Decameron 2020

IL MIO TEMPO SOSPESO

Contest

Di seguito le opere che hanno partecipato al contest Decameron 2020

WE NEVER FORGET

Autrice: Giada Cozzupoli

Scuola frequentata : IVD - Liceo Classico Galilei - Pisa

Tecnica: collage su carta

Dimensioni: 80 x 50 cm



La verità del virus

All’improvviso è arrivato

In un attimo tutto è mutato

Il mondo si è fermato

In un lampo c’ha cambiato

Guardando dentro però

la verità di me non perderò

la verità che sa di amore

vince il virus e il suo malore

Autrice: Noemi Maria Andrulli

Scuola frequentata : IIM - IPSAR Matteotti - Pisa

Una Guerra Invisibile

Autrice: Valeria Battaglini

Scuola frequentata : IIA - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: Fotografia e disegno a matita

Corona virus: l'uso della tecnologia

Corona virus, oramai non si parla di altro.

Questo virus è riuscito a mettere in ginocchio piú di una nazione in poco piú di un mese, trasformando la nostra vita quotidiana in un assurdo scenario di restrizioni.

Queste sono state adottate dal governo per far fronte a questa grave emergenza e stanno sconvolgendo le vite di molte persone, a partire da quelle di noi studenti.

Noi, da un giorno all'altro senza piú una scuola in cui andare, ci siamo ritrovati a stare a casa tutto il giorno.

Per alcuni è la realizzazione di un sogno che diventa realtà.

Per far fronte a questa crisi molte scuole si sono attivate ritrovandosi a dover collaborare con uno degli oggetti piú vietati in ambito scolastico: il cellulare.

Per continuare a fare lezione e tenersi preparati, in molti stanno proseguendo gli studi tramite applicazioni di videochiamate per mezzo di smartphone.

Tramite l'uso della tanto odiata tecnologia nelle ore scolastiche ora si riesce, anche se in piccola parte, a far fronte a questa crisi.

Questo scenario surreale ci ha aperto gli occhi sulla fortuna di noi ragazzi del ventunesimo secolo, poiché, se questo contagio fosse avvenuto anche solo 20 anni fa, le risorse disponibili in quel periodo non sarebbero state sufficienti per avere pronte delle contromisure in cosí breve tempo.

Grazie alla tecnologia in ogni ambito, scolastico e lavorativo, ognuno di noi riesce a sopperire, dove possibile alle difficoltà generatesi con questa pandemia.

Sfruttare questa avversità come stimolo di crescita e sviluppo, questo è l'obiettivo.

Trasformiamo ciò che usavamo solo per svago ed intrattenimento in un'arma per sconfiggere la paura.

È giusto avere paura, ma l'importante è non farsi prevalere da essa.

Autore: Giacomo Sbaragli

Scuola frequentata : ITIS Da Vinci Fascetti - Pisa

Nella mente di questi giovani: oggi

Autore: Rocco Pelosi

Scuola frequentata : IIA - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: Disegno a matita

Buonanotte a chi è distante

Buonanotte a chi è distante.

Praticamente lo siamo tutti e contiamo il tempo.

Contiamo i giorni al prossimo abbraccio.

Al primo bacio che daremo di nuovo.

A quello sguardo che forse non sarà più quello di prima.

Contiamo il tempo del prossimo incontro.

E forse dopo tanta lontananza, riusciremo a fermarlo in un attimo, in un per sempre, perché sarà difficile poi riperdersi in una nuova distanza.

Buonanotte a chi è distante.

Vive in una voce e in un messaggio.

Si dice: "distanti, ma uniti", eppure il pensiero non basta se ti è impedito di toccarlo.

Buonanotte a chi è distante e a chi c'è anche se non c'è.


Autrice: Caterina Sorrenti

Scuola frequentata : VG - Liceo Dini - Pisa

Tecnica: Fotografia e testo

Una vecchia storia

Qualche giorno fa io e la mia famiglia abbiamo pranzato dai nonni che vivono in un paese del sud. Al termine del pranzo, mentre mia madre aiutava la mamma nelle faccende domestiche, io e mia sorella abbiamo trovato un vecchio album di foto riposto in un mobile nel salottino della nonna.

Abbiamo cominciato a sfogliare le foto, che osservavamo con interesse e stupore; verso la parte finale dell’album comparvero delle fotografie di un compleanno della nonna precisamente il 65 esimo. Un piccolo ristorante in stile rustico, con la mamma, due cugine e il nonno con una bella cravatta azzurra e verde.

Mentre noi facevamo domande sul luogo di quel pranzo di festeggiamento conclusosi con una appetitosa torta al cioccolato, il nonno si sistemò meglio sulla poltrona del salotto, tutto questo mentre io osservavo i suoi occhi colmarsi di lacrime, poi con voce rotta cominciò a raccontare. Il nonno si bloccava di tanto in tanto su alcune foto particolari; ad ognuna di quelle immagini raccontava un episodio.

Ad un certo punto si soffermò su un'immagine, ritraeva un primo piano di una donna che indossava un camice bianco e una mascherina. Incuriosite, io e mia sorella, abbiamo chiesto spiegazioni e al nonno scese una lacrima. E così iniziò, ci disse che in quegli anni nonostante i grandi passi avanti della tecnologia e della medicina, si moriva facilmente a causa di un virus, chiamato covid-19. La natura è una forza immane al cui confronto l’uomo è un essere infinitesimamente piccolo. Dinanzi a certi avvenimenti l’uomo deve riconoscere i suoi limiti e in questi casi, nemmeno la ragione ha un gran potere, tant'è vero che la scienza stessa ad un certo punto deve fermarsi.

La donna ritratta era l'infermiera che aveva salvato sua zia durante gli anni '20, era un angelo vestito di bianco, con il viso coperto da una mascherina e da un paio di occhiali trasparenti, il cui interesse era quello di aiutare a salvare delle vite combattendo in prima linea per il suo amato Paese. L'Italia in quegli anni visse una drastica situazione. Il virus poteva colpire tutti, e non vedeva alcuna differenza. Si ammalarono grandi e piccoli, uomini e donne, ricchi e poveri. Forse fu la prima volte che non c'erano differenze fra le persone di uno stesso paese. Così anche a me, che all'epoca ero un ragazzino, mi fu imposto di rimanere a casa con la mia famiglia, non potevo andare a scuola o uscire con i miei amici, e sapete che per ogni ragazzo è difficile stare fermo!! Ma ce la feci, la chiamavano quarantena, ma a me sembrava un'eternità!! Mi sembrava di passare una vita in casa, senza uno scopo quando là fuori c'erano persone che combattevano per salvare la popolazione. Solo in quel momento capii che uscire non era la cosa più importante, ma lo era la vita stessa. Ognuno aveva paura di essere infettato, eravamo tutti contro tutti, una guerra fredda che si combatteva con guanti e mascherine. Le città erano deserte, si poteva uscire di casa solo se si era in possesso di un autocertificazione, altrimenti si rischiava una denuncia penale e civile. Era una situazione pesante per tutti. I negozi erano chiusi, e rimasero aperti solo i venditori di beni necessari, ma i cittadini, in preda al panico, andavano nei supermercati facendo scorta di merci talvolta inutili solo per riempire i carrelli di ogni cosa, e per essere certi di non far mancare nulla ai propri familiari. E così non solo i quartieri erano vuoti, ma anche i supermercati, tutto questo perché non si riusciva a capire quanto fosse grave il problema. Era tutto fermo in una pausa che avevamo premuto insieme.

