pensa al dolore come eterno, io vorrei tanto dire che non è cosi; ci sono tante persone che pensano che qualsiasi tipo di dolore duri tutta la vita ,ma  il tempo alla fine lenisce , ti permette di imparare e di andare avanti, il dolore fortifica , ti fa prendere coscienza .

Ha proprio ragione chi dice che la vita è uno specchio e che ti sorride se la guardi sorridendo, forse ogni tanto dovremmo imparare solo a cambiare punto di vista, perché, chissà, se la versione di qualcosa che abbiamo percepito è  sbagliata … quella giusta magari è ancora da scoprire!

Sabrina

Classe terza

LA MODA: UN’ICONA DI RAFFINATEZZA E

DI STILE CHE SI EVOLVE NEL TEMPO.

TUTTO CIÒ CHE C’È DA SAPERE

Sapete quanto tempo fa è nata la moda? Ve lo dico io! 

I primi a favorire la nascita della moda e dei vestiti sono le popolazioni mesopotamiche, che anche attraverso la porpora hanno iniziato a tingere i vestiti. Queste popolazioni indossavano le tuniche. Pare inoltre che i sumeri abbiano inventato le maniche e che poi gli assiri abbiano arricchito le tuniche con una stola; l’abito che, però, ero più usato era il kandys, che si può definire una specie di accapatoio. Inoltre i persiani alla lana e al lino aggiungono la seta per produrre i propri abiti. Dopo queste popolazioni, i Greci comportano una straordinaria evoluzione. Sono proprio loro che attraverso la bravura nelle arti e la loro credenza politeista, stabilisco un ideale di bellezza: loro non credono nel nascondere la nudità e invece il loro obiettivo è esaltare le forme e non coprirle con i vestiti. Anche i romani sono una grande icona di stile e il loro indumento base è la trabea, un ampio mantello, inoltre indossavano anche la toga, la subucula, una sottoveste femminile, e la supparum che si sovrappone alla subucula. La prima che ispira il popolo è la principessa Teodolinda, che indossava abiti sobri, semplici e raffinati.

Inseguito nell’epoca barocca gli abiti si arricchiscono, e si diffondono tra le donne i corsetti che mirano ad assottigliare la vita e rendere le forme più “belle”, seguendo l’ideali che spopolavano a quel tempo. Nell’ottocento Parigi diventa il centro del mondo per la sua cultura. Si diffondono, grazie al romanticismo, le maniche à gigot e nel 1860 si usano le gonne piatte davanti e volumizzanti dietro. Alla fine della prima guerra mondiale, invece, il vestire si fa più semplice.

Negli anni successivi l'Italia porta uno stile più semplice ed elegante, con star come Sophia Loren e Gina Lollobrigida e nel febbraio del 1951 si svolge una sfilata, così a Firenze nasce il made in Italy. Iconici sono gli anni 80’, 90’ e 2000 che diventano una moda che va e viene nel tempo, come per esempio i jeans a vita bassa, le trasparenze e l’animalier che da un anno circa sono tornati nelle nostre vite, diventando nuovamente una celebre moda. Soprattutto gli anni 80’ vedono l’Italia al centro di tutto, anche per la nascita di alcune marche italiane.

Soprattutto gli anni Ottanta vedono l’Italia al centro della moda, anche per la nascita di alcune marche italiane. Ma è a Parigi che sono nate le marche di moda più famose e prestigiose come Hermès. Successivamente nella capitale francese, in Inghilterra e in Italia arrivarono alcune delle marche che conosciamo maggiormente oggi e che ognuno di noi avrà pronunciato  almeno una volta nella vita o che avrà sentito in tv o di persona: Goyard, Louis Vuitton, Burberry e Bulgari. Nascono alcuni anni dopo le famosissime Coco Chanel, Prada, Balenciaga e Gucci. Negli ultimi decenni la moda non è mai cambiata tanto e sono nati nuovi Brand. Ne sono un esempio Tommy Hilfiger e Dolce & Gabbana.

