La memoria tra i banchi
Il progetto "La memoria tra i banchi" nasce per dar voce ad insegnanti, maestre e docenti che durante la Shoah sono stati perseguitati per la loro origine e religione.
Il progetto "La memoria tra i banchi" nasce per dar voce ad insegnanti, maestre e docenti che durante la Shoah sono stati perseguitati per la loro origine e religione.
Un importante ritrovamento tra gli archivi storici dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Ufficio V - Ambito territoriale di Torino ha dato vita così a ricerche, approfondimenti e alla realizzazione di questo progetto creato dagli studenti e le studentesse dell'Istituto Pascal di Giaveno.
Un importante ritrovamento tra gli archivi storici dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Ufficio V - Ambito territoriale di Torino ha dato vita così a ricerche, approfondimenti e alla realizzazione di questo progetto creato dagli studenti e le studentesse dell'Istituto Pascal di Giaveno.
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Saluti del Dirigente dell'ufficio Scolastico Provinciale di Torino, Dott.ssa Tecla Riverso
Saluti del Dirigente dell'ufficio Scolastico Provinciale di Torino, Dott.ssa Tecla Riverso
Gli insegnanti piemontesi e le leggi razziali: contributo alla Giornata della Memoria
Gli insegnanti piemontesi e le leggi razziali: contributo alla Giornata della Memoria
I fascicoli personali dell’Archivio Storico dell’Ufficio Scolastico Provinciale offrono uno spaccato della società del Ventennio ancor tutto da scoprire. Ma raccontano, soprattutto, le storie di persone che hanno vissuto, e sofferto, qualcosa che non può e non deve essere dimenticato.
I fascicoli personali dell’Archivio Storico dell’Ufficio Scolastico Provinciale offrono uno spaccato della società del Ventennio ancor tutto da scoprire. Ma raccontano, soprattutto, le storie di persone che hanno vissuto, e sofferto, qualcosa che non può e non deve essere dimenticato.
A cento anni esatti dalla marcia su Roma (28 ottobre 1922) che segnò l’ascesa al potere del Fascismo, ricordare la Shoah si configura, in Italia, come un dovere morale.
A cento anni esatti dalla marcia su Roma (28 ottobre 1922) che segnò l’ascesa al potere del Fascismo, ricordare la Shoah si configura, in Italia, come un dovere morale.
Una forse troppo sbrigativa vulgata ha spesso voluto che il Fascismo si sia reso complice di uno dei più tragici genocidi della storia dell’umanità unicamente dopo il patto di cobelligeranza con un alleato – la Germania nazista – ritenuto più forte e che, si credeva, sarebbe sicuramente e velocemente risultato vittorioso nel conflitto mondiale. I documenti d’archivio dimostrano il contrario.
Una forse troppo sbrigativa vulgata ha spesso voluto che il Fascismo si sia reso complice di uno dei più tragici genocidi della storia dell’umanità unicamente dopo il patto di cobelligeranza con un alleato – la Germania nazista – ritenuto più forte e che, si credeva, sarebbe sicuramente e velocemente risultato vittorioso nel conflitto mondiale. I documenti d’archivio dimostrano il contrario.
In Italia gli Ebrei furono discriminati anche ben prima dell’entrata in vigore del purtroppo ben noto Regio decreto legge n. 1728 del 17 novembre 1938, ossia delle cosiddette “leggi razziali”. A dimostrarlo anche alcuni significativi atti che da tempo giacevano dimenticati negli scantinati dell’ex Provveditorato di Torino. Per volontà dell’Ufficio Scolastico Provinciale del capoluogo piemontese parte dei più interessanti documenti relativi alla discriminazione messa in atto nei confronti di docenti di religione ebraica sono stati messi a disposizione degli studenti del Liceo Scientifico Statale “B. Pascal” di Giaveno
In Italia gli Ebrei furono discriminati anche ben prima dell’entrata in vigore del purtroppo ben noto Regio decreto legge n. 1728 del 17 novembre 1938, ossia delle cosiddette “leggi razziali”. A dimostrarlo anche alcuni significativi atti che da tempo giacevano dimenticati negli scantinati dell’ex Provveditorato di Torino. Per volontà dell’Ufficio Scolastico Provinciale del capoluogo piemontese parte dei più interessanti documenti relativi alla discriminazione messa in atto nei confronti di docenti di religione ebraica sono stati messi a disposizione degli studenti del Liceo Scientifico Statale “B. Pascal” di Giaveno
Tenere fra le mani la storia ha permesso loro di realizzare un contributo video per la celebrazione della Giornata della Memoria 2022. Un contributo degli studenti per gli studenti. Ma anche, e soprattutto, un contributo per non dimenticare.