Ogni giorno era una lotta contro il tempo, per cercare di trovare una cura per i pazienti ricoverati in terapia intensiva, i quali non avevano più contatti con i propri cari, poiché i rapporti umani erano vietati.

Dopo una lunga pausa, il nonno sospirò e si soffermò su un'altra fotografia, dove erano inquadrate molte persone affacciate ai propri balconi di casa. Ho notato subito che queste persone sembravano contente, avevano un sorriso sulla faccia e allora pensai che quella foto venne scattata quanto tutto era finito, quando i medici avevano trovato una cura, ma non era così. Il nonno mi disse che quell'immagine è stata scattata proprio quando le città vennero colpite dal nemico invisibile, e che il popolo di quel paese, dopo lo sconforto iniziale, ritrovò il più semplice e fondamentale dei principi su cui si basa una società: la fratellanza. Erano famiglie che si sostenevano a vicenda suonando e cantando canzoni a squarciagola e nonostante il duro periodo, non smettevano mai di ripetere che quelli erano "gli anni migliori della nostra vita".

Dopo l'arrivo del coronavirus, sembrava di vivere in un teatro, dove dietro le quinte c'era il divertimento e in scena un copione drammatico, ma il regista cambiò le parti. Siamo italiani, gli inventori del Made in Italy e non sarà certo un virus Made in China a sconfiggerci.

Conoscevamo il passato, vivevamo il presente ma non potevamo prevedere il futuro. Così il nonno concluse la descrizione degli scatti riportati nel suo album marrone scuro, si soffiò il naso e mi diede una pacca sulla spalla. Il nonno nota sempre tutto, lo aveva visto che ero pensierosa perché pensarci adesso sembra una situazione surreale. Ma dopo l'esperienza che mi ha raccontato il nonno, credo che la mia visione del mondo è sbagliata perché sottovaluto ogni piccolo gesto, quando in quella situazione anche il più tenero degli abbracci non era consentito. E allora decisi di dare ascolto al mio cuore e mi immersi fra le braccia del nonno che, nonostante bucasse il mio volto con la sua folta barba bianca, era il momento più bello mai vissuto con lui.

Autore: Emanuela Evola

Scuola frequentata : VBs - IPSAR Matteotti - Pisa

Stand name: Coronavirus

Autrice: Olimpia Marras

Scuola frequentata : IIIB - IC Fucini - Pisa

Tecnica: Disegno

In un tempo sospeso mi ritrovai ad affrontare quello che mai avrei pensato che succedesse...

seduta davanti al mio PC mi trovo qua a scrivere pensando alla mia amata scuola, quella scuola che mi ha accompagnato per cinque lunghi anni con alti e bassi sovraccaricata da una famiglia sopra le spalle.

Mi trovo qua in un tempo sospeso chiamato coronavirus! Avevo immaginato la fine del mio anno fatto di abbracci e pianti che richiamavano l’ansia dell’esame di maturità, adesso abbraccio i miei compagni virtualmente, due di loro sono anche riuscita a incontrarli a metri di distanza, uno da una parte della mia macchina che caricava giochi nuovi per mia figlia, un'altra appesa ad un balcone bella e sorridente, come se stessi andando a prenderla o a lasciarla come tutte le sere finita scuola. Non è semplice affrontare una situazione del genere: lo sconforto e la mancata voglia di andare avanti a volte prevalgono sulla mia voglia di fare, divisa tra lavoro e famiglia. La sera, senza che mi sposto da un metro da casa, riesco a vedere chi in questi ultimi anni condiviso con me dolori e gioie tutte le sere, una classe mi ha e con la quale ci siamo supportati a vicenda. Non è stato semplice in questi anni conciliare tutto, ma chi più di noi sa quanto sudore abbiamo versato in questi anni fatti di tanti e tanti sacrifici, di compiti e interrogazioni che ci mangiavano l’anima e lo stomaco che ci tremava ad ogni prova da superare.. ma siamo arrivati alla fine, ad una fine che non sembra una fine, una fine strana e complessa. Non sappiamo cosa succederà, sappiamo solo che il nostro giorno sta arrivando e quel giorno sarà la fine di quel percorso che una mattina ho deciso di intraprendere grazie alla mia migliore amica. Oggi a lei devo tutto, in quella scuola ho conosciuto un ragazzo che ad oggi è diventato mio marito e da quel matrimonio sono nate due splendide figlie, ma questo non basta per me, io in quella scuola ci passerei il resto della mia vita. È composta dal miglior staff di professori che abbia mai avuto nella mia vita, dal quale non sono riuscita a distaccarmi nemmeno dopo aver lasciato scuola al secondo anno. Mi bastò vedere la mia ex vicepreside a casa mia per farmi tornare la voglia di iniziare nuovamente, ed entrando al 3 anno facendo esami di integrazione scoprii una classe fatta di persone speciali, e di professori altrettanto speciali. Sempre in terza superiore un giorno mi chiamò la professoressa Agresta mi chiese perché era una settimana che non andavo a scuola e le risposi che non avevo soldi per fare la benzina e con quel poco che mi era rimasto dovevo comprare latte e pannolini per la piccola, mi rispose di andare a scuola quella sera, le risposi che se fossi andata non sarei più potuta tornare indietro perché la macchina mi avrebbe lasciata a piedi, insistette lo stesso e volle che quella sera io andassi a scuola e che non mi dovevo preoccupare, mi trovavo in classe a fare il compito di economia quando bussò alla porta, chiese se potevo uscire che mi doveva parlare, ma le risposi che sarei andata da lei appena potevo. Il professore che in quel momento era in classe con noi fece un sorriso bello come lui e mi disse di andare appena avevo finito che aveva una cosa per me… una volta finito andai a cercarla e si presentò con una busta con dentro 80€: i professori avevano fatto una colletta per me, per poter fare la benzina e andare a scuola, non sapevo che dire non sapevo che fare, mi sentivo in imbarazzo, mai nessuno aveva fatto questo per me, la ringraziai e andai via, montai in macchina e mi misi a piangere, consapevole di essere stata testimone di un gesto che non tutti fanno.

Ma questa scuola è speciale, presi i soldi e andai a fare benzina, da quel giorno cercai di non mancare mai, e così successe. Qualche volta quando mio marito non stava bene perché affetto da sclerosi multipla, i professori mi permettevano di portare mia figlia a scuola con me a seguire le lezioni, e i miei compagni di classe a turno mi aiutavano a starle dietro, anche quando dovevo darle la pappa, Mirko faceva la caccia agli omogeneizzati, invece Diego e Andrea se la passavano per dondolarla se si metteva a piangere. Sono ricordi che mi fanno piangere, che non ritorneranno più: la mia classe perfetta (cosi nominata da quasi tutti i professori) non tornerà più in quel aula fatta di banchi e sedie che ci accoglieva ogni sera. Ad ogni lezione era un riempirsi di sapere e di piacere a stare con i professori che nel vederci volenterosi di voler sapere ci insegnavano con il cuore pieno di gioia e voglia di insegnare. Agli inizi del nostro quarto anno rimasi incinta della mia seconda figlia, i professori e bidelli per questo ci misero a piano terra, ma la 117 (al primo piano) era la nostra aula e chiesi da rappresentante di classe se potevamo averla di nuovo, ce la dettero e un altro anno lo passammo lì, e anche quell'anno i professori mi vennero incontro: ebbi problemi durante la gravidanza e non potevo guidare più di tanto e allora parlando con il preside e il professore Rovella mi misi a fare lezione da casa come adesso, ma era il quarto anno e non mi pesava la situazione, anzi ero felice di vedere i miei compagni nella nostra aula e i professori davanti la LIM e insieme facevamo lezione, ogni tanto andavo di presenza se dovevo fare qualcosa di importante e quasi a fine anno il 1 di maggio partorii. Dopo poco portai la bambina a scuola a farla conoscere a tutti e ho un ricordo bellissimo della mia professoressa di italiano che nel vedermi in classe con la piccolina le vennero quasi le lacrime agli occhi, andò subito a chiamare uno di 5° per poterci fare una foto e immortalammo subito quel momento noi tutti insieme raccolti accanto alla nostra professoressa che teneva in braccio la mia piccola bambina. Passai le sue ore a scrivere appunti come se non fossi mai mancata da quella classe e con mia figlia attaccata al seno.