Ma tra noi giovani quali sono le marche più utilizzate? Sicuramente non possiamo non citare la Nike, famosissimo brand sportivo conosciuto specialmente per le sue scarpe, Levi’s, Adidas, Vans, Converse, Ralph Lauren, Louis Vuitton e Balenciaga sempre più note per le costosissime borse, ma anche Zara che propone uno stile molto amato dai ragazzi. Ma che rapporto hanno oggi i giovani con la moda? Sicuramente la pubblicità delle marche più famose condiziona i giovani che cercano di adeguarsi nel loro stile alle tendenze del momento, ma oggi ognuno si veste come vuole e questo è meraviglioso.

Chiara, Alessandra e Letizia

Classe seconda

Conoscere le dipendenze per restare indipendenti

"La dipendenza da sostanze stupefacenti è un problema diffuso tra tutte le fasce d’età, ma sono gli adolescenti i soggetti più a rischio"

Alcuni iniziano per gioco, altri fanno uso di droghe o fumano o bevono per farsi accettare dagli altri, ma con il tempo il corpo si abitua all’assunzione di queste sostanze e diventa dipendente da esse. In particolare in questo articolo parleremo delle droghe, che agiscono sul nostro sistema nervoso modificando il nostro comportamento e la nostra personalità. Le droghe danneggiano anche il sistema cardiocircolatorio e alterano il sistema endocrino. Non esistono droghe non pericolose, perché anche quelle ormai liberalizzate costituiscono una pericolosa porta che, se aperta, può portare al consumo di droghe più dannose. Le sostanze stupefacenti si possono dividere in tre categorie che si differenziano per la loro azione. Ci sono le droghe depressive come l’oppio, la morfina, l’eroina, l’alcool che rallentano le attività del corpo e della mente. Ci sono quelle stimolanti come la nicotina, la cocaina, le anfetamine che hanno un’azione eccitante. Per finire ci sono le droghe allucinogene come la marijuana e l’LSD che modificano le percezioni dei sensi e producono allucinazioni. Una delle droghe più pericolose è l’ecstasy che provoca distruzione di neuroni cerebrali danneggiando in modo irreparabile il sistema nervoso. Le droghe vengono quasi sempre assunte per un senso di euforia e per la sensazione eccitante che si prova, senza poi sapere di andare incontro all’assuefazione, stato per cui il nostro organismo, per poter provare ancora piacere, assume queste sostanze in quantità sempre maggiori e di conseguenza, una volta entrati in questo ciclo, smettere diventa molto difficile. Ci sono poi delle droghe sintetiche molto diffuse tra i giovanissimi perché vendute a costi bassi: sono le più pericolose per gli effetti anche sociali che provocano. Non bisogna lasciarsi tentare.

L’assunzione di droghe compromette la salute sia fisica che psichica. Uscire dal tunnel delle dipendenze è molto difficile. Meglio non entrarci. Meglio restare indipendenti!

Bianca 

classe terza

ASTRONOMIA

Costellazioni e miti del cielo d’inverno

"Guarda il cielo di notte. Quante stelle! Ogni tanto si nascondono dietro le nuvole. Ma se si fanno vedere, tu riconoscerai delle forme: sono le costellazioni. Ognuna racconta una storia. Eccone alcune".

CIGNO

Questa costellazione sembra una croce, perché ha le stelle più luminose disposte su due assi perpendicolari, come una croce o un cigno con le ali aperte e il collo lungo.

Perché il cigno? Gli antichi raccontano due miti legati a questa costellazione.

Questo è il primo:

Fetonte era un ragazzo che abitava nel paese degli Iperborei, ed era il figlio di Apollo. Un giorno decise di guidare il carro celeste del padre sul quale era posto il Sole.

Apollo disse a Fetonte: -Non avvicinarti troppo alla Terra, altrimenti il Sole potrebbe bruciarla!- Ma durante il tragitto Fetonte perse il controllo dei cavalli e si avvicinò troppo al suolo, causando incendi ovunque. Per salvare l’umanità Zeus fu costretto a lanciargli una saetta uccidendolo all’istante.

Il corpo di Fetonte cadde nel fiume Eridano. Cigno, amico di Fetonte, si tuffò ripetutamente nelle acque del fiume per salvarlo. -Amico mio, io verrò a salvarti! Ti cercherò nelle profondità di questo fiume!- ripeteva Cigno.

