SF_Lab

Laboratorio sperimentale del Saper Fare



il progetto

L’Architettura necessaria/di emergenza, a differenza dell'architettura classica che mira a cambiare il mondo per renderlo favorevole all'uomo, cerca di limitare le trasformazioni, conservando solo quelle necessarie a migliorare e rendere abitabili gli ecosistemi esistenti. In altre parole, l'architettura classica trasforma le cose per adeguarle all'uso umano, mentre l'architettura necessaria/di emergenza prova a modificare il modo in cui l'uomo si serve delle cose. All’interno di un tale contesto, affrontare la questione del fare in termini architettonici e costruttivi significa ampliare i parametri disciplinari al fine di indagare i problemi dove questi si manifestano nelle forme più evidenti. Ciò significa confrontarsi con la realtà per indagare contesti e problematiche per certi versi nuove, con l’obiettivo di offrire soluzioni che esulino dalla riproposizione acritica di modelli stereotipati, ma favoriscano la sperimentazione di strategie inventive appropriate al contesto e coerenti con la fisionomica dello status delle popolazioni a cui si riferiscono.

Ma tale condizione impone un atteggiamento progettuale basato sulla sperimentazione del fare, attento all’uso delle risorse e materiali locali con l’utilizzo di tecniche costruttive a bassa sofisticazione (low tech e low cost), coerenti con le conoscenze e capacità del fare del contesto di riferimento. Una progettazione costruttiva il più possibile “autarchica” (nel senso di utilizzare al meglio le risorse presenti) e sostenibile che si proponga di sfruttare ed interagire con l’ambiente naturale senza imporsi (ad alto grado di reversibilità). E dove la sfida della sperimentazione progettuale riguardi soprattutto la capacità di innovare forme, materiali, e pratiche costruttive tradizionali-artigianali, alla luce delle attuali conoscenze e in rapporto alle nuove esigenze, determinate dalle sempre più veloci variazioni economiche sociali e ambientali

In generale, devono intendersi come ambito scientifico e formativo dell’unità di ricerca tutte quelle esperienze in cui, a varie scale, si ha una forte interazione fra la fase d’ideazione e concezione e quella di realizzazione degli interventi.


obiettivi e finalità della unità di ricerca

L’unità di ricerca, anche sulla base delle esperienze, già attivate da alcuni componenti, sarà impegnata a sperimentare, simulare e realizzare concretamente in una ottica interdisciplinare, modelli e prototipi in scala reale di architetture e sistemi costruttivi coerenti con il grado di fattibilità imposto dalle condizioni di precarietà derivanti da situazioni di necessità o emergenza economica, sociale e ambientale che verranno assunte come riferimento. Che si tratti di un intervento edilizio o sullo spazio urbano, la produzione di un allestimento, di una struttura temporanea, oppure lo studio di un prototipo, il lavoro sugli oggetti fisici reali è un aspetto capace di informare e orientare in maniera determinante i contenuti estetico-formali, le tecnologie e le prassi operative del progetto.

L’unità di ricerca sarà, impegnata, sul fronte della didattica, nella ricerca e nella proposizione, di un nuovo approccio creativo basato su una metodologia sperimentale del fare, in contrapposizione ad uno strapotere del dire, applicato secondo il principio del learning by doing. “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” (o imparo, secondo alcune versioni), usava ripetere Bruno Munari, citando un antico proverbio cinese. Nella convinzione che solo attraverso la sperimentazione del fare, sia possibile la comprensione più profonda dell’oggetto di studio e quindi il vero apprendimento. Gli obiettivi dell’apprendimento si configureranno sotto forma di “sapere come fare a”, piuttosto che di “conoscere che”. In tal modo sarà possibile assumere una dimensione derivante dalla necessità di conoscere qualcosa e come una tale conoscenza, potrà essere utilizzata nell’atto creativo.

Il mestiere dell’architetto è oggi soggetto a rapide evoluzioni che ne moltiplicano i campi applicativi e aprono la strada a nuove e diverse opportunità. Alcune delle pratiche più innovative vedono proprio gli architetti impegnati direttamente nella realizzazione e nel coinvolgimento degli altri nella loro pratica spaziale e costruttiva. Il fare in prima persona è, infatti, una strategia ritenuta utile in primo luogo per provocare idee e risposte da parte della comunità.

La sperimentazione su modelli e prototipi in scala reale, la costruzione diretta di elementi architettonici e spaziali, l’esercizio di autocostruzione sono importanti strumenti di apprendimento e crescita in un percorso formativo mirato a produrre una preparazione versatile e adeguata ad affrontare queste nuove sfide e prassi operative.