Mi trovai al 5 anno… che dire? siamo partiti carichi come le mine con una nuova compagna di classe, la figlia della nostra amata bidella Sandra con la quale abbiamo passato bellissimi momenti, una donna straordinaria, una vera e propria forza della natura. Nadia ci ha dovuto lasciare presto per problemi di salute, ma con il suo insegnate di sostegno che andava a casa a fare lezione. Un altro compagno ci ha lasciati, Andrea, ma noi sempre uniti e carichi per arrivare alla fine di questo percorso. A gennaio arriva la notizia che in Cina SI ERA SCATENATO UN VIRUS MORTALE, CHE TUTTI ABBIAMO PRESO SOTTOGAMBA. Non sembrava così tanto brutto, poi si trovava in Cina lontano da noi, lontano dalla nostra vita che stavamo svolgendo, ma a febbraio arriva anche in Italia, da un giorno all'altro il nostro presidente decide di chiudere tutto un fulmine a ciel sereno si è abbattuto nelle nostre vite, non potevamo crederci, stava succedendo davvero, ci siamo ritrovati a casa, ci siamo trovai a non poter più prendere le nostre macchine per dirigersi a scuola, allontanati da tutti, chiuse fabbriche chiusi negozi, sembrava che stesse per arrivare la terza guerra mondiale, il nostro paese ha iniziato a contare i primi morti, la quota era quasi 700/ 800 morti al giorno, i nostri figli rinchiusi in casa insieme a noi, che ancora oggi non riescono a capire il perché non possono più andare a scuola, senza capire cosa sta succedendo. Mia figlia ogni mattina si sveglia come se stesse per andare a scuola, beve il suo latte sul suo divano con il suo cuscino, si alza, si lava i denti e si veste pronta per andare, e io con molta dolcezza le dico che solo mamma può uscire perché mamma fa un lavoro che non può rimanere a casa. Io con il mio lavoro sono in prima linea perché mi occupo di sanificazione e tutto va sanificato, in questo momento mi sento un’eroina del paese, pronta ad andare ovunque e per chiunque, con le giuste protezioni per me e per gli altri!

Ogni giorno metto a rischio la mia vita, e tutte le volte che entro in posti nuovi o comunque dove ci sono persone prego dio che non siano contagiate, prego che nessuno possa contagiarmi, la paura sale tutte le volte che qualcuno mi passa accanto, e non è semplice nel mio lavoro non trovare nessuno che non ti venga un pelo vicino al braccio. Ho la pelle bruciata dalla marea di alcol che mi butto sulle mani e sulle braccia, il mio viso inizia a essere devastato nel portare la mascherina, troppe ore e troppo stretta, e mi fa rabbia dover portare una cosa così noiosa in faccia, perché oltretutto non sono dietro una scrivania dove anche se me la metto non sudo, il mio lavoro è fatto per il 90% di sudore, ma la metto e rimane appiccicata alla mia faccia.

Non è semplice e non è così tanto bello uscire di casa, ma devo farlo perché in momenti come questi i miei capi mi hanno risposto che non è un problema loro se io ho famiglia, e se non mi presentassi a lavoro il mio sarebbe un licenziamento in tronco, e di questi tempi non è una passeggiata, ma sono contenta così, vado a lavoro ed esco, ma sono sola per le strade, ogni tanto si vede una macchina sbucare la maggior delle volte è quella dei carabinieri che incessantemente mi fermano di continuo, in un giorno ben quattro volte, carabinieri, vigili, guardia di finanza. Per fortuna i carabinieri di Peccioli hanno smesso di fermarmi e adesso mi salutano quasi augurandomi buon lavoro.

In un momento così complicato è difficile per tutti, non è semplice avere a che fare con persone che ancora oggi non hanno capito che devono stare in casa per loro principalmente, ma anche per gli altri. Mi trovo qua in un tempo sospeso e non so quando e come sarà la fine di questa pandemia mondiale.

So solo che quando ho nostalgia di scuola mi piazzo lì davanti con la mia macchina, scendo, mi accendo una sigaretta guardando quel piazzale dove tutte le sere io insieme alla mia classe formavamo un cerchio e si parlava, si rideva e si scherzava, non posso non farlo perché ne sento il bisogno di stare lì davanti alla mia scuola, e a lei devo tutto!! Sono triste, mi sento triste nel vedere la mia classe davanti uno schermo, guardare i miei professori che anche se sono duri a capire la tecnologia ce la mettono tutta con tutte le loro forze per aiutarci a mandare per così dire avanti il programma e per non farci demoralizzare! Nei loro occhi vediamo la speranza che tutto questo può e deve finire, grazie ai miei professori siamo qua. E noi della 5° economico li ringraziamo con il cuore, per il loro aiuto e il loro sostegno!

Grazie professori <3


Autore: Maddalena Russo

Scuola frequentata : V Economico Serale - IPSAR Matteotti - Pisa

Mi piace guardare il cielo

Mi piace guardare il cielo. Perché mi fa pensare a quanto in realtà siamo pieni di trasparenza. A quanto sia bello il cielo illuminato e colorato da delle gocce di tramonto.

Dal sole dalle nuvole che galleggiano su esso,che nuotano felici. Ci fanno vedere figure strane e noi siamo pronti a descriverle. 

Siamo pronti a fotografarle e loro si mettono in posa per noi per farci vedere come sono belle colorate.








Autrice: Alice Leoncini

Scuola frequentata : IID art. - Istituto Einaudi Ceccarelli- Piombino

Tecnica: Fotografia e testo

Un amico indispensabile

Avete mai sfidato il Tempo? Siete mai riusciti a prendere quel treno o quell'aereo che eravate convinti di perdere?

E allora, se ne eravate così certi, perché ci avete comunque provato? Alla fine, avete vinto? Oppure ancora una volta il Tempo vi ha battuto per quel millesimo di secondo? Che rabbia, vero?

Il Tempo, cos'è il Tempo? Se cercassimo la definizione di questa parola su Wikipedia, il sito ci direbbe “Dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi”.