Zeus rimase così colpito dal gesto dell’amico, che lo trasformò in un vero cigno, cosicché potesse continuare la ricerca del corpo di Fetonte con più facilità; inoltre, gli riservò un posto nel cielo dentro il luminoso sentiero della via Lattea per ricordare a tutti cos’è la vera amicizia!

Un altro mito narra che… Zeus si era innamorato perdutamente di Leda. Per vederla scese dall’Olimpo e raggiunse la vetta del Monte Taigeto. Mentre lei dormiva sulle sponde di un laghetto, Zeus si unì a lei sotto forma di candido cigno, spandendo attorno un intenso e inebriante profumo di ambrosia. Appena la giovane si svegliò, Zeus le rivelò la sua identità e le preannunciò che dalla loro unione sarebbero nati i due Dioscuri: Castore e Polluce. Infatti Leda partorì un uovo dal quale nacquero i due gemelli. Zeus per ricordare quell’avventura trasformò il cigno in costellazione e lo mise tra le stelle.

Asia, Giorgia, Simona 

 classe prima

PEGASO E PERSEO

Lo vedi il quadrilatero? È Pegaso, il cavallo alato di Perseo. C’è anche Perseo in cielo, lo trovi subito. Si trova vicino a Cassiopea (la w), Cefeo (la casetta) e Andromeda, la sua sposa… ma questa è un’altra storia.

Un giorno Perseo, figlio di Zeus e Danae, andò da Medusa, una Gorgone, cioè un mostro alato con tante serpi brulicanti al posto dei capelli che pietrificava tutti col suo sguardo. Perseo doveva ucciderla e per fare questo ebbe dagli dei una spada magica, uno scudo, sandali alati, e successivamente partì. Mentre viaggiava incontrò tre Ninfe che gli donarono un elmo magico che lo avrebbe reso invisibile e una borsa magica. Con queste armi riuscì facilmente nell’impresa. Quando Perseo decapitò Medusa, ne prese il capo e lo attaccò al suo scudo, così ogni nemico guardandolo veniva pietrificato.

Nel momento in cui il ragazzo uccise la Gorgone, il sangue che uscì dal corpo di Medusa si versò nell’acqua del mare. Da questa miscela nacque Pegaso, un cavallo alato, che aveva il potere di far scaturire l’acqua da qualsiasi terreno toccasse con i suoi zoccoli.

Insieme, Pegaso e Perseo ne fecero tante. Andarono anche in Etiopia dove viveva Andromeda.

Eleonora, Iris, Luca 

classe prima

CEFEO, CASSIOPEA E ANDROMEDA

Cefeo, re d’Etiopia, sposò Cassiopea. I due ebbero una figlia: Andromeda. La regina Cassiopea era molto vanitosa e diceva sempre: -Sono più bella di tutte, persino delle Nereidi! E mia figlia è bellissima come me!- Le Ninfe del mare si andarono a lamentare da Poseidone che promise loro: 

-Prenderò provvedimenti!- Così il dio del mare scatenò tempeste terribili in Etiopia e poi mandò un mostro nel mare di quel regno, cosicché nessuna nave potesse più navigare. Cefeo disperato interrogò l’oracolo: -Cosa posso fare per fermare l’ira di Poseidone?- L’oracolo rispose: -Devi sacrificare tua figlia Andromeda al mostro marino. Solo così il mare tornerà navigabile e il tuo popolo vivrà in pace-. Cefeo era disperato, ma non poteva fare altro. Così Andromeda fu incatenata sul monte più alto, coperta solo di gioielli. Quando Andromeda stava per essere mangiata dal mostro marino, Perseo, che passava di lì con il suo cavallo alato dopo aver ucciso Medea, vide la ragazza e se ne innamorò subito. Poi sentì Cassiopea che urlava disperata: -Nooo! È solo colpa mia!- Perseo si offrì di aiutarla. In cambio l’eroe chiese a Cefeo e Cassiopea di ricevere in sposa Andromeda. I genitori accettarono. Così Perseo, con la testa di Medusa pietrificò il mostro marino, salvò Andromeda e la sposò. Ma durante le nozze arrivò Agenone, promesso sposo di Andromeda. Perseo uccise anche Agenone pietrificandolo con la testa di Medusa. 