Tenere fra le mani la storia ha permesso loro di realizzare un contributo video per la celebrazione della Giornata della Memoria 2022. Un contributo degli studenti per gli studenti. Ma anche, e soprattutto, un contributo per non dimenticare.
Perché ricordare significa, in qualche modo, rendere giustizia a coloro che hanno sperimentato il dolore della discriminazione e, nei peggiori dei casi, dell’annientamento. Già con il Regio decreto legge n. 1390 del 5 settembre 1938, ossia qualche mese prima della promulgazione delle “leggi razziali”, il Regime aveva decretato l’esclusione dalle scuole tanto degli allievi quanto dei docenti di religione ebraica.
Perché ricordare significa, in qualche modo, rendere giustizia a coloro che hanno sperimentato il dolore della discriminazione e, nei peggiori dei casi, dell’annientamento. Già con il Regio decreto legge n. 1390 del 5 settembre 1938, ossia qualche mese prima della promulgazione delle “leggi razziali”, il Regime aveva decretato l’esclusione dalle scuole tanto degli allievi quanto dei docenti di religione ebraica.
Pochi mesi dopo, l’antisemitismo sarebbe sfociato, anche per l’Italia, in una delirante “difesa della razza ariana”.
Pochi mesi dopo, l’antisemitismo sarebbe sfociato, anche per l’Italia, in una delirante “difesa della razza ariana”.
Ecco, allora, che dal 1938 i docenti vengono costretti a dichiarare la loro appartenenza razziale, il loro credo religioso, le loro più sacre ed intime convinzioni. Sono costretti a vergare, con la bella scrittura che all’epoca era usuale e con la mano forse tremante, scarne parole su muti fogli di spessa carta. Poche righe suonano come una sentenza.
Ecco, allora, che dal 1938 i docenti vengono costretti a dichiarare la loro appartenenza razziale, il loro credo religioso, le loro più sacre ed intime convinzioni. Sono costretti a vergare, con la bella scrittura che all’epoca era usuale e con la mano forse tremante, scarne parole su muti fogli di spessa carta. Poche righe suonano come una sentenza.
Confessare di appartenere all’odiata razza ebraica poteva significare perdere il lavoro e, nel peggiore dei casi, mettere a rischio la propria vita o quella dei propri cari. Gelano il cuore, fra i documenti della collezione archivistica dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Torino, alcune scheletriche dichiarazioni di non appartenenza alla razza ebraica di docenti di scuola elementare. Così come agghiacciante risulta la modulistica approntata dal Ministero dell’Educazione Nazionale (così al tempo era denominato il Dicastero dell’Istruzione) per autocertificare la propria appartenenza religiosa e razziale.
Confessare di appartenere all’odiata razza ebraica poteva significare perdere il lavoro e, nel peggiore dei casi, mettere a rischio la propria vita o quella dei propri cari. Gelano il cuore, fra i documenti della collezione archivistica dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Torino, alcune scheletriche dichiarazioni di non appartenenza alla razza ebraica di docenti di scuola elementare. Così come agghiacciante risulta la modulistica approntata dal Ministero dell’Educazione Nazionale (così al tempo era denominato il Dicastero dell’Istruzione) per autocertificare la propria appartenenza religiosa e razziale.
Né si può restare indifferenti di fronte alla storia di una madre che, già nel 1930, decise di rinunciare all’istruzione primaria dell’adorata figlia per proteggerla dalle molestie cui la maestra, valida campionessa del Regime, la sottoponeva durante l’orario scolastico. Così come non può non toccare l’anima il licenziamento di un’insegnante ebrea che, a norma delle leggi del 1938, venne sollevata dall’incarico per la sola colpa di essere nata dal lato sbagliato della storia.
Né si può restare indifferenti di fronte alla storia di una madre che, già nel 1930, decise di rinunciare all’istruzione primaria dell’adorata figlia per proteggerla dalle molestie cui la maestra, valida campionessa del Regime, la sottoponeva durante l’orario scolastico. Così come non può non toccare l’anima il licenziamento di un’insegnante ebrea che, a norma delle leggi del 1938, venne sollevata dall’incarico per la sola colpa di essere nata dal lato sbagliato della storia.
1938.pdf
Il Manifesto degli scienziati razzisti
Il Manifesto degli scienziati razzisti
Il testo, scritto dalla studentessa del Pascal, Virginia, illustra il Manifesto degli scienziati razzisti e la proclamazione dell'esistenza delle razze umane e l'appartenenza degli italiani alla "razza ariana".