Per me però il Tempo è ben altro. Fin da piccola l’ho sempre immaginato come un personaggio un po’ bizzarro: un uomo abbastanza giovane con due grandi orologi al posto degli occhi ed una clessidra infinita sostituita al cuore. Ha un carattere particolare, è coraggioso, molto riservato, cocciuto e fiero, ma anche antipatico, permaloso, imprevedibile ed egoista. Indossa sempre un lungo vestito da persona egocentrica e misteriosa con due colori alternati, il nero ed il blu. Intrappolato in un’altra dimensione si sente molto solo, per questo spesso urla e grida per farsi sentire ed ecco perché a volte decide di sottrarre alcune persone vicino a noi e portarle con sé.

Anche se devo ammettere che lo trovo ingiusto, non ho mai concepito il Tempo come una persona cattiva o pericolosa, ma non nego che non ne abbia paura. Anzi, al contrario, ne ho timore. Sono terrorizzata da quegli orologi, tic tac tic tac, quell'orribile ticchettio di quella stupidissima lancetta dei secondi che non si ferma mai. A cosa serve esattamente? A mettermi ancora più ansia durante un esame importante? Oppure a farmi capire quanto manca alla fine delle lezioni per essere libera e tornare a casa?

Devo essere sincera, non ho mai compreso davvero se il Tempo sia benevolo o malvagio. So benissimo che è prezioso e che bisognerebbe farne tutti quanti un buon uso, anche perché è l’unica cosa che non torna mai indietro. Per questo non va mai sprecato. Un po’ come il cibo: non gettiamo quel pezzo di pane di due giorni fa, ci sono bambini che muoiono di fame.

Ecco, lo stesso vale per il Tempo: non sprechiamo quei cinque, dieci o venti minuti in stupidaggini, facciamo ciò che ci rende davvero felici, perché ci sono persone che darebbero di tutto per avere un minuto in più. Dovremmo sentirci fortunati a svegliarci ogni mattina nel nostro letto, anche se poi quella giornata sarà la peggiore della nostra vita. L’importante è non smettere mai di vivere: finché abbiamo Tempo viviamo, facciamolo davvero. Un po’ come Cenerentola: prima che arrivi la mezzanotte, balliamo, innamoriamoci, perché domani non sappiamo cosa succederà. Doniamo il nostro Tempo solo a chi vogliamo bene, non regaliamolo a chi se ne approfitta soltanto. Se una persona vuole giocare con il Tempo altrui, facciamo in modo che non sia il nostro. L’orologio scorre, quel ticchettio non si ferma, non ci possiamo permettere di dire che non abbiamo vissuto abbastanza. Siamo noi a scegliere come trascorrere la nostra vita.

Inoltre, il Tempo è l’unica cosa che ci accomuna. Tutti dipendiamo da esso, tutti guardiamo l’orologio per andare a scuola, al lavoro, all'università, per cenare o anche semplicemente per uscire a fare un aperitivo con gli amici. Immaginate un mondo senza orologi e quindi senza Tempo. Sarebbe un vero e proprio disastro. In molti, me compresa, odiamo il tempo, ma alla fine perché? Ci ha fatto qualcosa di male? So che ci ha portato via persone che volevamo accanto ancora per un po’ oppure semplicemente perché dobbiamo sempre correre e non abbiamo nemmeno un momento per respirare. Dobbiamo svegliarci, portare e poi andare a prendere i bambini da scuola, dobbiamo tornare a lavorare, preparare la cena per tutta la famiglia e poi forse dopo aver letto un bel libro ai piccoli, abbiamo quei pochi minuti per noi.

Dico pochi perché la sera crolliamo sul divano dalla stanchezza e nemmeno ce ne accorgiamo. Ecco spiegata la ragione per cui detestiamo il tempo.

Non lo sto difendendo, sia chiaro, ma perché odiare così tanto qualcosa senza il quale sarebbe davvero impossibile vivere? Niente più anni, mesi, stagioni, settimane e giorni. Sì, forse dipendiamo dal Tempo, anzi sicuramente è così. E proprio perché è l’unica cosa certa e concreta nella nostra vita ne abbiamo tanta paura. Ci spaventa perché ci può sfuggire da un momento all'altro e portarci con sé.

Soprattutto i giovani, anche se non lo ammettono, lo temono molto, ma solo perché non lo comprendono. A volte vola, altre invece sembra non passare mai. E poi non dobbiamo dimenticarci che cambia le persone e le fa crescere. Molti adolescenti hanno infatti paura di questo, di maturare. È bello essere piccoli, perché diventare adulti? Spesso commettono più sbagli i genitori anziché i figli.

E’ vero, il Tempo fa male, ma non dobbiamo temerlo. Non ignoriamo che è l’unica persona che ci aiuta a dimenticare un amore, un volto, un momento, un sorriso, una voce. Ci cura le ferite in cambio del dolore. È una cura. È uno sconosciuto ad avere però la chiave del nostro dimenticatoio, la parte di noi dove gettiamo tutto ciò che non vogliamo più vedere o sentire. Un po’ come la soffitta: sappiamo che c’è, ma ci andiamo soltanto quando ci serve qualcosa oppure per ritrovare oggetti che appartengono al passato. Ci dà risposte senza aver bisogno di domande.

Insomma, il Tempo: c’è chi lo ama e chi lo odia; come po’ come la verdura: o la mangiamo o non la mangiamo. O è un amico o è un nemico. Non ci può essere una via mezzo.

Lui scorre, alba segue tramonto, tramonto segue alba, tutto passa e noi non ce ne accorgiamo. Solo quando ci capitano per le mani foto in bianco e nero di nonni, genitori o zii ci chiediamo come sia possibile essere arrivati fino a qua. Siamo nel 2020. Non so esattamente come dal Big Bang siamo arrivati alla malattia del Coronavirus, so solo che non ci rimane molto tempo ancora se continuiamo così.

In passato abbiamo avuto interminabili guerre e malattie che sembravano essere invincibili, ma siamo riusciti a sconfiggerle. In questo periodo però penso che abbiamo sottovalutato la situazione: una pandemia così grande, come quella che accadde nel 1600, ci sembrava qualcosa di molto lontano dai tempi di oggi e invece ci siamo ritrovati nella stessa situazione. Eravamo sicuri che una malattia così fosse soltanto un po’ d’inchiostro su una pagina scritta sui libri di storia e abbiamo trascurato il suo potere. Non ci siamo resi conto dell’impatto dell’uomo sulla nostra Terra. Non ne abbiamo avuto cura e tutto per l’interesse economico: l’invasione silenziosa della plastica, l’inquinamento, le guerre, lo scioglimento dei ghiacciai e adesso il Covid19. La terra sta soffocando e noi non ce accorgiamo, oppure facciamo finta di non vederlo. Spero solo che tutto questo Tempo sospeso abbia fatto riflettere quelle persone che magari prima non davano peso a certi problemi.

Da piccola avevo un sacco di sogni: volevo diventare attrice, maestra, archeologa, giornalista, scrittrice e psicologa: sono molti, ma se andiamo avanti così non so se io come altri ragazzi e ragazze riusciremo a realizzare il nostro futuro. Questo è un Tempo difficile per tutti quanti. Stiamo vivendo un Tempo sospeso.

Un po’ come film che abbiamo messo in pausa e mi domando quando potrò di nuovo premere il pulsante play… Sono stanca delle pubblicità, le ho viste tutte e sono anche molto noiose. Ognuno sceglie di trascorrere il suo Tempo come vuole, se sprecarlo oppure se farne un buon uso, però il Tempo un’opportunità ce l’ha data, quindi se lo consumiamo inutilmente non prendiamocela con lui, invece ricordiamoci di essergli sempre riconoscenti.