Poseidone, però, doveva mantenere la promessa fatta alle Nereidi e, per punire Cassiopea, la legò al suo trono e la trasformò in una costellazione condannandola a girare per sempre intorno al  Polo Nord . Così in alcune stagioni Cassiopea si trova a testa in giù assumendo una posizione ridicola per una regina! Ecco perché si presenta a volte come una W e altre volte come una M. Accanto a lei fu messa la costellazione di Cefeo, che non tramonta mai, per ricordare agli uomini di rispettare gli Dei.

Mito di Cassiopea: Emma, Gaia, Simone - classe prima

Mito di Cefeo:  Christian, Manuel - classe prima

Mito di Andromeda: Chiara, Fabiana, Rachele - classe prima

SERPENTE

Il Serpente è una grande costellazione. Si divide in due parti: la testa del Serpente a Ovest, la coda a Est. In mezzo c’è Ofiuco.

Ofiuco o Asclepio era figlio di Apollo. Il serpente è il suo attributo da quando Asclepio resuscitò il suo amico Glauco. Ecco come andarono i fatti.

Un giorno Glauco, figlio del re Minosse, morì soffocato cadendo in un vaso colmo di miele mentre inseguiva un topo. Fu subito chiamato Asclepio che, mentre visitava il fanciullo, si spaventò perché un serpente si era attorcigliato attorno al suo bastone (con poteri terapeutici). Asclepio lo uccise istintivamente, ma un altro serpente vedendo la scena si dispiacque per il suo simile ucciso dal dio, prese un’erba, la mise sulla testa del rettile morto che tornò in vita. Asclepio, ispirato dal serpente, prese anche lui quell’erba, la posò sul petto dell’amico Glauco facendolo resuscitare.

Arianna, Fabiola, Maria Vittoria, Stefano 

classe prima

DRAGO

Tra l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore c’è la costellazione del Drago.

Ma che ci fa un drago tra le stelle? Ecco due storie che ce lo spiegano.

Per il matrimonio tra Era e Zeus, la Terra portò in dono degli alberi, tra i quali ce n’era uno speciale: produceva dei pomi d’oro che rendevano immortali. Era mise il drago Ladone a sorvegliarli. Ladone aveva cento teste e sapeva imitare ogni suono, ogni voce. Chiunque si avvicinasse, veniva messo in fuga dal drago. Ma un giorno nel giardino arrivò Eracle che doveva recuperare i pomi d’oro: era una delle dodici fatiche! Con l’aiuto di Atlante, Eracle sconfisse il drago con una freccia avvelenata e prese un pomo d’oro. Era trasformò il drago Ladone in una costellazione per ricordare la sua fedeltà.

Un altro mito racconta che…

Per secoli la gente dai paesi mediterranei portava doni alla dea Terra per ricevere consigli. Un giorno passò di lì Apollo deluso perché era stato nuovamente rifiutato da Dafne, figlia di Ghe. Quando scoprì che era giunto all’oracolo di Ghe, per vendicarsi voleva impossessarsene. Ma non era facile perché era difeso da Pitone. Apollo riuscì ad ucciderlo tempestandolo di frecce. Ghe, in suo ricordo, pose fra le stelle l’immagine del serpente, facendone la costellazione del Drago.

Andrea, Aurora P., Aurora L., Marco 

 classe prima

INFORMATICA

L’intelligenza artificiale

"L’intelligenza artificiale rappresenta una delle innovazioni più grandi del XXI secolo, ma facciamo un passo indietro".

Cos’è l’intelligenza artificiale e perché ha creato tanto scalpore? 

L'IA (intelligenza artificiale) è la creazione di sistemi informatici in grado di eseguire compiti che richiedono intelligenza umana. Questi compiti comprendono il riconoscimento di immagini, il ragionamento, la risoluzione di problemi e molto altro ancora. È una macchina straordinaria che, tra l’altro, è accessibile a tutti. È davvero sconvolgente poter fare qualunque richiesta in ogni campo, ricevendo una risposta breve o articolata, comprensibile da un bambino o da un professionista del settore, in una manciata di secondi. Una risposta che non deve per forza essere a parole: infatti se si chiede all’IA di generare una qualunque immagine questa in meno di un minuto te ne crea una esattamente come desiderato.