Autrice: Sara Ciampalini

Scuola frequentata : IV CL - Liceo Linguistico Montale - Pontedera

La comunicazione al tempo del Coronavirus

Autrice: Evelin Silva

Scuola frequentata : IIA - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: Disegno a matita

Non c'è più nessuno

Autrice: Alice Romagnoli

Scuola frequentata : IIIAc - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: Disegno a matita

La mia immaginazione

Autrice: Michelle Giannanti

Scuola frequentata : IIB - Scuola Secondaria Pascoli - Cascina

Tecnica: Presentazione multimediale

PowerPointimmaginazione2.ppt

Poesie in strada - Classe 3B - IC FUCINI- Pisa


IL SIGNORE INCAPPUCCIATO

Un signore tutto incappucciato

passa per strada un po’ indignato

veloce con la bicicletta

percorre la via stretta.

Chissà dove deve andare

mentre tutto di fretta è intento a pedalare.

Autrice: Camilla Martinelli

LA SPERANZA

Passeggia per strada con l’abito marrone

un sigaro in bocca mentre va chissà dove

Passeggia a passo lento

leggermente accompagnato dal vento

Passeggia solitario

con sguardo serio

mentre sorge il sole

Passeggia preoccupato da questo invisibile male

aspetta alla stazione e non sa dove guardare

Passeggia e si riposa baciato dal sole

un lieve respiro

e gli occhi gli si illuminano come uno zaffiro

Autrice: Michele Iacopone

POESIA

Una signora elegante,

con uno sguardo inquietante.

mi vide alla finestra

e con aria maldestra

mi salutò con la mano destra.

Se ne andò in fretta,

per recarsi a messa.

Autore: Alessio Mazzucca

LA SIGNORA IN STRADA

In un giorno di isolamento,

tirava un po’ di vento.

Una signora anziana,

al lievito aspirava.

Al supermercato andò,

ed il lievito non trovò,

ormai disperata,

a casa se ne ritornò.

Autrice: Aurora Buffone

IOLANDA

La vecchietta di cui vi

parlo è la mia vicina: Iolanda,

tutte le mattine apre la sua porta e domanda:

"È aperto il cappellaio?"

Parla del cartolaio!

Zitta zitta, esce fuori in ciabatte

corre a comprare quotidiani e riviste che le fanno compagnia fino alla notte.

Autore: Daniele Romanazzi

QUEL PASSO LEGGERO

Mi affaccio alla porta socchiusa

con timore di essere scovata

ad osservare la passeggiata

della signora sulla strada.

Ha un'aria curiosamente rilassata,

un bianco cappellino

sui corti capelli arruffati.

La seguo passeggiare

sul prato fiorito.

Un passo leggero

e tutto è svanito.

Autrice: Margherita Ciandri

LA LIBERTÀ

Ella camminava con passo lento,

il suono dei suoi tacchi sulla strada vuota si sentiva da lontano,

soffiava il vento e il suo vestito svolazzava di qua e di là come una farfalla.

Si teneva con la mano il cappello leggero per non farlo volare.

I suoi capelli si libravano in aria, come se cercassero la libertà,

poi cambiò direzione, girò l’angolo e sparì.

Autrice: Federica Venturini

IL RAGAZZO PUNK

Era un pomeriggio autunnale

tranquillamente passeggiavo

e apparve proprio lì

davanti a me.

Mi stupì la sua enorme cresta

rossa e immobile ai suoi movimenti.

Il suo atteggiamento

cupo e strafottente verso tutti.

Il suo stile di vita buio

arrogante e anarchico.

Autore: Alessio Macrì

PAURA

Quella vecchia signora in strada

Che crede che qualcosa accada

Ha paura di morire

Ma pensa: io ho un cane da accudire

Si veste sempre in blu

È il suo colore preferito dalla gioventù

Esce sempre di casa alle otto

Perché dice che dopo c'è il poliziotto

Ha paura di ogni cosa

E che al suo cane succeda qualcosa

Dopo la passeggiata disperata

Se ne torna di fretta a casa.

Autrice: Ginevra Perruzza

LA SIGNORA ELEGANTE

Questa è una signora speciale

di quelle vestite di tutto punto

solo per portare fuori il cane…

È una donna matura

e con una bella acconciatura

è alquanto bislacca

porta una giacca

di color rosso e

corre a più non posso

con indosso una mascherina

per lavarsi le mani con l’amuchina.

Autrice: Eleonora Perruzza

Poesie della speranza - Classe 3B - IC FUCINI- Pisa


SE IO FOSSI...

Se io fossi il sole splenderei ogni giorno per non scoraggiare la gente

Se io fossi un uccello sarei libero di volare e di assaporare l’aria

Se io fossi una scarpa mi sentirei triste e abbandonata

Se io fossi un albero osserverei la bellezza intorno a me

Se io fossi un cartello stradale indicherei la via per la felicità a chi l’ha persa.

Autore: Alessio Macrì

ANIMALI

Se fossi una mosca svolazzerei per le strade

Se fossi il mio gatto balzerei fuori di casa

Se fossi un'uccello sguazzerei nell’aria fresca

Autore: Cristian Cintura

DOMANDE

A che ti serve essere alto

se poi non sei all'altezza?

Oppure essere bello

se dentro di te non c'è bellezza?

A che ti servono i soldi

se nell' anima non hai ricchezza?

A che ti serve una ragazza

se nemmeno ti accarezza?

Autore: Daniele Romanazzi

MUTAZIONI

Se fossi la speranza germoglierei dal terreno, schiacciando il pessimismo che invade gli uomini

Se fossi la pace restituirei l’armonia alle anime tormentate dall’ angoscia

Se fossi l’oceano sarei entusiasta di sentire le mie acque meno inquinate

Se fossi l’aria, prima soffocata dalla foschia delle fabbriche, soffierei una brezza pura

Se fossi un passerotto osserverei la silenziosa città dall’alto

Se fossi una formica avrei la libertà di passeggiare, senza timore di essere calpestata

Autrice: Margherita Ciandri

CONFORTO

Se fossi un merlo

libero volerei

e dai miei nonni me ne andrei

Se fossi acqua

come al mio solito scorrerei

e questo male via porterei

Se fossi il sole

sorgerei per quel pischello

rabbuiato

Se fossi un fiore

sboccerei per dare speranza

a chi non ne ha abbastanza

Autore: Michele Iacoponi

SE IO FOSSI...

Se io fossi un animale sarei una tartaruga,

così vivrei più di 100 anni sicuri

Se io fossi un fiore sarei un girasole,

perché così assomiglierei al sole

Se io fossi un colore sarei il blu,

perché è il colore che immagino da quaggiù.


Autore: Riccardo Venturini

Poesie in strada - Classe 3D - IC FUCINI- Pisa


PASSEGGIATA MATTUTINA

Passa un signore per la strada

passa con la mascherina

copre sempre la sua faccia

porta in mano una focaccia

cammina lento per una stradina

passa di prima mattina

e nessuno guarda in faccia.

Autore: Matteo Biondi

IL SIGNORE SULLA STRADA

Il signore sulla strada si guarda intorno

Non sa che io da dietro la porta lo guardo

Si leva il cappotto pesante e se lo sistema con cura sul braccio.

Il signore sulla strada si guarda intorno

Non sa che io lo guardo ancora

Vaga per il sobborgo in cerca di una fine.

Il signore sulla strada si guarda intorno

Non sa che io so cosa cerca

Continua la sua vana ricerca.

È il tramonto

Il signore sulla strada rientra a casa.

Autrice: Caterina Ciandri

UNO STRANO SIGNORE

Quello che sta passando

è un uomo che mi sta preoccupando.

Non porta vestiti ordinari

ma nemmeno travestimenti con le ali,

indossa una mascherina

ma non porta con sé la sua bambina.

Il sole gli batte sulla fronte

è uscito di casa indifferente alle misure di Conte.

I carabinieri lo fermano presto

e gli parlano con un tono onesto.

Torna a casa e pensa per quanto andrà ancora così

e spera che finisca qui.

Autore: Matteo Vaccaro

COME OSA INSULTARE IL MIO PAESE?

C’era un uomo che passava nella strada

vestito con una tuta vecchia e trasandata.

C’era un altro uomo, un po’ vecchiotto

che sulla testa aveva un cappotto.

I due uomini si incontrarono

e nel tragitto litigarono.

- O signore cosa ha fatto?

Mi sembra lei un po’ arrabbiato.

- Non si preoccupi sono apposto

Ma non mi piace questo posto.

- Come osa insultare il mio paese?

Se non la smette qua partono le offese!

L’uomo impaurito scappò

E non ritornò per un bel po'.

Autore: Marco Gagliardi

LA SIGNORA E IL BAMBINO

Una signora pensierosa sul marciapiede camminava

con sé un bambino arzillo portava

il fantolino “andiamo scuola” le diceva

la madre “non adesso” rispondeva

il figlio i capricci cominciò a fare

la donna gli diede una caramella per farlo calmare

al piccolo lo zuccherino cascò

a sbizzarrire daccapo iniziò

la signora, si notava, era stanca

posava le sue due mani sull’anca

lo strepitare del bambino la faceva irritare

finirono prendendo la via per rincasare.

Autore: Pradin Pulami

IL PEDONE

Affacciato alla finestra lo vedo passare,

il pedone che in casa non ci vuol restare;

non capisce che per far la quarantena finire,

di casa lui non deve uscire;

a noi che in casa ce la stiam mettendo tutta,

non ci importa se a lui gli daranno la multa.

Autore: Riccardo Bragaru

IL DOLCE VICINO

Un signore accurato

con il suo cane tigrato

suonò al portone del vicino

e gli diede un pasticcino,

lo salutò con la sua mano

e se ne andò in modo strano.

Autore: Lorenz Hernandez

IL PASSEGGINO CHE NON CAMMINA

Il passeggino che non cammina lentamente andava

Il passeggino che non cammina ogni giorno perdeva una ruotina

Il passeggino che non cammina vedeva sempre scender la bambina

Il passeggino che non cammina sul marciapiede ruzzolava

Il passeggino che non cammina chi sa se ritrova la ruotina

Il passeggino che non cammina mi rendeva felice quando camminava

Autore: Filippo Pellecchia

LA DONNA VESTITA DI CHIARO

Mentre guardo fuori appare lei

Cammina

Senza mai voltarsi indietro

Cammina

Guardando la luce

Spostandosi i capelli

Si gira

La donna vestita di chiaro.

Autrice: Francesca Bonotti

L'URLO

Un urlo e di fretta sul terrazzo

la strada bianca come la neve

del latte del biberon che la donna teneva in mano

suo figlio piangeva e urlava

lei puliva senza dare nell'occhio

la sua giacca marrone cioccolato diventata color fiordilatte

Autrice: Valentina Venturini

Poesie della speranza - Classe 3D - IC FUCINI- Pisa


SE FOSSI...

Se fossi una rondine osserverei dagli alberi le strade deserte della città

Se fossi una lumaca attraverserei la strada senza paura di essere schiacciata

Se fossi il vento spazzerei via tutti i pensieri negativi delle persone

Se fossi un pino ricorderei i passanti che camminavano entusiasti

Se fossi il sole di addormentarmi avrei paura per timore che al risveglio la terra sia deserta.

Autrice: Caterina Ciandri

L’EROE DELLA DISOBBEDIENZA

Un ragazzo

sale su di un albero

si arrampica tra i rami.

Gli sembra di volare

Autrice: Elgesa Gerbeti

LA MIA VITA

La mia vita non la cambierei per nulla al mondo

La mia vita me la vivo a tutto tondo

La mia vita è quello che è e fu quello che fu

La mia vita se non ci sei un senso non ha più

La mia vita se cade non va mai totalmente a fondo

La mia vita me la godo senza aver mai girato il mondo

La mia vita è più bella di una rovesciata di Cafu

La mia vita sei tu

Autore: Filippo Pellecchia

SE IO FOSSI...

Se fossi libero, impennerei con la mia bici

Se fossi a scuola, studierei le bisettrici

Se fossi un medico, lavorerei con un vestito ermetico

Se fossi un poliziotto

non avrei tempo neanche per un panzerotto

Se fossi una macchina del tempo, tornerei all'estate

e mi farei due nuotate.

Autore: Matteo Vaccaro

SE IO FOSSI...

Se io fossi vento, spazzerei via tutta la disperazione

E la sostituirei con la speranza

Se io fossi pioggia, cadrei su campi aridi

E li tramuterei in giardini colorati

Se io fossi fuoco, brucerei tutti i cattivi pensieri

E lascerei quelli buoni

Se io fossi un uragano spargerei semi di felicità

Se fossi il sole illuminerei i cuori di pietra

E li trasformerei in cuori di seta

Autrice: Francesca Bonotti

TEMPO

Un giorno ci chiederemo quanto tempo ci resta

lo chiederemo all'inventore di questo grande gioco

forse dirà tanto o forse poco

ma spero sia abbastanza per finire la minestra

mentre il tempo scorre come gocce sulla finestra

Autore: Ranieri Mariani

Istituto Santoni - Pisa

DELUSIO... PIÙ DI UNA VOLTA IO HO DELUSO

Tu deludi

Lui deludeva

Noi avevamo deluso

Voi deludereste

Loro deluderanno...il gioco della vita.

Bastano secondo te 6 pronomi personali e 21 modi per coniugarli, per contare le volte che deludi o che sei stato deluso?

Pensi di averla veramente capito la differenza tra error e fallacia?

Tra essere delusi e deludere?

Potrei citare quella del vocabolario ma sarebbe troppo facile, potrei dirla a parole mie ma mi risulta più complicato del previsto.

Non so perché accade, ma so come ci si sente.

Non sto a trovare un perché, rifletto su ciò che è successo. Non starò a contare le volte che ho deluso e quante volte sono stata delusa, preferisco soffermarmi su come mi sono sentita.

Ho pochi anni e ho già collezionato tante delusioni.

Lievi o forti che siano, le colleziono da qualche anno. Vorrei tanto paragonarle a delle figurine, ma qui non esistono doppioni. Le delusioni sono personali.

Non te lo aspetti.

Esci di casa con il sole, e te ne ritorni con l’acquazzone.

Ti trovi in una realtà diversa da quella che ti immaginavi!

Gli occhi energici crollano, diventano vuoti.

Completamente vuoti; quanto la sensazione di vuoto che ti invade, scorre in tutto il corpo tra gli organi, quello che ne risente di più è il cuore: fitte, dolori, bruciori, pulsazioni veloci e poi lente...veloci e di nuovo lente.

Le dita e i palmi sudano, le gambe tremano.