Tuttavia questa infinita conoscenza e questo immenso potere fanno sorgere una domanda spontanea a chiunque provi questa macchina: “l’IA potrà mai prendere il nostro posto?”.

Una domanda la cui risposta si sta rivelando affermativa. Dunque rendendomi conto dell’alta probabilità che questo avvenga in vari settori, mi sono posto un’altra domanda: ”Come si può rendere l’IA solo un mezzo che accompagni l’uomo in modo da evitare che essa prenda il suo posto?” Ho pensato molto tempo ad una possibile risposta, ma nessuna mi convinceva, così mi è venuta un’idea: chiedere all’intelligenza artificiale stessa tale quesito. Così l’IA in pochi secondi mi ha dato tre risposte al quesito: 

1. Orientazione Professionale: Investire nella formazione e in una nuova

orientazione professionale per consentire ai lavoratori di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e di trovare nuove opportunità lavorative.

2. Collaborazione Uomo-Macchina: Promuovere la collaborazione tra l'uomo e le macchine, sfruttando le capacità uniche di entrambi. L'IA può migliorare le capacità umane e consentire ai lavoratori di concentrarsi su compiti ad alto valore aggiunto che richiedono empatia, creatività e pensiero critico.

3. Etica e Regolamentazione: Sviluppare regolamenti etici e normative per guidare lo sviluppo e l'uso responsabile dell'IA. Ciò include garantire la trasparenza degli algoritmi, proteggere la privacy dei dati e garantire che le decisioni basate sull'IA siano giuste e imparziali.

Per concludere, l’intelligenza artificiale offre grandissime potenzialità ma è fondamentale averne un uso equilibrato per preservare il ruolo dell’uomo nelle epoche future perché l’IA sia solo al servizio dell’umanità, senza mai sostituirla.

Alberto

classe seconda

LA REDAZIONE CHIUDE QUESTO NUMERO CON I RISULTATI DEL TORNEO DI PALLA RILANCIATA. SI CHIUDONO ANCHE LE PUBBLICAZIONI DEL GIORNALINO PER L' A.S. 2023/2024. L'APPUNTAMENTO É PER IL PROSSIMO ANNO CON NUOVE IDEE E NUOVI ARTICOLI!!

 👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋👋

Il torneo di palla rilanciata

Come ogni anno, si è svolto il torneo scolastico di palla rilanciata dell’I.C. “Michelangelo” riservato alle classi prime della Scuola Secondaria di I grado.

I nuovi alunni della nostra scuola hanno avuto così la possibilità di stringere amicizie, rafforzare lo spirito di classe, l’unione della squadra e la sportività.

E così, dopo partite combattute, vittorie e sconfitte, siamo finalmente arrivati alla fine. Di seguito sono riportati i risultati delle partite e la classifica finale del torneo

Le partite La classifica finale

1G-1E : 2-1 1B 11

1B-1A : 2-1 1E      11

1C-1H : 3-0 1C   9

1A-1D : 1-2 1G   9

1E-1H : 3-0 1F   7

1F-1G : 1-2 1A   6

1H-1G : 1-2 1D   6

1A-1E : 2-1 1H   1

1D-1E : 0-3

1F-1A : 2-1

1C-1G : 1-2

1B-1D : 3-0

1C-1D : 2-1

1B-1G : 2-1

1C-1F : 1-2

1D-1H : 3-0

Le classi vincitrici a pari merito del torneo di palla rilanciata della “Michelangelo” sono state la 1B e la 1E. Secondo il parere della professoressa di scienze motorie Barbara Romiti, la classe 1B si è distinta per Fair Play: durante una partita, infatti, gli alunni si sono comportati in modo molto rispettoso verso un compagno della classe avversaria che era in difficoltà. 

Così si è concluso il torneo dell’anno scolastico 2023/2024, dandovi appuntamento per l’anno prossimo con nuove emozionanti partite.

Articolo a cura di Giorgio (classe seconda)