Non lo puoi controllare.

Non lo controllo, non riesco a gestire le emozioni, le gestisce il mio corpo.

Il vuoto non si colma con le parole, ma con il tempo.

E per quanto tempo passerà il vuoto non si colmerà tutto.

Se rompi un oggetto delicato, non ti aspettare che torni come prima.

Autrice: Sara Ouatmane

Scuola frequentata : IIIBT - PACINOTTI - Pisa

A Silvia

Pontedera, 28 marzo 2020

Silvia,rimembri ancora

I giorni in cui eravamo in classe

E tu, ci spiegavi di Leopardi i passi

Alla nostra cultura tu pensavi?

Risuonava la tua voce

In tutte le altre classi ,

al tuo spiegar perpetuo

mentre eri seduta in cattedra contenta

e pensavi ai compiti da dare.

Era il Febbraio piovoso

E tu, solevi così menare il giorno.

Io, gli studi mattutini

Dove spendevo la maggior parte del tempo mio ,

dai bordi del banco ,porgevo gli orecchi al suon della tua voce

ed alla man veloce che percorreva il mio quaderno.

Miravo la lavagna,le finestre,i soffitti,

i compagni più lontani ed il più vicino,il Monta;

Non potevo dire cosa alle 13:40 ,io, pensavo in quel momento.

Che pensieri leggiadri,

che speranze avevamo, o Silvia mia.

Non sapevamo cosa ci avrebbe preservato il futuro.

Quando ricordo le giornate in classe ,

un affetto mi preme

acerbo e sconsolato.

Ma torno a pensare a questa sventura;


O natura, o natura,

perché ci fai questo?

Perché ti porti via tanti figli tuoi?

Prima che finisse l’inverno

L’Italia,chiusa da un virus,

Combattuta e in ginocchio,

non permetteva alle persone di vedere i loro cari, lontani

e ciò, ci addolorava il cuor.

Dolce lode a Medici e Infermieri dagli azzurri camici

Che tutti i giorni,tutti insieme ,ragionano sul da farsi.

E anche se di speranza io ne ho poca ,

noi tutti i giorni ci ritroviamo insieme

non dal vivo , da uno schermo

anche in questo modo combattiamo e vinceremo.

Sarà questo il nuovo mondo?

Sarà questa la nuova scuola?

Questa è la sorte per l’umanità?

All'apparir della speranza comune ,

Tu misero virus cadrai

E ti ricorderemo insieme alle persone che ti sei portato via.

Sarà lì, che ti saluteremo da lontano.

Autrice: Martina Cordona

Scuola frequentata : IV atA - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: ricalco di poesia

La quiete dopo la tempesta


Passata è la primavera:

odo le cicale far festa con le loro zampe

sugli alberi del giardino,

che ripetono all’infinito il loro verso. Ecco il sole

che sorge dalla montagna;

tepore di esso che inizia a sentirsi

e il chiaro del cielo appare.


O estate splendida,

è questo che regali a noi,

questo gradevole caldo

che tu porgi ai mortali. Grazie per levarci la pena

dell’inverno.

Tu spargi gioia a larga mano; la felicità

spontanea sorge: e di piacer riempi

le giornate, con gran guadagno. Umana

prole che corre per i prati! Assai felici

per respirar

all’aria aperta; beata

te che d’ogni dolor risani.



Autrice: Rebecca Gatto

Scuola frequentata : IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: ricalco di poesia

I PASSI SOSPESI

Nel buio e nel silenzio

di questi giorni

I nostri passi sono sospesi,

sospesi nel tempo dei ricordi

Al tempo dell’allegria,

delle corse in centro,

delle giornate trascorse insieme

a respirare aria “pura”

Ma dietro di esse

si celava un nemico invisibile

che ha fermato i nostri passi

Oh aria ingannevole,

ci hai tolto la vita con la stessa

facilità con cui la dai.

Ma noi riprenderemo

Il nostro cammino e

i nostri passi, sospesi nel tempo dei ricordi,

vivranno nuove avventure

Eh allora

CORRI RAGAZZO CORRI !

Autrice: Anna Giallombardo

Scuola frequentata : IC - IPSAR Matteotti - Pisa

IL MIO TEMPO SOSPESO

Mi affaccio alla finestra di casa e mi cade l’occhio sul mio cancello e su quello dei miei vicini. Vengo subito colpita da tutti gli striscioni che rappresentano un arcobaleno e sotto leggo la scritta “ ANDRÀ TUTTO BENE”. L’ho già letta quella scritta; più e più volte. Poi mi fermo a pensare a questo clima surreale nel quale siamo immersi che mai avremmo immaginati di dover vivere…

Tutte queste riflessioni mi portano a dare uno sguardo alla vita, nostra e altrui e di accordare le nostre giornate attraverso note positive.

Sono affacciata alla finestra e non sento niente, se non il cinguettio di qualche uccellino nell’aria. Né una macchina, né gente che parla…il nulla.

Allungo lo sguardo all’orizzonte e vedo la strada deserta, i giardini vuoti, il campo da calcio vuoto. Sono a casa e mi viene da riflettere che questa “BESTIA” ci sta mettendo a dura prova.

Quante volte abbiamo voluto che tutto si fermasse?

Quante volte abbiamo detto “ Non ne posso più?!”

Da qualche settimana ad oggi, ho sentito solo il rumore dei Social-Media, della televisione ma è il frastuono della gente ignorante che mi irrita più di tutto!!

Da qualche settimana, in tv, vedo occhi persi nel vuoto, anime indifese, gente distratta, sovrappensiero. Ma nello stesso tempo mi sento lì, negli ospedali, nei reparti di terapia intensiva e penso che stare a casa è un’occasione per tornare a parlare con i nostri cari, riscoprire passioni lasciate assopire, è un’ occasione per condividere meravigliosi momenti: guardare un film, ascoltare un po’ di musica.

Sono preoccupata, ma ho imparato ad avere FIDUCIA…

Frequento la 2° Superiore dell’Istituto Matteotti e il mio sogno è diventare una receptionist.

Che cosa ne so io di medicina?

Eppure, vorrei essere lì, in prima linea, ad aiutare TUTTI quei MEDICI e quegli INFERMIERI che da giorni, lottano per salvare la vita di centinaia di migliaia di persone. Mi FIDO di Loro che hanno a cuore la VITA DI TUTTI!

In questi giorni viene chiesto di limitare le uscite, di sospendere i nostri interessi, ma viene altresì permesso di usare i “SOCIAL”. Eppure c’è gente che continua a non capire, che minimizza, che sottovaluta. Pensate, ho scoperto che esistono i “TUTTOLOGI”!! C’è gente che continua a fare la propria vita come se nulla fosse, che se ne fregano di tutto e di tutti.

Mi chiedo cosa abbiano nella testa!

Siamo tutti qua, a qualche metro di distanza, a mandarci un saluto da lontano, a scriverci, telefonarci, inviare messaggi, tutti qui, a dare valore alle nostre piccole cose quotidiane, quelle che da sempre ci tengono in piedi, anche nella vita di prima, ma credevamo che non fossero importanti…Siamo qui, in ascolto, a riempire le giornate di rituali e abbracci virtuali.. qui un po’ più lontani ma un po’ meno indaffarati.

Ho solo 16 anni e non sono nessuno.. non so ancora quale sarà il mio futuro, quello dei miei familiari, dei miei amici, dei miei nonni..

Se solo la gente capisse il significato della parola NECESSITÀ…. Ma non una necessità qualsiasi, la NECESSITÀ DI VIVERE!! Per raggiungere finalmente quelli che sono i propri sogni, i propri obiettivi…La necessità di vivere per poterci riabbracciare tutti. Mi auguro davvero che questa situazione faccia riflettere sull’ importanza della vita, di quanto sia necessario un contatto fisico, senza il timore di nessuna malattia, solo per trasmettere l’amore che abbiamo dentro, quello che in questi giorni stiamo tenendo dentro di noi… Il bisogno vitale, lo stare insieme, la fiducia, ce li sta facendo riscoprire questo strano periodo.

Li desideriamo tutti, perché sono le nostre radici e i nostri valori.

Mi auguro che tutto questo possa servire a continuare a vivere in un Paese diverso, migliore per tutti, ma proprio tutti!

Mi auguro che tutto possa finire subito, il prima possibile!

Mi auguro che tutti possiate vivere e realizzare i vostri sogni! Ed io il mio!!

Allora sì che “ANDRA’ TUTTO BENE”, anzi BENISSIMO!!

Perché vuol dire che sarà TUTTO FINITO!

Tra qualche anno ci ritroveremo tra le pagine dei libri di scuola e non so cosa verrà scritto, ma so cosa ricorderò. Ricorderò quelli che non si sono potuti fermare un attimo neanche volendo. Mi ricorderò dei commercianti e dei professionisti che invece hanno deciso di chiudere solo per coscienza civica, rischiando di non sopravvivere economicamente.

Ricorderò gli insegnanti di tutti i livelli, gli educatori, i genitori che hanno cercato di orientare e orientarsi in questo caos. Della generosità di chi ha donato in favore degli ospedali. Mi ricorderò di un paese come la Cina, che in molti abbiamo sottovalutato, darci un esempio incredibile di efficienza e disciplina e una prova di solidarietà e generosità veramente grande, che in pochi si sarebbero aspettati. Ma quello che ricorderò più di tutti è il modo in cui ci rialzeremo… Perché sì ci rialzeremo e saremo più forti di prima…

Vorrei scrivere tante altre cose, troppe ma mi fermo, perché oggi più che mai, sappiamo quanto conti VOLERCI COSÌ BENE….

Autrice: Giulia Mangino

Scuola frequentata : IID - IPSAR Matteotti - Pisa

Tu

Il calore della tua pelle,

Le tue mani così grandi da avvolgermi completamente,

Il tuo profumo di bagno schiuma soffice,

Il modo che hai di chiamarmi con nomignoli che magicamente sono in grado di riportarmi indietro nel tempo,

La tua timidezza che dava vita a ogni singola giornata,

Il modo in cui ti rendevi forte agli occhi degli altri e debole ai miei occhi,

Il modo in cui mi guardavi gli occhi come se fossero il volto,invece di guardarli come parti di esso,

Il modo incontrollabile che hai di amarmi,senza limiti e confini,

Tutto questo sei tu.

E io invece mi perdevo in ogni singolo tuo gesto.



Il silenzio

Ho perso l’udito

Sí! L’udito.

Pensavo fosse un sogno

E invece no.

Non riesco più a sentire le urla dei bambini in festa,

Dei professori tra le aule affollate,

I rumori dei clacson per le vie della città.

Tutto è circondato da uno strano silenzio,

Un silenzio che mi porta inquietudine,

Un silenzio che fa paura.

Ma è proprio questa paura

Che mi riporterà di nuovo a sentire,

Perché la paura di perdere ci darà la forza di riconquistare la libertà perduta e i rumori persi nei meandri dell’isolamento.

E allora alzati,

Esci e grida al mondo

“Io sono viva”.

Autrice: Giorgia Giallombardo

Scuola frequentata : IC - IPSAR Matteotti - Pisa

Il mio tempo sospeso

Autrice: Tricia Pesquiza

Vortice

Un vortice ha semicoperto i nostri volti e ha coperto le nostre mani

Un vortice ci tiene a distanza negandoci baci e abbracci come se fossimo perfetti sconosciuti

Un vortice nei giorni bui di fine inverno ha deciso di portarsi via con se moltissime vite

Tornerà la primavera

Torneremo noi


Autrice: Giulia Billeri

Scuola frequentata : VsC - IPSAR Matteotti - Pisa

Il nostro sogno

Si è persa la cognizione temporale

Ogni giorno è uguale

L'amore lo si dimostra stando distanti

Le case, celle di anime vaganti

Non ricordo più l'odore della libertà

Sogno la vita in questa gelida città

Le nostre vite esili come note di un pianoforte

Sogno di oltrepassare queste porte


Autore: Leonardo Gorgoni

Scuola frequentata :5BL - ISIS Pontormo - Empoli

La nostra vita conoscendo te...

Che cos'è che vola in aria?

E perché non si va a scuola?

C’è qualcosa che non so?

Ora ne parliamo un po’.


Nasce dal lontano Oriente

Semina panico tra la gente.

Il suo nome è Corona

E può colpire ogni persona.


È un tipaccio piccolino

Che per vederlo da vicino

Lo scienziato deve studiare

E il microscopio deve usare.


Questo tipo velenoso

Incosciente e dispettoso

Lui fermo non ci sta

E se ne va di qua e di là.


È invisibile e leggero

E combatte da guerriero

Ma soprattutto è invadente,

Vuole entrare nella gente.


La scienza fin da subito ha capito

Che si parla di un virus sconosciuto,

Tutto il mondo ha colpito

E la medicina a noi chiede aiuto.


Per stabilire l’infezione

Al primo sintomo c’è il tampone.

Ecco qua la soluzione

Per fermare quel briccone.


Se ti scappa uno starnuto,

Ferma il volo di quel bruto.

Starnutisci nel tuo braccio

Tu lo fai e io lo faccio.


Ma se esci, quando torni,

Ogni volta tutti i giorni,

Vai a lavare le tue mani,

Fallo oggi e anche domani.


Usa acqua e poi sapone

Per sciacquare quel briccone,

Lava a lungo e con cura

Se ne va la sciacquatura.


Ora è meglio che non tocchi

Bocca, naso e poi anche gli occhi,

Usa sempre l’amuchina

E non dimenticarti la mascherina!


La situazione è sempre più complessa

Una cosa così non era mai successa!

Le città sono blindate

E le chiusure delle attività obbligate.


E poi medici e infermieri

Volontari, militari e anche pompieri

I doppi turni devono fare

Perché le vite dei malati vogliono salvare.


Ringraziamoli di cuore,

Nel loro lavoro ci mettono amore!

Ma noi con forza combattiamo

E chiusi dentro casa noi restiamo.


Il metro di distanza rispettiamo

E in un abbraccio virtuale ci stringiamo.

Non facciamone un dramma di questa situazione

E trasformiamo tutto in una nuova occasione.


Raccogliamone i suoi frutti

Da poter donare a tutti.


Tutti insieme chiaramente

Lo battiamo certamente,

con prudenza e attenzione

questo antipatico birbone.


E quel giorno quando sarà superata la prova

Avremo imparato tutti una vita saggia e nuova!








Autori: Simon Bendetti, Giulia Mangino, Rachele Rodriguez, Giulia Santarlasci

Scuola frequentata : IID . - IPSAR Matteotti - Pisa

Tecnica: Disegno e poesia